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LE POLITICHE PER LA CRESCITA

Per favorire la crescita occorre far aumentare le ore lavorate e la produttività per ora lavorata.

PROVVEDIMENTI

Per favorire la crescita delle ore lavorate, nella Finanziaria 2007, il governo ha ridotto il cuneo fiscale, con l’obiettivo di abbassare il costo del lavoro e quindi di aumentare l’occupazione. In effetti, le tendenze positive sul fronte dell’occupazione, presenti già dal 1998, sono proseguite nel 2006-07. Va però ricordato che la riduzione del cuneo è diventata operativa solo dall’inizio di luglio del 2007.
La produttività per ora lavorata (o produttività del lavoro) cresce per due ragioni, se si aumenta l’accumulazione di capitale e si migliora l’efficienza nel produrre.
Per favorire l’accumulazione di capitale, nella Finanziaria 2008, il governo Prodi ha ridotto le aliquote Ires e Irap, diminuendo in modo consistente le imposte sulle società. Lo ha fatto salvaguardando il gettito di queste imposte (con operazioni di “manutenzione della base imponibile”) . Si è trattato di una misura obbligata (la signora Merkel ha adottato lo stesso provvedimento), necessaria per contrastare la tendenziale perdita di appeal dell’Italia come luogo dove localizzare gli impianti delle imprese multinazionali italiane e non.
Per accrescere l’efficienza produttiva, serve che le imprese innovino. Per favorire l’innovazione la Finanziaria 2007 prevedeva l’istituzione dei cosiddetti Progetti di innovazione industriale in determinati comparti produttivi, ritenuti strategici per lo sviluppo del paese. Come tali, questi progetti non sono disegnati per produrre risultati su brevi periodi di tempo e infatti sono ancora in una fase di gestazione. È stato poi introdotto un credito d’imposta automatico per le spese in ricerca e sviluppo delle imprese per il periodo 2007-09. È dunque una misura che assomiglia molto al credito di imposta permanente richiesto da Confindustria (e dagli economisti) in passato: c’è consenso sul fatto che, per incoraggiare la R&S, sia meglio usare incentivi fiscali che finanziari.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

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I potenziali effetti positivi della riduzione del cuneo si vedranno probabilmente nei dati futuri, ma è impossibile ascrivere a questa misura la continuazione dei dati positivi del mercato del lavoro, le cui origini sono invece nelle leggi Treu e Biagi, così come nel miglioramento ciclico dell’economia nel biennio 2006-07.
Anche l’effetto della riduzione delle aliquote Ires e Irap non è visibile nei dati 2006 e 2007 perché la misura è entrata in vigore con l’inizio del 2008.
L’entrata in vigore del credito richiedeva, invece, l’autorizzazione preventiva della Commissione europea. Ci sono voluti tanti mesi anche solo per fare arrivare la pratica a Bruxelles, il che ha azzerato l’efficacia del provvedimento. In generale, date queste premesse, non ci si può stupire che la crescita della produttività del lavoro sia rimasta – sostanzialmente e inusualmente – al palo durante questo periodo di ripresa. (vedi articolo Daveri su non è ancora ora di brindare e Produttività nei servizi: l’anello mancante)

OCCASIONI MANCATE

Le lenzuolate di liberalizzazione nei servizi (taxi, farmaci, mutui, conti bancari, assicurazioni) a partire dal luglio 2006 hanno reso il governo impopolare con le categorie colpite, ma hanno anche generato entusiasmo iniziale tra gli utenti potenzialmente interessati. In realtà, i risultati ottenuti sono stati molto parziali, e si sono concentrati quasi esclusivamente nella riduzione del costo dei farmaci e del costo fisso delle chiamate da cellulare per i consumatori. Di per sé, le liberalizzazioni facilitano lo spostamento delle risorse verso gli impieghi più efficienti e quindi sono benefiche per la crescita. Ma per accrescere davvero l’efficienza e la produttività, il governo avrebbe dovuto – se ne avesse avuto il tempo e la forza politica – completare le lenzuolate con misure che favorissero più direttamente il grado di competizione tra le aziende (oltre ai consumatori), promuovendo cioè una liberalizzazione più completa del mercato del lavoro e riducendo la tassa implicita che gli erogatori – pubblici e privati – di servizi pubblici e di servizi professionali impongono sull’attività delle imprese che competono sui mercati globali.

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IL DECLINO

  1. Andrea P

    E’ uno delle poche analisi serie ed intelligenti (in questa situazione le due cose dovrebbero essere correlate ;-). Saluti da Londra.

  2. francesco pontelli

    sono convinto che il dileggio relativo alle dichiarazioni dei vari ministri per la vicenda Alitalia e l’incapacità di gestione del managment di trenitalia , scelto da questo governo , la cui politica riguarda solo i ricavi, in ulteriore crescita per i continui aumenti , ma terribilmente miope sul fronte dei costi dimostri una volta di più la distanza tra economia reale e di mercato e la gestione dei servizi : l’ex monopolosmo ora si traduce in inefficenze e costi scaricati sull’utenza . Questa forse è stata la maggiore mancanza di un governo che aveva promesso una svolta ma che invece ha ricalcato la politica economica , anche se con maggior rigore sul fronte del bilancio , dei governi passati . Cordialmente Francesco Pontelli

  3. Marcello Urbani

    Le aliquote sono calate ed il gettito no perchè è diminuita la detraibilità degli investimenti, spostando risorse da chi investe a chi non lo fa. Tutti gli imprenditori che amano le tasse quanto TPS staranno pianificando investimenti in Italia, speriamo di aver spazio per tutti. Ridurre le detrazioni per investimenti già in corso poi farà gongolare chi ne ha fatti negli anni passati.

  4. Latouche

    Temo che ci vorranno diversi anni per far uscire il paese dal declino in cui si trova nonostante l’alternanza politico-governativa dell’ultimo quindicennio. Purtroppo, il governo Prodi non ha fatto molto per invertire la tendenza. Mentre il Sole 24Ore stima un buco di 7 miliardi nei conti pubblici 2008, ricordando un articolo di Tiro Boeri (lavoce. info del 10.01.07) in cui riconosceva “l’errore senza precedenti” del governo appena insediatosi nel determinare il fabbisogno di cassa 2006, mi chiedo quale senso abbia la poderosa manovra correttiva del Ministro dell’Economia che in 20 mesi ha recuparato sul deficit quasi 2 punti percentuali di Pil (circa 30 miliardi). Era davvero necessaria una manovra del genere in tempi così ristretti anche dal punto di vista delle prospettive economiche? Ha aiutato o mortificato le possibilità di crescita del paese? Sarà ora veramente possibile recuparare il potere d’acquisto di stipendi e salari, fermi secondo Bankitalia al 2001, quando spirano forte venti recessivi e/o di rallentamento provenienti da più parti del mondo?

  5. Latouche

    Il declino italiano ha, a mio avviso, tre facce: siamo il paese che invecchia di più al mondo (insieme al Giappone), quello che cresce di meno in Europa (insieme al Portogallo), quello più legato a valori tradizionali. Il fatto è che sappiamo molto dei motivi che sono dietro all’inasprimento degli indici di dipendenza demografica della popolazione e dei problemmi strutturali dell’economia italiana (cfr. Faini-Gagliarducci 2005); fingiamo di non riconoscere i limiti culturali della nostra Weltanschauung. Fortunatamente che la società italiana dimostra di essere più avanti dei ritardi e degli intoppi del legislatore di turno (vedi, ad esmpio, il naufragio del governo sul provvedimento riguardante la disciplina delle coppie di fatto).

  6. Roberto Macrì

    Oltre al cuneo fiscale, alle liberalizzazioni ,alla riduzione della spesa pubblica sarebbe estremamente utile una poltica della domada pubblica concentrata su settori industriali fortemente innovativi. L’esempio migliore è quello dell’energia dove si ppotrebbe sviluppare un progetto di applicazione delle tecnologie di risparmio e di fonti rinnovabili all’enorme patrimonio pubblico. Questo progetto farebbe massa critica aumentando di colpo la dimensione di scala di questo settore nel quale la nostra industria è penalizzata da un mercato troppo piccolo,frammentato e poco prevedibile.Avrebbe anche un effetto trainante sul settore privato.

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