Il Jobs Act di Renzi propone l’introduzione di un sussidio di disoccupazione universale per chi perde il posto di lavoro. Si tratta di un intervento indispensabile per garantire il corretto funzionamento del nostro mercato del lavoro ma tutto dipende da come sarà realizzato.
Il grafico mostra il reddito garantito dai sussidi pubblici a chi perde il posto di lavoro nei paesi Ocse in percentuale del salario precedente alla disoccupazione. Il grafico si riferisce al caso di un lavoratore single e senza figli che guadagnava due terzi del reddito mediano. Poiché in molti casi i sussidi disponibili e la loro generosità variano durante il periodo di disoccupazione, i dati del grafico sono una media calcolata su un lungo periodo di disoccupazione (60 mesi).
*Il tasso di sostituzione netto della Turchia è calcolato in relazione alla produttività media e non al salario medio come nel caso di tutti gli altri Paesi inclusi nello studio.
Fonte: OECD
Come si vede, l’Italia è tra i paesi con sussidi meno generosi, con un rapporto tra reddito da lavoro e reddito durante la disoccupazione di solo l’8 per cento. Si tratta di un valore simile a quelli dei paesi dell’Est Europeo e molto distanti da quelli di paesi come la Germania (28 per cento), la Francia (44 per cento) o anche la Spagna (26 per cento).
Inoltre, questo dato medio nasconde due ulteriori elementi di distorsione del nostro sistema. Il primo riguarda la differenza tra il periodo iniziale di disoccupazione e quello successivo, la cosiddetta disoccupazione di lunga durata. In Italia all’inizio della disoccupazione si può spesso contare su un sostegno piuttosto generoso (68 per cento), garantito soprattutto dalla Cassa Integrazione, mentre per i disoccupati di lunga durata non esiste nulla e il rapporto tra reddito da lavoro e sussidi scende direttamente a zero. Il secondo aspetto importante da ricordare riguarda proprio la Cassa Integrazione, che è disponibile solo ad alcuni lavoratori, non si tratta di un programma di sostegno al reddito universale, ovvero al quale chiunque perda il lavoro e abbia pagato contributi può avere accesso. Per molti lavoratori italiani, quindi, anche all’inizio di un eventuale periodo di disoccupazione il sistema di welfare non garantisce alcun sostegno.
Alcuni potrebbero obiettare che sussidi di disoccupazione generosi scoraggiano la ricerca di un nuovo impiego e, in effetti, esistono numerosi studi che documentano questo problema. Tuttavia, la struttura ottimale del sostegno al reddito in caso di perdita di lavoro non consiste nel non offrire alcun sussidio. Almeno nelle prime settimane di disoccupazione è bene che la persona possa disporre di un certo reddito per potersi concentrare sulla ricerca di lavoro piuttosto che sul modo per mettere in tavola qualcosa da mangiare. Inoltre, la ricerca di lavoro spesso comporta dei costi, per esempio costi di trasporto. Per i disoccupati di lunga durata il problema diventa più una questione di contrasto alla povertà per la quale la risposta più comunemente adottata nei paesi Europei è un reddito minimo accompagnato da programmi di reinserimento.
In Italia si parla da tempo sia di reddito minimo sia di riorganizzazione dei sussidi di disoccupazione. C’è da sperare che questa volta, vista anche la drammaticità della situazione del nostro mercato del lavoro, si passi finalmente dalle parole ai fatti.
(1) Sul sito http://www.oecd.org/els/benefitsandwagesstatistics.htm si possono produrre simulazioni per diverse tipologie famigliari e diversi periodi di disoccupazione
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