Ma che ingordigia, Signor Cavaliere,
l’ho ancor negli occhi, con tutta la corte
non truppe azzurre bensì rossonere
lo sguardo fisso: “O Manchester o morte!”

Ci aveva descritto la sua visione,
di esser costretto a continue vittorie
il cupo destino, la maledizione,
la sua bulimia a cercar nuove glorie.

Pensai, starà calmo le prossime sere,
la Coppa è ormai vinta, si è tolto un bel cruccio;
macchè, Lei già allunga la mano al Corriere
s’è tolto alla fine dai piedi il Ferruccio

Certo, era tempo che lei lo marcava,
tipo tranquillo, ma tipo molesto
le suscitava una voglia di clava
quel direttore del Manifesto

Nelle colonne di via Solferino
qualche sorpresa era sempre in agguato
certo, non massi, al più un sassolino
piccola taglia ma assai acuminato.

Contro la guerra o su certi processi,
o a richiamar gli azionisti distratti
quando è servito dir no a certi eccessi
il buon Ferruccio non è sceso a patti.

Che può la coerenza unita al potere!
Lei, così attento a certi contagi
tutti gli sforzi di farlo tacere
per poi ritrovarsi al Corriere quel Biagi!

Così un altro pezzo di Italia civile
arretra e si assesta su ambigue frontiere
E’ troppo urlare che brucia il fienile?
Dopo la Rai è toccato al Corriere.

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