Lavoce.info

Ricominciamo da quattro

lavoce.info compie quattro anni. Due ragioni in particolare ci spingono a continuare questa nostra esperienza. C’è una domanda molto forte di informazione economica di qualità, sul nocciolo dei problemi. Mentre manca in Italia una testata che svolga la funzione di “watchdog” della politica economica. Le nostre caratteristiche ci garantiscono la massima autonomia di giudizio e ci permettono di affrontare temi scomodi e dimenticati dal dibattito pubblico, come il ricambio incompleto ai vertici di Banca d’Italia, la riduzione (o abolizione) delle province, gli aiuti allo sviluppo dopo il ritiro dall’Iraq e la compenetrazione fra economia legale e illegale. 

E quattro. È dal 4 luglio 2002 che esiste lavoce.info. È un’esperienza nuova che conta ormai diversi emulatori. Da dicembre 2005 abbiamo un sito gemello in Francia, Telos. Nell’autunno di quest’anno inizierà l’avventura de lavoce a livello europeo (European Economic Perspectives), sotto l’ombrello del Cepr di Londra. Cercheremo di offrire uno spazio di discussione su temi di rilevanza continentale. Staremo alle costole delle burocrazie di Bruxelles. Ci sembra che manchi del tutto un forum di questo tipo a livello europeo.
La diffusione di Internet ci permette di raggiungere un pubblico sempre più numeroso e di intrattenere rapporti molto stretti coi nostri lettori. Abbiamo quasi raggiunto i 40mila iscritti alla nostra newsletter (un anno fa erano 26mila). Nell’ultimo anno il sito ha ricevuto quasi due milioni di visite per 12 milioni di pagine scaricate, raggiungendo una media di 9mila visite al giorno nei mesi di marzo/aprile, prima delle elezioni politiche.

Chi sono i nostri lettori

Grazie al questionario inviato la scorsa settimana, cui hanno risposto sin qui più di duemila persone (chi di voi non lo avesse fatto, per favore risponda al questionario), possiamo meglio capire il profilo dei nostri lettori. È un pubblico molto selezionato. Due lettori su tre hanno una laurea (addirittura 4 su 5 nel caso delle donne). L’80 per cento lavora. Tra chi non lavora, prevalgono gli studenti (40 per cento) e i pensionati (35 per cento). Molti i docenti universitari e gli insegnanti, come pure i dirigenti e i quadri direttivi. In entrambi casi siamo attorno a un 10 per cento dei rispondenti. Sono maggiormente rappresentati fra i nostri lettori rispetto alla popolazione italiana anche gli imprenditori (4 per cento).

Le ragioni per continuare

Essendo la nostra un’iniziativa volontaria, a ogni anniversario ci chiediamo se vale la pena di continuare o meno. Riteniamo che lavoce.info si sia conquistata un ruolo importante e che valga la pena di continuare a fornire il nostro servizio per due ragioni.
È una democrazia monca quella in cui si è continuamente chiamati a votare senza essere adeguatamente informati sulla posta in gioco. Non abbiamo avuto un momento di sosta negli ultimi ventiquattro mesi. Prima le elezioni europee, poi le regionali, quelle politiche, una nuova tornata di rinnovi di amministrazioni locali e, infine, il referendum costituzionale. In questi mesi il confronto politico è stato trasformato in rissa, in disputa ideologica, lontana dal merito dei problemi e si è artatamente alimentato il sospetto su ogni dato statistico, su ogni rilevazione scientifica. Questo toglie i punti di riferimento per chiunque voglia farsi un’opinione su questioni importanti. Tutto appare sempre di parte. C’è una domanda molto forte di informazione economica di qualità, non necessariamente sull’attualità, ma sul nocciolo dei problemi. Il successo del Festival dell’economia di Trento lo testimonia. Noi possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a dare una risposta a questa domanda. Il nostro ruolo di docenti universitari, il fatto di avere bisogno di poche risorse (nel 2005 circa 45mila euro) per sopravvivere, il poter contare su di una miriade di contributi volontari (per favore continuate a farci pervenire il vostro sostegno!), ci garantiscono la massima autonomia di giudizio e ci permettono di fornire analisi, basate su di un metodo condiviso, e non solo commenti destinati a durare lo spazio di un giorno.
La seconda ragione per continuare è che manca in Italia un giornale, una testata, che svolga la funzione di “watchdog”, di cane da guardia, che valuta criticamente la politica economica, disinteressandosi dell’uso politico che può essere fatto di ciò che scrive. È un ruolo, il nostro, spesso ingrato, ma crediamo che qualcuno debba svolgerlo. Soprattutto in un momento così difficile per il nostro paese, in cui ogni errore tecnico, ogni difetto di progettazione o ritardo ha costi molto elevati. Questa funzione critica e indipendente diventa sempre più necessaria anche per evitare che ci si dimentichi di temi decisivi e scomodi. C’è non solo poca lungimiranza, ma anche una memoria corta nel confronto pubblico in Italia. Stiamo ancora elaborando le risposte ai questionari e speriamo che altre risposte e suggerimenti siano in arrivo perché ci stanno dando indicazioni utili su temi da affrontare in futuro. Ci chiedete di parlare di più di banche, sprechi, temi internazionali

Leggi anche:  Francesco Daveri, un amico che non si dimentica

Ecco allora quattro esempi di temi dimenticati, di cui pensiamo di occuparci nei prossimi mesi.

Quattro temi da non dimenticare

1. Il rilancio della Banca d’Italia. La sostituzione del governatore e la nomina di Mario Draghi è stata una decisione importante anche se tardiva. Ma non basta. La vicenda Fazio, al di là delle malversazioni, ha messo a nudo un ritardo culturale ai vertici di quella istituzione, ancora forgiati e appiattiti sulla regolamentazione anticoncorrenziale del 1936. Occorre un salto culturale che dia nuova linfa alla Banca d’Italia trasformandola in una istituzione aperta al mercato e conscia dei costi della regolamentazione. Oggi la Banca non ha le risorse all’interno del direttorio per raggiungere questa rivoluzione culturale. Per quanto tempo bisogna ancora attendere prima che cambi l’intero vertice della Banca d’Italia dell’era Fazio?

2. La riduzione (o l’abolizione) delle province. La proliferazione di province negli ultimi anni è stata promossa in misura uguale dai due schieramenti. È un processo che impone alti costi alla collettività senza tangibili benefici. Gli unici a beneficiarne sono i potentati locali e i politici che nutrono con soldi pubblici le loro basi elettorali. È un processo che occorre fermare e se possibile invertire proponendo almeno un accorpamento di province, se non la loro abolizione, nell’ambito di un ripensamento dell’articolazione del sistema pubblico territoriale.

3. Gli aiuti allo sviluppo. In ottobre i soldati italiani lasceranno l’Iraq. Non è una ritirata ma (anche) un’occasione per ripensare alle politiche di aiuto allo sviluppo del nostro paese. L’Italia, nonostante il notevole aumento di contributi alle agenzie multilaterali nel 2005, destina meno dello 0,3 per cento del Pil ai paesi poveri. Sono troppo pochi soldi o sono troppi? Dipende dai nostri obiettivi di politica estera. Bisogna capire se vogliamo aiutare la mini-ripresa e accrescere l’influenza dell’Italia in Africa o se preferiamo rafforzare i legami con l’America Latina. O, ancora, se vogliamo smetterla con gli aiuti e fare solo politica commerciale con i crediti privati alle esportazioni. Insomma, bisogna decidere.

Leggi anche:  La televisione del futuro*

4. La compenetrazione tra economia legale e illegale. È un tema molto importante su cui manca un’attenzione politica, ci sono pochi dati ed è anche carente la capacità di analisi. Cosa succede alle ingenti risorse provenienti dai traffici illegali e ogni anno investiti in attività legali? Come può sopravvivere un’economia che ha iniezioni così rilevanti di capitali provenienti dalla criminalità? Come può essere affrontato questo problema, soprattutto al Sud? Non è certo solo una questione di ordine pubblico.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Un premio Nobel a Claudia Goldin, economista e storica

Precedente

Sommario 27 giugno 2006

Successivo

Continuate così!

  1. Fax

    Gentile redazione di Lavoce.info,
    voglio ringrziarvi per i vostri articoli, quasi sempre interessanti e ricchi di spunti. L’unica cosa che vi chiedo è di cercare, in futuro e su particolari temi tecnici, di essere più “popolari”. Cercate di semplificare (la semplicità di scrittura non è sempre nemica della profondità, anzi) e di fare esempi concreti per le questioni più difficili. Sogno un’informazione economica in cui una conference call sia semplicemente una video o teleconferenza, in cui si spieghi semplicemente (perché semplice è) cos’è un advisor. In certi casi l’economia sembra un mare agitato perché gli squali si azzannano sott’acqua. Si capisce che il mare non è calmo, ma non se ne comprendono le cause. Avvicinate l’economia alla gente comune: voi potete farlo dato che siete indipendenti. Per il resto, auguri e grazie di esistere.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén