L’esame del provvedimento su tutela del risparmio e riforma dei mercati finanziari è in stallo, anche perché si è dissolto il metodo bipartisan che ne aveva accompagnato l’avvio. Ma una soluzione può essere proprio nel nostro assetto bicamerale e nella complessità della legge. Può infatti essere suddivisa in due corpi normativi distinti: uno con valenza di mercato, l’altro con valenza istituzionale. A ciascuna camera si potrebbe allora affidare l’esame di una delle due parti, da svolgersi negli stessi tempi.

Dopo una lunga e approfondita indagine conoscitiva sulla tutela del risparmio, originata anche dalle vicende Cirio e Parmalat, che ha parimenti coinvolto il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati, i relatori delle commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive) della Camera hanno elaborato e depositato con metodo bipartisan: 1) in data 6 aprile, considerate le diverse proposte avanzate, un testo unificato in forma di articolato da sottoporre a una prima valutazione informale delle forze politiche; 2) in data 4 maggio, un nuovo testo unificato che teneva conto di quanto emerso in sede di esame preliminare anche da parte di altri soggetti.

C’era una volta il metodo bipartisan

Da allora, il metodo bipartisan con cui si è affrontata la riforma dei mercati finanziari e il tema della tutela del risparmiatore pare si sia dissolto.
Sembra di capire che ogni “partisan” ritiene che la propria proposta debba essere condivisa dagli altri “partisan”, pena l’abbandono del metodo. Ne è seguito lo stallo del dibattito e dell’esame del provvedimento, con grave nocumento per il funzionamento dei mercati finanziari italiani che rimangono alla finestra in attesa della riforma.

Per non ricorrere sempre all’esempio americano dopo il caso Enron, è sufficiente ricordare che la seduta che, con spirito davvero bipartisan, portò all’approvazione dell’articolo 47 (allora 44) della nostra Costituzione, da parte dei padri costituenti (articolo oggi da tutti richiamato), si protrasse appena dalle ore 15 alle ore 18 del 19 maggio del 1947, quando la seduta venne sospesa per consentire di passare ad altro argomento. Il ritardo di oggi appare dunque del tutto incomprensibile, se non pensando a calcoli politici di breve periodo.

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Due corpi normativi

Come è noto, il testo unificato contiene molte norme che modificano la disciplina delle società per azioni (articoli 1-5); quelle in materia di conflitti di interesse, di circolazione delle attività finanziarie, di abusi di mercato (articoli 6-13); quelle in materia di revisori dei conti (articoli 14); quelle concernenti le autorità di vigilanza (articoli 15 – 59); quelle in materia di sanzioni penali e amministrative, compreso il falso in bilancio (articoli 67-69); quelle finali e transitorie riguardanti prevalentemente le autorità di vigilanza.

Si tratta perciò di un testo assai complesso che può essere a sua volta suddiviso in due corpi normativi logicamente distinti.
L’uno, basato prevalentemente su norme di diritto pubblico, riguarda l’attività e le competenze degli organi di vigilanza (gli articoli da 15 a 59 e parte delle norme transitorie); quando approvato svilupperà i suoi effetti sicuramente positivi nel medio e lungo periodo.
L’altro, basato prevalentemente su norme di diritto privato e dei mercati, è un corpo normativo inteso a dare da subito maggiore trasparenza e correttezza al funzionamento dei mercati finanziari.
Le domande cui si dovrebbe rispondere con spirito bipartisan sono allora almeno le seguenti: ai diversi soggetti che operano sui mercati finanziari (famiglie, imprese finanziarie e non finanziarie, intermediari) interessa maggiormente il riordino dei mercati o quello delle autorità di vigilanza? Oppure, ma qualche dubbio è ammesso al riguardo, il riordino dei primi è davvero così strettamente correlato al riordino delle seconde? Per quanto riguarda il metodo dell’esame parlamentare, non sarebbe più corretto disgiungere i due corpi normativi: uno con valenza di mercato, l’altro con valenza istituzionale?
È opinione di molti osservatori che il mercato al dettaglio dei corporate bond sia oggi praticamente inesistente per effetto degli scandali Cirio e Parmalat e che quasi nessun intermediario osi proporre alle famiglie la sottoscrizione di tali titoli, pena il vedersi graffiare la faccia.
Ma le imprese per crescere e svilupparsi non possono fare affidamento soltanto sul credito bancario, hanno anche un disperato bisogno di finanziare i loro investimenti con altre fonti come, appunto, i corporate bond. Vi è dunque l’urgenza che le norme a tutela dei mercati finanziari siano approvate nel breve periodo anche per consentire all’economia italiana di meglio agganciarsi alla ripresa economica.

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Le famiglie, dal canto loro, devono poter continuare a diversificare i propri portafogli con maggiore grado di sicurezza. L’industria italiana della finanza gestita rischia di essere spiazzata da quella proveniente da altri paesi comunitari.
L’esame separato dei due corpi normativi richiede anche l’abbandono dello spirito bipartisan? Sarebbe una iattura per provvedimenti che, seppure in tempi diversi, così profondamente possono incidere sui mercati finanziari e sulla loro capacità di sostenere lo sviluppo economico italiano.
Può allora soccorrere uno spirito bipartisan che sfrutti il nostro bicameralismo anche al fine di allontanare il sospetto che, lasciando scorrere il tempo, qualche “partisan” voglia approfittare delle insorte difficoltà per trarre vantaggi su altri “partisan”.
Si affidi dunque contemporaneamente un corpo normativo all’esame del Senato della Repubblica e l’altro corpo all’esame della Camera dei deputati.
Le due camere, ognuna con metodo appropriato alla parte di norme che le è stata affidata, potrebbero procedere con gli stessi tempi evitando così, in un rinnovato spirito bipartisan, che l’una si consideri ancella dell’altra.

 

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