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Oltre il Patto

Prima della decisione dell’Ecofin, il Patto di Stabilità era migliorabile perché non era mai stato violato e quindi era credibile. Ora è più complicato, ma si possono percorrere due strade: introdurre nella nuova Costituzione europea una regola che sottragga le proposte della Commissione all’approvazione dell’Ecofin, sull’esempio del Code of Fiscal Responsibility inglese. Oppure spostare l’attenzione sulla trasparenza dei bilanci pubblici.

A tutti i benpensanti che sembrano aver solo certezze quando, su lavoce.info e sui giornali, criticano con toni sprezzanti la decisione dei ministri finanziari dell’Unione europea, che ha di fatto cancellato il Patto di Stabilità, vorrei chiedere di prendere in considerazione due fatti.

Le ragioni della Francia

Nella riunione notturna della scorsa settimana al ministro dell’Economia francese, Francis Mer, fu proposto di salvare la lettera del Patto trasferendo fuori bilancio spese per un ammontare pari a mezzo punto del Pil: l’ufficio statistico del Lussemburgo avrebbe chiuso un occhio, come d’altronde fa sempre più spesso. Mer rifiutò la proposta con tre argomenti: la Francia ritiene che una politica fiscale prociclica sia sbagliata; la riforma previdenziale che Parigi ha varato durante l’estate vale, di qui a dieci anni, alcuni punti di Pil ed è quindi più significativa, per la sostenibilità della finanza pubblica, di una correzionale marginale al deficit dell’anno in corso; la Francia infine non ritiene che ricorrere a qualche trucco contabile (come essa stessa ha più volte fatto in passato) sia un modo per accrescere la credibilità delle istituzioni europee.
Immagino che qualora Mer avesse accettato l’offerta notturna, i benpensanti avrebbero brontolato, ma alla fine avrebbero scritto che l’importante era salvare il Patto.

Martedì sera, conclusa la riunione dell’Ecofin, è stato chiesto a Standard&Poor’s, l’agenzia internazionale di rating: ora che cosa deciderete in merito all’eventuale downgrading dei titoli pubblici italiani? “Ciò che è accaduto all’Ecofin per noi è pressoché irrilevante.Seguiremo attentamente l’iter della riforma previdenziale proposta dal Governo: se questa non andasse in porto dovremo rivedere il nostro giudizio sui titoli italiani”. È necessario andare oltre Oceano per ascoltare qualche giudizio saggio.

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Come uscire dal guaio

Il guaio che la Commissione ha combinato rifiutandosi per mesi di rivedere regole che il suo stesso presidente in un momento di sincerità definì “stupide”, è molto serio.
Prima della decisione dell’Ecofin il Patto era migliorabile, perché le regole non erano mai state violate e quindi erano credibili. Ora, come ha scritto Daniel Gros su lavoce.info, nessuna regola è più credibile: quindi pensare di migliorare il Patto è tempo perso. Peccato, perché anch’io penso che l’Unione monetaria avrebbe bisogno di qualche regola fiscale, e c’erano molte idee intelligenti su come migliorare il Patto. Ora l’euro dovrà convivere con politiche fiscali sostanzialmente prive di altri vincoli che non siano quelli (deboli) che offrono il mercato e le agenzie di rating.

Anziché inveire contro l’Ecofin, i benpensanti dovrebbero riflettere su come sia possibile rimediare al guaio combinato dalla Commissione.
Secondo me, ci sono due strade possibili. La Commissione potrebbe modificare la proposta che ha sottoposto alla Conferenza intergovernativa, che sostanzialmente si limita a chiedere un rafforzamento dei suoi poteri senza specificare di quali regole fiscali imporrebbe il rispetto (assumo che la Commissione concordi sulla necessità di migliorare il Patto).
Basterebbe introdurre nella nuova Costituzione europea una regola identica al Code of Fiscal Responsibility inglese, sottraendo le proposte della Commissione all’approvazione dell’Ecofin. Temo che essendo andata allo scontro, e avendo perduto, la Commissione non riuscirà ad accrescere i propri poteri, neppure se questo servisse per far rispettare regole intelligenti.

L’alternativa consiste nello spostare l’attenzione dalle regole alla trasparenza. Credo vi sarebbe unanime consenso su procedure che accrescano il potere di Bruxelles nell’imporre trasparenza ai bilanci pubblici, ad esempio facendo fare un salto di qualità alle “missioni” dei funzionari della DgecFin presso gli Stati membri, rendendole più simili a quelle del Fondo monetario, e dando un po’ più di mordente agli uffici statistici del Lussemburgo.

Il paradosso della scorsa settimana è che l’Italia, l’unico paese che davvero rappresenta un potenziale pericolo per l’Unione monetaria, per il livello del debito, ha superato l’esame. Ma il suo debito cresce e il bilancio rispetta i limiti del Patto solo grazie a manovre non ripetibili e che comunque aumentano la pressione fiscale.

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  1. Renato Tubére

    Mi complimento vivamente con il professor Giavazzi per questa sua brillante analisi: magari fossero tutti come lui gli altri che discernono di economia sui quotidiani nazionali! Invece mi tocca spesso leggere vacue intemerate pro o contro il governo italiano, pro o contro la Commissione Europea: sarebbe davvero ora di rinunciare alle scimitarre per ragionare davvero … proprio come fa lei, caro professore!
    Renato Tubére – TORINO

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