Le decisioni della Banca centrale europea serviranno a sostenere la debole ripresa dell’Eurozona, ma sono tutt’altro che risolutive. Manca ancora una vera politica di Quantitative easing: l’acquisto diretto di attività finanziarie sul mercato per immettere liquidità in settori dell’economia diversi dalle banche, come investitori istituzionali e imprese non finanziarie. E manca una forward guidance condizionata: un impegno a mantenere i tassi a zero fino a quando la disoccupazione non sia scesa a determinati livelli, seguendo quanto ha fatto con successo la Fed statunitense.
Con le nuove regole sulle quote di Banca d’Italia, gli azionisti privati incassano dividendi per 380 milioni di euro contro i 70 milioni degli anni precedenti. Un rendimento superiore al 5 per cento per un investimento a rischio zero, quando i Btp trentennali fruttano il 3,7 per cento. Più soldi alle banche, meno al Tesoro. Non si vede perché allora impegnarsi ad acquistare dalle banche le quote eccedenti il 3 per cento. Con questi rendimenti delle quote non mancheranno certo i compratori.
Qualche pregio ma molti difetti nel voto di lista per i Cda delle società quotate. Abbiamo un sistema unico al mondo che non rispetta pienamente la volontà dell’assemblea dei soci. Ecco una proposta per modificarlo. Che sarebbe dirompente nelle imprese senza azionista di controllo.
Come mostra il grafico, continua a crescere la disoccupazione in Italia. Soprattutto a spese dei giovani.
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