L’evidenza empirica suggerisce che l’incidenza del debito commerciale sull’indebitamento complessivo delle imprese è più elevata dove la congestione degli uffici giudiziari è maggiore e i procedimenti civili più lunghi. Ma determinante è il grado di affidabilità creditizia dei debitori. Per le imprese mediamente rischiose, il funzionamento della giustizia civile influisce in misura significativa sul comportamento dei finanziatori, perché contribuisce a determinare la quota di credito effettivamente recuperabile in caso di insolvenza.

La qualità delle leggi e il funzionamento della giustizia civile incidono sullo sviluppo dei mercati finanziari. Numerosi confronti internazionali hanno ormai mostrato chiaramente come entrambi gli aspetti contribuiscano a determinare la dimensione e lo spessore dei mercati azionari e obbligazionari nei vari paesi e il loro sviluppo relativo rispetto al mercato bancario. Meno indagata è invece l’influenza sulla diffusione del credito commerciale, ovvero, il credito che nasce dalla “dilazione” che un fornitore concede all’acquirente, consentendo che il pagamento della merce venga effettuato entro un certo periodo (tipicamente 30, 60 o 90 giorni) dall’emissione della fattura.

Il vantaggio del creditore commerciale

Il funzionamento della giustizia civile incide sulla diffusione delle dilazioni di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese per due motivi. In primo luogo, l’autorità giudiziaria ha il compito di far rispettare le norme, tutelando gli interessi dei soggetti che instaurano rapporti di natura contrattuale. In secondo luogo, contratti di finanziamento alternativi presentano un diverso grado di autotutela. Quanto più il contratto di finanziamento gode di meccanismi di protezione intrinseci, tanto minore sarà la necessità per il finanziatore di ricorrere all’amministrazione giudiziaria per ottenere il rispetto dei termini di pagamento da parte del debitore.
Il creditore commerciale ha un vantaggio nell’autotutela rispetto ad altri finanziatori, in primo luogo rispetto ai creditori bancari. Il vantaggio dei fornitori non sta tanto nella capacità di recupero del credito quando si verifichino situazioni di insolvenza del debitore, quanto nel potere di enforcement quando il debitore è solvibile. La maggiore capacità di far rispettare i termini contrattuali scaturisce dalla limitata entità degli importi, dai brevi tempi di dilazione e dalla sanzione che i fornitori possono imporre in caso di inadempimento del debitore (la sospensione della fornitura della merce). Ma scaturisce anche dalla natura del finanziamento: al contrario degli altri finanziatori, i fornitori “prestano” input specifici, non denaro. Poiché materie prime e beni intermedi hanno una fungibilità decisamente inferiore rispetto a quella della moneta, i fornitori corrono meno rischi degli investitori finanziari che i clienti utilizzino per fini impropri le risorse ottenute . Se questa ipotesi è vera, la diffusione del credito commerciale, relativamente a quello bancario, dovrebbe risultare maggiore in ambienti dove le tutele giuridiche sono inferiori.

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Il caso dell’Italia

È interessante chiedersi quale relazione c’è tra il funzionamento della giustizia civile e il ricorso delle imprese alle dilazioni di pagamento in Italia. Nei bilanci delle imprese italiane l’importo dei debiti verso i fornitori supera quello del debito a breve termine verso le banche.
Inoltre, le statistiche disponibili mostrano come l’Italia si caratterizzi per un’accentuata lentezza del processo civile e per un’elevata variabilità nell’efficienza degli uffici giudiziari. Ampie sono le differenze territoriali per quanto concerne la capacità di smaltimento del carico di lavoro e i tempi per la definizione delle controversie presso gli uffici giudiziari (nella fattispecie, i circondari di tribunale). Se, ad esempio, misuriamo il livello di congestione di ciascun circondario (nel primo grado di giudizio) in termini di rapporto tra la quantità dei procedimenti pendenti e il numero di quelli che ogni anno vengono conclusi, le statistiche giudiziarie Istat mostrano che alla fine del 1998 l’indice variava da 0,4 nel circondario più efficiente (Crema) a 12,9 in quello dal livello di congestione più elevato (Messina).
Limitando l’analisi alle imprese manifatturiere e isolando l’effetto della giustizia da altri fattori rilevanti per il ricorso alle dilazioni di pagamento (caratteristiche individuali di impresa, struttura dei sistemi creditizio e industriale, e così via), si riscontra effettivamente che il funzionamento della giustizia civile incide sulle scelte finanziarie. In particolare, l’evidenza empirica suggerisce che dove la capacità di far rispettare le norme è inferiore, perché la congestione degli uffici giudiziari è maggiore e i procedimenti civili sono più lunghi, l’incidenza del debito commerciale sull’indebitamento complessivo è più elevata.
Come era ragionevole attendersi, la relazione tra funzionamento della giustizia e ricorso alle dilazioni di pagamento dipende dal grado di affidabilità creditizia dei debitori.
In particolare, quando le imprese sono molto solide finanziariamente, l’accesso al credito non è influenzato dal funzionamento della giustizia, poiché la probabilità di dover ricorrere alle procedure giudiziarie è comunque molto bassa. Analogamente, quando le imprese vengono ritenute estremamente fragili, le difficoltà di accesso al credito prescindono dal grado di tutela dei creditori. Per le imprese mediamente rischiose, invece, il funzionamento della giustizia civile influisce in misura significativa sul comportamento dei finanziatori, perché contribuisce a determinare la quota di credito effettivamente recuperabile in caso di insolvenza. Difficoltà nello smaltimento del carico di lavoro e tempi lunghi per la definizione delle controversie presso gli uffici giudiziari, infatti, possono ridimensionare, se non annullare, il valore di mercato di determinate tipologie di beni del debitore insolvente (ad esempio apparecchiature tecnologiche, impianti, macchinari, eccetera), imponendo ulteriori costi ai creditori.

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Per saperne di più

Carmignani, A. (2004), Funzionamento della giustizia civile e struttura finanziaria delle imprese: il ruolo del credito commerciale, Banca d’Italia, Temi di discussione, n. 497.
Burkart, M. e T. Ellingsen (2004), In-kind finance: A Theory of Trade Credit, in “American Economic Review”, vol. 94, n. 3, pp. 569-90.
Cannari, L., Chiri, S. e M. Omiccioli (2005), Imprese o intermediari?, Bologna, il Mulino.

* Economista al Servizio Studi della Banca d’Italia. Le opinioni qui espresse sono esclusiva responsabilità dell’autore e non impegnano in alcun modo la Banca d’Italia.

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