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Semplifichiamo la UE

Le istituzioni europee sono sempre più incomprensibili. Qualcuno sa perché il “Semestre europeo” dura tutto l’anno? O cosa sono two-pack e six-pack? Occorre fare qualcosa per semplificare l’Europa. Richiesta minima: un Testo unico che raccolga le regole sulla finanza pubblica.

UNA DISTANZA SIDERALE, UNA COMPLESSITA’ SOSPETTA

Il risultato elettorale ha messo in luce la distanza che separa le istituzioni europee dai cittadini. Una delle cause di questa distanza è la complessità. Nel corso del tempo, l’assetto istituzionale e l’insieme di regole che governano l’Unione Europea, e la zona euro in particolare, sono divenute sempre più complesse. Questa complessità rende assai difficile per i cittadini, anche quelli più interessati alle vicende europee e dotati di un buon livello di istruzione, comprendere il funzionamento delle istituzioni europee e rendersi conto di quali siano le regole più importanti che devono essere rispettate nei vari settori, quali ad esempio: finanza pubblica, sistema bancario. A sua volta, questa difficoltà di comprensione genera diffidenza verso l’Europa: di fronte alla incomprensione, è facile reagire pensando che in qualche modo le istituzioni europee siano state pensate “contro” i cittadini, e non a loro favore, e che esse siano piegate all’interesse di qualche particolare corporazione: prima fra tutte, quella bancaria e finanziaria.
Le ragioni della crescente complessità sono diverse. Una di esse è la stratificazione, nel tempo, di successivi accordi e iniziative regolamentari. Si pensi, a questo proposito, ai numerosi vincoli sulla finanza pubblica, e alle diverse versioni degli accordi sul capitale delle banche: Basilea I, II, III… Quali che siano le vere ragioni all’origine della complessità, si può senz’altro affermare che non vi è stato nessuno sforzo, da parte delle autorità europee, teso a limitarla cercando per quanto possibile di semplificare le regole e di renderle comprensibili. Al contrario, esse hanno assecondato un processo di crescente sofisticazione, di fronte al quale è lecito avere almeno il sospetto che la complessità giovi a qualcuno, che si attribuisce così il monopolio della comprensione e della interpretazione delle regole. La prima imputata, sotto questo profilo, è la Commissione UE: se vuoi sapere come vanno interpretate e applicate le regole, ti devi rivolgere a qualcuno della Commissione.

UN GIRO SUL SITO DELLA COMMISSIONE

I vincoli e i controlli europei sulla finanza pubblica degli stati membri sono forse l’esempio più eclatante di proliferazione di regole. Se apriamo la pagina web della Commissione UE (Affari economici e finanziari) dedicata alle fonti legali in quest’area, in cerca di un testo di riferimento, rimaniamo a dir poco disorientati: la Commissione fornisce un elenco di oltre venti documenti.  Anche un cittadino armato di buona volontà rinuncia a capirci qualcosa. La Commissione gli viene in aiuto, fornendogli delle spiegazioni che dovrebbero agevolarlo nella comprensione, al di là degli aspetti legali. Tuttavia, sfogliando le altre pagine web sul sito della Commissione, il cittadino scopre che, per avere una base di informazione sui vincoli europei, deve almeno conoscere il significato dei seguenti termini: Patto di stabilità e crescita, Two-Pack, Six-Pack, obiettivo di bilancio di medio termine, deficit strutturale (aggiustato per il ciclo), braccio preventivo, braccio correttivo, Programma di stabilità, Programma di convergenza, sorveglianza fiscale multilaterale, semestre europeo…  Il nostro cittadino è ancora depresso, ma per fortuna la Commissione gli fornisce alcune immagini, per dare una immediata visualizzazione di questi concetti. Ad esempio, i passi previsti dal “braccio preventivo” del Patto di stabilità e crescita sono schematizzati in questa Figura.
Ammesso che il nostro cittadino abbia avuto il coraggio di avventurarsi a capire qualcosa dei vincoli sulla finanza pubblica e ci sia riuscito, non ha tempo per rilassarsi perché scopre subito che esiste anche una sorveglianza sugli squilibri macroeconomici. Questa prende in considerazione ben undici  indicatori (MIP Scoreboard Indicators)  relativi al sistema economico di ciascun paese.  Anche per questo tipo di sorveglianza, abbiamo un braccio preventivo (con un meccanismo di “allarme”) e un braccio correttivo, con una procedura per squilibri eccessivi. Essi sono schematizzati rispettivamente nelle Figure 1 e 2 in questa pagina web .
A questo punto il nostro cittadino (se è ancora vivo) potrebbe domandarsi: ma come vengono coordinate le due sorveglianze: quella sulla finanza pubblica e quella sugli squilibri macroeconomici? La domanda non è banale, visto che entrambe prevedono una serie di passaggi istituzionali, che coinvolgono la Commissione UE, il Consiglio europeo, gli Stati membri, il Parlamento europeo. Niente paura: anche in questo caso la Commissione ci fornisce una illuminante Figura sul famoso Semestre europeo. A proposito: perché si chiama “Semestre” se dura tutto l’anno? Naturalmente, qualcuno nella Commissione avrà la risposta…

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LA COMPLESSITA’ GENERA EQUIVOCI

La complessità delle regole e delle procedure non solo allontana i cittadini dalle istituzioni europee, ma può generare gravi equivoci, che vengono sfruttati da coloro che si pongono in posizione antitetica rispetto all’Europa e/o all’euro. L’esempio più evidente è la cosiddetta “regola del ventesimo”: quella che impone una riduzione annua del rapporto debito/PIL, pari a un ventesimo della differenza tra il valore corrente del rapporto e il valore di riferimento del 60%. Com’è noto, questa regola è stata interpretata come una imposizione a dimezzare il nostro debito pubblico nell’arco di vent’anni, con una correzione di 50 miliardi l’anno. Questa interpretazione è erronea, perché non tiene conto della crescita del PIL nominale e del fatto che la correzione viene ricalcolata ogni anno, in base alla distanza registrata in quell’anno tra il livello corrente del rapporto debito/PIL e il target del 60%. Quindi se il rapporto ha un andamento decrescente, la correzione si riduce anch’essa nel tempo, e il 60% viene raggiunto solo asintoticamente (1). Inoltre la rilevazione non fa riferimento al dato del singolo anno, ma alla media del triennio terminante in quell’anno.  Bisogna infine tenere conto dell’effetto del ciclo economico, così come avviene nella valutazione del rispetto del vincolo di pareggio strutturale di bilancio.
Morale: i due famosi parametri di Maastricht, 3% per il rapporto disavanzo/PIL e 60% per il rapporto debito/PIL, erano “stupidi” ma erano compresi da tutti, e chiunque poteva facilmente verificare se un paese era in regola oppure no. Adesso non è più così. Naturalmente la sofisticazione ha le sue ragioni, ma rende le regole meno trasparenti: essa fa si che solo alcuni tecnici (della Commissione e del Tesoro) possono dire se i vincoli di finanza pubblica sono rispettati oppure no.

UNA PROPOSTA: IL TESTO UNICO

Uno sforzo di semplificazione e di trasparenza sembra a questo punto irrinunciabile. Anzitutto, occorrerebbe una sorta di “Testo unico” dei vincoli europei in tema di finanza pubblica e di squilibri macroeconomici: una fonte a cui si possa fare riferimento per sapere quali sono i parametri da rispettare, superando la necessità di fare riferimento alle numerose fonti a cui abbiamo accennato più sopra. Inoltre, alcuni (insiemi di) indicatori potrebbero essere semplificati. Ad esempio: è davvero necessario fare riferimento a ben undici indicatori per identificare eventuali squilibri macroeconomici?  E’ possibile rendere trasparente il metodo per calcolare l’aggiustamento per il ciclo economico, necessario per valutare il rispetto del vincolo di bilancio strutturale in pareggio e della “regola del ventesimo” relativa al rapporto debito/PIL? All’interno del Semestre europeo, è possibile identificare un momento saliente, noto a tutti i cittadini, dove avviene il confronto tra Commissione UE e governi nazionali in relazione al rispetto dei vincoli europei? Questi sono solo suggerimenti, ma l’importante è cominciare a prendere atto che una riflessione sul fronte della semplificazione va fatta, altrimenti le istituzioni europee saranno sempre più lontane e incomprensibili per i loro cittadini.

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(1) Qualcuno si ricorderà del paradosso di Achille, che non raggiungeva mai la tartaruga!

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  1. Roberto

    Vista l’importanza e la complessità dei vincoli europei in tema di finanza pubblica, può spiegare (anche con esempi numerici) il metodo utilizzato per il calcolo dell’aggiustamento per il ciclo? In particolare può illustrare come questo metodo viene utilizzato in riferimento alla “regola del ventesimo” sulla riduzione del debito pubblico.

  2. AM

    Siamo disgustati da come funziona la burocrazia in Italia, ma anche quella europea non scherza. Sicuramente a Bruxelles vi è meno corruzione che a Roma o nelle amministrazioni locali in Italia, ma quanto ad arroganza, complessità di linguaggio e di procedure e scarsa produttività non si notano grandi differenze. In più a Bruxelles entrano in gioco intrighi e compromessi a difesa di interessi nazionali.

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