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Aspettando la legge elettorale

Dopo la pubblicazione delle motivazioni anti-Porcellum della Corte Costituzionale, la politica dovrà individuare un’ipotesi di riforma che metta d’accordo i partiti e rispetti i paletti della Corte. Non c’è spazio per altri rinvii. Ripercorriamo la discussione degli ultimi due anni.

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  1. carlo giulio lorenzetti

    Il dibattito in corso sulla legge elettorale e sui tre sistemi proposti recentemente da Renzi dovrebbe tener conto delle implicazioni di carattere costituzionale che ciascuno di essi comporta e del fatto che la loro efficacia dipende non solo dai meccanismi prescelti per tradurre i voti in seggi ma dalla forma di governo e dal quadro istituzionale.
    Se, per esempio, si pensa di rifarsi al modello spagnolo ( mettendone in luce il carattere proporzionale, corretto dall’elevato numero di piccole circoscrizioni e da un sistema di bilanciamenti intesi ad evitare un eccessiva frammentazione) senza considerare che in quel Paese il capo del governo gode di una posizione di preminenza rispetto ai ministri ed ha nelle sue mani il potere discrezionale di sciogliere le Camere, non si coglie una delle ragioni del successo di quel sistema. A cui contribuisce inoltre la così detta “sfiducia costruttiva”, volta ad evitare crisi extra parlamentari e crisi al buio ( per buttar giù un governo occorre cioè averne subito pronto un altro di ricambio).
    Quando si parla del “sindaco d’Italia” (formula lanciata da Mariotto Segni dopo i referendum elettorali del ’92/93) non si può lasciare in secondo piano il fatto che il fulcro di quella legge è l’elezione diretta del primo cittadino e che tale modalità non può essere applicata al presidente del Cosiglio seza una corrispondente modifica della nostra Costituzione.
    Così, per quanto riguarda il sostegno al governo e la sua stabilità, non è indifferente la composizione del Parlamento e la presenza di due camere elette con sistemi diversi e chiamate entrambe ad accordare la fiducia.

  2. Piero

    Il ritorno al proporzionale è la vittoria del nuovo centro che da tempo covava di guidare l’Italia, è la sconfitta del bipolarismo: si vuole tornare ai vecchi accordi politici incentrati su un partito di minoranza di centro che potrà allearsi con la sinistra o con la destra. Il partito guidato da Bazoli voleva scendere in campo; fino ad oggi non vi erano i presupposti, oggi con il proporzionale e con il diktat della Corte che non si può prevedere un forte premio di maggioranza si agevola il ritorno a questo tipo di politica. Solo un forte successo elettorale di un grande partito può bloccare questo sfascio politico voluto dalla Merkel per lo scopo della stabilità. Si vuole un governo stabile in linea con la Merkel, chi può garantire ciò se non un governo composto da banchieri?

  3. Ugo detto Piero

    Sono purtroppo convinto che con la pubblicazione della sentenza non vi sarà alcuna legge elettorale e alcuna riforma. I politici che siedono in parlamento non sono in grado di pensare al futuro e non desiderano vi sia un vincitore.

  4. Libero pensiero

    Compromesso (al ribasso) come al solito?
    Il tema della presunta governabilità non diventi il consueto escamotage per formule onagocratiche al ribasso, ispirate da presunte ansie (contingenti, a buon intenditore) sulla governabilità, nel tentativo di arginare l’unico strumento democratico a disposizione degli Italiani. Il tema di vertice, dopo due tangentopoli) è la selezione meritocratica dei migliori: ergo, maggioritario, doppio turno e collegi uninominali. Sotto altro profilo, si torna ciclicamente, annosamente, a parlare di senato. Però (senza tenere conto di senatori a vita) ricordo che in Italia c’è un parlamentare per ogni 60.371 abitanti, nel Regno Unito uno ogni 91.824, in Germania uno ogni 112,502, negli Stati Uniti uno ogni 560,74. Si vuole tenere in piedi il Senato? Bene, allora si riduca del 50/55% il numero di deputati.

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