Il Documento di programmazione economico-finanziaria 2004-7 approda in Parlamento.  Manca di tutto: contenuti e trasparenza. Non c’è l’arrosto. Per fortuna questa volta non c’è neanche il fumo. Non serve a capire nè lo stato di attuazione dei programmi di governo, nè gli impegni e i programmi futuri.  Insomma un documento inutile.  Ma non è affatto inutile avere un Dpef: serve a tenere separato il momento della fissazione dell’obiettivo sul disavanzo da quello in cui si definiscono gli interventi concreti (la Finanziaria). Servirebbe il Dpef anche a tracciare un bilancio dell’azione di governo e a stabilire i rapporti di finanza con le amministrazioni locali.
Il peggioramento del disavanzo commerciale degli Stati Uniti e l’apprezzamento dell’euro danno nuovo impulso alle lobby che chiedono misure protezionistiche da una parte e dall’altra dell’Atlantico.  Peccato che trovino sponda nelle dichiarazioni del nostro Ministro dell’Economia, secondo cui la globalizzazione è responsabile del declino economico dell’Italia.  Il protezionismo ci condannerebbe davvero al declino industriale, imponendoci una specializzazione produttiva troppo simile a quella dei paesi emergenti e, quindi, non in grado di reggere la loro competizione.

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