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Diplomazia e trasparenza

Ci sono due cose che mi hanno sempre colpito della reazione dell’establishment diplomatico al mio articolo:  le falsità evidenti che portano a supporto delle loro argomentazioni, e ancor più l’ingenuità di portare delle falsità facilmente smentibili.
Per l’ennesima volta, ripeto la struttura della remunerazione di un ambasciatore, e sfido chiunque a dimostrare il contrario (incidentalmente, i dati che ho utilizzato non sono mai stati smentiti; piuttosto,  molti hanno cercato di giocare con le parole, arrivando in alcuni casi a sostenere, con smisurata impudicizia, che la loro remunerazione consisteva nello stipendio di base di 1.888 euro…). Mettiamola così: la cifra che  l’ambasciatore a Londra riceve sul suo conto corrente a fine mese, senza nessun dovere di rendicontazione,  è di 21.789 euro, senza includere moglie e figli. Di questi, paga solo circa 700 euro di tasse e contributi, perché questi si calcolano solo sulla metà dello stipendio di base. Se ha moglie, riceve il 20 per cento in più; se ha figli, il 5 per cento in più (riferito all’indennità di un segretario di legazione) per ogni figlio. La casa, i domestici e l’80 per cento delle utenze domestiche sono pagate.
Poi l’ ambasciatore riceve 15.578,88 euro di assegno di rappresentanza; queste sono le spese da rendicontare per fare funzionare l’ ambasciata. Una quantità inverosimile di ambasciatori mi ha scritto sostenendo che i poveri ambasciatori italiani devono usare i loro soldi per fare funzionare l’ambasciata. Ma questi sono esattamente soldi destinati al funzionamento dell’ambasciata! Non sono soldi dell’ambasciatore, che gli arrivano abbondanti (21.000 al netto delle tasse, come visto sopra) e nessuno glieli tocca. Di questo assegno di rappresentanza,  l’ambasciatore può utilizzare fino al 50 per cento per ulteriori domestici, e il 5 per cento per fare studiare inglese alla moglie e persino per le scuole dei figli, se particolarmente costose.
L’ ambasciatore dice che deve pagarsi le spese di viaggio. Falso. I viaggi di rappresentanza sono pagati dall’assegno di rappresentanza. Alla presa di servizio un ambasciatore italiano percepisce anche un’indennità di sistemazione pari a circa una volta e mezzo l’Ise mensile (Art. 176 del DPR 5 gennaio 1967, No. 18); al ritorno dal servizio ha diritto a una indennità di richiamo dal servizio pari anch’essa a una volta e mezzo l’Ise mensile (Art. 199 del DPR 5 gennaio 1967, No. 18, così sostituito dal dl 31 agosto 2013, No. 101). Alla presa di servizio ha inoltre diritto a un contributo per le spese di trasporto delle proprie “masserizie” pari al 50 per cento dell’ indennità di sistemazione se la sede dista meno di 1.500 chilometri da Roma; 75 per cento se tra 1.500 e 3.500 chilometri; e 100 per cento se oltre i 3.500 chilometri. Al ritorno dal servizio ha diritto a un altro contributo per le spese di trasporto pari alle stesse percentuali dell’indennità di richiamo dal servizio ( Art. 175 del DPR 5 gennaio 1967, No. 18).  Ognuna di queste, per l’ambasciatore a Londra, è circa 25.000 euro o più. Molto più del suo collega tedesco.
C’è poi il confronto con il suo collega tedesco. Io mi sono concentrato su quanto riceve l’ambasciatore a fine mese sul suo conto personale. Anche qui, la differenza è assolutamente evidente e incontrovertibile. A fine mese, l’ambasciatore italiano a Londra riceve sul suo conto personale, senza dover rendicontare nulla, 2,58 volte l’ assegno del suo collega tedesco (se entrambi non sposati e senza figli; il rapporto scende leggermente se sono sposati con figli).
Inoltre, il suo collega tedesco non riceve contributi per aiuto domestico, non riceve contributi per il telefono e le utenze domestiche, contribuisce con il 18-20 per cento del suo salario al pagamento dell’affitto e, contrariamente a quanto afferma lei, è coperto dal sistema sanitario tedesco, come l’italiano.
Come vede, lei ha torto su tutti i fronti. E come lei hanno torto molti suoi colleghi che hanno lanciato una vera e propria campagna di disinformazione sulla struttura della remunerazione degli ambasciatori italiani, con geremiadi poco edificanti su quanto poco siano pagati, e giocando in modo scandaloso con le parole.

C’è infine un sassolino che vorrei togliermi dalla scarpa. Lei dice che il mio studio è incompleto perché parte da una “dichiarata strategia di utilizzare la gogna mediatica per propagandare le [mie] tesi.” Quella che lei chiama gogna mediatica è la stampa, in questo caso virtuale: sono cosciente che sia un mezzo con cui non siete abituati a confrontarvi, certamente non sull’argomento delle vostre remunerazioni, ma non pensavo vi fosse addirittura sconosciuto… Comunque  sono aperto ad ogni suggerimento alternativo. Io credo però che la sua reazione scomposta (e come la sua quella di molti altri colleghi) sia semplicemente dovuta alla sorpresa e alla paura di vedere per la prima volta messi in dubbio i privilegi accumulati per decenni e coperti da un segreto e un’ opacità ossessivi. Ma mi rincuora il numero esorbitante di messaggi privati di suoi colleghi che mi hanno dato assolutamente ragione.

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23 commenti

  1. Diplomaticus

    Caro Professore,
    lei dice che nessuno ha smentito le cifre da lei riportate. Vero. Perché sono esatte, o almeno credo. Quello che le si contesta, invece, è che il confronto da lei operato non tiene conto di tutta una serie di benefits di cui i tedeschi godono e gli italiani no. Obiezione formulata da ultimo nel post, pieno di dati, della signora Costantini.
    Comunque, lo ribadisco: come diplomatico di grado medio, io ci metto la firma ad essere equiparato in tutto e per tutto ai miei colleghi Ue o tedeschi o francesi o inglesi. Io e tutti i miei colleghi. Sin da domani e fino a quando, un giorno spero, farò l’ambasciatore e anche nella pensione.

  2. Lorenzo Matteoli

    Di tutti i Ministeri italiani il Mae è il peggiore per efficienza, presenza, competenza di servizio. La protezione di privilegi di casta è totale e feroce, l’accesso alla carriera controllato da un regime feudale, la valutazione di meriti, responsabilità e competenze una finzione ipocrita. Un’indagine seria della conoscenza delle lingue dei nostri funzionari all’estero rivelerebbe il disastro ridicolo. Gli operatori commerciali e industriali italiani che lavorano all’estero potrebbero raccontare storie infinite sulla pericolosa pomposità delle nostre rappresentanze. Ovviamente non possono parlare.

  3. Roberto

    Molto interessanti queste precisazioni nei confronti di chi sta tentando in tutti i modi di nascondere la realtà dei propri privilegi.
    Adesso però bisogna mettere in pratica tutti i suoi studi, Prof. Perotti, in modo da effettuare finalmente una revisione della spesa pubblica in Italia.
    Per fare ciò bisogna portare all’attenzione di Renzi e dei ministeri competenti questi lavori, inoltre sarà fondamentale riferire chi e come cerca di ostacolare l’attuazione della spending review.

  4. Antonio Esteri

    Caro Professore,
    la sua risposta alla meschina lettera del Sign. Pasquale Terracciano in servizio a Londra era doverosa. Lei ha smontato con competenza e esattezza matematica la cortina di fumo e le bugie pinocchiesche di uno che dovrebbe servire lo Stato e non il suo portafoglio.
    Caro Professore, siamo indignati. I privilegi di questi signori sono immorali. La gente in Italia muore di fame, si suicida e questi sguazzano nel lusso di prebende, rimborsi, privilegi accumulati da anni in un clima da basso impero.
    Vista la situazione italiana, dovrebbero vergognarsi di sostenere falsamente affermazioni giustificative. Non c’è nessuna giustificazione possibile, e per di più quelle addotte sono false. Queste parole tolgono al Sign. Terracciano ogni autorevolezza, e lo squalificano come alto rappresentante del nostro Paese all’estero. Non può rappresentare gli interessi del popolo italiano, non può essere un Ambasciatore. Sarebbe bene guardare il suo passato curriculum e capire quali siano stati i meriti che lo hanno portato a così rilevante incarico. Il Ministero degli Esteri è ormai un’isola incontrollabile, dove esiste una sola legge, quella dell’interesse del gruppo dei diplomatici. Sembra che lo Stato non esista.
    Basta con questi personaggi. Dobbiamo seriamente ridimensionare questa alta burocrazia che stranamente non subisce mai alcun controllo. Tutti sanno al Ministero degli Esteri come stanno le cose però nessuno vuole parlare. Lei può immaginare perché. Speriamo che il Governo Renzi e il nuovo Ministro degli Esteri Mogherini possano finalmente fare pulizia e giustizia e ripristinare la vera trasparenza e meritocrazia.

    Ancora un grazie, Professore.

  5. Adiplomaticus

    Non credo proprio dal momento che i tedeschi sono selezionati e arrivano a fare gli ambasciatori per capacità e merito, non si può dire lo stesso degli italiani.
    Grazie Professore.

  6. GL

    Gent.le prof. Perotti,
    come ha scritto qualche utente, c’è qualcosa nelle sue statistiche comparative che non torna. Sono spesso realizzate nei confronti di un solo paese, sporadicamente sulla media dei paesi europei. Poi, mi permetta, il taglio denota poca valutatività, sembra quasi che cerchi dati consoni alle sue opinioni, già consolidate e immutabili. Perché lo studio non contiene dati sulla diplomazia francese, americana, inglese, svizzera o spagnola? Perché, in generale, questo suo tentativo di demolire la burocrazia apicale dello Stato tramite gli stipendi? Teoricamente la burocrazia migliore e la più preparata. Perché non raffrontiamo gli stipendi a quelli dei dirigenti delle aziende private o dei professionisti di successo? Il sistema economico non è forse unico? Quanto guadagna un direttore amministrativo di Mediaset? O della Fiat? O un direttore marketing di Luxottica?

  7. Alberto Lusiani

    Ringrazio ancora una volta per condurre questa battaglia contro gli sprechi indecenti dello Stato italiano.

  8. alberto bravo

    Le ricordo che ci sono ambasciatori di rango che non hanno fatto più di due sedi da segretario di legazione e tutto il resto della carriera al seguito del politico di turno. Ci sono stati consiglieri di ambasciata che hanno fatto salti di promozione di 104 posti al grado di ministro solo perché si era al seguito del politico di turno. Spero proprio che con l’aiuto del Prof. si possa ristabilire giustizia.

  9. marco pezzella

    Io laureato con il massimo dei voti guadagno al Ministero del Tesoro guadagno 1200 euro al mese con moglie e due figli e per fortuna non pago l’affitto.
    Ma chi sono questi dei geni per caso che guadagno in un mese più di quello che guadagno io in un anno?
    Mio cugino lavora al Ministero degli Affari Esteri con la terza media e mi dice che in 20 anni ha messo da parte più di due miliardi e mezzo del vecchio conio. Ma la vogliamo finire con queste ingiustizie? Addirittura l’Ise non è tassabile ai fini dell’Irpef e i figli di questi geni rientrano e parlano e scrivono cinque lingue e trovano subito lavoro in Italia ed io non riesco a far fare ai miei figli neanche un minimo di corso di inglese perché non arrivo alla fine del mese.

  10. marco pezzella

    Ho letto il Cv dell’ambasciatore Terracciano e mi sono venuti i brividi: solo al seguito di politici a Madrid consigliere di Monti e ora a Londra.

  11. Administrativus :)

    Ci sarebbero molte cose da dire sull’argomento, servirebbe un po’ più di equilibrio e un po’ meno demagogia. Andrebbe innanzitutto detto che l’alloggio pagato ce l’ha l’Ambasciatore e, a volte, il numero due. Tutti gli altri dipendenti si pagano l’affitto di tasca loro, a differenza dei colleghi tedeschi, francesi, inglesi o americani, che possono contare anche su altri benefits importanti come la scuola e la sanità.
    Diciamo che il sistema italiano paga un’indennità forfettaria e poi ciascuno se la vede per sé con casa/scuola/sanità. Capita non di rado di dover pagare affitti “dopati” dalla “concorrenza” dei colleghi stranieri che, non pagando di tasca loro, non si preoccupano di contrattare i prezzi ed accettano senza battere ciglio le richieste dei proprietari.
    Più in generale però bisognerebbe sgomberare il campo da una ipocrisia di fondo: vogliamo avere una presenza all’estero analoga a quella dei francesi e dei tedeschi, ma spendiamo per la politica estera quanto gli olandesi. La quota di Pil destinata agli Esteri è da anni pari a un quinto della quota allocata da Germania e Francia per la politica estera. Voglio dare un dato per il signore che parlava di Ministero Affari Esteri campione di inefficienza: ad Istanbul, tanto per fare un esempio, il Consolato Generale ha rilasciato l’anno scorso circa 105.000 visti, che a 60 euro l’uno quanto fanno? E sapete qual è lo staff del Consolato (che ovviamente non fa solo i visti, ma eroga mille altri servizi ai connazionali ed ai numerosissimi turisti)? 11 dipendenti italiani e 17 locali. Il Consolato tedesco, sempre per non fare nomi, ha rilasciato all’incirca la stessa quantità di visti. Sapete qual’è l’organico dei tedeschi? 40 dipendenti inviati dalla Germania e 100 dipendenti locali a contratto.
    Ne vogliamo parlare senza pregiudizi ideologici?

    • Daniel

      Bravo! Nella ricerca e nelle risposte di Perotti c’è troppa demagogia e pregiudizio.
      La realtà è che il nostro bilancio di spesa è molto più limitato di quello tedesco o francese. È più facile scaricare tutto sui diplomatici con l’indennità di rappresentanza e lavarsene le mani anzichè rimborsare tutto e offrire servizi e numeroso personale di staff a supporto.
      Sappiamo bene che il ‘sistema tedesco’, come lo chiama Perotti, sarebbe in realtà molto più costoso per le casse dello Stato italiano, ma a quel punto, se venisse davvero adottato, non potrebbero più parlare di privilegi

  12. Administrativus

    Credo che il Consolato Generale a Mosca rilasci oramai circa 700.000 visti l’anno. A 60 euro l’uno quanto fa? Siamo proprio sicuri che il Mae sia soltanto un centro di costo e non anche e soprattutto una risorsa? Quale altro Ministero italiano (Agenzia delle Entrate a parte) genera “reddito” come fa il ministero degli Esteri? Sono d’accordissimo che certe cifre facciamo impressione, ma attenzione anche a fare di tutta l’erba un ambasciatore
    ed a gettare via il neonato assieme all’acqua sporca.
    Esistono sicuramente forti disparità tra l’indennità complessiva dell’ambasciatore e quella dell’archivista (ma anche differenti responsabilità), tra l’Ise percepita all’estero e i magrissimi stipendi percepiti dalle qualifiche funzionali a Roma (i più bassi della Pa), mentre quelli dei diplomatici, sempre a Roma non sono affatto disprezzabili (altra disparità), ma bisognerebbe lavorare senza preconcetti per migliorare l’efficienza dell’azienda Esteri, piuttosto che rottamarla nonostante le entrate che genera e i servizi ai milioni di connazionali che eroga. Il “programma” cui s’è assistito finora è stato (e probabilmente sarà): tagliare i posti del personale amministrativo e sostituirlo con personale assunto in loco che costa molto meno. Salvaguardando quindi i posti dei diplomatici. Premesso che i servizi alla collettività vengono materialmente erogati dagli “amministrativi” e non certo dagli ambasciatori, premesso che in moltissime realtà il dipendente locale (radicato nel territorio) spesso finisce per essere “meno imparziale” di un funzionario che viene da Roma e che si fermerà qualche anno, che i tedeschi non saranno certo più fessi di noi se, a “guardia” dei 100 dipendenti locali tengono comunque un presidio di 40 dipendenti “tedeschi”, credo che il modello “Diplomatico+solo personale a contratto locale” sia abbastanza preoccupante e foriera di catastrofi facilmente prevedibili. Immaginate una nave in cui l’equipaggio è tutto locale, con tutte le immaginabili conseguenze di “radicamento”, interessi, pressioni, talvolta illeciti, “governata” da un solo o pochissimi diplomatici: io penso che verrebbero fagocitati subito o diverrebbero “ostaggi” dei “locali”. Basti vedere cosa si è verificato in certe sedi, alcune delle quali sono state persino chiuse per l’eccessiva “presenza” dei dipendenti locali. Da anni al Mae non si fanno concorsi se non quelli per la carriera diplomatica che si tengono invece tutti gli anni. La pianta organica del Mae credo sia “dimagrita”, negli ultimi anni, di circa 800 unità e si continuano a tenere concorsi solo per diplomatici. Si può pensare di avere un esercito di soli ufficiali? Senza truppa? L’età media dei dipendenti del Mae credo si attesti sopra i 50 anni: si può investire in informatizzazione sperando di ottenere maggiore efficienza con persone che spesso sanno a malapena leggersi la posta elettronica? Sapete quant’è lo spazio sul server riservato al dipendente Mae per la sua posta elettronica (istituzionale)? 95 MegaBytes. Basterebbero poche migliaia di euro per dotare tutte le caselle mail del Mae di uno spazio appena appena adeguato all’era digitale che stiamo vivendo. Ma non ci sono soldi. I fondi per l’informatica sono stati tagliati (sempre per risparmiare) del 75%. E ciò nonostante gli Esteri siano l’Amministrazione più premiata in termini di innovazione ed informatizzazione. E dunque? Si fanno miracoli, letteralmente, con quello che si ha a disposizione.
    Perciò, ripeto, migliorare è certamente possibile, ma occorre innanzitutto chiarirsi le idee sul ruolo che la politica estera italiana intende svolgere, sui costi, ma anche sui ritorni che, come sempre quando si esamina una Amministrazione Pubblica, non possono essere soltanto economici ma vanno misurati anche in termini di servizi alla collettività italiana all’estero. E poi, coerentemente e senza pregiudizi, si può anche pensare di applicare criteri di efficienza aziendalistica alla Farnesina. Ma efficienza vera, quella che va a braccetto con la Valutazione, quella con la V maiuscola. Che dovrebbe valere per tutti, non soltanto per le qualifiche funzionali.
    Bisognerebbe introdurre anche la possibilità di esprimere una valutazione “dal basso”, ad opera dei dipendenti nei confronti dei “managers”: allora sì che ne vedremmo delle belle!

    • Localus

      700.000 visti l’anno a €60 l’uno fanno €4,200,00 ma l’hai raffrontato contro il costo di gestione della Sede a Mosca e dell’Ise erogato? Vogliamo considerare il Mae una risorsa che genera “reddito” per lo Stato? Allora è giusto che le sedi all’estero (con ampia autonomia gestionale) si dovrebbero autofinanziare anziché gravare sui conti pubblici altrimenti quello che dici non ha alcun senso. Sono d’accordissimo, invece, quando invitii a non “gettare via il neonato assieme all’acqua sporca” ma a monte va tenuto conto dell’effettiva capacità professionale e funzionale del personale che viene inviato all’estero. Non è possibile inviare autisti che a stento sanno condurre veicoli o capire segnaletiche stradali e pagarli cifre stratosferiche quando abbiamo pensionati e famiglie italiane che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Quindi non si tratta di una rottamazione “dell’azienda Esteri” così come la definisci, ma di una rivitalizzazione, razionalizzazione e riforma per migliorare l’efficienza della gallina (Mae) dalle uova d’oro. Tagliare i posti del personale amministrativo e sostituirlo con personale assunto in loco che costa molto meno non significa necessariamente salvaguardare i posti dei diplomatici. Se l’azienda Stato (non l’azienda Mae) effettuasse un’azione seria e mirata di razionalizzazione economica e calcolasse il costo di un impiegato di ruolo a fronte del suo rendimento, si arriverebbe alla conclusione che è più che ragionevole e giustificato non inviare affatto all’estero impiegati F1, F2 e F3, (salvo qualche F3 contabile) poiché la depauperizzazione di queste categorie non comporterebbe affatto, vista l’evidenza dei fatti, la carestia di “conoscenze professionali particolari”. Ci sono poche rimostranze “catastrofiche” che abbiano un fondo di cosi’ comprovata verità oppure che possa giustificare il tuo timore di potenziale “imparzialità” da parte del personale locale radicato nel territorio. Aldilà del terrorismo psicologico dove i diplomatici diverrebbero “ostaggi” dei “locali”, generalmente gli impiegati locali (la maggior parte nati, diplomati e/o laureati in Italia) dopo un brevissimo addestramento apprendono l’iter burocratico nonché le norme amministrativo-contabili che permettono loro di condurre efficientemente le mansioni assegnate e quindi di colmare una cronica carenza funzionale che puntualmente si riscontra nelle sedi all’estero e che si protrae da anni, grazie anche al non operato (non si capisce se per incapacità o volontà) di un consistente numero di impiegati di ruolo inviati a godersi una villeggiatura all’estero e, per questo, lautamente retribuiti. Bisogna soppesare il rendimento e trattamento economico riservato agli uni con quello riservato agli altri e si arriva alla conclusione che certi impiegati di ruolo, che fanno istanza di essere inviati nei vari consolati ed ambasciate all’estero, non lo facciano tanto per amor di Patria, per servire la collettività italiana colà presente o per tutelare l’interesse dello Stato quanto, piuttosto, per oziare impuni da qualsivoglia conseguenza e per veder lievitare il proprio conto bancario mentre si godono una “vacanza” di quattro/cinque anni all’estero, con famiglia e masserizie a seguito, a spese dei contribuenti italiani. È “smisurata impudicizia” invece (mi permetto di usare un espressione del Prof. Perotti), quando dici che certi Sedi siano state chiuse per l’eccessiva “presenza” dei dipendenti locali. Personalmente, non mi risulta ma sei hai documentata prova che una Sede sia stata chiusa saremmo lieti di saperlo. Forse, all’origine delle ragioni vi erano troppo “vacanzieri” spesati e pochi interessi commerciali e/o connazionali. Non si tratta di creare un esercito soli ufficiali ma di uno che se deve fare la guerra che abbia soldati pronti e capaci di combattere piuttosto che arrivisti ed imboscati. Migliorare è possibile e si deve! Lo si deve fare, riducendo sprechi ed estirpando elementi inuti non solo dal Mae ma, dall’intero apparato statale utilizzando, come dici, criteri di efficienza aziendalistica. Basta gente che viene assunta senza superare un consorso. Basta l’invio all’estero di elementi inqualificati ed inqualificabili.

  13. J

    La cosa più rammaricante è che nonostante la spending review, nonostante il blocco delle assunzioni nel settore pubblico, nonostante l’esubero del personale in seno al MAE ogni anno viene indetto un concorso per assumere 30 di questi “futuri diplomatici indigenti” che faranno quadrare i conti delle nostra ambasciate e consolati con le loro ISE in quanto lo Stato non riesce a a far quadrare i conti con quasi 2% del PIL.
    E vogliono che li crediamo anche… Ambasciatore Terracino, come direbbe Totò, mi faccia il piacere…

  14. Giuseppe Borraccia

    localus: veramente dovresti rifare meglio i conti 700000 visti x 60 euro fanno 42.000.000 (quarantadue milioni di euro), se sei un contrattista locale non fai certo onore alla tua categoria con queste performances matematiche.
    I dipendenti di ruolo nel consolato che avete preso a campione (Mosca) sono 19, facendo una media tra le varie qualifiche e stato civile e ipotizzando un costo medio di 90000 euro/anno ciascuno sono appena 1.710.000, quindi come vedi lo Stato incassa, solo con i visti oltre 40.000.000 di euro l’anno al netto delle spese per l’ISE dei dipendenti ( e direi anche del diplomatico che lo dirige)
    e piu’ o meno cosi’ accade in tutti i grandi consolati vistaroli (est europa, Cina, India, Africa, Sud America).
    Se il MAE trattenesse queste somme invece che versarle sul CCVT, avrebbe di che autofinanziarsi svariate volte.
    Riguardo alla diatriba locali/di ruolo, ricordo le decine di scandali sopratutto relativi alla corruzione in tema di visti (o di cittadinanze) che hanno colpito e colpiscono periodicamente alcune sedi, quasi sempre con contrattisti implicati a vario titolo.
    Visti turistici , con la loro discrezionalita’ sulla valutazione sui possibili migranti, e cittadinanze (nei paesi sudamericani) sono i settori in cui vengono esercitate piu’ pressioni su chi deve prendere le decisioni.
    Non si tratta infatti solo di onesta’ o capacita’, molti contrattisti sono onesti e capaci, altri (assunti con concorsi da ridere) meno ma di ricattabilita’.
    Senza voler sollevare il problema dei “conflitti di interessi” che si creerebbero dato il fatto che molti contrattisti locali in vari paesi conducono dei side business in tema consolare, lavorando da privati a servizi di traduzioni, e disbrigo pratiche magari operando con prestanomi e agenzie..
    Il dipendente di ruolo, che viene da fuori e non ha legami ma e’ temporaneo e’ una garanzia, si puo’ corrompere anche lui, ma col locale che “tiene famiglia” e’ molto piu’ facile.
    Non e’ un caso che le normative italiane, europee e di tutti i paesi prevedono tassativamente che molti ruoli debbano essere in ogni caso svolti da personale di ruolo.
    e moltissimi paesi notificano tutto il personale come diplomatico, misura a costo zero per l’erario, mettendolo un po’ piu’ al riparo dalle pressioni di qualunque tipo.

  15. gragga

    I diplomatici italiani sono 896, rispettivamente la metà, un terzo ed un quarto dei diplomatici tedeschi, francesi ed inglesi. La Farnesina costa all’anno (dati pubblici 2013 dai siti web dei ministeri) 1.6 Miliardi di Euro, contro 2.8 per Ministero degli Esteri Francia, 2.2 Uk, 3.4 Germania. Si può sempre fare di più e di meglio, ed ottimizzare le risorse, ma mi pare che l’obiettivo di questa crociata sia poco centrato quando ci sono altre categorie di istituzioni italiane che rispetto agli omologhi europei ci costano molto di più.

  16. M. M.

    Mi complimento ed applaudo per l’accuratezza nell’evidenziare il calcolo errato dell’introito che i visti procurano. Ciò detto, spero che questa “platea” non diventi una piazza dove ci si insulta a vicenda. Quanto si vuole evidenziare e discutere qui è la la malagestione e l’eccessivo costo delle Sedi estere del Mae. Comunque la si mette, un costo di solo retribuzione di 19 dipendenti quantificabile in € 1.710.000 è eccessivo sotto qualunque parametro che si voglia prendere come riferimento. Pensa solo per un attimo se la sede di Mosca fosse un’impresa privata operante lì; spendere tale somma esclusivamente per la voce retribuzione dei dipendenti è semplicemente impossibile. Pensi sia una cosa fattibile per una azienda privata? Credo proprio di no. Non si tratta solo di spendere meno, ma di spendere bene. Se è vero come dici che la sede di Mosca (presa a campione) a fine anno finanziario rimane con un utile di €40.000.000 allora mi sembra tu sia d’accordo con la tesi di autonomia gestionale ed autofinanziamento delle sedi senza gravare sui conti pubblici. La sede dovrebbe versare al Ccvt gli utili al netto delle spese di gestione e della retribuzione ridimensionata del personale in quanto rimane sempre il problema delle famiglie italiane che fanno fatica ad arrivare a fine mese mentre inviamo all’estero autisti o personale comunque poco qualificato che continuiamo a pagare stipendi stratosferiche. Riguardo gli “scandali” che attribuisci al personale locale mi dispiace dirti che ciò non evidenzia altro che l’incompetenza professionale del personale di ruolo oppure, peggio ancora, il coinvolgimento e la disonestà del personale di ruolo alla stregua del personale contrattualizzato; non mi risulta che il personale locale sia firmatario di visti oppure abbia la discrezione decisionale di concedere o meno il visto, il passaporto oppure la cittadinanza; la verità è che un seme germoglia solo laddove trova un fertile terreno quindi, se c’è personale [di ruolo] competente ed incorruttibile mi pare improbabile che le “pressioni” dei locali possano avere alcunché effetto. Il problema è a monte. Personale competente e di una certa integrità morale e professionale. Se al posto di un amministrativo o un coadiuvatore che – anche lui come il contrattista “tiene famiglia” – a vigilare l’operato dei contrattisti ci fosse uno del ruolo direttivo (C1, C2) o meglio un diplomatico ti assicuro che si guarderebbero bene dall’essere compiacenti alle “pressioni” che li implicherebbe a vario titolo. Poi il problema dei “side business” in tema di servizio consolare o traduzione prima di farlo diventare un capo di accusa generalizzato laddove esiste bisognerebbe vedere il perché. Ti sei mai chiesto come mai un ministero dello Stato italiano come il Mae che paradossalmente si schiera contro la povertà ed il degrado e per questo attraverso la cooperazione allo sviluppo stanzia miliardi di euro e poi quando si tratta del personale che assume all’estero diventa artefice della povertà e degrado? Vai a vedere le cause legali intraprese dai contrattisti locali in vari continenti e le condanne al risarcimento subite dal Mae. Ti pare possibile che le sedi in India o in Africa (tanto per citare alcuni esempi), paghino un contrattista locale uno stipendio mensile equivalente alla paga giornaliera di un usciere o autista che, poverino, non capisce un benamato piffero del servizio consolare e si trova lì come ricompensa per aver scorrazzato in giro per Roma la moglie di qualche funzionario del Mae con la macchina di servizio? E di questi elementi non è che c’è ne uno ogni tanto: sono così la stragrande maggioranza! Vogliamo parlare della professionalità del personale amministrativo che a dir tuo sono garanti dell’integrità? Voi sapere quanti di questi dipendenti di ruolo dopo lavoro vanno a fare il side business come pizzaioli o i loro coniugi – per i/le quali prendono un’aggiunta di famiglia – lavorano “regolarmente” impiegati al nero da ditte o individui oppure fanno le traduzioni come i contrattisti? E tu vorresti che costoro e i familiari a seguito siano accreditati come diplomatici?

  17. Brommert

    Questa campagna del Professor Perotti comincia a diventare ossessiva e temo che questo sia segno di uno scarso equilibrio di giudizio. E’ difficile comparare rimborsi di natura diversa e sistemi amministrativi diversi, questa fissazione non so bene dove ci porta. Ma il messaggio generale è chiaro e mi sembra che dal Ministero degli Esteri sia condiviso – la diplomazia va innovata, come altre categorie della Pa, non facciamone una santa inquisizione perché si passa dalla parte del torto.

  18. Mirta Sassicari

    Complimenti al Prof. Perotti. Vada avanti con i suoi studi e le sue ricerche, lo faccia anche per quelli che vivono con 1000 euro al mese e devono pagare il mutuo, per quelli che non hanno un lavoro, per tutti i giovani costretti a lasciare l’Italia per vivere dignitosamente

  19. Pino

    Buongiorno
    Io penso che non sia produttivo mettere alla gogna dirigenti e/o funzionari pubblici (nonostante guadagnino stipendi troppo alti che bisogna sicuramente livellare); perché comunque le responsabilità sono diverse e il rischio è di diventare superficiali e qualunquisti … Quello su cui
    invece bisogna insistere senza avere molte remore nel farlo è l’efficienza dei servizi consolari che è veramente scarsa, la preparazione, l’educazione (io vivo all’estero da qualche mese e dovendo contattare gli uffici consolari al telefono rispondono un secco “sii, ambasciata”) e l’arroganza degna degli uffici pubblici Italiani degli anni 70, non sicuramente di oggi . Anche se si vuole giustificare l’inefficienza come una mancanza di personale, ci si accorge subito che l’ambiente è lassista e ipergarantista e questo deve cambiare. Forse il problema è nei vari ministeri (e non nei governi) che avrebbero bisogno di un “tagliando”.

  20. adele

    Vorrei conoscere i diritti/doveri della moglie, o della compagna in coppia di fatto, del diplomatico (ambasciatore o livello inferiore) in quanto tale: può lavorare sia in Italia che all’estero? o ci sono leggi che lo vietano?

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