Cosa ha detto la stampa

Il barbiere della Sera, 27 Ottobre 2004

Prendete 20 economisti, accademici, collaboratori di importanti giornali e riviste, membri attivi di istituti di ricerca. Pensereste che siano abbastanza impegnati, no? E invece no. Essi, prova provata che il mito dell’accademico esangue è totalmente infondato, con slancio atletico hanno aggiunto un altro impegno alla lista di quelli che già arricchiscono i loro rispettivi curriculum: hanno fondato un sito Internet, www.lavoce.info …
Il sito, nato il 4 luglio 2002 come l’indipendenza americana, raccoglie approfondimenti, commenti, informazioni, su una molteplicità di temi economici, dai più rarefatti ai più terreni ed è diventato sicuramente luogo di transito internettistico di chi, per dovere professionale, è interessato a questi argomenti. Insomma, per dirla in altre parole, è un sito un po’ noioso ma utile per giornalisti in cerca di documentazione.
Perché
gli eroici docenti abbiano deciso di dedicarsi anche alla rete, quali i loro obiettivi, quali le ragioni del nome che si sono dati, tutto questo lo spiegano egregiamente loro stessi (…)
Si tratta di una iniziativa promossa da Tito Boeri, definito da Bordignon il “Thomas Jefferson del sito” per la coincidenza del 4 luglio, che si regge sul contributo volontario e non retribuito dei redattori stabili e di un certo numero di occasionali. “Ciascun redattore ha le sue materie di competenza, ogni tanto prepara un numero speciale e in questo caso ne cura l’organizzazione”, afferma Bordignon, e Boeri coordina.
Tutto sommato le critiche a questa Accademia, così organizzata, non sono molte: alcuni dicono che nel complesso il sito sia “di parte”.
Ma, come dice Bordignon “con tutta la buona volontà è difficile non essere critici sulle politiche economiche di questo Governo”. E poi, il punto è: perché chi è di diverso parere non lo esprime? Questo il ragionamento di Bordignon, che cita solo pochi casi, molto pochi, uno o forse due, di risposte “autorevoli” a loro pezzi ritenuti eccessivamente severi con il Governo.
I lettori sono comunque molti: Bordignon afferma che i titoli e i sommari degli articoli sono scorsi da decine di migliaia persone, anche se però poi naturalmente non tutti leggono il pezzo.
Si è parlato vagamente di una possibile evoluzione in un giornale, ma in questo caso più degli ostacoli pratici tipici dei comuni mortali, tipo trovare l’editore, frenano l’iniziativa le remore sui principi, ad esempio che con un editore si perde libertà, caso questo forse già sperimentato dai molti di loro che scrivono sui giornali.
Conclusione: è veramente tutto preciso e puntino come sembra. Non per niente, a scorrere le biografie dei magnifici 20 si scopre subito che chi più chi meno, quasi tutti hanno avuto a che fare con la London Schools of Economics. E’ tutto very, very British.
Antonia Rocco

Il Manifesto, 9 Gennaio 2005

Tutto ciò che è fisicamente stampato ha un peso maggiore di ciò che scorre esclusivamente sul web e viene percepito come fluido ed effimero. Sono davvero pochi i casi di testate solo on line che riscono a pesare nella sfera pubblica anche quando contenuti e idee importanti: forse l’unico in Italia è il sito www.lavoce.info, sito di economisti animato da Tito Boeri e che ormai viene persino citato negli editorialisti del Corriere della Sera.
Franco Carlini

Il Corriere della Sera, 23 Marzo 2005

L’Europa dei governi si allinea. Quella degli economisti invece lancia un appello contro Paul Wolfowitz. Certo è difficile che Davide batta Golia, ed è improbabile che professori come Richard Portes, Charles Wyploz o Francesco Giavazzi fermino il trasloco di Wolfowitz dal Pentagono alla più importante istituzione per lo sviluppo. Ma l’appello per selezionare con più trasparenza le cariche multilaterali non passerà inosservato perché ha un marchio di fabbrica. L’impronta è quella del sito di dibattiti la voce.info: “Un esempio”, rivendica il fondatore Tito Boeri, docente della Bocconi, “che anche in Italia si fa innovazione”. La voce.info in effetti brucia le tappe. Nel Marzo 2002 Tito Boeri ha l’idea di un sito di dibattito per gli economisti. A luglio di quell’anno lavoce è realtà e il febbraio, passa l’asticella delle 50mila pagine scaricate da internet. Un gran numero di cervelli italiani in fuga, banchieri a Londra o burocrati a Bruxelles lo seguono voracemente. I quotidiani in Italia ne ripropongono i commenti e altrove fioccano le imitazioni. Negli Usa il nobel Joseph Stiglitz ha fondato “the economist voice”; il tedesco Daniel Gros pensa a una “vox Frankfurtensis” e Jean Pisany-Ferry in Francia pensa a una edizione, così come Portes a Londra. “Abbiamo colmato un vuoto” dice Tito Boeri, che manda avanti il sito con i contributi dei lettori (mai più di 5mila euro per evitare condizionamenti). Più difficile da capire se questo vuoto riguarda tutti i paesi avanzati o in particolare il dibattito italiano. “Vogliamo essere obiettivi e in Italia è difficile – proclama il manifesto de lavoce.info – si applica la par condicio anche a chi usa le proprie competenze per appurare la verità”. In poche parole, ammette Boeri, c’è forse l’imperialismo degli economisti, che leggono l’intera realtà con i loro modelli. Si sente anche la voglia di tanti tecnici di fare “i cani da guardia”. Dei poteri e dei mezzi di comunicazione tradizionali.
Federico Fubini

Specchio, 23 Aprile 2005

(…) E’ in quelle piccole stanze che da un gruppo di colleghi e amici è nato il primo sito d’informazione economica in lingua italiana su Internet. In pochi anni un successo: 3.400 visitatori al giorno, un aggiornamento del sito alla settimana con lettera di avviso distribuita ai 20.300 iscritti per e-mail, due o tre messe a punto parziali infrasettimanali. Dunque per ogni uscita si arriva circa a 24 mila lettori con picchi d’attenzione come per esempio vicino al momento della legge finanziaria o sulle pensioni, cui va il primo posto dell’articolo più letto con 87.279 contatti. E sono 50 mila le pagine scaricate quotidianamente, il che significa che il lettore medio di www.lavoce.info rimane sul sito per ben più di qualche minuto.
“L’idea è nata perché trovavamo che ci fosse un serio problema d’informazione economica nel nostro Paese”, racconta Boeri, uno dei fondatori. “Venivo da una collaborazione con Il Sole 24 Ore e avevo provato come fosse difficile quel mondo. Vedevo persone della mia professione volenterose di esprimersi nel dibattito economico con competenza senza che le tesi sostenute venissero lette con una lente politica di quella o dell’altra parte. Poi in Italia non c’è un vero watch-dog, cioè un cane da guardia che all’inglese vigili su ogni atto del governo. Noi ci siamo ispirati al settimanale liberale The Economist ma costruendo qualcosa senza precedenti”. E in effetti anche a sfogliare le pagine di Internet in lingua inglese ci sono ben pochi esempi simili all’invenzione dei professori italiani. Esiste The Economist Voice diretta dal premio Nobel Joseph Stiglitz della Columbia University di New York, ma ha un taglio differente: lunghi saggi poco utilizzati dalla stampa, dunque chiuso alla schiera degli economisti. “Mentre invece il nostro tentativo è stato quello di non costituire una nicchia isolata: vogliamo essere di supporto al giornalismo economico e allo stesso tempo cercare di incontrare il lettore comune”, puntualizza Boeri.
“I nostri articoli”, rivela Boeri, “sono ripresi continuamente dalla stampa, letti sempre dai giornalisti, anche se spesso non citati nella realizzazione dei servizi”. Tanto che in Germania e in Francia si sta lavorando a iniziative simili e al Cepr (Center for Economic and Political Research) di Londra è venuta da poco un’idea: creare The European Voice, coordinamento di siti nazionali di informazione economica a livello europeo. “I miei amici si connettono tutti a www.lavoce.info e non sono giornalisti”, si diverte Roberto Perotti, alla Bocconi dopo anni negli Stati Uniti. “Vogliamo essere un mezzo tecnico per tutti, che presenti fatti e dati sottostanti a determinati problemi, invece qualche volta ho l’impressione che sia percepita a Roma come una Voce della sinistra. Ma non è corretto. Sicuramente non è l’intento. Penso che lavoce sia naturalmente attenta al governo, perchè controlla le cose che si fanno, dunque non l’opposizione. La cartina di tornasole della nostra imparzialità l’avremo se e quando ci sarà un governo di centrosinistra”. (….)
Francesco Rigatelli

New Politics, numero 2, maggio 2005

… quel controcanto economico ormai affermatosi che risponde al nome de lavoce.info. Quest’ultima è la più riuscita operazione di comunicazione tecnico-scientifica dell’ultimo triennio, ma a dirla tutta i meritati elogi che riscuote fallano solo su un punto: la dichiarata equidistanza dalla politica,visto che basta aprire il sito per trovare messi di scuoiature dei provvedimenti governativi, dal tono e piglio a volte non proprio accademico.
Oscar Giannino

Panorama, 3 Giugno 2005

…la sede del sito la voce.info è in una stanzetta dell’Università Bocconi di Milano, più nota come ufficio del Professor Boeri, docente di economia del lavoro, fondatore del sito e coordinatore a tempo pieno del gruppo di 22 economisti che lo animano con i loro interventi (…) Ai convegni promossi dalla fondazione De Benedetti sui temi economici di attualità partecipano di volta in volta alcuni dei 22 economisti che sul sito hanno tanto di foto e nota biografica accademica. Questo ha indotto alcuni a ipotizzare che sia l’ingegnere De Benedetti a pagare i costi del sito internet o quelli delle analisi economiche che vi compaiono a getto continuo. Ipostesi respinta dai promotori del sito, che si vanta di campare dei contributi economici inviati dai visitatori-sostenitori, elencato con nome e cognome e tanto di contributo versato.
(…) gli economisti interpellati da panorama, sia della Bocconi, sia di altre università ne sono convinti. “con la voce.info si è costituita una cordata di potere a tutti i livelli” sostiene un docente che ha seguito dall’inizio la crescita del sito. ” A livello accademico cercano di influenzare l’assegnazione delle cattedre. Sul piano mediatico hanno occupato le tribune più importante, dai maggiori quotidiani alle trasmissioni tv come Ballarò. E sul versante politico sono riusciti a presentarsi come gli economisti preferiti dall’Ulivo: per sapere cosa pensano in economia a sinistra orami è inutile cercare gli editoriali dell’Unità, bisogna cliccare lavoce.info”.

Il velino, 22 giugno 2005

“Una pillola avvelenata”, “un testo comunista”, chi ha avuto l’occasione di vedere “il Dpef secondo Pietro Garibaldi e la compagnia di economisti del sito lavoce.info” definisce il testo con queste parole. Il 23 maggio la redazione della lavoce.info, capitanata da Tito Boeri professore della Bocconi e animata da economisti rigorosamente di simpatie uliviste, aveva firmato un appello rivolto al ministro dell’Economia Domenico Siniscalco a riflettere. (….) Un appello che qualcuno con un eccesso di malizia suggerisce che sia stato concordato con lo stesso inquilino di via XX Settembre, preoccupato dal ritorno sulla scena del vicepremier Giulio Tremonti. Oggi è la volta del Dpef. Il Documento di programmazione economica e finanziaria elaborato dagli economisti de lavoce.info si configura come una manovra-bis con tanto di tasse. Il punto è che il primo ispiratore di questo Dpef virtuale sarebbe quel Pietro Garibaldi che, a quanto si apprende dallo stesso sito, “è in aspettativa dalla redazione de lavoce.info poiché coinvolto in un incarico istituzionale legato all’attività di governo”. (…)

L’Unità, 3 luglio 2005

Il sito internet lavoce.info, osservatorio privilegiato sui temi di politica economica che già nel nome richiama l’esperienza di informazione indipendente che fu di Giuseppe Prezzolini e di Indro Montanelli, domani festeggia il suo terzo anno di attività. Una ricorrenza che merita attenzione perchè lavoce.info è riuscito in questo periodo a rappresentare un importante spazio di dibattito su temi sociali complessi, seguendo un rigoroso metodo di analisi che non ha risparmiato critiche dure quanto puntuali alle scelte di politica economica del governo. (…)

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