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Come far ripartire il lavoro?

Lo scoppio della Grande Recessione ha evidenziato, semmai ce ne fosse stato bisogno, tutte le inefficienze del nostro mercato del lavoro e non c’è governo che non sia intervenuto per modificarne il funzionamento.

Il governo Monti con la legge Fornero, Letta con gli incentivi alle assunzioni, oggi Renzi con il Jobs Act. Facile perdersi in questa selva di cambiamenti, spesso non proprio coerenti l’uno con l’altro. Su lavoce.info non abbiamo mancato di fare le nostre proposte e di criticare le politiche dei vari governi quando queste non ci convincevano. Ci sembra utile in questo momento proporre ai nostri lettori un dossier che raccoglie una serie di articoli recenti contenenti proposte concrete per rimettere in moto l’occupazione in Italia. Senza presunzione ma con la consapevolezza che queste proposte meritano di essere prese in considerazione.

 

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Insider e outsider: cosa cambia con l’abilitazione nazionale

  1. Piero

    Per fare ripartire il mercato del lavoro, si occorrono regole più flessibili del mercato, ma principalmente occorre eliminare gli ostacoli che oggi impediscono la domanda, in questo momento le imprese non chiedono lavoro a prescindere dal contratto che può essere più o meno flessibile, il lavoro non viene chiesto perché non hanno il credito per finanziare il loro sviluppo e quindi riducono la loro attività o chiudono, la situazione della massa delle imprese e’ questa, in questo modo nelle banche diminuisce ancora di più la qualità del credito, le banche al fine di eliminare le sofferenze, riducono il credito ancora di più concentrandosi sulle imprese virtuose.
    Da mesi denunciò tale situazione, il primo problema che Renzi deve risolvere e’ il credit crunch, altrimenti non andiamo da nessuna parte.

  2. Piero

    L’intervento da fare sul credito è di circa 150 miliardi, lo stato deve garantire le imprese, tramite la 662, come in fin dei conti ha garantito 250 miliardi di collaterale delle banche. Se non si fa ciò non si va da nessuna parte, se naturalmente Draghi continua con la politica monetaria attuale.

  3. Piero

    Draghi ha annunciato acquisti di titoli sul secondario se arriva la deflazione, che abbia finalmente capito la situazione? La risposta è no, se lui dice “immetterò liquidità con acquisto titoli se arriva la deflazione” non deve fare l’annuncio, deve agire per non fare arrivare la deflazione, quindi è il solito annuncio per allontanare la pressione dei media dalla Bce. La direttiva della Merkel sulla Bce non cambia. Il vero problema è capire perché Draghi segue la Merkel, cosa gli ha promesso al termine del suo mandato alla Bce? Anche Prodi all’epoca fu ricambiato per i favori fatti alla Germania, con la Commissione prima e con il ruolo di rilevanza mondiale poi. Penso che a quei livelli delle sorti dell’Italia non frega niente a nessuno, stanno lì per seguire gli ordini e in cambio fanno carriera.

    • Maurizio Cocucci

      Sono curioso di conoscere questa “direttiva Merkel”.

  4. Piero

    Il rilancio del lavoro può avvenire solo a mezzo delle imprese: si deve risolvere il loro problema, che è il credit crunch, poi ripartirà tutto. Possibile che i nostri politici i consulenti etc. non riflettano su tale problema e non lo pongano al primo punto dell’ordine del giorno, invece di fare il marketing dei 1000 euro annui, della spending review e la sciocchezza delle auto blu. Ricordo che ancora non si è avuto il coraggio di ridurre i costi della politica.

    • Maurizio Cocucci

      1.000 euro annui non fanno nulla, 10 miliardi (6,7 quest’anno) invece qualcosa muovono. Il credit crunch? Non è quello il problema, ma la mancanza di domanda che disincentiva la voglia delle imprese di investire. Le banche sono in grado di prestare quanto denaro è necessario ma a fronte di veri investimenti, non per darle alle imprese affinché paghino retribuzioni, contributi o tasse. Tenga comunque conto che le banche stanno già favorendo molte imprese e famiglie in difficoltà provvedendo a sospendere le rate per un periodo limitato, naturalmente non a tutti perché non sono enti assistenziali. Se va sul sito dell’Abi trova ulteriori informazioni anche relative al totale degli impieghi che supera in valore quello della raccolta e l’aumento incessante delle sofferenze che hanno raggiunto quota 160 miliardi le lorde e 80 le nette.

  5. Maurizio Cocucci

    Le soluzioni sono in qualche modo conosciute ma occorre la volontà politica di adottarle visto che passano da un taglio e riorganizzazione alla spesa pubblica che comporta anche riduzioni di privilegi oramai consolidati. Solo con questa misura si può procedere alla riduzione della pressione fiscale e far aumentare la domanda, elemento necessario per far ripartire gli investimenti. Quello che ha annunciato questo governo va in questa direzione ma occorre vedere i fatti.

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