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Energia, ambiente e territorio: prove di futuro Governo

I programmi di centrodestra e centrosinistra, pur così diversi tra loro, si dilungano nell’esporre che cosa intendono fare in tema di energia e di ambiente, ma sono assai parchi nello spiegare come vogliono realizzare i loro propositi. Di conseguenza è impossibile una valutazione dei costi delle politiche proposte. Forse, almeno in questa materia, pronunciare la parola “tasse” non sarebbe stato inappropriato. Appare comunque chiaro il diverso rilievo che le due coalizioni danno ad ambiente e tutela del territorio.

Di solito quando c’è fumo c’è anche arrosto. Di solito, ma non sempre. E se si tratta di programmi elettorali è lecito domandarsi se a un voluminoso documento corrisponda poi ricchezza di contenuti. La risposta ci pare affermativa nel caso del programma “Per il bene dell’Italia” presentato dal centrosinistra, almeno per la parte che qui compete, quella dedicata all’energia e all’ambiente.

Non che il programma della Casa delle libertà sia invece solo chiacchiere, anzi si tratta di un documento dove la sintesi è evidente. Ma i temi in questione sono troppo importanti e troppo pressanti per essere riassunti in poche, specifiche e quasi per nulla argomentate, linee d’azione.

 

Emergenza energetica e sensibilità ambientale: i due programmi a confronto

 

Un confronto tra la sei fitte pagine (su novantacinque) del programma del centrosinistra e la pagina scarsa (su ventuno) del centrodestra ci pare un’operazione alquanto impropria perché i documenti sono redatti con spirito e logiche assai diverse. Tuttavia, il cittadino elettore che deve operare una scelta questi documenti si trova davanti. E allora, alcune considerazioni comparative sono giustificate.

Il programma del centrodestra è esposto all’interno di un capitoletto dal titolo “Energia e ricerca” e dedica al tema cinque dei nove punti ivi esposti. Questi vanno logicamente ricondotti alla “riforma del mercato dell’energia”, una delle realizzazioni dell’attuale Governo riassunte nel lungo elenco all’inizio del documento. La dizione è sufficientemente generica per capire esattamente di che si tratta (anche il precedente governo aveva riformato tale mercato), ma non siamo qui per valutare il “realizzato”, quanto il “si farà”. I riferimenti all’ambiente e alla tutela del territorio sono espliciti in un solo punto, dedicato al problema dei rifiuti. Mentre persino l’obiettivo di un più ampio ricorso alle fonti rinnovabili e di una maggiore efficienza energetica è motivato dall’esigenza di ridurre il costo dell’energia, senza menzione alcuna del minore impatto sul clima dovuto alle più basse emissioni. Questa carenza ci sembra la critica più seria che si può muovere al programma della Cdl e rende manifesta la scarsa sensibilità ai problemi dell’ambiente mostrata dal Governo Berlusconi.

Il programma del centrosinistra, esposto nel capitolo “Per cambiare con energia. L’innovazione e la sicurezza in campo energetico”, è imperniato su tre principi il cui ordine vogliamo pensare non sia stato casuale: l’impatto sul clima, la sicurezza degli approvvigionamenti, l’assetto istituzionale. Il documento  afferma la lodevole volontà di rispettare gli impegni assunti dall’Italia con la ratifica del Protocollo di Kyoto. Tuttavia, troppo ambiziosamente si afferma che l’80 per cento della prevista riduzione di emissioni proverrà da misure domestiche.

 

Il programma energetico

 

Per attenuare l’impatto sul clima dell’utilizzo dell’energia, il futuro Governo di centrosinistra si propone di ridurre l’impiego di combustibili fossili e comunque di incidere sul loro mix, privilegiando il gas naturale. La Cdl invece si ripromette lo spostamento dall’olio combustibile nella generazione elettrica verso il carbone pulito. Questa indicazione è curiosa: di olio combustibile, fonte estremamente inquinante, non se ne usa quasi più e la riammissione al suo impiego è stata concessa dal recente decreto Scajola in piena emergenza gas, trovando peraltro l’opposizione del governatore della Lombardia, proprio a causa delle maggiori emissioni che ciò avrebbe comportato. D’altro canto, è risaputo che il carbone pulito conduce a ridotte emissioni di zolfo e di azoto, ma non incide significativamente sul più importante gas-serra, l’anidride carbonica.

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Il centrodestra parla di incentivi – di che natura non è chiaro: fiscali? finanziari? regolatori? – che favoriscano un maggiore uso delle fonti rinnovabili di energia (quelle vere, non assimilate: un’apprezzabile puntualizzazione), un maggiore ricorso alla cogenerazione (calore più energia) e genericamente la diversificazione delle fonti e il risparmio energetico. Assai più lucido il progetto del centrosinistra, che si pone le stesse finalità, ma non dice con quali strumenti, nel settore elettrico. Mentre nei trasporti l’obiettivo deve essere raggiunto con un riequilibrio delle modalità di trasporto (a favore della rotaia e del trasporto collettivo), l’uso dei biocarburanti (nessun accenno a questo attualissimo tema da parte della Cdl) e l’incremento degli standard di efficienza dei mezzi di trasporto. Nell’industria e nei servizi si sottolinea l’incentivazione dell’innovazione tecnologica in direzione dell’efficienza energetica. Nel settore civile si attira l’attenzione sugli standard energetici degli edifici, sui sistemi di riscaldamento e raffreddamento, sui sistemi di illuminazione e sugli elettrodomestici.

Infine, il nucleare. Il centrosinistra afferma senza ambiguità che una ripresa del programma nucleare in Italia non è oggi proponibile. Piuttosto, lo sforzo va diretto verso la soluzione del problema delle scorie esistenti in Italia, anche se non si specifica come si pensa di farlo, e in particolare come si pensa di affrontare la sindrome Nimby, l’opposizione delle popolazioni locali alla collocazione sul loro territorio di impianti e infrastrutture sensibili. Il tutto non impedisce di partecipare a progetti internazionali di ricerca sul nucleare di nuova generazione. Il punto è esplicitamente presente anche nel programma elettorale concorrente. Ma solo questo, con buona pace degli esponenti del Governo di centrodestra, ministro Scajola in testa, favorevoli a una ripresa del nucleare nel nostro paese.

Attenzione è poi dedicata al tema della sicurezza degli approvvigionamenti. Il centrodestra liquida il tema proponendo, oltre al ricorso alle fonti rinnovabili e all’uso efficiente dell’energia, la realizzazione dei rigassificatori già autorizzati. Analoghe le intenzioni del centrosinistra, che però aggiunge anche la costruzione di nuovi gasdotti onde ridurre la concentrazione geografica dell’approvvigionamento. E l’obiettivo di raddoppiare, durante la legislatura, la quota di impiego di fonti rinnovabili nella produzione di elettricità. Secondo l’Unione, la sicurezza energetica passa anche attraverso un rafforzamento della rete di distribuzione interna e una maggiore concorrenza sui mercati di elettrcitià e gas . Qui l’enunciazione comprende alcune scelte politiche: la diffusione delle Esco (società per il risparmio energetico), proprietà mantenuta pubblica delle società che gestiscono la rete, cessione di quote di mercato da parte di Enel, incremento della generazione distribuita (microgenerazione), “campioni europei” e non più “campioni nazionali”.

Il programma del centrosinistra affronta anche aspetti di struttura, di assetto istituzionale. Riguardano un ritorno alla pienezza dei poteri per l’Autorità per il gas e l’energia elettrica, una riforma della tariffa sociale dell’elettricità, una revisione del sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili, un rinnovato impulso all’attività di ricerca, dell’Enea, anzitutto, ma anche di centri di eccellenza, da istituire, per studi nel settore energetico e ambientale (idrogeno “verde”, “sequestro del carbonio, celle a combustibile). (1) Qui però il discorso si fa delicato e va ricondotto alla parte del programma dedicata all’università e alla ricerca. Si propone infine, e non potremmo essere più d’accordo, la realizzazione di un programma energetico-ambientale con la costituzione di un consiglio superiore per l’energia e un’Agenzia nazionale per l’energia e per l’ambiente.

Il centrodestra preannuncia l’incremento dei fondi pubblici in ricerca e la detassazione degli utili reinvestiti in ricerca e innovazione tecnologica. Da un lato è preciso negli strumenti, dall’altro non finalizza esplicitamente tali sforzi all’energia e all’ambiente.

 

Il programma sulla tutela dell’ambiente e del territorio

 

La tutela dell’ambiente e del territorio, nel sintetico programma della Cdl, si riassume in un solo punto: la realizzazione dei termovalorizzatori (gli inceneritori) per il trattamento dei rifiuti solidi urbani. Anche il centrosinistra dedica spazio al tema, ma significativamente o sfortunatamente tace sui termovalorizzatori. Si intende completare il passaggio da tassa a tariffa, provvedimento voluto dall’allora ministro Ronchi, dare ulteriore impulso alla separazione della frazione organica, alla raccolta a domicilio, alla realizzazione di isole ecologiche. Riferimenti anche ai rifiuti speciali, industriali e inerti. Completano il quadro lotta alle ecomafie, impulso alla bonifica dei siti contaminati, rafforzamento dei controlli di legalità e partecipazione dei cittadini e delle autonomie locali.

Ambiente e territorio vogliono però dire molto di più per il centrosinistra. Se la Cdl vanta tra le realizzazioni del Governo il “codice dell’ambiente”, una dizione alquanto imprecisa, l’incipit del capitolo “La nuova alleanza con la natura: ambiente e territorio per lo sviluppo” del polo concorrente propone di eliminare tempestivamente rischi e storture della legge delega ambientale appena varata e peraltro rinviata al Parlamento dal presidente Ciampi, dopo il no delle Regioni.

Si afferma poi che la tutela dei beni comuni ambientali e la valorizzazione dei territori sono un cardine della civiltà contemporanea e un criterio per orientare lo sviluppo sociale ed economico. Stridente è in questo caso il contrasto con i valori e le priorità del centrodestra, con il suo assordante silenzio sul tema.

Il centrosinistra propone una nuova legge quadro per il governo del territorio, l’impegno a non varare condoni edilizi, l’intenzione di creare un sistema efficiente di protezione civile. Manca lo spazio per dare conto dei programmi specifici sulla montagna, le città e loro periferie, il mare e le aree protette. Una legge quadro sull’elettrosmog, prevenzione del dissesto idrogeologico, modernizzazione della rete idrica, tutela della biodiversità e rispetto per gli animali completano il prospetto.

Strumenti delle politiche pubbliche in questo ambito sono: incentivi economici e fiscali, strumenti volontari di valutazione e contabilità ecologica, miglioramento di strutture tecniche e strumenti di controllo e monitoraggio, promozione di formazione e ricerca, buone pratiche e accesso alle migliori tecnologie disponibili.

 

La sintesi

 

Entrambi i programmi, pur così diversi tra loro, si dilungano nell’esporre che cosa il futuro Governo intende fare, ma sono assai parchi nello spiegare come vogliono fare quelle cose. Molto rari sono i riferimenti agli strumenti, impossibile è di conseguenza una valutazione dei costi delle politiche proposte. A ciò vale la pena aggiungere che, almeno in materia di ambiente e di energia, pronunciare l’impronunciabile – e cioè la parola “tasse” – non sarebbe stato forse inappropriato.

Un altro suggerimento di struttura che noi avremmo ben visto è un ripensamento delle deleghe governative, consistente nel riunire sotto un unico dicastero le competenze ambientali-climatiche e quelle dell’energia, mentre la tutela dei beni ambientali e territoriali andrebbe accomunata alla tutela dei beni culturali.

 

 

(1) Una riforma dell’Enea sarebbe quanto mai opportuna, visto il perdurante commissariamento dei vertici che rende evidente l’esistenza di serie criticità.

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  1. Giuseppe Vatinno

    Interessante articolo di comparazione che, per la parte dell’Unione, mi pare si ispiri all’articolo che avevo inviato alla “lavoce.info”, avendo coguidato la commissione dedicata per il Programma.
    Cordiali saluti,
    Giuseppe Vatinno

    Resp. Nazionale Energia di Italia dei Valori
    Vicepresidente Gruppo Energia ed Ambiente per il Programma dell’Unione

  2. Leonardo LIBERO

    Articolo equilibrato. Complimenti. La precisazione del programma CdL sulle fonti rinnovabili “vere, non assimilate” è ancor più apprezzabile se si considera che proprio col trucco delle “assimilate”, architettato nel 1991-92 dal governo di allora (Andreotti o Amato o entrambi), gli utenti elettrici italiani sono stati raggirati di 60.000 miliardi di Lire (X^ Comm. Camera, 6/11/2003), fatte loro pagare in bolletta, attraverso le “componenti A3”, col pretesto del sostegno alle fonti “rinnovabili”, mentre la gran parte di quel gettito è sempre andata a beneficio di produttori di elettricità da fonti “assimilate”, cioè “sporche” (un nome per tutti: Edison). Tutti i precedenti governi avevano ignorato o tollerato lo sconcio. Che è invece stato (almeno) bloccato dall’attuale maggioranza con l’art. 15, n. 1, lettera f della legge 62/2005, che proibisce il rinnovo delle “convenzioni per fonti assimilate”. Esse sono quindicennali, decorrenti dal 1992 e scadranno quindi nel 2007. Da allora in poi, il gettito delle componenti A3, che si aggira sui 2,5 miliardi di euro L’ANNO, sarà così disponibile per incentivi alle fonti rinnovabili, vere.
    L’attuale Ministro per le Attività Produttive, Scajola, ha cercato di “portarsi avanti” emanando il 28/07/05 e il 26/01/06 due decreti che hanno istituito finalmente anche in Italia il sovvenzionamento “in conto energia” dei generatori fotovoltaici. Un sistema di promozione grazie al quale la Germania è arrivata a essere prima al mondo nell’eolico e seconda solo al Giappone nel fotovoltaico. Due decreti certo bisognosi di migliorìe, ma che hanno l’innegabile pregio di esistere: gli operatori del settore li aspettavano da quasi vent’anni.

    A disposizione per ogni ulteriore chiarimento, ringrazio e porgo cordiali saluti.

    Leonardo Libero
    (direttore di “Energia dal Sole”)

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