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LA FRECCIA DI ROBIN HOOD COLPISCE LA BOLLETTA

La cosiddetta Robin Hood tax eleverà i prezzi dell’energia elettrica, già oggi piuttosto alti, spostando denaro dalle tasche dei consumatori a quelle dello Stato. Se avrà un effetto reale sulle imprese del settore, sarà a favore di quelle che oggi ottengono più profitti, a danno di chi fa fatica a stare a galla. Se si vogliono colpire i profitti eccessivi nel settore elettrico a sostegno della collettività, esiste solo un modo: far funzionare il mercato. Nel nostro, la concorrenza è poco efficace. Sarebbe interessante conoscere le intenzioni del governo in proposito.

La cosiddetta Robin Hood tax (nome penoso, ma temo che sia necessario per farmi capire) non colpisce solo i petrolieri (Eni in primis, ovvero il governo come suo azionista), ma anche le aziende del settore elettrico. Si tratta di un aumento del 5,5 per cento dell’’imposta sui redditi per tutte le imprese che producono o vendono energia elettrica.
La cosa interessante è che la tassa eleverà i prezzi dell’energia elettrica, che già oggi sono piuttosto alti, spostando denaro dalle tasche dei consumatori a quelle dello Stato. Se avrà un effetto reale sulle imprese del settore (cosa che si deve dubitare, come vedremo) lo avrà a favore di quelle  che oggi fanno più profitti, a danno di chi fa già fatica a stare a galla. Alla faccia del buon Robin Hood, che si rivolta nella tomba. Vediamo perché.

PAGHERANNO LE IMPRESE DI GENERAZIONE?

Anche se la teoria ci dice che questo dovrebbe avvenire solo per le imposte indirette, spesso anche le imprese che si trovano di fronte a un aumento delle imposte sul reddito aumentano i prezzi per mantenere i margini di utile. E questo giochino riesce particolarmente bene ove la domanda è rigida, come nel caso dell’energia (benzina come elettricità). Infatti, il decreto legge specifica che “è fatto divieto agli operatori (…) di traslare l’onere (…) sui prezzi al consumo”. Come si fa a controllarlo? Dice lo stesso decreto che “L’Autorità per l’energia (…) vigila sulla puntuale osservanza della disposizione”. Questo ci fa stare tranquilli? No.
Non certo per insipienza della povera Authority, ma per il banale dettaglio che non ha purtroppo alcuno strumento per intervenire (con una malaugurata eccezione, di cui diremo tra poco).
Intanto, sui prezzi della benzina l’Authority non ha alcuna competenza, poiché questi da parecchi anni sono liberi. E se anche improvvisamente si volesse tornare a un sistema di prezzi amministrati, vorrei capire come si potrebbe distinguere tra aumenti dei prezzi finali dovuti a variazioni del prezzo del petrolio e aumenti dovuti alla traslazione dell’’imposta. Sfido chiunque a riuscirci in modo “giuridicamente” robusto.
Comunque, se anche all’’Authority venissero date competenze (e risorse) specifiche per tale nuovo compito, è facile prevedere che le imprese del settore riuscirebbero ad adeguare i prezzi verso l’’alto ben prima che tali controlli divengano effettivi. In altri termini, l’aumento di imposta sui petrolieri, lo pagheremo noi alla pompa, anzi, con ogni probabilità la stiamo già pagando. E nessuno ci può fare alcunché.
Lo stesso vale nell’’elettricità. Intanto, si noti, l’imposta grava sia su chi produce, sia su chi vende, ovvero graverà sulla bolletta finale due volte. E purtroppo anche qui i controlli dell’’Authority non possono essere gran che efficaci.
I prezzi all’’ingrosso sono liberi da diversi anni (nel 2004 è partita la borsa elettrica) e l’’unico modo di effettuare questo controllo sarebbe dire “scusate, abbiamo scherzato”, e chiudere (unico paese in Europa…) il mercato all’’ingrosso dell’’energia elettrica, sottoponendo il prezzo all’’ingrosso a un regime di prezzi amministrati. Il tutto con alcune decine di imprese private che hanno costruito i loro progetti per impianti di generazione tenendo il mercato come punto fermo.
Quindi, o si chiude il libero mercato dell’’energia, oppure Robin Hood fa aumentare i prezzi a valle.

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LA PAGHERANNO I VENDITORI? SAREBBE ROBIN HOOD A ROVESCIO!

E a valle succede che l’’energia elettrica viene ceduta ai venditori, che poi la rivendono ai consumatori finali. E anche i venditori saranno soggetti alla medesima imposta che già fa aumentare il prezzo all’’ingrosso.
Anche qui, attenzione, perché i prezzi finali sono liberi, c’è una direttiva europea che lo specifica, e verso i grandi clienti che da tempo sono nel mercato, temo che l’’Authority sia piuttosto impotente.
Eppure, qualcosa potrebbe fare… Almeno per i piccoli clienti resta una tariffa massima di riferimento che le imprese devono comunque rispettare. Per questi clienti l’’Authority in teoria potrebbe continuare a fissare la tariffa di riferimento ignorando l’aumento delle imposte.
I piccoli consumatori sarebbero protetti? Solo in parte, perché la tariffa finale “prende atto” del prezzo all’ingrosso, quindi un suo aumento sarebbe comunque pagato dai consumatori. Ma almeno l’aumento delle imposte sui venditori non sarebbe “traslato” in bolletta.
Sarebbe per altro un paradosso straordinario. I veri “extra-profitti” del settore elettrico non sono certo quelli dei venditori finali, che hanno margini estremamente risicati, sono quelli dei generatori. Invece con questo meccanismo le uniche imprese a pagare di tasca propria sarebbero quelle che hanno profitti minori! E il povero Robin si rivolta nella tomba.
Ciliegina sulla torta è il fatto che la quasi totalità di questo segmento del mercato è in mano pubblica, cioè a Enel (30 per cento del Tesoro) e alle ex municipalizzate, ove la partecipazione pubblica è assolutamente maggioritaria. Ovvero, pagherebbero in gran parte gli enti locali.

IL VERO PROBLEMA RESTA IRRISOLTO

Se si vogliono colpire profitti “eccessivi” nel settore elettrico a favore della collettività esiste solo un modo. Che è quello di far funzionare il mercato, che finora, diciamolo pure, non ha dato grandi soddisfazioni ai consumatori.
Da aprile 2004 a oggi (51 mesi), il prezzo medio mensile sulla borsa italiana è stato superiore alla media delle altre grandi borse europee (Spagna, Germania, Francia e Olanda) nel 96 per cento dei casi. In media, in questo periodo il prezzo italiano è stato superiore a quello medio degli altri paesi di circa il 55 per cento.
Conta la tecnologia? Certo. Ma il dato non cambia se togliamo dai confronti la Francia che ha il nucleare, il cui prezzo all’’ingrosso è del tutto in linea con quello tedesco o quello olandese. Il presunto vantaggio di costo del nucleare (se esiste, che è tutto da dimostrare) è a dir poco esiguo.
È poi vero che i tedeschi bruciano molto più carbone di noi (e lo sussidiano ampiamente) ma anche questo è solo una parte della spiegazione.
Nel nostro mercato la concorrenza è poco efficace. Sarebbe carino sapere cosa intende fare il governo a questo riguardo. Aumentare le imposte per aumentare ulteriormente i prezzi?
Robin Hood, se ci sei batti un colpo…!

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14 commenti

  1. luigi zoppoli

    Che la robin-tax fosse ed è un’operazione di infima demagogia e di risultati al contrario ben lo delinea l’articolo sul piano concettuale e pragmatico. Ma è incredibile che gli eclatanti esempi dei distributori no-brand con prezzi dei carburanti sensibilmenti inferiori a quelli delle reti ufficiali non insegni nulla. Ma forse nel passaggio professional-politico dai tributi all’economia, il ministro conclude "mercato ove possibile e stato ove necessario" ma ha saltato qualche passaggio per cui "stato ove non è necessario e mercato …dipende da chi". Luigi Zoppoli

  2. Massimo GIANNINI

    Che il Ministro Tremonti avesse fatto un’operazione al contrario dove a pagare saranno i consumatori finali era molto probabile e ovvio a chi avesse un minimo di nozioni d’economia. Non è un caso che le imprese non si siano lamentate… Inoltre, in Italia manca sempre il dettaglio sull’attuazione e il controllo delle misure proposte. L’analisi costi benefici della regolamentazione, soprattutto fiscale, non si fa mai e/o non viene mai pubblicata. Sarebbe bene che qualcuno ora controlli che l’operazione Robin Hood non sia, conti alla mano (tasse, dividendi del governo, aumenti dei prezzi al consumo, etc.) la solita partita di giro o come io dico di presa in giro. Com’é che non appena si é annunciata la Robin Hood Tax si sono annunciati anche prossimi aumenti di luce e gas? Basta con il gioco delle tre carte!

  3. Luigi

    Alcuni anni fa il premio Nobel per l’economia James Tobin ideò una forma particolare di tassazione avente lo scopo di disincentivare pratiche finanziarie speculative a breve termine fortemente destabilizzanti per i mercati finanziari tali, a volte, da provocare delle vere e proprie crisi finanziarie a livello internazionale. La tassazione prese il nome dal suo ideatore e venne chiamata “ Tobin Tax “. Ora il Ministro Tremonti ha allo studio un provvedimento fiscale da applicarsi ai profitti delle compagnie petrolifere al fine di combattere il caro greggio. La tassazione in questione è già stata denominata Robin Tax richiamandosi, probabilmente, a Robin Hood, il popolare eroe inglese che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Anche in questa circostanza il Ministro ha fatto ricorso alla sua nota creatività: ha cambiato semplicemente una consonante e così, accanto all’imposta Tobin, c’è ora l’imposta Robin.

  4. Alessandro Scandale

    "Che il Ministro Tremonti avesse fatto un’operazione al contrario dove a pagare saranno i consumatori finali era molto probabile e ovvio a chi avesse un minimo di nozioni d’economia", scrive a commento Massimo Giannini. Non solo, aggiungo io, ma persino ad un bambino che ha appena imparato le tabelline. Ora la domanda è: ma questo Ministro Tremonti, che si fregia di tante belle "scoperte", è davvero così ingenuo da credere a questi provvedimenti? Oppure dobbiamo pensare che sotto ci sia ben altro? In sostanza, se un Ministro fa una mossa tanto sciocca e dalle ben prevedibili conseguenze, il popolo deve credere di aver scelto un Ministro sciocco, oppure deve pensare di essere lui (popolo) sciocco a tal punto da farsi infinocchiare in modo così patetico e ridicolo? E intanto, come recita il proverbio, "paga sempre Pantalone". Evvai.

  5. Pietro

    Peraltro temo che nel testo unico tariffe, redatto dall’Autorità per definire le tariffe per i servizi svolti in concessione e per definire i metodi di calcolo delle tariffe amministrate destinate ai clienti che non si affidano al mercato libero, ci sia la precisa indicazione per la quale qualsiasi intervento normativo che comporti nuovi oneri alle imprese deve trovare precisa rispondenza in tariffa. Pertanto il rischio che a pagare siano solo le società di vendita lo escluderei (peraltro concordo con la considerazione che sarebbe un’iniquità), piuttosto sarano i consumatori..più che la tassa di robin hood è la tassa dello sceriffo!

  6. claudio

    Di creatività in creatività, possiamo aggiungere una chicca: nell’accordo fra Governo e autotrasportatori, che ha evitato lo sciopero in programma ai primi di luglio, c’è una piccola clausola, passata inosservata, che stabilisce che i futuri aumenti dei prezzi dei carburanti alla pompa saranno scaricati automaticamente sulle tariffe. Spero di aver capito bene (se non è così me ne scuso). Questo, ovviamente, già esisteva nei fatti seppure con articolazioni diverse, ma ora è stabilito di comune accordo e in modo automatico. Alla faccia della concorrenza …e della difesa dei consumatori.

  7. carlo stagnaro

    Un aspetto molto negativo della Robin Hood Tax è il fatto che cambia le regole fiscali per l’anno in corso. Questo determina un aumento del rischio paese italiano, poiché il messagio che viene lanciato ai mercati è questo: se venite nel nostro paese e fate profitti (rectius: avete fatturati) superiori al "normale" (qualunque cosa sia "normale"), all’attuale carico fiscale, già piuttosto alto, potrebbero aggiungersi prelievi "eccezionali" o addirittura una tantum (come quello derivante dalla rivalutazione obbligatoria delle scorte di greggio e prodotti raffinati). Questo rappresenta un costo molto significativo, perché riduce l’attrattività del paese per gli investimenti stranieri. E va a ulteriore danno dei consumatori. I quali dovranno così scontare un mercato ingessato, una pressione fiscale molto alta, e una ulteriore riduzione del dinamismo dell’offerta. Quindi, l’effetto anticoncorrenziale della Robin Hood Tax è duplice: come dice Carlo Scarpa, colpisce in modo relativamente più forte le imprese che hanno meno profitti, e in più colpisce i newcomers riducendo non solo la concorrenza attuale ma anche quella potenziale.

  8. Fabrizio Francescone

    Non capisco perchè tutti i governi che si succedono non applichino i principi base della politica economica. Per migliorare servizi ed abbassare i prezzi non servono certo nuove imposte, ma semplicemente concorrenza. Concorrenza nell’energia, nella distribuzione, nelle professioni (ancora oggi chi si laurea in farmacia è costretto a fare il commesso per una norma medievale), nel credito. Invece di rendere ancora più efficaci le misure della "Bersani" che se pur timide erano comunque un inizio, questo governo ha rovesciato tutto, come nel mercato dei mutui inventandosi un sistema palliativo che alla resa dei conti non migliora alcunché. In realtà conosciamo bene i motivi: la forza ed i ricatti delle categorie, che stanno ingessando sempre più il nostro Paese, e che riescono ad ottenere che i governi intraprendano le strade più tortuose per il risanamento piuttosto che quelle più semplici della concorrenza e della vera lotta all’evasione, associate ad una diminuzione delle imposte. Per questo, oggi il governo riesce comunque a prendere le sole misure efficaci contro la categoria comunque più debole, cioè il pubblico impiego.

  9. arsenio stabile

    Caro Scarpa Mi sembra del tutto evidente che siamo di fronte ad un governo conservatore, nel senso di conservare i privilegi (rendite) degli eletti e degli amici degli eletti. Non si ha nè un governo liberale, nè liberista, ma un governo di proclami popolari e di scelte populiste. Non esistono regole, non esiste il diritto e lo Stato è diventato privato, cioè del "magnaccia" Berlusconi. Altro che concorrenza o "mercato" (vedi Tremonti). Sono solo chiacchiere.

  10. Marco Giovanni Congiatu

    Qualcuno, tra le righe, ha fatto notare come sia possibile che Tremonti non si renda conto dei suoi provvedimenti fiscali in un contesto dove il controllo sui prezzi (e costi) è fortemente limitato. La questione è ben più grave. Un ministro, per pura spinta demagogica, vara una normativa che dovrebbe finanziare lo stato e quindi il popolo (Ah e la chiama Robin hood non a caso, ma per questioni di marketing ben note a lui e al suo amico con il polietilene in testa). Ma siamo diventati stupidi? Siamo uno dei paesi che ha investito pochissimo e male nei vettori a efficiente consumo energetico, noi poveretti automobilisti non abbiamo scelta(cazzo se mi piacerebbe prendere la metro o il bus senza metterci 1,5/2 h contro i 45 minuti in macchina) paghiamo uno sproposito di benzina perchè lo stato carica i 2/3 di accise. E Tremonti arriva e dice: la tassa sui carburanti non è che la destiniamo ad un taglio delle accise o all’investimento in mezzi di trasporto efficienti in maniera che il popolo possa , nel lungo termine, giovarne, ma magari la diamo ai pensionati che crepano se va bene in 10 anni. Sono stufo di farmi prendere per il culo per un pugno di voti. L’italia affonda

  11. Adami Antonio

    Finalmente qualcuno pensa ai poveri. Tremonti, che considero un cartone animato, concede circa 490€/anno ai poveri. Considerato che il pane costa media 3€/kg significa,arrotondando, 250grammi/giorno.Grasso che cola. Considerato poi che banche e petrolieri riverseranno sugli utenti finali i costi maggiori previsti dal cartone animato il povero non potrà comperarsi lo sguazzo della maggiore quantità di pane. Ricordo anche la sua trovata di risolvere tutti i problemi delle famiglie proponendo 1€ di carta sghignazzato dall’Europa intera. Secondo cartone animato è Scajola che promette centrali nucleari a brevissimo tempo in modo da risolvere il problema energetico. Consiglio di leggere Alberto Clò "Il rebus nucleare"dove è scritto chiaramente che 80% delle importazioni petrolifere è impiegato per trasporto merci ed avremmo necessità di costruire almeno 15-20 centrali nucleari da 1000MW per avere una sicurezza di fornitura energia elettrica con tempi di realizzazione di 15-20 anni ciascuna. Dove pensa di trovare i soldi?

  12. Riccardo Rossi

    Caro Prof. Scarpa, ho scorso velocemente i commenti e non mi pare di averne trovato uno che si dica concorde con l’iniziativa del Ministro dell’Economia. Questa trovata, o meglio la sua definitiva formulazione, è abbastanza assurda. Basterebbero due nozioni di economia. Un conto sarebbe stato applicarla a chi gode di una concessione a "prezzo politico". Altro è applicarla a chiunque sta nella filiera energetica. Il paradosso è che è dato compito all’Autorità per l’energia elettrica e il gas di verificare che non vi sia la traslazione a valle dell’addizionale, tramite il controllo dei dati di bilancio e i margini operativi unitari. A parte che i settori della commercializzazione dei prodotti energetici sono stati liberalizzati, non esiste a mio modo di vedere alcun modo per verificare quanto richiesto. Anzi no, un modo c’è ed è quello di tornare alle tariffe amministrate. Sempre possibile, ma decidiamo da che parte stare! Perchè, mi chiedo, è così scarsa la fantasia (e l’efficacia) dei policy maker nelle proposte a beneficio della collettività(?)! Cordialità Professore, il mio apprezzamento per l’intervento!

  13. gio

    Non so se aumenteranno le bollette elettriche per effetto della RHT: di sicuro la mia banca ha intelligentemente cominciato a farmela pagare aumentando la spesa per l’invio dell’estratto conto da 0,52 euro a 1 euro. Quindi la Robin Hood Tax è una tassa per i ricchi da far pagare ai poveri. Siamo alle solite: dopo promesse mari e monti, arriva Tremonti.

  14. Giuseppe

    Ho letto attentamente l’analisi del prof. Scarpa ed ho notato l’omissione di un particolare importante. Parliamo degli effetti della Robin sul mercato del petrolio. Il decreto colpisce gli speculatori, in quanto prevede una revisione della gestione contabile delle grandi compagnie petrolifere, finalizzata ad individuare le scorte delle stesse, ossia le quantità di petrolio acquistate ma non messe sul mercato. La tassazione straordinaria colpisce tali scorte che generano extra-profitti per le compagnie, le quali non vendono ogi scommettendo su un incremento del greggio da sfruttare a loro favore, e contribuiscono esse stesse all’incremento del greggio, perchè così facendo impediscono all’offerta di salire. Fermo restando che la social card di 400 euro, è comunque un sostegno importante per i meno abbienti, spesso la si trascura quando si critica la robin hood tax, ed è sempre meglio fare un’analisi completa della situazione. Ovvio, che, un discorso di lotta alla speculazione va fatto congiuntamente agli altri paesi europei e con gll Usa, essendo il mercato dell’ "oro nero" di portata mondiale. Le dichiarazioni di Obama in campagna elettorale ne sono una testimonianza.

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