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La battaglia da fare contro la corruzione

Perché in Italia la corruzione è più alta rispetto agli altri paesi occidentali? Oltre alla malavita organizzata, le cause sono da ricercare in altri fattori, altrettanto importanti. Più che una battaglia specifica ne serve una generale, per un più alto livello di efficienza e di etica nello Stato.

CINQUE FATTORI DI CORRUZIONE

Al di là delle cifre con poco fondamento diffuse dalla Commissione Europea, perché la corruzione è maggiore in Italia rispetto agli altri paesi occidentali? Michele Polo ha risposto su lavoce.info indicando come responsabile del triste primato la malavita organizzata, che in Italia ha un peso senza uguali tra gli stati occidentali e che ovviamente ha bisogno di protezioni o omissioni in campo pubblico sia quando commette reati sia quando ne investe i frutti. Risposta convincente ma non esaustiva.
La malavita organizzata è solo il primo di una lista di fattori altrettanto rilevanti. Il secondo è la più elevata inefficienza della macchina giudiziaria italiana, che rende probabile la prescrizione prima della sentenza finale, così diffondendo un senso di impunità di fatto tra i corruttori e i corrotti.
Il terzo è il maggior professionismo politico italiano, cui si deve la formazione di una casta inamovibile fatta in buona parte da personaggi che fuori dalla politica sarebbero destinati a più umili mestieri, come ha scritto Eugenio Scalfari. Per restare nella politica, devono dispensare favori e hanno ampia possibilità di farlo grazie alle connivenze che si creano tra burocrati e politici di lungo corso.
Il quarto è la maggiore complicazione del rapporto tra cittadini e settore pubblico, che deriva sia da una legislazione farraginosa e ambigua sia da una burocrazia inefficiente. Questo fattore crea un duplice effetto. Da un lato, produce l’humus in cui prosperano le vere e proprie intese criminali. Dall’altro, produce quella che il senso etico comune considera  la “corruzione indotta”, quel sistema di pagamenti o favori cui spesso anche il buon cittadino deve ricorrere per ottenere in tempi ragionevoli il riconoscimento dei suoi diritti. La piccola e diffusa corruzione indotta è forse un peccato veniale in se stessa ma ha un impatto micidiale sul costume sociale, che tende a essere assolutorio o almeno rassegnato anche verso forme di corruzione più gravi. Viene così ad affievolirsi il meno costoso e più efficace antidoto alla corruzione, ossia la condanna della comunità verso chi non rispetta le regole.
E sotto il profilo del costume, si può additare come ultimo fattore specifico italiano il soverchiante peso della Chiesa cattolica, che rispetto alle Chiese protestanti è molto più attenta alla morale sessuale e molto meno attenta a quella sociale; e ciò vale specialmente in Italia, dove nella gerarchia continua a operare l’eredità moralmente avvelenata del potere temporale, esercitato senza più base territoriale ma attraverso una pervasiva rete di relazioni privilegiate con il potere politico.

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LE COSE DA FARE

Cosa si può fare, allora? Gli esperti potranno indicare alcune proficue misure specifiche, come positiva è stata la recente introduzione della disciplina contro la corruzione in campo privato. Non è da escludere che pure l’Autorità ad hoc creata per la battaglia contro la corruzione nel settore pubblico, l’Anac (ex Civit), dia a tempo debito buoni risultati, anche se ora si vede solo il costo di un appesantimento burocratico. Ma l’entità delle cause indicate – la malavita, la casta politica, la confusa e sovrabbondante legislazione, l’inefficienza della burocrazia e della giustizia in particolare, lo scarso supporto morale da parte del magistero cattolico – fa dubitare dell’efficacia di una politica specifica contro la corruzione.
Di sicuro, non è la cura giusta l’aumento a dismisura dei controlli e delle sanzioni. Perché i controlli costano. Perché un paese civile non può mai abbandonare il principio di proporzionalità tra reato e pena. E soprattutto perché una società con scarsa etica e abbondante corruzione non può fidarsi ciecamente neanche dei controllori, ai quali consegna un “valore di corruzione potenziale” tanto maggiore quanto più alta è la sanzione che possono infliggere o togliere.
Insomma, la battaglia contro la corruzione coincide in gran parte con la quotidiana e faticosa battaglia generale per aumentare il livello di efficienza e di etica dello Stato.
Conclusione disperante? Non è detto. In contrasto con l’opinione prevalente, sostengo, con il peso della mia età, che una volta era peggio. La gente è oggi molto più reattiva su questo tema. Anche il comportamento della gerarchia cattolica ha forse toccato il vertice della compromissione e promette, con papa Francesco, di diventare un fattore di moralizzazione. E soprattutto i controllori – Corte dei conti, magistratura ordinaria, uffici fiscali e Guardia di finanza – hanno ampiamente innalzato il livello di competenza e di credibilità rispetto ai primi decenni del dopoguerra. Ecco perché allargare il fronte della battaglia non significa necessariamente dichiararsi sconfitti. E comunque, ogni più ristretta e facile politica contro la corruzione rischia di essere illusoria.

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Il punto

17 commenti

  1. raffaele principe

    La corruzione si intreccia strettamente con l’inamovibilità di dirigenti e funzionari, che occupano manu militare il proprio orticello almeno fino alla pensione, se non oltre. Troppe regole morte (procedure) consentono a costoro di nuotare nella palude senza realmente rispondere degli obiettivi. Bisognerebbe introdurre il principio che un dirigente e anche i funzionari, non dovrebbero stare nello stesso posto più di 5 anni. Ciò creerebbe quella mobilità necessaria per evitare la stagnazione attuale.
    Trasparenza, vera e verificabile da tutti. Oggi con il web ciò è possibile e a costi ridottissimi.
    Far contare le comunità nella nomina dei dirigenti. Penso a quelli scolastici. Reintrodurre i controlli su tutti gli atti dei comuni. Ripensare il vecchio Co.Re.Co. Eleggere i sindaci separati dai consiglieri. Una volta tanto impariamo dalla Sicilia. Divieto di essere assessore e consigliere.
    Spending review. Premiare proporzionalmente i dirigenti che raggiungono gli obiettivi prefissati, con il loro contributo, tramite audit.
    Combattere la delinquenza politica, presupposto della delinquenza criminale. E questo è un obiettivo dei partiti. Non possono aspettare la condanna di terzo grado per mettere da parte gli inquinati. Sanno benissimo chi sono, come vivono e chi frequentano.

    • sottoscritto

      Per il poco che so di questo tema le tue proposte sono certamente utili e auspicabili. Il problema è che chi dovrebbe apportare queste migliorie probabilmente è, in gran parte, chi beneficia della corruzione. Almeno credo.

  2. DDPP

    Consiglierei di stare alla larga dalle analisi sulle motivazioni sociologiche che stanno a base della corruzione.
    Mi annoto solo che, siccome non funzionano i controlli sui Pubblici Dipendenti, creiamo un mostro giuridico di controlli burocratici e lo mettiamo sulle spalle delle imprese private. Bah!
    Se si vogliono effettuare i controlli sull’andamento della corruzione nella P.A. è necessario controllare la ricchezza patrimoniale di tutti i Pubblici Dipendenti.
    Come?
    Tramite le banche dati (da quest’anno ampliate a dismisura) in possesso o a disposizione della Agenzia delle Entrate.
    Obiezioni: Non possiamo rendere pubbliche queste notizie sui nostri Pubblici Collaboratori!:
    Risposta: Queste rimarranno notizie riservate come lo dovrebbero essere quelle inserite nelle stesse banche dati (oppure esistono dubbi che lo siano?).
    La ricerca e il monitoraggio dovrebbe essere esteso ai parenti di 1° grado dei pubblici dipendenti (mogli, figli e genitori) per gli altri gradi di parentela ognuno si prenda i suoi rischi:
    I controllori di non avere il quadro complessivo della ricchezza patrimoniale del Pubblici Dipendenti,
    i Pubblici Dipendenti corrotti si prenderanno il rischio di intestare proprietà allungando la parentela.

  3. Dario

    Sono in disaccordo con il tono e gli argomenti dell’articolo che mi sembra portino argomentazioni molto deboli.

    Innanzi tutto l’insistenza sulla morale cattolica e sul peso della chiesa; è sovrastimato e non aderente alla realtà. Un facile Controesempio è la Baviera regione cattolicissima della Germania meridionale, nella quale la corruzione viene considerata un delitto molto grave. In Veneto invece ad esempio la lega, che non si può certo definire di simpatie cattoliche dopo pochi anni di potere ha raggiunto e forse superato i livelli corruttivi degli altri partiti. Mi pare invece più forte l’argomento che il pesce puzza dalla testa. Se le alte dirigenze e i politici a livello nazionale fossero puniti e cacciati, il messaggio alla società sarebbe ben diverso.
    I controlli costano se si applicano a tutta la società indiscriminatamente. Costano molto meno e hanno un effetto maggiore se vengono applicati ai dirigenti o alla rappresentanza politica. Secondo me si dovrebbero introdurre percorsi rapidi e privilegiati nel giudizio dei fatti di corruzione. E magari il blocco della prescrizione dal momento del rinvio a giudizio. Anche l’introduzione del Whistleblower sarebbe utile.

    Come ultimo, mi spiace ma non sono d’accordo nemmeno che nel passato era meglio.
    Magari in termini assoluti sarà anche vero ma in termini relativi ora è un disastro.
    Mi spiego meglio: in un contesto di economia in crescita se in una municipalizzata/universita’/comune/ospedale veniva assunto un raccomandato, una persona poteva comunque trovare un’alternativa. Ora che alternative non ci sono e la percezione di ingiustizia molto più pesante.

    • francesc0

      Basta guardare la storia: a Roma si vendevano le indulgenze (soldi per ottenere lo sconto di anni di purgatorio).
      E Lutero disse basta.
      Noi invece continuiamo.

  4. henricobourg

    Sono sostanzialmente d’accordo con il Prof. Muraro. Ha il merito di parlare del più grave problema del paese, l’illegalità diffusa, fra cui la corruzione e il guadagno illecito; ha ragione che la malavita organizzata non è né la causa né l’aspetto più perverso dell’illegalità; ha ragione sulle differenze storiche fra paesi cattolici e paesi protestanti; e ha ragione evocando il vento fresco che soffia sul Vaticano. Non è tuttavia colpa della giustizia, perché la prescrizione (assurda perché non sospesa dal procedimento giudiziario e a volte creata ad personam) non è decisa dai tribunali, ma dal legislatore che a sua volta è eletto dagli Italiani, con una legge zoppa, che permette pochi controlli, poche sanzioni, ma pur sempre eletto. La legge alla fine esiste solo se è interpretata, dallo stesso legislatore (che persegue obiettivi), dal giudice (che non può applicare senza interpretare) e dai cittadini che nelle loro azioni di tutti i giorni interpretano la legge: se tutti tollerano che un pregiudicato o semplice sospettato di reati la possa far franca, o possa fare molto di più, applaudito dal pubblico, il testo della legge perde significato e valore. Secondo me – che sono da 25 anni in Italia, una scelta che rimpiango con amarezza – è questo il problema profondo del paese: l’accettazione dell’illegalità, del sopruso, della violenza privata in tutte le sue forme, dell’ingiustizia, dell’assenza di garanzia dei diritti, di quasi tutti i diritti, da quelli politici (diritto elettorale) a quelli più quotidiani (scuola, sanità, lavoro), fino al diritto di vivere con dignità.

  5. Massimo

    Anch’io condivido in generale i contenuti dell’articolo, ma…
    1. Per effettuare dei controlli approfonditi bisogna conoscere esattamente come funziona la burocrazia, e come funzionano I singoli enti, oltre che avere un’approfondita conoscenza teorica e pratica del mondo dei contratti pubblici, delle assunzioni, dei meccanismi premiali.
    L’ente di controllo (ora ANAC) dovrebbe quindi reclutare personale con conoscenze specifiche ed una lunga esperienza.
    2. Poi per l’efficacia dei controlli e’ necessario poter procedure a verifiche in loco estremamente penetranti, un esempio e’ il sistema in atto in Commissione Europea, tramite l’OLAF: I suoi funzionari hanno il potere di entrarti in ufficio, sigillarti il PC e controllare tutto l’ambiente di lavoro.
    3. Il meccanismo della tangent e’ ormai obsoleto, il sistema piu’ moderno e’ quello antichissimo dello scambio di favori, magari mediante piccolo contratti od assunzioni. Impossibile da provare in sede penale.
    4. Infine, come Lei puntualizza alla fine dell’articolo, culture ed educazione sono fondamentali, e qui si apre l’importanza della scuola …

  6. DDPP

    I sistemi a cui pensate mi sembrano correttI, ma tanto complicati che non risolvono il problema.
    La mia proposta è di mettere sotto controllo i saldi patrimoniali (mobiliari ed immobiliari) di tutti i pubblici dipendenti tramite le banche dati dell’Agenzia delle Entrate e concentrarsi su incrementi anomali. Su questi incrementi anomali si andranno ad effettuare le indagini di polizia giudiziaria o, se si vuole, di una sezione specializzata della Guardia di Finanza (e poi chi controlla i finanzieri?)

  7. Guest

    Editoriale molto utile. Mi pare che il processo debba passare anche attraverso:
    1) una maggiore “political accountability” degli eletti, misurabilità dei risultati e licenziabilità di chi non li consegue (oggi è esattamente l’opposto.)
    2) un sensibile arretramento del perimetro dell’intervento statale e dell’area di discrezionalità amministrativa (l’ultimo punto toccato nell’editoriale): entia non sunt multiplicanda.
    3) economicità della gestione a tutti i livelli. Sentire Moretti esultare per risultati di treni- taglia (nessun lapsus calami), che fattura 1/3)di Sncf fa tenerezza. Nell’entropia si annida la possibilità di aggiustare le norme, e prestarsi a scambi di mutuale utilità. Ma quanto è complesso!
    A differenza di altri lettori, condivido in toto sulla “balena bianca”.

  8. rob

    “Il terzo è il maggior professionismo politico italiano, cui si deve la formazione di una casta inamovibile fatta in buona parte da personaggi che fuori dalla politica sarebbero destinati a più umili mestieri, come ha scritto Eugenio Scalfari”. Basterebbe ricordare 2 date: ’68 e ’70. Distruzione della cultura e del senso civico, abnorme sviluppo dei livelli di potere (Regioni). Si dovrebbe anche parlare della “bufala federalista” che ha dato il colpo mortale ad un sistema-Paese fragile. Cosa ne dice Lei?

  9. Enrico

    Ottimo articolo e sono sostanzialmente d’accordo, anche se vedo due punti labili
    1) “Perché i controlli costano”: certo ma se non sbaglio costa molto di più la mancanza di controllo nel contesto italiano.
    2) “Perché un paese civile non può mai abbandonare il principio di proporzionalità tra reato e pena”: questa parte mi sembra rifletta il sostanziale approccio culturale italiano di fronte ai fenomeni di corruzione (del tipo: ma in fondo non è nulla di grave). Anzi in Italia c’è una sproporzione al contrario tra reato e pena.

  10. lodovico malavasi

    Anche se molti burocrati non sono nominati dalla politica devono comunque compiacere la politica: questo crea un sistema di corruzione assai ampio difficile da eliminare perché le loro azioni apparentemente si confondono con quella nozione vaga di bene comune o buona fede. Lo Stato non riconosce se una azione è vantaggiosa o svantaggiosa per la comunità: guarda se è legale.

  11. a.m.orazi

    Senza considerare né la criminalità né i controllori citati (Corte dei Conti, Magistratura, uffici fiscali, GdF) che, come si è visto, o non sono puri o non sono efficaci, dal lato delle varie burocrazie si potrebbe pensare ad un sistema di silenzio-assenso generalizzato con lo spostamento dell’onere dal cittadino al burocrate, nel senso che se il burocrate non risponde di no quello che il cittadino fa, anche di male, non è a lui imputabile ma al burocrate che non lo ha impedito. si potrebbe costruire una norma di questo tipo:
    1. tutte le pubbliche amministrazioni sono tenute ad
    indicare nelle forme ritenute più opportune quali sono le procedure e le documentazioni necessarie per qualunque autorizzazione, concessione e altro
    provvedimento amministrativo necessario per il legittimo esercizio di qualunque diritto, fermo restando che non potranno essere richiesti documenti che siano già in possesso di qualunque p.a.
    2. l’indicazione di cui al comma precedente,
    anche ove già disponibile agli atti della p.a. interessata, deve essere fornita al cittadino richiedente tassativamente entro 10 giorni di calendario, a pena di responsabilità disciplinare del dirigente e di responsabilità civile per danni
    dell’amministrazione interessata.
    3. la risposta o il provvedimento della
    amministrazione, positivo o negativo, deve pervenire all’indirizzo indicato nella richiesta del cittadino, che abbia formulato le sue richieste secondo le indicazioni fornite dalla amministrazione interessata, entro 20 giorni di calendario.
    4. il cittadino che non riceva risposta alle sue richieste entro i 20 giorni di calendario seguenti la presentazione delle richieste stesse è irrevocabilmente autorizzato a quanto richiesto.
    5. il dirigente interessato risponde in proprio, disciplinarmente e per danni, dei dinieghi e delle mancate risposte al cittadino, nei tempi debiti, da cui siano derivati danni al cittadino stesso, ai terzi o alla comunità in conseguenza degli atti del cittadino di cui al precedente comma 4.
    6. nei confronti dei provvedimenti amministrativi di
    diniego all’esercizio di un diritto del cittadino è ammesso ricorso al TAR.
    7. i ricorsi di cui al precedente comma 6. possono essere formulati direttamente dal cittadino in forma libera e senza assistenza legale e devono essere decisi nel merito entro 30 giorni di calendario dal loro deposito; il mancato rispetto di tale scadenza comporta la responsabilità disciplinare e civile per danni del giudice.
    8. il cittadino che agisca per responsabilità della pubblica amministrazione è autorizzato a ritardare il pagamento di ogni tassa, imposta e contributo a
    suo carico fino alla completa definizione del giudizio.
    9. nel caso in cui il dirigente o il giudice sia soggetto a 3 azioni, nelle quali sia stata affermata
    la responsabilità propria o della pubblica amministrazione, se dirigente dovrà essere licenziato e non potrà svolgere le funzioni di dirigente della p.a. per 5 anni, se giudice dovrà essere radiato”.

  12. Piero

    Dire che in Italia v’è più corruzione perché vi è il professionismo nella politica di più che negli altri stati è una falsità, basta vedere la Germania, dire che la Chiesa porta alla corruzione è un’altra falsità, avere vicino ai valori sociali anche quelli della chiesa sicuramente situa a combattere la corruzione.
    Sicuramente da condividere l’inefficienza della magistratura, a tutti i livelli e di tutte le specie, questo è un male dell’Italia riconosciuto da tutti, ma sono i magistrati ultimamente, quelli che fanno le leggi e quindi pendo che ciò non cambierà nei prossimi anni, con l’eliminazione dell’immunità parlamentare la magistratura ha sopraffatto la politica.

  13. francesco

    Un altro motivo della corruzione in Italia è la enorme evasione fiscale: per corrompere ci vuole il “nero”: non puoi corrompere con assegni o accrediti.

  14. giuseppe

    Una volta, anche nei partiti “virtuosi”, se frequentavi i circoli spesso, sapevi, tutti lo sapevano, quegli iscritti, anche dirigenti , che avevano , come una certa tendenza , prima o poi, al “vasetto della marmellata” appofittando che il partito, direttamente o indirettamente poteva garantirti quel posto nella municipalizzata o in Ospedale. Una volta queste aspirazioni erano meno forti e non ci si curò di creare un progetto di contenimento. Oggi ce ne sarebbe bisogno dato che essendo scomparsa la politica dei valori ed idee è diventato piu’ forte l’arrivismo. Ma oggi non ci sono piu’ i circoli e , dove ci sono, dopo la riunione, ognuno saluta e va per i cavoli suoi.

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