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I POVERI FUORI DALL’AGENDA

La manovra approvata al Senato accentua gli squilibri redistributivi. L’intervento sull’Ici è diventato ancora più corposo, perché di fatto rivolto alla grande maggioranza dei proprietari, senza vincoli di ampiezza della abitazione né di reddito. Che invece rimangono per gli affittuari, tra i quali si concentrano persone e famiglie a reddito modesto e povere. Il bonus incapienti, l’unica misura fortemente redistributiva a favore dei più poveri, è non solo meno generoso, ma concepito come una tantum. E del reddito minimo non si parla neanche più.

La manovra così come emerge dalla Legge finanziaria approvata al Senato accentua gli squilibri redistributivi già segnalati.

Tutto per la casa

L’intervento sull’Ici, ovvero a favore dei padroni di case, è diventato ancora più corposo, perché di fatto rivolto alla grande maggioranza dei proprietari – sono escluse solo le abitazioni di lusso –  senza vincoli di reddito né di ampiezza della casa. I vincoli di reddito, senza per altro aver sciolto la confusione tra reddito famigliare e individuale, rimangono invece per gli affittuari, tra i quali è noto che si concentrano maggiormente le persone e le famiglie a reddito modesto e povere: coloro cioè che non hanno un reddito sufficiente per acquistare una abitazione e per impegnarsi in un mutuo (che pure gode di detrazioni). Perciò, all’interno di questa che è la più importante manovra redistributiva, vengono di fatto privilegiati i più abbienti.
Di più, si tratta di misure strutturali, destinate a durare nel tempo e quindi a incidere a lungo sul bilancio pubblico, locale e nazionale. Se è vero che l’esperienza insegna che un esecutivo non ci pensa due volte a cancellare leggi approvate da quello precedente, è difficile pensare che un governo, di qualsiasi colore, possa modificare una decisione così popolare e proprio per questo condivisa da tutti gli schieramenti.
Viceversa, l’unica misura fortemente redistributiva a favore dei più poveri – il bonus per gli incapienti, ovvero la restituzione di parte delle detrazioni non fruibili per mancanza, o insufficienza, di reddito tassabile – è non solo meno generosa dello sconto sull’Ici, ma concepita come una tantum.

E il reddito minimo?

Non solo, quindi, continua una politica redistributiva che preferisce i trasferimenti monetari a quelli in servizi. Tra i trasferimenti monetari continuano a essere privilegiati quelli indiretti, per via fiscale, notoriamente meno efficaci sul piano redistributivo e perfino con rischi di redistribuzione inversa. E continua a mancare una politica di sostegno al reddito per i poveri. La possibilità di introdurre anche nel nostro paese sia una misura di reddito minimo analoga a ciò che esiste nella maggioranza dei paesi europei, sia forme di credito di imposta (come il work tax credit inglese o il prime pour l’emploi francese) per chi, anche lavorando, ha un reddito insufficiente, non fa neppure più parte della agenda politica.  

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27 commenti

  1. Biagio Tortora

    Non so che dire… tutto questo e’ evidente a chiunque abbia seguito la manovra finanziaria, eppure nulla cambia. Si tira solo la coperta da una parte o dall’altra: non si sceglie chi davvero coprire e chi no. Che si puo’ dire? Che si puo’ fare? In Italia c’e’ la disperazione dell’impotenza: chi e’ dentro il cerchio vi rimane, chi e’ fuori resta fuori. Le mie, ma anche quelle della Saraeceno, sono le solite parole al vento. Siamo irrimediabilemente irriformabili: ho davvero il sospetto che, se non ci fosse l’Unione europea, potremmo cadere in una situazione ante 1922.

  2. Ettore Navone

    I proprietari di prima casa, prevalentemente coppie anziane senza figli, sono ben più numerosi delle giovani coppie con figli che vivono prevalentemente in affitto spesso in città diverse da quelle di origine (in case di proprietà di single o coppie di anziani). Potrebbe spiegarmi quale potrebbe essere l’interesse a rendere deducibile il costo dell’affitto della prima casa (equivalente alla componente della rata del mutuo fiscalmente deducibile) rispetto a una misura così largamente popolare come l’abbattimento dell’ICI? Gli affittuari non sono solo persone e famiglie povere e a reddito modesto. Sono anche famiglie in crescita e fortemente mobili. Vogliamo dire che le politiche a favore dell’acquisto della prima casa (in particolare in presenza di un mercato immobiliare e dei mutui bancari molto rigido, almeno sino a oggi) penalizzano le dinamiche familiari più positive per la competitività del nostro sistema economico di oggi (giovani talenti impegnati nel lavoro e nella famiglia) e di domani (i figli)?

  3. carmine granato

    La coerenza non è di questo mondo, figuriamoci della politica.
    E non sempre la coerenza è una virtù, ma ci sono dei limiti.
    Durante questa legislatura – e non solo – ho sentito invocare i valori cristiani da moltissimi politici ed ho sentito minacciare crisi di governo
    per motivi tanto legittimi quanto confessionali. Abbiamo combattuto tante guerre per la libertà e quindi che ognuno dica e sostenga quello che vuole. Ma non trovo giusto che un governo di centrosinistra ignori spudoratamente l’articolo 2 della costituzione italiana e non si ricordi degnamente dei poveri in occasione della finanziaria.
    La politica ha le sue esigenze, ma forse i poveri non ne hanno di esigenze? Che in un paese come l’Italia si brucino tante ricchezze sull’altare dei capricci dei politichetti del quartierino e si ignorino le esigenze degli ultimi non è ammissibile.

  4. Luca Scalfati

    Sono un po’ stufo di essere considerato ricco ! Sono un lavoratore dipendente che con tanta fatica, macinando 5.000 km al mese, uscendo la mattina alle 7 e tornando la sera alle 8 porto a casa 3.000 euro/mese. Per poter fare questo mia moglie non lavora e segue i 3 figli che abbiamo. Vivo in una casa mia di 120 mq. su cui ho il mutuo (ma in un piccolo centro; in una grande città sarebbe impossibile), arrivo ormai "pulito" alla fine del mese, senza poter risparmiare nulla. E qui qualcuno ancora si ostina a considerarmi ricco. SONO STUFO !. Ci provi lei Prof.ssa Saraceno ad arrivare alla fine del mese ! In questo paese, purtroppo, i veri ricchi spesso sono proprio quelli che dichiarano poco, autonomi, liberi professionisti, dipendenti che lavorano poco e riesconoa fare altri 2 o 3 lavori (gli insegnanti che fanno ripetizioni private al pomeriggio le dicono niente prof.ssa ?). Con questa storia di legare vantaggi e sgravi al reddito dichiarato non si fa altro che aumentare l’ingiustizia e la differenza tra quelli che veramente non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese e quelli che sulla carta non dovrebbero superare neppure la prima settimana ma invece stanno molto meglio di quelli come me.

    • La redazione

      Il fatto che tra coloro che dichiarano redditi molto bassi o nessun reddito ci siano anche evasori foscali totali o parziali non cancella la
      presenza dei poveri effettivi. Certamente con 3000 euro al mese, tre figli e una moglie che provvede al benessere famigliare dedicandosi a figli e casa la sua famiglia non è ricca. Ma Possedete la casa in cui abitate. Vi sono famiglie grandi come la sua che devono contare su un reddito molto più basso e non posseggono neppure la casa, ma devo sborsare un affitto a fondo perduto. Io sono contraria ad usare il fisco per trasferimenti basati sul reddito, come ho anche scritto su questo sito. Ma in un contesto di risorse scarse mi chiedo se sia opportuno redistribuire a favore dei proprietari di casa, inclusi gli abbienti, mentre non si fa pressoché nulla per chi è povero davvero.

  5. carmelo lo piccolo

    Condivido pinamente le osservazioni della Prof.ssa Saraceno. Le incongruenze e le contraddizioni delle politiche di contrasto alla povertà sono purtroppo evidenti e connotano negativamente l’azione e l’immagine stessa del governo di centro – sinistra, sempre più incapace di fornire al Paese una reale possibilità di risolvere i nodi strutturali della società italiana. L’incremento esponenziale dei pignoramenti per mancato pagamento delle rate di mutuo dovrebbe fare riflettere in modo molto serio sul processo di impoverimento delle famiglie e suggerire almeno due interventi immediati: 1) una reale indagine sulla struttura, l’andamento e la negoziazione dei mutui per acquisto casa e dei tassi di interesse ad essi collegati, cercando di accertare eventuali pratiche di alterazione della concorrenza da parte del sistema bancario, il cui processo di concentrazione innesca inevitabilmente la tentazione di comprtamenti "collusivi". 2) un reale sostegno monetario a giovani e meno giovani che vivono in affitto, riformando la legge del 1998 in atto in vigore introducendo una integrazione mensile al reddito disponibile degli affittuari collegato alla condizione sociale degli stessi ( presenza o meno di figli, lavoro non stabile e male retribuito, mancanza di sostegno delle famiglie di origine, ecc..) e stabilendo per i proprietari di case, in cambio dello sgravio sull’ICI, di determinare gli incrementi del canone di affitto legandoli ad un indicatore di riferimento (tasso di sconto ufficiale maggiorato di una certa percentuale, tasso legale d’interesse, ecc) che impedisca il lievitare oltre misura del canone stesso. Occorre ricordare inoltre, che un governo di centro- sinistra dovrebbe porsi in maniera molto stringente il problema di orientare i flussi di reddito verso i fattori produttivi che assicurano la crescita e gli investimenti (il capitale e il lavoro,quindi le imprese e i lavoratori) e limitare per quanto possibile il "premio alla rendita", sia quella di origine immobiliare, sia quella di origine finanziaria.

  6. Gaetano Proto

    E’ certamente vero che il bonus agli incapienti è una misura una tantum (per il 2007), mentre l’aumento della detrazione Ici sulla prima casa è una misura permanente (a partire dal 2008). Tuttavia, il bonus è una novità positiva: dopo anni che se ne parlava, è la prima volta che si fa qualcosa di concreto a favore dei soggetti che sono rimasti esclusi dagli sgravi fiscali degli ultimi anni. Ed è logico pensare che non sarà l’ultima, se il governo va avanti. Segnalo un’inesattezza: dalle relazioni tecniche ai provvedimenti, risulta che per il bonus è prevista una spesa di 1,9 miliardi, mentre dallo sconto Ici si attende una minore entrata annua di 823 milioni di euro. Quindi la misura più generosa è la prima, non la seconda.

  7. Giuseppe Allia

    Chi la vuole cotta, chi la vuole cruda. Evviva i criticoni! Cerchiamo di ricordare quello che ha fatto il precedente governo di destra nei confronti dei non abbienti: gli ha aumentato l’ aliquota Irpef da 20 a 23, se non ricordo male. Molti di voi criticoni avevate esultato quando l’Imbonitore aveva annunciato teatralmente l’abolizione dell’ICI. Riflettete sul contesto nel quale è costretto questo governo ad operare: è portentoso quello che ha già fatto.

    • La redazione

      nè io nè, credo, la maggior parte di coloro che scrivono su questo sito ha “esultato” quando Berlusconi propose l’abolizione dell’ICI, anzi. E neppure mi aspetto “portenti”, ma solo una maggiore coerenza nell’impianto delle politiche

  8. FRANCESCO COSTANZO

    L’articolo tocca un argomento di cui si potrebbe parlare all’infinito. Il mio parere sulle politiche redistributive per via fiscale è stato già accennato in altri commenti ed è perlopiù in linea con quello dell’autrice. In generale, che senso ha in un paese indebitato come il nostro sprecare transitori surplus fiscali con interventi una tantum di piccolissima entità? E se si vogliono introdurre modifiche strutturali serie, perchè si va a ridurre l’ICI e non il prelievo fiscale per i lavoratori dipendenti, aumentando in modo significativo gli stipendi netti in busta paga? In questi giorni sui giornali stiamo leggendo che oltre 7 milioni di persone guadagnano meno di 1.000 euro al mese!! Immagino che queste misure andrebbero ad impattare in modo troppo pesante sul bilancio pubblico, allora si finisce per scegliere sempre una "comoda soluzione elettorale". In questo sito ho letto spesso articoli riguardanti la necessità di interventi più incisivi di politica fiscale. Oltre a svolgere azione di denuncia, perchè non essere anche propositivi? Potete voi tecnici elaborare proposte serie di cambiamenti strutturali da sottoporre al governo, indirizzando in tal modo chi effettua le scelte di politica fiscale? Se non lo fate voi, chi potrebbe? Ci dobbiamo solo rassegnare a guardare il quotidiano "teatrino televisivo" dei nostri politici?

  9. Gianluca Cocco

    Complimenti, finalmente si mette l’accento sul fatto che quelli che vengono fatti passare per provvedimenti orientati all’equita sociale, sono in realtà alquanto beffardi per i meno abbienti. Di fronte ai notevoli divari che questo Paese presenta, qualsiasi provvedimento indifferenziato teso ad alleggerire il carico fiscale rischia di ottenere effetti tutt’altro che redistributivi. L’Italia è piu che mai allo sbando, governata da un manipolo di vecchi che non sanno costruire il futuro dei giovani, ne garantire quello dei sempre piu numerosi anziani, ne tantomeno accettare l’idea che il processo di invecchiamento può essere invertito soprattutto grazie ad efficaci politiche per l’immigrazione, risorsa utilissima anche per il sostenimento del sistema pensionistico.

  10. Alessandro Rubino

    Vorrei condividere con voi alcune considerazioni. Le misure adottate dal governo mi sembra che manchino il bersaglio ancora una volta. Il fatto che un lavoratore con famiglia medio/numerosa e proprietario di abitazione stenti a risparmiare anche pochi euro a fine mese, non rappresenta, neanche a Beverly Hills una misura idonea di povertà o disagio! Se un intervento deve distribuire risorse limitate, si devono necessariamente operare delle scelte che cerchino di valutare quali siano i soggetti maggiormente meritevoli di aiuto.Ebbene,se tale scelta viene pesata sulla bilancia della popolarità della misura, del ritorno politico ed elettorale, della visibilità, allora la manovra finanziaria è una bomba! Invece come strumento di contrasto all’esclusione sociale e al disagio dei poco/nulla abbienti è un fiasco.Si tratta dell’ennesima ridistribuzione rovesciata.Chi possiede poco(o nulla)paga per garantire coloro che già dispongono di qualcosa.Sembra assurdo ma questo è tragicamente vero da troppo tempo! Il divario tra i più svantaggiati e le classi sociali piu elevate continua ad allargarsi. Ma tant’è.Si corre al centro in politica…e questa è la finanziaria che ne consegue.

  11. ANTONIO FARRI

    Concordo con l’autrice: di poveri non si parla più. Il governo tira al centro. La politica fiscale è impostata su una dinamica ridistributrice che non affronta i problemi strutturali del debito .ma si poteva fare diversamente? L’attuale classe dirigente che è al governo non può tagliare le imposte, favorire il riaccumulo di capitale per nuovi investimenti da tradurre in migliori salari e migliore occupazione.non c’è più lo spirito da parte di nessuno. Compresi gli imprenditori.Ssi tira a campare, questa è la triste realtà

  12. Luca Taglietti

    In Italia i ricchi sono quelli che possono dedurre ogni spesa. Un lavoratore dipendente è ricco solo sulla carta. Consideriamo una giovane coppia che compra casa ed ha un bimbo: con 12000€ di mutuo annui, 6600€ di asilo annui, 3000€ di spese auto (carburante, bollo e assicurazione), 3500€ annui per mangiare, 1500€ per vestiti e calzature, 1500€ di spese mediche e visite (salvo imprevisti gravi), 800€ di telefonia (telefono e ricariche), 1000€ per una vacanza di 7 giorni in pensione; ha bisogno per vivere di 31000€ l’anno. Ovviamente dovranno lavorare entrambi eguadagnare almeno 2300€ netti al mese. Ioltre, laddove è prevista la detrazione nella misura del 19%, lo Stato lucra 4% d Irpef essendo l’aliquota minima al 23%. Anomalie da Paese civile o incivile? Si lavora in due per tirare a campare. A parità di reddito i giovani pagano pochissime imposte meno del 50enne che non ha più le incombenze citate. Preferirei pagare aliquota del 40%, ma su ciò che mi avanza a fine mese. Luca

  13. hominibus

    Prof.ssa Saraceno,
    lei sarebbe contenta di applicare le attusali regole fiscali al proprio condominio, in cui le spese si pagherebbero in base al reddito e non ai millesimi dei condomini?
    Tolta di mezzo la solidarietà, che alla fine é uno dei servizi indivisibili necessari al buon vivere, se non si gradiscono i marciapiedi popolati da mendicanti, sa dire perché si deve accettare la base del reddito per pagare le imposte, anziché fare riferimento alla ricchezza reale, mobile ed immobile, per persone fisiche e giuridiche, al valore di mercato, avendo accumulato decenni di fallimenti con l’attuale sistema fiscale?

    • La redazione

      Non capisco bene la sua domanda. Se vuole sostenere che il reddito da solo non è un adeguato indicatore della ricchezza sono d’accordo con lei, anche se non vorrei tornare all’epoca della imposta di famiglia, allorché l’imposta era definita sulla base di una valutazione “a occhio” del tenore di vita. Il problema del sistema attuale è che reddito, beni mobili e beni immobili sono tassati con criteri molto diversi.

  14. Cosimo Magazzino

    Ma i partiti della Sinistra estrema non avevano parlato della Finanziaria per il 2008 come di una Manovra "di svolta sociale", redistributiva e di riequilibrio della ricchezza? Parole, parole, parole…! Hanno avuto uno dei tanti contentini che questo Governo ha distribuito a pioggia: stabilizzazione in tre anni dei precari della P.A., qualche spicciolo alle pensioni minime, qualche centesimo agli "incapienti". Dirsi soddisfatti di tutto ciò è miserevole: posto che l’equità sia un giusto obiettivo di policy, certo non è questa la strada giusta per perseguirla!

  15. Marco Di Marco

    Condivido tutto. A due anni di distanza dall’insediamento del Governo di centrosinistra, c’è una forte delusione fra gli addetti ai lavori per l’assenza di una svolta reale nelle politiche redistributive. Rassegnamoci e ri-partiamo dal dato culturale di fondo: in Italia Robin Hood ha il braccino corto. Sia i moderati del centrosinistra, sia i cosidetti massimalisti. Per gli addetti ai lavori, è ora di porsi una domanda ‘scomoda’ (gliela propongo in questa occasione, sperando in una sua risposta): perchè i consigli degli esperti in materia sono stati quasi completamente ignorati dai tecnici del Governo Prodi? Per fare un esempio, e mi scuso per l’autoreferenzialità, avevo scritto su lavoce.info, a commento del DPEF, che era un errore tecnico commisurare il bonus incapienti al reddito individuale, come poi è stato fatto in Finanziaria. E’ un esempio minimo. Ovviamente, potrei allungare l’elenco alle tonnellate di letteratura prodotte dalla Commissione Indagine sull’Emarginazione Sociale e da altri esperti. Se mi consente, prof.ssa Saraceno, dobbiamo spiegarci le ragioni del fallimento totale di una battaglia culturale… Perchè abbiamo perso?

  16. Ugo Celauro

    Prepensionare tutto il personale docente in materie fiscali ed economia pubblica, istituire nuovi corsi di formazione presso gli atenei, affinché si sradichi una matrice culturale che tanto danno produce nel Paese. Ipocrisia ed ingordigia sono i grandi problemi che impediscono all’amministrazione pubblica di funzionare in maniera onesta, semplice, cristallina. Giorno verrà che giustizia sarà fatta verso i più deboli, i quali, oggi, oltre ad essere beffati, debbono sopportare finte difese, tanto più gravi allorché provengono da persone ‘qualificate’.

  17. Giuliana Cupi

    Concordo con l’analisi della prof.ssa Saraceno sull’iniquità che si crea considerando i proprietari, che in caso di mutuo già godono di uno sgravio per quanto limitato, e gli affittuari giustamente definiti “a fondo perduto” e lo dico nella duplica veste di proprietaria di una casa in cui non vivo e di affittuaraia della mia reale dimora.
    Ma vorrei introdurre un’altra considerazione, finora mi pare non toccata. Quanto peserà sui Comuni, cui già mancano sempre più rimesse da Roma, il mancato introito dovuto alla riduzione dell’ICI? Quanti Servizi verrebbero a essere insostenibili e quindi sarebbero destinati a essere cancellati o privatizzati? E’ meglio pagare 400 euro l’anno di ICI o 7-800 il mese di asilo per una famiglia govane con figli e magari anche il mutuo? A chi sono destinati in massima parte i Servizi comunali? Non certo ai ricchi sfondati. E ancora: questo non è un cavallo di Troia per eventuali privatizzazioni selvagge? Grazie dell’attenzione.

  18. hominibus

    Precisiamo:
    Per eliminare la tendenza alla farsa in materia fiscale, é necessario prendere i seguenti semplici ordinari provvedimenti:
    1) Escludere il controllo dei redditi di qualsiasi origine, perché é impossibile il controllo, specialmente per quelli più alti o a struttura complessa;
    2) Collegare al mercato la ricchezza reale, mobile ed immobile, civile, commerciale, industriale, pubblica, privata, religiosa, mediante la istituzione della borsa dei cespiti significativi dal punto di vista mercantile, sottoponendoli a regime di pubblicità;
    3)Controllare dal punto di vista patrimoniale le operazioni con l’estero, applicando adeguate imposte alle esportazioni di capitali, beni e servizi, ed opportune catalogazioni di beni patrimoniali in importazione;
    4) Applicazione di un’unica imposta annuale, in sostituzione delle attuali a copertura delle spese indivisibili, determinata dal rapporto tra spesa approvata e ricchezza nazionale censita, che avrebbe l’enorme vantaggio di essere finalmente sottratta all’arbitrio dei legislatori e governanti, di applicazione automatica, risultato spontaneo della integrazione dell’interesse pubblico e privato.

  19. Stefano Monni

    mi trovo complessivamente d’accordo con l’articolo dell’autrice anche se desidero fare una precisazione in merito al punto in cui la stessa affronta il problema degli affittuari. Nell’articolo si parla di vincoli di reddito per gli affittuari tra i quali – cito testualmente – è noto che si concentrano maggiormente le persone e le famiglie a reddito modesto e povere. Sebbene in linea di massima tale opinione sia condivisibile, rimane la perplessità della disposizione della manovra di cui all’art. 9, comma 40 del disegno di legge approvato in Senato che riconoscerebbe – senza alcun vincolo di reddito – la detrazione irpef del 19% relativa ai canoni di locazione stipulati da studenti universitari fuori sede, tra i quali non mi sembra così pacifico si concentrino persone e famiglie a reddito modesto e povere. Non sarebbe più appropriato anche in tale ipotesi prevedere una maggiore e migliore redistribuzione del reddito, anche se indiretta?

    • La redazione

      In linea di massima lei ha ragione, anche se n questo caso l’obiettivo è favorire l’uscita dei giovani dalla famiglia d’origine. Piuttosto, a me sembra più ingiusto, dal punto di vista redistributivo, limitare il, modestissimo, beneficio agli studenti universitari e non ai giovani che, per lavoro, devono trasferirsi. Come è noto, proprio il costo dell’abitazione costituisce un vincolo forte alla mobilità per lavoro.
      cordialmente

  20. SARIMA

    Mi risulta che le pensioni minime siano state aumentate dalle disposizioni dell’attuale e asasi criticato governo. Le somme pagate sono risultate soddisfacenti e accolte con sollievo dai titolari di pensioni minime e comunque ho notato che sono state rapportate agli anni di contributi.  Anche l’esenzione dall’Ici contribuirà sollevare la situazione di parecchie persone di mia conoscenza. purtroppo sono le regioni che vanificheranno i benefici del governo centrale aumentando l’Irpef e altre varie addizionali. Parlo della puglia, dove il presidente gode del più alto stipendio di tutta Italia ed è di rifondazione comunista. Perché ve la prendete tutti con Prodi?

  21. corbelli Erio

    Non si parla più di poveri perchè i poveri a qualche anno son diventati i redditi una volta chiamati medi: padre e madre che lavorano dipendenti con non alto reddito e due o tre figli da crescere e far studiare fino all’università almeno, magari senza master perchè costano troppo. Ed allora quante sono le famiglie italiane aventi tali caratteristiche medie che il passato e l’attuale sistema economico-politico hanno ridotto il piu’ delle volte "a non arrivare a fine mese?".

  22. Ticonzero

    Concordo pienamente con quanto sostenuto nell’articolo,con un aggravante:l’ICI è una delle poche tasse che consentono ai cittadini di misurare la capacità di governo degli amministratori locali,la finanziaria poteva essere l’occasione per rendere pienamente federale la tassa responsabilizzando i comuni.

  23. Erio Corbelli

    Al di là di reddito di cui ognuno dispone vorrei porre dei paletti: i lavoratori dipendenti sono tartassati a un sistema fiscale iniquo. I figli in Italia non sono quasi mai stati considerati. Occorre quindi un sistema fiscale tipo quello statunitense, e detrazioni corpose partendo dal primo figlio a carico.

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