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BLOCCHI LOCALI

Si torna a parlare di un nuovo blocco dei tributi locali. Che dovrebbe preludere al vero federalismo fiscale. Come nel 2002. Questa volta con l’aggravante dell’eliminazione dell’Ici sulla prima casa, l’unico tributo proprio che i comuni abbiano mai avuto. Il governo vuole così frenare la spesa locale. Un’intenzione comprensibile. Ma nel 2003-2006 non è andata così. E potrebbe peggiorare il rating di Regioni e comuni, mettendo in crisi quelli più indebitati.

Nel 2002, il ministro del Tesoro di allora, l’onorevole Giulio Tremonti decise di bloccare, a partire dall’anno successivo, l’autonomia dei governi locali su Irap e addizionali Irpef (ma non l’Ici).
Il blocco è rimasto fino al 2007, quando il governo di centrosinistra, nell’ambito di una revisione dei patti di stabilità interna, prese la decisione opposta, addirittura ampliando gli spazi di manovra dei comuni sull’imposta sulle persone fisiche.
Nel 2002, la decisione del ministro Tremonti sollevò non poche perplessità anche all’interno della sua maggioranza di governo. Si disse allora che il blocco preparava la strada all’introduzione di un "vero" federalismo fiscale e a riprova si introdusse un’Alta commissione sul federalismo fiscale, che nel giro di tre mesi avrebbe dovuto predisporre una proposta di attuazione dell’articolo 119 della Costituzione, articolo che appunto si occupa dei sistemi di finanziamento e di perequazione dei governi locali potenziati dalla riforma costituzionale del 2001. Nei fatti, l’Alta commissione ebbe vita stentata e presentò la sua proposta solo sul finire del 2005 e motu proprio, senza cioè l’avallo politico del ministro del Tesoro di allora, di nuovo l’onorevole Giulio Tremonti.

LA STORIA SI RIPETE

Nel 2008, la storia sembra ripetersi e con gli stessi protagonisti di allora. Secondo quanto previsto dal comma 7, art.1. del decreto legge del 27 maggio scorso , il governo di centrodestra si preparerebbe di nuovo a bloccare del tutto i tributi locali, con l’aggravante che questa volta si interviene in modo definitivo, eliminandola, anche sull’Ici prima casa, l’unico "vero" tributo locale che i comuni abbiano mai avuto. E di nuovo, si afferma che l’intervento, lungi dall’essere penalizzante per i governi territoriali, prepara soltanto l’introduzione del "vero" federalismo fiscale. Se la storia è maestra, qualche dubbio è inevitabile.
L’intenzione del governo, bloccare i tributi per bloccare la crescita della spesa locale, è comprensibile. Ma si dimenticano alcuni fatti. Primo, la dinamica della spesa degli enti locali, Regioni comprese, nel periodo 2003-2006 non si è affatto ridotta. Piuttosto, è aumentato il debito, soprattutto in quelle forme, come i derivati, che consentivano agli enti locali di far cassa nell’immediato spostando l’onere del pagamento su governi futuri. Secondo, l’autonomia tributaria è parte integrante del federalismo fiscale. Piaccia o non piaccia, l’essenza del federalismo sta nel fatto che Regioni e comuni scelgano liberamente le proprie aliquote e i cittadini li giudichino su quello che fanno con i loro soldi. Un sistema di finanziamento basato solo su trasferimenti e compartecipazioni (cioè, sui soldi degli altri) è il peggio che si possa avere in termini di incentivi alla responsabilità fiscale degli enti locali. Terzo, la decisione rischia di aggravare la situazione finanziaria di molti enti locali. Le agenzie di rating, nel valutare la solvibilità di un ente locale, tengono conto della sua abilità di sollevare risorse addizionali con tributi propri, se necessario. Eliminare tale possibilità, riduce il rating e per questa via aumenta il costo del debito e mette in crisi i governi più indebitati. Quarto, ogni procedura di blocco è necessariamente iniqua, perché introduce un’asimmetria tra i governi che avevano agito sui tributi prima del blocco e quelli che si preparavano a farlo successivamente e che ora non possono più farlo.

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ALITALIA, TOTO E CATRICALA’

12 commenti

  1. Francesco

    Ho paura che si traduca in un errore come paventa lei. Ma se veramente il Parlamento riuscirà in tempi brevi a stravolgere la fiscalità nazionale dirigendosi verso il federalismo fiscale (spero solidale) allora avremo fatto un passo in avanti. La responsabilità locale dilagherà creando governi ed amministrazioni più attente ai bilanci, più efficienti ed efficaci nelle spese. Il voto popolare spingerà i politici ha lavorare bene perché non si potrà più dare la colpa allo Stato. Detto questo, le dico che ho votato il centro-destra, non sognerei mai di votare la Lega e soprattutto ho paura che il vero federalismo che serve all’Italia non arriverà in questa legislatura. Grazie e complimenti per il lavoro

  2. Filippo Crescentini

    la responsabilità economica degli enti locali può conseguire solo alla stretta correlazione tra potere di decidere la spesa e dovere di recuperare le risorse per finanziarla; la responsabilità economica, d’altra parte, è l’unico strumento per poter dimensionare gli incrementi di spesa alle risorse effettivamente disponibili nonchè per riqualificare la spesa stessa e massimizzarne la produttività sociale. Sembrano banalità assolute ma non lo sono, evidentemente, per Tremonti. Non si è capito bene che cosa pensi la Lega, con la sua retorica sul federalismo fiscale.

  3. cazzaniga

    Condivido le osservazioni. Osservo che l’Ici era già un tributo di "federalismo fiscale", alla faccia di quelli che lo vogliono estendere. Avendo eliminata ICI totalesulla prima casa, i comuni si troveranno in difficoltà. Il bloccho dell’aumento delle spese, stabilito da Tremonti anzichè ridurre gli sprechi e le inefficienze della P.A: locale (es. consigli di amministrazioni e altre spese) quasi sicuramente faranno diminuire i servizi ai cittadini, già oggi inefficenti e ridotti. Tremonti ha buon gioco a dare le responsabilità ad altri.

  4. Bruno Stucchi

    “l’unico “vero” tributo locale che i comuni abbiano mai avuto..”. Tributo “locale ” da quando? Locale un corno! I Comuni non hanno facolta’ impostiva, e l’ICI e’ stata imposta di forza dallo Stato. Sarebbe stato meglio ripristinare l’imposta di famiglia, che almeno era proporzionale al reddito e non al patrimonio.

  5. mario r.

    Ma allora: approvate si o no il federalismo fiscale? Alcuni Enti territoriali (Regioni-Province-Comunità montane-Comuni finiranno sul lastrico? Quali, di grazia? Quelli da sempre irresponsa- bili (cioè antisolidali!!). Come dice il proverbio? La necessità aguzza l’ingegno. E per chi invoca il riconoscimento del merito -e la lotta all’evasione fiscale- non è questo il modo migliore per cominciare? Quanto alla solidarietà, c’è mezza umanità che l’aspetta; non certo gli italiani del sol levante!

  6. Agostino De Zulian

    Ritengo giusto drenare le spese degli Enti locali ormai propensi a spendere follie anche per notti bianche e similari. Sono dell’opinione che prima di parlare di federalismo fiscale si abbia a riordinare gli Enti locali e i loro compiti. Dapprima penso sia necessario rivedere l’art. 114 cancellando la parola Provincie e inserendo un comma in cui viene espressamente scritto che "un Comune si intende tale se ha almeno 50.000 abitanti". In questo modo si cancellerebbero anche consorzi e molti sottopoteri politici inutili. Poi facciamo il federalismo fiscale.

  7. blucio

    L’eliminazione dell’ICI, con restituzione delle entrate che vengono a mancare, corre il rischio di premiare chi aveva ICI alta per fare fronte ad una spesa talvolta inefficiente. Si parla tanto di federalismo, ma si toglie la possibilità a regioni e comuni di usare la leva fiscale per attivare servizi e lasciare ai cittadini al momento del voto la possibilità di decidere se la scelta è stata giusta. Un esempio: la regione Emilia Romagna ha incrementato nel 2007 e 2008 l’addizionale IRPEF e con l’introito ha mantenuto un servizio sanitario di livello (e senza ticket sui farmaci) e ha finanziato un forte incremento del fondo per la non autosufficienza. Siamo proprio certi che i cittadini daranno un giudizio negativo su questo incremento fiscale?

  8. Antonino Tramontana

    Il progettato blocco dei tributi locali, insieme ai precedenti provvedimenti ricordati nell’articolo, rafforza il sospetto che il "vero" federalismo fiscale italiano – nonostante i lavori di una "alta commissione di studio", sia soltanto uno slogan pubblicitario. Infatti: 1° l’Italia, a differenza della Germania e della Svizzera, non ha tradizioni federalistiche; 2° Regioni ed Enti locali hanno scarsissimo desiderio di assumersi responsabilità fiscali; 3° nel Paese esistono opinioni molto contrastanti sulla struttura del federalismo. Al collega on. prof. Giulio Tremonti spetta l’arduo compito di dimostrare che questo sospetto è infondato e, soprattutto, di realizzare un federalismo non fittizio ed accettato in tutto il Paese. Perciò non posso che fargli i miei migliori auguri. Antonino Tramontana (Ordinario f.r. di Scienza delle finanze nell’Univ. di Perugia)

  9. andrea tucci

    A mio parere  si rischia un certo immoblismo, socio, economico, finanziario, degli enti locali è vero che gli enti locali scaricheranno sulle generazioni future i debiti, ma anche su quelle di oggi, non i debiti, ma i disagi, che li porterà alla ricerca di servizi necessari di cui non si era mai sentita una necessità, tutto ciò con un aggravamento, non delle condizioni di vita, ma dello stile dei vita.

  10. Wil Nonleggerlo

    Cara LaVoce, le contraddizioni di questo Governo hanno ripreso da dove, esattamente 3 anni fa, avevano lasciato. Dichiarazioni e Smentite, Sputi e Risucchi, Urla e Zittite. Ciò che più mi preoccupa è la mancanza di Senso della Democrazia e Stato Sociale che affligge milioni di cittadini. Se queste caratteristiche fossero maggiormente diffuse, come in Francia o Inghilterra, Governi con queste caratteristiche non potrebbero avvicinarsi nemmeno ad un comune.

  11. franco

    Mai come in questo momento questo Paese ha bisogno di programmazione e di gestione oculata e non dispersiva. Fare 21 Governi è pura follia come dice giustamente il Dott. Tramontano. Andate a chiedere ai produttori di Prosciutti di Langhirano quali sono le Regioni "ricche" e avrete molte sorprese.Un Paese che vive di statistiche ed in Veneto c’è un aumento di analfabetismo di oltre il 10% negli ultimi 10 anni. Realtà e statistica due cose molto diverse.

  12. Alberto Lusiani

    In Italia non c’è alcun federalismo fiscale serio, dove per serio si intende con competenza legislativa degli enti locali che sia esclusiva su determinati settori, a fronte di responsabilità totale di finanziamento basato su imposizione fiscale locale. Al momento esiste solo una legislazione confusa e demenziale che consente agli enti locali una limitata capacità di spesa, attingendo sostanzialmente dalla cassa comune finanziata da tutti. La stessa legislazione permette agli stessi enti locali di indebitarsi in maniera poco trasparente, facendo conto su uno Stato centrale che finora ha sempre ripianato ogni insolvenza. Finché non sara’ statilito un sistema chiaro e consensuale che assegna agli enti locali responsabilita’ totale di finanziare con imposizione locale le spese su cui hanno competenza legislativa, è meglio bloccare tutto il bloccabile. Personalmente suggerirei di eliminare ogni competenza di spesa locale per tutti gli enti locali che non accettano e sottoscrivono pubblicamente il principio che ogni spesa da loro decisa e ogni debito acceso dovra’ ricadere esclusivamente sui propri contribuenti locali.

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