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IL PRECARIO NELLA MANOVRA DI MEZZA ESTATE

Disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato privati e pubblici ma anche nell’ambito delle due categorie, dubbi di costituzionalità: sono alcuni dei grossi problemi cui va incontro l’emendamento sui precari della “manovra di mezza estate”. La disposizione proposta scarica le conseguenze dell’illegittimo comportamento del datore di lavoro tutte sulle spalle del dipendente. Questo piace a Confindustria, ma negli ultimi giorni anche da parte del Governo si manifesta la volontà di modificare il testo.

La “manovra di mezza estate”, il d.l. 112/2008 è stata integrata dal ddl di conversione di una disposizione del tutto innovativa, per l’ordinamento, che ripudia la tutela “reale” che da sempre la legge ha assicurato ai lavoratori assunti con contratti ai quali siano stati apposti illegittimamente termini o che siano stati illegittimamente più volte prorogati, consistente nell’accertamento giudiziale della costituzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato fin dall’origine.
Lo hanno chiamato “emendamento anti-precari”, non a caso. La disposizione modifica l’assetto della legge che disciplina il lavoro a tempo determinato, il decreto legislativo 368/2001, trasformando la tutela dalla conversione del rapporto a tempo determinato illecitamente costituito in un semplice indennizzo.
La disposizione si applica nel caso in cui siano violati gli articoli 1, 2 e 4 del d.l.gs 368/2001, cioè: a) quando sia apposto al contratto di lavoro un termine in assenza delle cause giustificatrici di ordine tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo; b) quando siano violati i termini massimi dei contratti relativi ai servizi operativi di terra e di volo delle aziende di trasporto aereo o di esercizio aeroportuale; c) quando il contratto sia prorogato in violazione dei presupposti e delle condizioni stabilite dalla legge.
In queste circostanze, sebbene l’illegittima costituzione del lavoro a tempo determinato sia accertata dal giudice del lavoro come causa imputabile il datore di lavoro, questi sarà tenuto solo ad indennizzare il prestatore di lavoro con un’indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 6 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. L’ammontare dell’indennità sarà determinato applicando i criteri indicati nell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, e successive modificazioni.

BASTA VERSARE UN’INDENNITÀ

A poco vale osservare che la disposizione, introdotta col maxiemendamento non sia “a regime”, cioè non destinata ad operare per il futuro, ma limitata alla decisione di vertenze del lavoro in corso a quella data. L’emendamento, infatti, fa salve le sentenze passate in giudicato, ma estende la sua operatività a tutti i giudizi in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del d.l. 112/2008, comprese, dunque, le vertenze già avviate e non ancora definitive. La quantità del contenzioso in materia è talmente vasta, che l’incidenza della norma sarà certamente estesissima e molto pesante. Non a caso le associazioni dei datori di lavoro hanno accolto con estremo favore la norma.
In altri termini, il datore di lavoro privato che apponga illegittimamente il termine non risponderà più del fatto, per altro accertato giudizialmente, di aver gestito malamente il rapporto di lavoro a termine, con l’indiretta sanzione dell’assunzione a tempo indeterminato del lavoratore. Se la caverà con un molto meno oneroso pagamento di una indennità sostitutiva. La quale sarà commisurata ad una quantificazione forfettaria di mensilità, da computare avuto riguardo al numero dei dipendenti occupati, alle dimensioni dell’impresa, all’anzianità di servizio del prestatore di lavoro, al comportamento e alle condizioni delle parti. Per altro, risulta curioso che il legislatore, per la quantificazione dell’indennità, abbia preso a riferimento l’articolo 8 della legge 604/1966, cioè la disciplina del licenziamento, poco attinente, oggettivamente, al merito.
È forte l’impressione, insomma, che dell’illegittimo comportamento del datore di lavoro finisca per subire le conseguenze esclusivamente il lavoratore.

SE LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI

Ma, il punto critico della norma non è solo questo. Sembrano, infatti, clamorose le disparità che l’ordinamento nel suo complesso crea tra lavoratori a tempo determinato privati e pubblici, ma anche nell’ambito delle due categorie.
Per effetto delle due ultime leggi finanziarie, i lavoratori “precari” della pubblica amministrazione finiscono per godere di una tutela potenziale, destinata a divenire maggiore di quella della quale hanno sempre beneficiato i lavoratori del settore privato. Infatti, i primi possono contare sulla disciplina delle stabilizzazioni pubbliche; i secondi che abbiano avviato vertenze per il riconoscimento dell’illegittima apposizione del termine non otterranno che un’indennità.
Sicchè, non tutti i “precari” sono uguali. L’accumularsi delle disposizioni in merito finisce per ingigantire i casi di diversità di trattamento, tali da rendere fortemente sospetto l’intero quadro normativo di illegittimità costituzionale, ma, in ogni caso, indicare in maniera abbastanza certa
l’esistenza di situazioni discriminatorie tra lavoratori, sostanzialmente arbitrarie.

PUBBLICI E PRIVATI, DIVERSO TRATTAMENTO

Basti pensare al lungo elenco di situazioni diversificate, a sostanziale parità di situazioni:

a)  un lavoratore assunto a tempo determinato che abbia avviato una vertenza prima della vigenza della legge di conversione del d.l. 112/2008 riceverà solo l’indennità; un altro lavoratore del settore privato che, invece, avvii una vertenza identica, ma dopo la data di entrata in vigore della manovra, potrà contare sull’accertamento retroattivo del rapporto di lavoro a tempo indeterminato;
b)  un lavoratore a tempo determinato del settore privato nelle condizioni di cui sopra che abbia avviato una vertenza prima della vigenza della legge di conversione del d.l. 112/2008, ad esempio per assenza delle ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo riceverà solo l’indennità; un lavoratore somministrato che si rivolga al giudice ai sensi dell’articolo 27 del d.lgs 276/2003 per somministrazione irregolare cagionata dalla medesima causa, invece, può pur sempre ottenere la conversione retroattiva del rapporto in lavoro a tempo indeterminato;
c)  un lavoratore a tempo determinato del settore privato nelle condizioni di cui sopra che abbia avviato una vertenza prima della vigenza della legge di conversione del d.l. 112/2008, e che abbia lavorato per tre anni presso un datore privato, non può ottenere la conversione; un lavoratore a tempo determinato (ma anche un co.co.co.) che abbia lavorato per tre anni presso una pubblica amministrazione, anche discontinuamente nell’ultimo quinquennio, invece, può essere “stabilizzato”;
d)  un lavoratore “precario” pubblico dipendente dallo Stato che disponga dell’anzianità triennale di cui sopra è senz’altro da stabilizzare, per applicazione diretta delle due ultime leggi finanziarie; un lavoratore nelle medesime condizioni dipendente da regioni ed enti locali, invece, viene stabilizzato solo nella misura in cui l’ente di appartenenza si avvalga o meno della facoltà di procedere in tal senso;
e)  ma, anche tra lavoratori precari pubblici statali il trattamento non sarà uguale: infatti, la stabilizzazione per effetto diretto della legge può porsi in essere solo nell’ambito degli stanziamenti di spesa previsti; dunque, alcuni “precari” saranno stabilizzati, altri no;
f)  in generale, i precari pubblici possono essere stabilizzati a condizione che le loro attività lavorative a tempo determinato siano derivate da assunzioni per concorso pubblico; però, la legge 296/2006 consente la stabilizzazione anche di dipendenti assunte con modalità diverse dal concorso, cioè senza concorso pubblico e, dunque, in violazione dell’articolo 97 della Costituzione; piuttosto che prendere atto dell’assoluta nullità di simili rapporti di lavoro, si consente l’apprestamento di concorsi riservati, mentre, come si vede, dipendenti a termine del settore privato acclaratamente parti passive di rapporti di lavoro illecitamente costruiti a termine non possono contare sulla conversione del rapporto;
g)  le stabilizzazioni dei dipendenti pubblici sono ammissibili, se dispongano dell’anzianità di tre anni, anche discontinui, nell’ultimo quinquennio o se tale anzianità possano conseguirla per effetto di contratti stipulati o antecedentemente al 29 settembre 2006 o al 28 settembre 2007; non altrettanto vale per lavoratori che abbiano due anni o due anni e mezzo di anzianità, oppure che giungano ai tre anni per contratti a termine stipulati un giorno dopo le date indicate prima o che abbiano un’anzianità di due anni, 11 mesi e 29 giorni;
h)  le stabilizzazioni dei dipendenti pubblici non riguardano i lavoratori assunti negli staff degli organi di governo, assunti fiduciariamente per sostanziale appartenenza politica, né i dirigenti assunti a contratto, sempre per via fiduciaria; tuttavia, la normativa non ha previsto alcuna sanzione esplicita per l’ipotesi di violazione a questi principi, che, del resto, sono stati esplicitati in via espressa solo nel 2008, anche se il processo di stabilizzazione è partito nel 2007, sicchè nessuno può escludere – anzi tutto lascia supporre – che siano stati stabilizzati lavoratori nella realtà non stabilizzabili.

Un florilegio di disparità prive di qualsiasi elemento di razionale scelta del legislatore, che ha previsto condizioni, durate, termini, date del tutto arbitrarie, creando miriadi di situazioni differenziate, con effetti parecchio negativi sul mercato del lavoro.

ALTALENA DI DICHIARAZIONI

Confindustria, in merito alla norma del maxiemendamento al d.l. 112/2008, ritiene che la sostituzione della conversione del rapporto a termine con la semplice indennità costituisca una modernizzazione di detto mercato. Nei fatti, al contrario, lavoratori che avrebbero potuto beneficiare definitivamente di un rapporto a tempo indeterminato (per causa, è bene sottolinearlo, del datore, non propria) e dunque di versamenti previdenziali e altre tutele, tornano, invece, a chiedere protezioni e servizi come indennità di disoccupazione e ricerca di lavoro, attività che hanno un costo e risultano tanto più complesse, ovviamente, quanto più elevato è il numero dei soggetti dei quali prendere cura.
Le altalenanti dichiarazioni del Governo e l’impegno, fin qui verbale, preso con le parti sociali di rivedere la norma dimostrano la presa di coscienza che essa ha effettivamente costituito un vulnus all’ordinamento. La revisione della disposizione dovrebbe, tuttavia, essere l’occasione per un ripensamento complessivo anche della disciplina dei “precari” del pubblico impiego.

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CONFRONTO CON I LETTORI

17 commenti

  1. decio

    Ricetta: tutti siano precari, con possibilità di diventare a tempo indeterminato se l’azienda apprezza. E’ facile pensare che l’azienda dovrà per forza stabilizzare i meritevoli, non avendo interesse a lasciarsi sfuggire gli stessi, che se a tempo det. potrebbero andarsene. Per il Pubblico vale la stessa considerazione, con la creazione, però di un ufficio risorse umane che possa procedere con "chiamata diretta" "sulla base del solo curriculum, della storia del candidato e non secondo le inutili prove scritte ed orali dell’altrettanto inuitle concorso pubblico. L’art. 97, comma 3, cost. non sarebbe violato. Infatti, in tale articolo, vi è scritto che si può anche non fare il concorso pubblico se la legge dipone altrimenti. Che ci sia allora una legge che disponga altrimenti e che istituisca la "chiamata diretta" come fanno le aziende! Ci sarà un motivo per cui il pubblico perde pezzi (innescando polemiche a non finire), mentre, bene o male il privato sopravvive (perchè ha i mezzi – chiamata diretta- per scegliere i migliori)? Cosa ne pensate? E’ davvero una ricetta che non vale nulla? Eppure in tutti i Paesi sviluppati funziona così!

  2. Umberto Girotto

    Funzionerebbe solo se il nostro Paese avesse un corpo amministrativo impermeabile alle pressioni della maggioranza politica (o altra "innominata") di turno. Solo così lo spirito della Costituzione (scelta del migliore per gli interessi del Paese) verrebbe soddisfatto.

  3. roberto

    Il precariato e’ la gallina dalle uova d’oro tanto per gli industriali quanto per i politici: essere precari vuol dire sostanzialmente essere ricattabili, starsese buoni col capo in ambito privato, leccare i piedi al politico (si fa per dire…) di turno in ambito pubblico. Quanto al tema della modernizzazione del mercato del lavoro e della razionalizzazione dei costi per le imprese, vorrei sapere come si concilino queste finalita’, sicuramente apprezzabili, con il massiccio ricorso, anche in ambito privato, ai "consulenti esterni" (a loro volta spesso assunti come precari).

  4. Claudio Resentini

    L’articolo comincia bene denunciando l’inaudito attacco ai diritti dei lavoratori, ma finisce male evocando (se mi sbaglio mi si corregga) una sorta di redistribuzione delle tutele che precarizzi un po’ tutti, ma non troppo. Sulla retorica della modernizzazione, sarebbe ora di smetterla di utilizzare questo termine per qualificare tutti i tentativi di smontare e demolire proprio le conquiste della modernità, welfare state e tutela del lavoro in primis, configurando un ritorno ad un passato ottocentesco. Sarebbe come definire moderno l’atteggiamento di qualcuno che per distinguersi dagli altri invece di andare dal medico cerca di risolvere i propri problemi di salute rivolgendosi ad uno stregone.

  5. eskimo

    Fatta eccezione per talune filiali di multinazionali che veramente apprezzano il merito perché esso risiede nelle policy delle Case madri estere, le aziende di Confindustia, Abi, Ania, ecc. non selezionano o mantengono nell’impiego i più meritevoli, ma quelli che hanno mostrato doti di disponibilità, supinismo, docilità, acquiescenza, non adesione a sigle sindacali e simili. Questi sono i parametri selettivi. Te lo dice uno che – come consulente di direzione e gestione risorse – ha visionato le schede di valutazione ed ha cercato di modificarle (con insuccesso), nell’ottica di migliorare le relazioni interne, il clima aziendale e favorire anche migliori relazioni sindacali, con attenuazione delle tensioni. Quindi la ricetta necessita a monte una convergenza – nell’ottica della trasparenza ed imparzialità – sui parametri del cd. merito. Ma naturalmente le aziende sono sempre state restie ad accordi con le OO.SS. al riguardo, in quanto ne risulterebbe inficiata la loro discrezionalità. In carenza di questo presupposto, preferisco il concorso della P.A.

  6. decio

    Apprezzo molto il confronto con chi ha esperienza diretta. Il punto è: che cosa dimostro con un tema e con un interrogazione? Che so lavorare bene? Certamente no! Anche laddove non ci fossero raccomandazioni, la mia storia, il mio curricum, le mie esperienze, le mie attitudini, i miei lati forti non verranno mai alla luce con una prova scritta ed una prova orale del tipo terza media o quarta superiore: "parlami di …, ah, non lo sai? Bocciato! La prova scritta ed orale serve per conseguire un titolo, non per lavorare! Ed il titolo servirebbe a lavorare. Va benissimo allora il concorso pubblico, ma purchè si cambi l’oggetto della prova. Domando: "a che serve saper che tu quel giorno hai azzeccato l’argomento che poi ti dimentichi il giorno dopo? A che serve fare domanda oggi, luglio 2008, per avere la prova scritta nel 2009, la prova orale nel 2010, la graduatoria nel 2010, la presa di servizio nel 2011, e qualcuno che eventualmente ti fa ricorso che verrà deciso con sentenza nel 2013 (primo grado) e 2016 (secondo grado). Possiamo permetterci di essere così burocratici?"

  7. lucio

    Trovo scandaloso questa difesa a oltranza dei precari. Se parliamo di quelli pubblici la stabilizzazione dei precari consiste nell’elusione dei concorsi pubblici, la mortificazione del merito e il favoreggiamento dei raccomandati (quasi sempre il precario pubblico lo è). Nella scuola con questo criterio è stato selezionato un corpo docente buono per una scuola di asini. Se parliamo delle poste, quasi sempre i precari sono raccomandati che per aver lavorato per alcuni mesi in un determinato luogo con una certa mansione acquisicono il diritto di essere assunti in quel luogo con il pagamento di tutto il periodo (spesso anni) in cui i precari non hanno lavorato. Sarebbe più giusto pensare ai disoccupati che non hanno santi in paradiso per diventare prima precari e poi stabilizzati. Diverso è il discorso per le aziende private che spesso ci marciano.

  8. Mario Morino

    1) Il Governo dice che non ne sapeva nulla, è stata una iniziativa parlamentare. A Venezia si dice "peso el tacon del buso" (peggio il rammendo del buco). Pare incredibile che i deputati della maggioranza introducano norme all’insaputa del Governo. Speriamo non sia vero. 2) Cosa facevano i rappresentanti dell’opposizione alla Commissione Bilancio della Camera? Dormivano? O forse i lobbisti di Poste e Confindustria hanno trovato modo di distrarli? O magari condividevano la norma e dopo il clamore mediatico hanno fatto marcia indietro? 3) Leggo sul Corriere del 28.7, pag. 5, l’intervista all’amministratore delegato delle Poste Italiane Spa, sig. Sarmi, che testualmente dice " Anche il personale delle Poste deve andare in vacanza, o no? Siamo in 154.000 e le sostituzioni sono tantissime. Non possiamo assumere tutti". Pazzesco! Ma in quale normale società privata sono necessarie le sostituzioni per consentire la normale turnazione di ferie del personale? Che una società interamente pubblica (controllata al 65% dal Ministero dell’Economia ed al 35% dalla Cassa Depositi e Prestiti) possa gestire il personale creando un contenzioso con 20.000 dipendenti mi sembra grave.

  9. AvvGianluca

    Ritengo che sulla modifica della L.n. 368/01 sia stata fatta veramente tanta demagogia: la norma di cui parliamo ha consentito sinora di trasformare i contratti da tempo determinato a indeterminato semplicemente sulla base di un errore formale. Per intenderci, se nel caso delle Poste, sul contratto fosse stato scritto "Tizio è assunto ai sensi della L.368/01 per ragioni sostitutive", senza indicare il nome del lavoratore sostituito, il contratto avrebbe potuto essere convertito a tempo indeterminato: a me sembra che ci sia una totale sproporzione tra la violazione (ripeto, di carattere formale) e la sanzione, sproporzione che è stata spesso strumentalizzata dai sindacati del pubblico impiego che hanno alimentato un contenzioso imponente. Nell’articolo inoltre non si fa menzione del fatto che la tutela reale è comunque presente, anche dopo la modifica di cui parliamo, per i casi più gravi di scadenza del termine previsti dall’art. 5 L.n. 368/01. Mi sembra un’omissione non da poco.

  10. Palmerini Gian Luca- consulente del lavoro

    Per arginare il vortice di opinioni che a seconda della parte che le esprime hanno fondatezza appunto di parte, ritengo che gli Stati dovrebbero recepire senza discrezionalità (con filosofia kantiana v. "Per la pace Perpetua") la Normativa Europea (norma superiore) che indica che il contratto a tempo indeterminato debba essere la regola e quello a tempo determinato l’eccezione. Da qui ogni Stato dovrebbe legiferare di conseguenza.

  11. as

    Premesso che mi pare assurdo che un giudice stabilisca chi deve assumere un’azienda, ritengo che gli errori delle poste spa (che privatizza gli utili ma socializza le perdite) non debbano essere pagati dai contribuenti ma dai suoi (strapagatissimi) manager.

  12. roberta

    Sono una postina che lavorava con una causa in corso. E’ dal 1994 che lavoro con contratti a termine per le poste. Mi sembra di aver fatto la precaria per troppo tempo. Non ho fatto un concorso ma ho sempre svolto e svolgo il mio lavoro con dedizione e coscienza! Lavoriamo con 40 gradi fuori, in motorino, senza aria condizionata dalle 9.00 alle 14.00, oppure sotto pioggia e neve, senza poterci permettere di non farlo e sempre su un motorino e non in strade pianeggianti. Spesso facendo ore in più senza essere pagati. Ho visto molte persone andar via dopo due giorni. Provate anche voi prima di giudicare. La legge è anticostituzionale? Perchè devono esistere precari di serie A e di serie B, la legge non è uguale per tutti?

  13. agostino

    Il dibattito sul precariato è una divertente variante dell’abitudine nazionale a lamentarsi e un frutto della mai sopita ossessione per il posto fisso. Non credo che si riuscirebbe a spiegare ad uno straniero il concetto di "precario". In moltissimi altri Paesi il posto fisso tutelato per legge non esiste, sono tutti precari. La lamentela ha preso il posto di quella sui disoccupati, da quando, negli ultimi anni, dopo la Biagi, l’occupazione è aumentata del 10% e l’abbondanza di stranieri ha mostrato che chi vuole veramente lavorare non ha problemi.

  14. Claudio Resentini

    La stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione è in genere il modo per sanare situazioni illegali o ai limiti della legalità nella quale si trovano persone che proprio perché non hanno “santi in paradiso” si è trovata a dover accettare questo tipo di condizioni di lavoro. Altro che raccomandati! Il posto fisso non è soltanto l’ossessione, ma è anche la dannazione di chi vive, e soprattutto di chi sopravvive, del proprio lavoro. Una volta si chiamavano proletari ed erano per lo più operai. Adesso sono spesso i cosiddetti knowledge workers (lavoratori della conoscenza o cognitari) precari e comunque sfruttati. Meriterebbero maggior rispetto. L’aumento dell’occupazione statisticamente rilevata negli ultimi anni, come più volte messo in rilievo su questo sito, è soprattutto un sorta di “effetto ottico” indotto da una serie di modificazioni nelle modalità di rilevazione e non corrisponde allo reale situazione del mercato del lavoro italiano.

  15. Mauro

    I menager/alti dirigenti d’Italia sono i più pagati, pare ci superi solo la Russia (?). Ci sono casi in cui i compensi possono essere 5-600 volte la paga di un loro dipendente; basterebbe questo per fare una rivolta…visto che la "battaglia dei privilegi" di Tiziano Treu, dal 97, non ha sortito effetti in merito all’obiettivo che puntava ai pensionati DORATI , telefonici, gas…ati ed elettrici che prendevano 8-10 volte i già favoriti loro dipendenti che a loro volta prendevano 3-4 volte un artigiano/ commerciante/agricolo .E siccome io queste società le considero "parastatali e/o pubbliche-private", per cui la Cgia di Mestre sostiene che, a parità di qualifica e ruolo, un dipendete del pubblico rispetto al privato (quello vero) costa il 30% in più…che diventa il 50 se si mette in conto del maggiore assenteismo. Una pesante palla al piede che non ci rende competitivi; pensate che, per il 96, l’IMD (Institute for Menagement Devolopment), su 2.500 uomini d’affari internazionali, ci assegnava il 26° posto (al Cile il 16°), mentre. in parallelo, i businessman nazionali –berluscones? — ci piazzavano al 41°…per arrivare al 47° nel 2005 (penultimi in Ue e dopo la Giordania).

  16. Massimo greco

    A questo punto mi chiedo. E se tutti i ricorsisti decidono di rinunciare ai rispettivi ricorsi e di ripresentarlo a legge pubblicata? Ovviamente entro i termini prescrizionali. Non otterrebbero lo stesso risultato aggirando l’ostacolo?

  17. Sara Carrapa

    Buongiorno, ho letto l’articolo sui precari e la manovra di mezza estate e ne sono rimasta molto colpita. Conosco bene la situazione dei precari, ho svolto 3 anni di precariato presso l’Università degli studi di Milano. Non avevo alcuna possibilità di tenere il posto, perché la persona che "sostituivo" da 3 anni pensava di rientrare a lavoro, fortunatamente ha avuto un lavoro migliore e non ha ripreso servizio. Vi assicuro che noi precari pubblici, non avevamo alcuna garanzia di assunzione a tempo interminato, sino all’ultimo le voci erano contrastanti e molti dei miei colleghi non hanno avuto la mia fortuna e sono stati esclusi dalle stabilizzazioni. I privati forse sono ancora meno tutelati, ma anche per me e i miei colleghi ci sono stati e per molti ci sono ancora lotte sindacali e vertenze, sperando in un miracolo, ovviamente non nella giustizia dei tribunali o dei legislatori. In fine, non posso trattenere una domanda, come mai i telegiornali e i mass-media, parlano solo della lotta ai fannulloni, dipingendo il DL 112 come la legge del secolo e il ministro Brunetta come giustiziere dei fannulloni e risanatore della palude statale?Traete le vostre conclusioni.

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