Non è vero che l’evasione non si può debellare. Con modifiche legislative mirate e strumenti tecnologici che la rendono più difficile da attuare e più facile da individuare, è possibile ridurla drasticamente. Liberando risorse per una contestuale e rilevante riduzione delle imposte.
L’EVASIONE NELLA TEORIA
Il modello teorico canonico sulla evasione fiscale prevede che il comportamento dei contribuenti dipenda dalla probabilità di essere scoperti (numero di accertamenti) e dall’entità della pena potenziale. (1) In teoria, operando sulle due leve l’evasione potrebbe essere sconfitta.
Questo modello è stato esplicitamente alla base della strategia dell’amministrazione finanziaria italiana negli ultimi sei anni, ed è quello che ha giustificato una politica aggressiva nei confronti dei contribuenti orientata ad aumentare (peraltro senza riuscirci) il numero degli accertamenti, basata sui blitz, l’uso forte di Equitalia, e altro ancora.
Nel dibattito teorico il modello Allingham-Sandmo è stato contestato in quanto non sembra spiegare perché, pur con il numero di verifiche piuttosto basso (4-5 per cento delle dichiarazioni) che le amministrazioni di tutti i paesi sono in grado di effettuare, l’evasione in molti paesi sia ragionevolmente contenuta o comunque più bassa di quello che il modello teorico sembrerebbe indicare. La critica si basa su un evidente equivoco, in quanto non va dimenticato che, oltre alla tradizionale attività di verifica, le amministrazioni dispongono di altri strumenti di controllo che equivalgono o spesso sono più potenti delle verifiche stesse; basti pensare alle ritenute alla fonte sui redditi da lavoro dipendente o da capitale o alle ritenute d’acconto, o alla possibilità di incrociare dati di diversa provenienza. Ne deriva che i contribuenti effettivamente accertati ogni anno sono in realtà molti di più del 4-5 per cento. Il modello base quindi funziona, ma per motivi diversi da quelli su cui si basa la sua interpretazione più diffusa.
LA STRATEGIA PER RIDURLA
Questa considerazione consente di prospettare una via diversa per la riduzione dell’evasione: non solo la repressione ex post, ma anche e soprattutto una attività di prevenzione, agendo prima di tutto sulle regole del gioco attraverso misure di carattere legislativo, procedurale e organizzativo in grado di interferire in modo mirato con i meccanismi stessi dell’evasione, che per questo devono essere accuratamente individuati e analizzati.
È stata la strategia seguita durante i Governi di centro-sinistra nei periodi 1996-2000 e 2006-2008, con risultati molto rilevanti che in parte permangono ancora oggi. Tuttavia, è stata abbandonata e contraddetta dai Governi successivi, compresi quelli di Mario Monti ed Enrico Letta, e quindi si è diffusa la convinzione che il fenomeno non si possa debellare.
Così non è. Al contrario, si può dimostrare che introducendo modifiche legislative mirate e utilizzando strumenti tecnologici che la rendono più difficile da attuare e più facile da individuare, è possibile ridurre drasticamente l’evasione fiscale, senza che questo comporti nessun aggravio, neanche amministrativo, per chi già paga regolarmente le tasse, rendendo così disponibili risorse per una contestuale ed egualmente rilevante riduzione delle imposte.
Ciò è spiegato formalmente in un lavoro accademico in corso di pubblicazione e in un rapporto dell’associazione Nens che elabora un modello statistico in grado di stimare, per la prima volta, l’entità dell’evasione dell’Iva associata a singoli specifici comportamenti dei contribuenti. (2)
Vengono individuati quindici diversi comportamenti che producono l’evasione dell’imposta e l’ammontare collegato a ciascuno di essi. I risultati, mentre confermano l’entità complessiva della evasione dell’imposta trovati da altri precedenti studi, consentono di comprendere molto meglio la dinamica dei comportamenti dei contribuenti e di individuare idonee misure di contrasto.
L’evasione dell’Iva è alla base della successiva evasione delle imposte dirette e dell’Irap, sicché più riduzione del fenomeno comporta in teoria un recupero di gettito molto più elevato.
Le misure di contrasto individuate sono numerose. Tra queste, l’uso del meccanismo del “reverse charge” (autofatturazione) in alcuni settori, strumento tra l’altro in grado di eliminare il ricorso a fatture false (vedi Mose); l’applicazione dell’aliquota ordinaria per gli scambi intermedi; l’adozione del metodo di calcolo base per base, anziché imposta da imposta per le cessioni al consumo finale del commercio, l’adozione generalizzata della fatturazione telematica; l’introduzione degli scontrini telematici e di una speciale carta telematica per i pagamenti per i quali viene rilasciata la ricevuta fiscale anziché lo scontrino; l’accredito diretto nel bilancio dello Stato dell’Iva dovuta dalla Pa.
Il recupero del gettito complessivo stimato dal modello è imponente: (almeno) 60 miliardi di euro. Alcune delle misure proposte potrebbero essere adottate ed essere efficaci subito, altre richiedono tempi di attuazione più lunghi, ma entro tre anni l’intera riforma potrebbe essere a regime.
Come sempre, questi dati vanno presi con la dovuta cautela. Valutazioni più precise si potrebbero ricavare se si disponesse delle banche dati del ministero. Tuttavia, i risultati sono tali da non poter essere ignorati. E segnalano altresì l’urgenza di un deciso cambio di indirizzo nella gestione dell’Agenzia delle Entrate: infatti certi studi, riflessioni, elaborazioni e proposte non dovrebbero essere delegati e lasciati alla buona volontà di studiosi indipendenti, ma dovrebbero rappresentare uno dei compiti istituzionali fondamentali di una buona amministrazione finanziaria.
* Su questo tema si tiene giovedì 12 giugno un convegno a Roma organizzato da Nuova economia nuova società (Nens).
(1) Vedi Allingham M.G. e Sandmo A., “Income Tax Evasion: a Theoretical Analysis”, Journal of Pubblic Economics, 1972.
(2) Vedi, rispettivamente, Visco V. (2011): “What do (disloyal) Tax Payers do: a Taxonomy of the Mechanisms of VAT Evasion in Italy and proposed remedies”; Nens, “Misure di contrasto all’evasione fiscale: una proposta di riforma del regime Iva”, in www.nens.it.
Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.
76 Commenti