Un elaborato meccanismo per rendere regolari i lavoratori senza permesso di soggiorno già presenti negli Stati Uniti. E per assumere nuovi stranieri, contrastando allo stesso tempo l’immigrazione clandestina. Favorevoli gli imprenditori americani e la comunità ispanica, più cauti i sindacati. Non sono però chiari tempi e modi per un eventuale passaggio dal visto temporaneo alla green card. Anche perché la proposta è l’ennesimo tentativo di compromesso tra due estremi: nessuna frontiera, da una parte, nessun immigrato, dall’altra.

Anche Bush ha un piano

Il 7 gennaio 2004, il presidente Bush ha illustrato un programma che dovrebbe permettere ai sei-otto milioni di stranieri irregolari che vivono negli Stati Uniti, ma hanno un lavoro, di diventare residenti temporanei regolari.
Come lavoratori ospiti, sarebbero liberi di viaggiare all’interno e fuori degli Usa, ottenere il numero della sicurezza sociale e la patente di guida e i loro datori di lavoro potrebbero richiedere per loro il visto di immigrazione.

I posti “rifiutati” dagli americani

Con la Fair and Secure Immigration Reform (Fsir), Bush vuole raggiungere l’obiettivo di “abbinare lavoratori stranieri a datori di lavoro statunitensi, quando nessun americano vuole accettare quei posti di lavoro”.
Un funzionario governativo ha fatto questo esempio: una persona lavora illegalmente in un Holiday Inn; l’albergo riconosce (molto probabilmente con una lettera o un affidavit rilasciato al lavoratore) che “la persona ha lavorato qui dalla tal data. Dopo la registrazione, questa persona è legale per i tre anni previsti dal programma”. Per diventare regolare, infatti, il lavoratore irregolare dovrebbe portare la lettera del suo datore di lavoro in un ufficio governativo, pagare una tassa di registrazione (tra i mille e i duemila dollari), e ricevere un visto di tre anni, rinnovabile.
Non è chiaro, però, come si possa passare dal “visto per lavoro” allo status di immigrato.

L’amministrazione Bush sottolinea che “non c’è nessun legame tra la partecipazione a questo programma e la green card (il visto per gli immigrati). (…) A programma concluso, il lavoratore deve tornare a casa”, a meno che il datore di lavoro non abbia richiesto per lui un visto di immigrazione.
Il numero di green card o visti di immigrazione a disposizione di datori di lavoro che non riescono a trovare lavoratori americani (attualmente 140mila per i lavoratori e le loro famiglie) dovrebbe crescere di un numero non ancora determinato, ma l’attesa per un visto di immigrazione resterebbe comunque lunga. Per esempio, se cinque milioni di lavoratori irregolari si registrassero e se il Governo rilasciasse ogni anno 100mila visti in più per l’immigrazione basata sul lavoro, ci vorrebbero cinquant’anni per trasformare in immigrati tutti i lavoratori temporanei.

Una borsa del lavoro

Il piano di Bush prevede anche un nuovo programma per lavoratori ospiti per “posti di lavoro generati dall’economia americana in crescita, ma che i cittadini americani non accettano”.
Il programma permetterebbe ai datori di lavoro statunitensi di pubblicizzare questi nuovi posti in un’apposita borsa del lavoro aperta su internet. Se nessun lavoratore americano risponde, l’imprenditore può rivolgersi all’estero per assumere lavoratori ospiti che otterrebbero visti triennali rinnovabili, come quelli rilasciati ai lavoratori irregolari già presenti sul territorio americano, senza pagare la tassa di registrazione: nei desideri dell’Amministrazione, si tratta di un deterrente contro l’immigrazione illegale.

L’Amministrazione sostiene anche che i lavoratori temporanei regolarizzati avrebbero un ulteriore incentivo a tornare nel loro paese di origine. Datori di lavoro e lavoratori dovrebbero infatti versare ciascuno il 7,5 per cento del salario alla sicurezza sociale: questi contributi si trasformerebbero in crediti nel sistema pensionistico del paese d’origine del lavoratore.
Così, se tra paese di origine e Stati Uniti esiste un accordo in tal senso, il periodo di lavoro svolto negli Usa andrebbe a incrementare la pensione del paese d’origine. Tuttavia, gli Stati Uniti inviano già normalmente gli assegni della sicurezza sociale ai lavoratori che ne hanno diritto e che si trovano all’estero. Poiché i benefici della sicurezza sociale americana sono di gran lunga maggiori di quelli previsti nella maggior parte dei paesi di origine, non è ben chiaro fino a che punto la promessa di crediti pensionistici trasferibili possa considerarsi un incentivo per il ritorno al proprio paese.

I favorevoli e gli scettici

Secondo molti osservatori, con la promessa di legalizzare gli stranieri irregolari e di aprire nuovi canali per l’immigrazione regolare, probabilmente Bush guadagnerà punti tra gli ispanici che chiedono una “politica dell’immigrazione più umana, sicura, ordinata, legale”.
Il presidente messicano, Vicente Fox, ha dichiarato che il piano di Bush è un primo passo verso “l’esplicito riconoscimento del valore di quei messicani che lavorano negli Stati Uniti”.

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La maggioranza degli imprenditori americani ha salutato con favore il piano che permette di legalizzare gli attuali lavoratori irregolari e che per il futuro apre una strada più semplice per assumere lavorati ospiti.
La posizione dei sindacati è cauta: sottolineano che il piano di Bush non indica salari minimi o una supervisione governativa per l’assunzione di lavoratori americani, rendendo così facile per gli imprenditori americani la ricerca di “lavoro a basso costo” all’estero, che potrebbe soppiantare la manodopera americana.
Le critiche si concentrano sul fatto che il visto di immigrazione potrebbe non essere disponibile prima che scada il permesso di lavoro temporaneo. Di conseguenza, è “più probabile che la proposta di Bush conduca alla partenza dei lavoratori irregolari che si registrano, piuttosto che a un permesso di soggiorno permanente”.

I critici sottolineavano che è già lunga l’attesa per i visti di immigrazione per lavoratori non specializzati sponsorizzati da imprenditori americani. E senza un programma 245 (i) – permette agli stranieri già presenti negli Stati Uniti di pagare una tassa e regolarizzare così il loro status negli Usa quando i visti di immigrazione diventano disponibili – ad alcuni dei lavoratori che per ottenere il visto di immigrazione tornano nel paese d’origine, il rientro legale negli Stati Uniti potrebbe essere vietato per dieci anni, proprio perché sono stati presenti illegalmente negli Usa per dodici mesi o più.

Il piano di Bush non è ancora diventato una proposta di legge. Molti esperti prevedono infatti difficoltà al momento dell’elaborazione dei dettagli.
Gli Stati Uniti sono divisi tra i due estremi del “nessuna frontiera” e “nessun immigrato” e la proposta di Bush è solo l’ultimo tentativo in ordine di tempo di trovare una magica via di mezzo tra questi due estremi.
Il dibattito è essenzialmente interno al partito Repubblicano: tra i suoi iscritti tutti “legge e ordine”, convinti che la priorità sia evitare di ricompensare l’illegalità, e i Repubblicani che credono nelle opportunità e vogliono dare il benvenuto agli stranieri che arrivano negli Stati Uniti “per dare una mano, non per allungare le mani”.

Managing Migration: The Bush Proposal

President Bush on January 7, 2004 unveiled a program that would permit the six to eight million unauthorized foreigners in the US with jobs to become temporary legal residents. As guest workers, they would be free to travel in and out of the US, get social security numbers and driver’s licenses, and their US employers could apply for immigrant visas on their behalf.

The Fair and Secure Immigration Reform (FSIR) program aims to fulfill Bush’s goal of “matching willing foreign workers with willing US employers when no American can be found to fill those jobs.” A US official gave this example: some one is working illegally at Holiday Inn, which acknowledges [most likely in a letter or affidavit presented to the worker] that “she’s been working here as of such-and-such date. [After registration] that person is now legal, let’s say, for the three years of this program.” To become legal, the unauthorized worker would take the employer’s letter to a US government agency, pay a registration fee of $1,000 to $2,000, and receive a three-year renewable visa.

However, there is no clear path from this work visa to immigrant status. Bush administration officials emphasized that “there is no linkage between participation in this program and a green card [immigrant visa]…one must go home upon conclusion of the program” unless the US employer has applied for an immigrant visa on behalf of the worker. The number of green cards or immigrant visas available for US employers who cannot find US workers, currently 140,000 a year for workers and their families, would increase by some undetermined number, but there could still be long waits for immigrant visas. For example, if five million unauthorized workers register, and the government adds 100,000 employment-based immigrant visas a year, it would take 50 years to convert all of the temporary workers to immigrants.

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The Bush plan also includes a new guest worker program for “the jobs being generated in America’s growing economy [that] American citizens are not filling.” The plan would allow US employers to advertise jobs on a new internet labor exchange, and if no US worker accepted, the employer could go abroad and get guest workers, who would receive three-year renewable visas like those issued to unauthorized workers in the US. However, guest workers from outside the US would not have to pay the registration fee charged to unauthorized workers in the US, a hoped-for deterrent to unauthorized migration.

Registered temporary workers would have a new incentive to return to their country of origin, according to the administration, since they would earn retirement credits in their home country’s pension system for their contributions to US Social Security. US employers and workers would each contribute 7.5 percent of earnings to Social Security and, if the worker’s country of origin has a an agreement with the US, work in the US will increase the home country pension. However, the US sends Social Security checks to qualified workers abroad, and since US Social Security benefits are much higher than most origin country benefits, it is not clear how much of a return incentive the promise of transferable retirement credits will be.

Most observers said that, by promising to legalize unauthorized foreigners and open new channels for legal entry, Bush is likely to win points with US Hispanics for “a more humane, safe, orderly and legal immigration policy.” Mexican President Vicente Fox said Bush’s plan was a first step toward “a clear recognition of the value of these Mexicans who are working there in the United States.” Most US employers welcomed the Bush plan for legalizing currently irregular workers and potentially offering an easier way to obtain guest workers. US unions were wary, emphasizing that the Bush plan did not propose minimum wages or government-supervised recruitment of US workers, making it easy for US employers to recruit “cheap labor” abroad that could displace US workers.

Critics seized on the fact that an immigrant visa may not become available before the temporary work permit expires, saying that Bush’s proposal “is more likely to ensure their departure [unauthorized workers who register] than ensure their permanent residency.” Critics emphasized that there are currently long waits before immigration visas become available for unskilled workers sponsored by US employers, and that without a 245(i) program, which allows foreigners in the US when their immigrant visas become available to pay a fee and adjust status in the US, some of the workers returning to their countries of origin to get immigrant visas may be barred from legal re-entry for 10 years because they were in the US illegally for 12 months or more.

The Bush proposal has not yet been translated into a proposed law, and many experts foresee difficulties when the details emerge. The US is divided between no borders and no immigrants extremes, and the Bush proposal is the latest effort to try to find the magic line between these extremes. Most of the debate is likely to be within the Republican party, which includes law-and-order members who believe that the first priority is to avoid rewarding lawbreakers as well as opportunity Republicans who want to welcome foreigners coming to the US for a “hand up, not a hand out.”

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