E’ recente l’invio ai nati nel 2005 della lettera del presidente del Consiglio che annuncia il bonus di mille euro. La missiva è stata ampiamente pubblicizzata con spot televisivi e pagine intere sui quotidiani. Mentre Romano Prodi promette, in caso di vittoria, 2.500 euro a bambino. Ci siamo già occupati dei limiti di questa misura una tantum per le famiglie. Ora torniamo sull’argomento, ma lo facciamo con tono “semiserio”, anche per stemperare i toni accesi della campagna elettorale, provando a immaginare la possibile risposta di un neonato ai leader delle due coalizioni.

Caro Silvio,

non sai quanto sono stato felice di ricevere la tua lettera. Quando è arrivata il mio papà è corso subito a farmela vedere. Era molto orgoglioso, il mio papà: sai, lui ti ha votato nel 2001, ma prima di questa lettera era un po’ incerto se votarti ancora alle prossime elezioni.

Pensa, sull’onda dell’entusiasmo elettorale, nel primo anno del tuo Governo la mamma è rimasta incinta del mio fratellino più grande. I miei genitori hanno allora subito deciso di sposarsi anche se il papà era in cassa integrazione e la mamma faceva solo qualche lavoretto occasionale in nero. E comunque oramai lui aveva 34 anni e mia madre ne aveva 28 e le statistiche Istat dicevano che avevano superato la media e che quindi dovevano cominciare a darsi da fare, anche perché in Italia arrivano pochi bambini e quindi bisogna che le mamme e i papà si impegnino per convincerli ad arrivare. (1)

Il papà ha detto alla mamma che tu, Silvio, avresti aggiustato l’Italia, perché l’Italia non stava tanto bene. Anche prima di nascere me l’avevano detto. Là, nella camera d’attesa dei bambini che devono nascere, ho fatto amicizia con un bambino che stava per diventare figlio di un giornalista dell’Economist. Un po’ mi prendeva in giro perché diceva che sarei andato in un paese che nessuno riusciva a governare bene e che rischiava di andare a rotoli. E poi girava la voce che in Italia quelli che governano non vogliono tanto bene ai bambini e che le famiglie con figli piccoli sono quelle più povere. Tanto che alcuni di noi che dovevano nascere in Italia, volevano fare sciopero e organizzare girotondi per chiedere di cambiare destinazione. Però è arrivata anche una voce che diceva che in compenso, i genitori italiani vogliono tanto bene ai bambini e fanno tutto per loro. Ma poi c’è stato quel fattaccio di Cogne…

Insomma, in quella sala d’aspetto i bambini che dovevano nascere in Italia erano un po’ più confusi degli altri, perché non capivano bene cosa aspettarsi.

Per fortuna, si trattava solo della solita propaganda disfattista della sinistra, subito smentita dai fatti. E ora eccomi qua, sono nato da poco più di sei mesi e mi trovo già con mille euro in tasca e una lettera del presidente del Consiglio che mi augura tante belle cose e mi manda un grosso bacio.

Certo i soldi sono pochi. Sul come spenderli, poi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Due mesi scarsi di mutuo per la casa, oppure qualche mese di asilo nido (speriamo che mi prendano), oppure vestiti, cibo e scorta di pannolini. Alla fine, visto che in qualunque modo li avessimo spesi sarebbero finiti subito, il mio papà ha suggerito di comperare un televisore al plasma. Il fatto è che gli era rimasta la voglia ancora da Natale, quando i nostri vicini, una coppia senza figli, erano riusciti a comprarselo e noi no. Del resto, gli sembrava poco rispettoso, al papà, spendere quei soldi in pannolini. I pannolini fanno una brutta fine e nessuno se li ricorda più. Vuoi mettere invece un bel televisore, che poi possiamo dire a tutti: “questo ce l’ha comprato il nonno Silvio”? È un televisore magico, perché da quando l’abbiamo comprato (a inizio febbraio) su qualsiasi canale che mettiamo appari tu. Il televisore è così grande che sembra quasi che il presidente del Consiglio entri in casa nostra e venga a sedersi a tavola con noi.

Certo, la mamma non è contentissima. Passato l’entusiasmo dei primi giorni, rimangono i grossi problemi della nostra famiglia. Sai, con due bambini piccoli e un solo stipendio è davvero dura. La mamma vorrebbe un lavoro vero. Qui al Sud, è difficile, e ancora più difficile se hai figli piccoli. La mamma dice sempre che sua sorella che vive in Francia ha tre figli, ma se la passa meglio. Più asili nido e più efficienti, più soldi alle famiglie dallo Stato, un lavoro ben pagato con orario flessibile. Non so se è vero. Però, dico io, almeno la prossima volta che vengono a trovarci i cuginetti supponenti d’oltralpe gli faccio vedere la tua lettera (ora incorniciata nella mia cameretta) e il televisore al plasma, e son certo che creperanno di invidia.

Grazie Silvio, e in bocca al lupo per le prossime elezioni!

 

P.s.

Per par condicio mi rivolgo anche a lei, signor Romano Prodi. È appena giunta voce che se lei vince darà 2.500 euro ai bambini fino ai tre anni. È vero? Sarebbe bello, ma dove li troverà tutti quei soldi? Non è che lei e Silvio state giocando in questo periodo a chi la spara più grossa? Mio padre dice che non si fida. Per convincerlo, io che sono il ritratto dell’ingenuità, ho un suggerimento da darle. Perché non ci manda anche lei, adesso, una bella letterina nella quale ci assicura personalmente che in caso di vittoria manterrà la promessa, magari anche senza bacione finale? Lo so, direbbero che è una trovata da campagna elettorale, ma sarebbe anche un solenne impegno con ciascuno di noi, difficile poi da disattendere una volta al Governo. Passare da promesse vaghe e campate in aria a impegni concreti e vincolanti sarebbe un modo di portare un po’ di serietà in campagna elettorale, in attesa della “serietà al governo”. Non crede?

In bocca al lupo anche a lei per le prossime elezioni!

E che Dio ce la mandi buona.

 

 (1) www.demo.istat.it

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