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Identikit dell’Agenzia per la ricerca scientifica

L’Italia spende in ricerca la metà della media dei paesi europei. Ma non solo le risorse sono poche, sono anche mal gestite. Per questo sarebbe bene istitutire una Agenzia per la ricerca scientifica. Con il compito di essere un elemento di stimolo, di rinnovamento e di qualificazione della ricerca scientifica italiana. Dovrebbe essere una struttura agile e organizzata con modalità multidisciplinari. I progetti di ricerca prescelti dovrebbero essere finanziati per il loro effettivo costo, evitando finanziamenti a pioggia. E valutati anche in itinere.

In attesa che l’Europa abbia forza, coraggio e buon senso per mettere insieme tutte le risorse umane ed economiche disponibili per un reale progetto comune di ricerca scientifica, diventa sempre più urgente stabilire come il nostro paese possa gestire al meglio le sue. Ciò è tanto più vero considerando che a livello dell’Unione e del Parlamento europei sta prendendo forza l’idea di realizzare una Agenzia europea per la ricerca. L’avvio dell’European Research Council per la ricerca di base costituisce una novità positiva importante.

Pochi soldi e spesi male

La ricerca in Italia è particolarmente svantaggiata rispetto agli altri paesi europei: non c’è classifica, con i parametri più diversi per verificarne il livello quantitativo e qualitativo, che non ci veda relegati agli ultimi posti. Fra l’altro, la situazione tende a peggiorare perché recentemente nella valutazione delle citazioni dei lavori scientifici l’Italia è stata superata anche dall’Austria. A confermare tutto ciò, basteranno due soli dati: l’Italia spende circa l’uno per cento del Pil, mentre la media dei paesi europei è intorno al due per cento; per ogni mille lavoratori l’Italia conta 2,7 ricercatori, mentre la media dei paesi europei è di 5,1.
Non solo le nostre risorse sono insufficienti, ma sono anche mal gestite e disperse fra molti enti, senza che vi sia alcun collegamento e programmazione. Ad esempio, al ministero dell’Istruzione, non è ben definito quale sia il bilancio per la ricerca: spesso esiste una sovrapposizione con la spesa universitaria e risulta perciò poco chiara la attribuzione alla didattica rispetto alla ricerca. La salomonica divisione della spesa al 50 per cento fra università (didattica) e ricerca non ha alcun fondamento e sarebbe molto difficile da documentare. Fondi per ricerca esistono tradizionalmente anche in altri ministeri (Agricoltura, Salute, Difesa, Industria e Ambiente) e più recentemente attribuzioni vengono effettuate dal ministero dell’Innovazione. Inoltre, organismi come il Cnr (oggi meno che in passato), le Regioni e l’Agenzia italiana per il farmaco finanziano progetti di ricerca. Tutto ciò crea frammentazione, spese di gestione multiple, duplicazioni di progetti, finanziamenti a pioggia e in definitiva una cattiva utilizzazione delle esigue risorse disponibili.

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Come dovrebbe essere l’Agenzia

Per migliorare la situazione, è nata la proposta di istituire la Agenzia italiana per la ricerca scientifica (Airs) con l’obiettivo principale di raggruppare e gestire tutte le risorse pubbliche disponibili per la ricerca, in stretto contatto con l’Agenzia europea per la ricerca.
Si deve trattare di una struttura agile e flessibile che utilizzi le regole normalmente in vigore presso analoghe agenzie europee e americane, e organizzata con modalità multidisciplinari per toccare i grandi problemi della società. Tale suddivisione potrebbe includere: ambiente, comunicazione, materiali avanzati, farmaceutica, biotecnologie, biomedicina, astronomia, eccetera. Ogni sezione dovrebbe disporre di una segreteria scientifica e di un piccolo gruppo multidisciplinare di consulenti.
La selezione del personale dovrebbe essere realizzata, sulla base di profili professionali predeterminati, da parte di un’agenzia specializzata. La scelta dei consulenti dovrebbe essere effettuata da un gruppo di “saggi”, italiani e stranieri, con passato di ricerca.
L’insieme delle proposte di ricerca dovrebbe permettere di stabilire un programma triennale scorrevole, in modo da non determinare soluzioni di continuità nei finanziamenti. All’interno di ogni sezione si dovrebbero articolare ricerche a lungo termine (ricerche di base) e ricerche a medio-lungo termine (ricerche finalizzate). Queste ultime dovrebbero avere un forte collegamento con le attività industriali. Sulla base dei programmi triennali e delle disponibilità economiche, si disporrà il bilancio triennale, non necessariamente articolato su base annuale. La suddivisione delle risorse per i diversi settori dovrebbe avvenire “a posteriori” in virtù della qualità delle proposte presentate.
I compiti dell’Airs possono essere così riassunti:

a) Valutazione e finanziamento di progetti spontanei proposti dai ricercatori con programmi dedicati mirati a sostenere i giovani ricercatori (sotto i 35 anni). Un’agenzia normale finanzia in tutta la carriera scientifica, con programmi specifici per giovani.
b) Borse di studio (comprendenti le spese generali e correnti) per la formazione di giovani ricercatori da collocare presso istituzioni scientifiche accreditate.
c) Gestione di brevi soggiorni presso istituzioni italiane o straniere per apprendere nuove tecnologie.
d) Sostegno a progetti finalizzati comprendenti più gruppi accademici e industriali.
e) Coordinamento e sostegno delle proposte di ricerca presentate in sede europea.
f) Incentivazione della presenza di ricercatori stranieri per attività di formazione e di collaborazione, con il fine di internazionalizzare gli ambienti italiani di ricerca.
g) Distribuzione delle informazioni relative a fonti di finanziamento da parte di istituzioni italiani e straniere.

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Compito dell’Airs sarà anche quello di preparare in tempi adeguati (ad esempio su base biennale) lo stato di avanzamento della ricerca scientifica italiana. Le valutazioni dei progetti di ricerca dovranno essere fatte su base meritocratica, coinvolgendo referee stranieri. I progetti di ricerca prescelti dovranno essere finanziati per il loro effettivo costo evitando finanziamenti a pioggia.
L’Airs privilegerà i controlli “in itinere” e a “posteriori”, verificando i risultati ottenuti e la congruità delle spese sostenute.
La costituzione dell’Airs può perciò rappresentare un elemento di stimolo, di rinnovamento e di qualificazione della ricerca scientifica italiana.

*www.gruppo2003.org/cv/cv-garattini.pdf
**http://www.gruppo2003.org/

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  1. Alessandro Figà-Talamanca

    Trovo interessante che lo “identikit” di questa nuova agenzia sia così simile alla struttura del CNR delineata dalla riforma del 1963 e dai regolamenti del 1967. Dopo tanta acqua passata sotto i ponti non converrebbe allora liquidare il CNR?
    Su un piano più realistico penso che il primo passo per la razionalizzazione del sistema ricerca sia la creazione di un’unica agenzia che finanzi e controlli tutta la ricerca biomedica, in analogia a quanto avviene negli SU attraverso lo NIH. Non ha proprio senso che le ricerche di base in altre discipline competino per le risorse con le uniche ricerche che interessano l’opinine pubblica, e che nel linguaggio comune sono le sole a meritare la qualificazione di “ricerca scientifica”.

  2. P. De Simone

    Credo che la situazione della Ricerca è un po’ più grave e necessita di una cura forte. Ho vissuto all’estero e lì le cose funzionano diversamente. Prima di istituire l’ennesima Agenzia macchinetta-mangiasoldi bisognerebbe licenziare tutti i ricercatori professori. Il rasoio di Occam. Si riparte da zero. Ho fatto il borsista al CNR e sono scappato da una realtà oltre il Codice Penale. Le università debbono camminare sulle loro gambe. Poi, ma solo poi, si potrà cominciare a pensare alle Agenzie.

    Grazie

  3. Mario Strada

    Ai criteri di finanziamento per singolo progetto di ricerca ne aggiungerei uno apparentemente strano: una quota relativamente limitata dell’intero budget disponibile (per es. 10/15%) dovrebbe andare a progetti che si presentano come particolarmente innovativi (e rischiosi) per cio’ stesso difficili da valutare ex ante. Ovviamente si affiderebbe la valutazione di merito alle stesse persone che valutano anche il resto del budget. Il punto e’ che tra i progetti definibili particolarmente innovativi vi possa essere un’idea di base del tutto nuova, che esula da qualsiasi valutazione corrente. Il rischio dei fallimenti ex post tende ovviamente a salire, ma anche il possibile ritorno in termini di innovazione radicale. Il risultato dovrebbe essere sottoposto a verifiche periodiche (per es. ogni tre anni) per verificare gli effetti pratici.

  4. Raffaele Vitolo

    E’ vero che l’Italia spende poco per la ricerca. Ma io vorrei chiedere all’Autore dell’articolo quale sia la percentuale degli investimenti statali e quale quella degli investimenti privati, sia in Italia sia nei Paesi coi quali ci confrontiamo. Infatti io sospetto fortemente che lo squilibrio negli investimenti in ricerca sia dovuto al fatto che in altri Paesi industrializzati le industrie investano enormemente di piu’ in ricerca rispetto alle industrie italiane. D’altronde, finora, per fare scarpe e divani non e’ che ci sia stato molto bisogno di ricerca applicata. Potremo continuare cosi’? Probabilmente no, quindi chiunque ci governera’ dovra’ tenerne conto nella sua politica.

  5. Cicciotto Cartoferro

    Da dottorando in fase “terminale” direi proprio che queste discussioni hanno un grande pregio. E un grande difetto. Il pregio è quello di dare un grande contributo in termini di riflessione su temi fondamentali. Il difetto è che restano fra di noi. La questione di una centrale organizzativa della ricerca, è a mio avviso, secondaria rispetto a quella di:
    1) Metodo di insegnamento universitario e preuniv. in Italia che deve essere meno additivo e coinvolgere di più gli studenti.
    2) Pensionamento forzoso (max 66 anni) per i baroni e baronesse alia professori ordinari e associati che a stento parlano la nostra lingua
    3) ulteriore riduzione dei fondi che porterebbe ad una razionalizzazione delle risorse allontanando falchi et al che mangiano a sbafo.
    4) Carta igienica nelle tolette degli atenei al di sotto della linea del Voltorno (cronica assenza di carta igienica porta a innervosimento generale della popolazione studentesca maschile; quella femminile ha i fazzolettini) quindi meno concentrazione meno risultati.
    L’agenzia verrebbe dopo.
    5) Dispallicazione della legge sul rientro dei cervelli. Tanto tornano quelli che stanno “ammanicati” i ricercatori seri sono appunto seri e si identificano con l’istituzione che li ha accolti. Insomma legge sul rientro uguale amici di amici chiamano amici a “un posto al sole”.
    Intanto ringranzio tutti. Emigro in Egitto a fare la guida turistica. Col dottorato in…..

  6. Franco Miglietta

    Perchè, più semplicemente, non attribuire la responsabilità dell’Agenzia al Cnr ? In fondo l’ente ha, nella sede romana, personale amministrativo in abbondanza e facilmente riqualificabile, spazio e strutture organizzative, capacità dirigenziali collaudate. Gli mancano, invece, un vertice autorevole capace di impegnarsi su un problema così socialmente rilevante come quello dell’Agenzia Nazionale per la Ricerca, un po’ sullo stile NSF o Fondo Nazionale Svizzero.

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