Federalismo fiscale e riforme istituzionali

Il programma di governo del centrosinistra poneva tra i suoi punti qualificanti la introduzione del federalismo fiscale, cioe’ la attuazione dell art. 119 della costituzione, e il completamento delle riforme istituzionali degli anni 90, con la riduzione del numero dei parlamentari e la specializzazione funzionale delle due camere, con la trasformazione del Senato in una camera regionale, o una camera delle regioni. A tutt’oggi si e’ visto pochissimo, nonostante le varie promesse. E se per le riforme istituzionali, correttamente, il programma rimandava ad un rapporto con l’opposizione e a riforme bipartisan, per cui la responsabilita’ puo’ essere condivisa con l’opposizione, non cosi’ per il federalismo fiscale e l’attuazione dell’art.119. Questo e‘ tanto piu’ preoccupante e sorprendente, quanto la manovra di bilancio per il 2007, di successo in merito al controllo dei conti, si e’ largamente basata sull’apporto degli enti locali, a cui sono stati richiesti i maggiori sacrifici.

 

Riorganizzazione dei governi

Il governo ha varato una legge delega sulla riorganizzazione dei rapporti dei governi, con il cosiddetto codice dell’autonomie, e ha iniziato un processo di revisione dei rapporti finanziari tra governi, con la previsione di una legge delega sul federalismo fiscale. La legge delega sull-art.119, promessa piu’ volte dal governo, non ha pero’ mai visto la luce e se ne sono perse le tracce. Per quanto riguarda il codice delle autonomie, un punto qualificante di questo doveva essere rappresentato da una riorganizzazione delle funzioni per livello di governo, allo scopo di semplificare e rendere piu’ efficiente l’azione dei governi locali superando la frammentazione eccessiva che caratterizza gli attuali enti locali. A questo fine una delle previsioni del codice era il blocco dell’introduzione di nuovi livelli di governo finche’ non fosse stata chiara la soluzione definitiva ai problemi di allocazione di funzioni e risorse. Eppure, nuove province sono state introdotte anche con la recente finanziaria, in contrasto con i principi della stessa legge delega e le dichiarazioni dei ministri responsabili.

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Federalismo fiscale

La nostra Costituzione prevede esplicitamente un coinvolgimento dei governi locali nella determinazione della manovra finanziaria per l’anno, in particolare per le funzioni sotto il loro diretto controllo. Il coordinamento della finanza pubblica, non a caso, e’ attribuito dalla costituzione vigente, al regime delle funzioni concorrenti tra Stato e Regioni. Sul piano del metodo, questo non e’ avvenuto: ancora una volta gli enti locali sono stati trattati come controparti dello stato, cosi’ come le organizzazioni private, piuttosto che come una parte dello stato. Sul piano del merito, i nuovi patti di stabilita interna, in linea con quello europeo, sono passati da controlli sulla spesa a controlli sui saldi, ma non sono stati rivisti in modo sistematico gli strumenti finanziari offerti a livello locale per svolgere questa funzione, creanda non pochi problemi allo stessa governo.
Questo e’ preoccupante anche alla luce dei fenomeni di soft budget constraint che ancora influenzano i comportamenti locali. I debiti finanziari del Lazio, per una cifra complessiva attorni ai 10 mld di euro, sono stati di fatto ripianati dal governo centrale. Quali meccanismi si prevedono per evitare nel futuro comportamenti simili? Cosa impedisce l’innescarsi di nuovi meccanismi di irresponsabilita’ finanziaria per gli enti locali in futuro?

Riforme istituzionali

Il programma di governo prevedeva la modifica del bicameralismo perfetto e la specializzazione funzionale delle due camere. Si tratta di un punto essenziale per la stabilita’ dei governi futuri: il governo Prodi non avrebbe i problemi che ha se questa operazione fosse gia’ stata fatta in passato. Paradossalmente, centro destra e centro sinistra sono perfettamente d’accordo su questo punto; la riforma costituzionale del centro destra, criticabile su molti altri aspetti, gia’ questo esplicitamente prevedeva. Eppure, nessun percorso e’ iniziato su questo punto. La materia e’ in discussione alla Commissione affari istituzionale e sembra li’ bloccata. Un’azione politica seria da parte del governo su questo fronte e’ interamente mancata. Cosa intende fare il governo in futuro su questo tema?

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