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La detrazione? Meglio se non è uguale per tutti

La Legge di stabilità 2014 contiene varie clausole di salvaguardia per garantire gli obiettivi di finanza pubblica del Governo. Una riguarda le detrazioni fiscali: senza un riordino scatteranno i tagli lineari. Ma il gettito sarà inferiore a quanto previsto e saranno penalizzati i redditi più bassi.

COSÌ SI SALVAGUARDANO GLI OBIETTIVI

La Legge di stabilità 2014 contiene diverse clausole di salvaguardia per garantire gli obiettivi di finanza pubblica perseguiti dal Governo. È previsto, tra le altre cose, che entro il 31 gennaio 2014 l’amministrazione finanziaria proponga un disegno di razionalizzazione delle detrazioni fiscali previste dall’articolo 15 del Testo unico delle imposte dirette (Dpr 917/1986), per ottenere maggiori entrate per 488,4 milioni di euro nel 2014, per 772,8 nel 2015 e per 564,7 a partire dal 2016 (comma 575 articolo 1). Se non saranno adottati i provvedimenti necessari, si procederà con un taglio lineare (probabilmente ritenuto politicamente più indolore) che toccherà tutte le tipologie di spesa, elencate al comma 1 dello stesso articolo 15, sulle quali finora è stata applicata la detrazione d’imposta in misura del 19 per cento del loro importo. Si passerà al 18 per cento per l’anno fiscale 2013 (applicando la misura retroattivamente) e al 17 per cento a partire dal 2014 (comma 576 articolo 1). La misura proposta non sembra adeguata a produrre il gettito sperato, mentre il taglio lineare della detrazione aggrava la condizione dei percettori dei redditi più bassi.

GETTITO INFERIORE ALLE ATTESE

Una norma con le stesse finalità era stata introdotta nel luglio del 2011, quando nel giro di dieci giorni il decreto legge 98, contenente misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria, fu convertito in legge (la n. 111). L’articolo 40 stabilì che entro il 30 settembre 2013 dovessero essere adottati provvedimenti per il riordino della spesa sociale e per l’eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione e esclusione che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali. Lo scopo era di ridurre l’indebitamento netto per non meno di 4 miliardi di euro nel 2013 e di 20 per ognuno degli anni successivi. In mancanza dei provvedimenti per raggiungere questi obiettivi si sarebbe provveduto a ridurre del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento a decorrere dal 2014 tutti i regimi di favore fiscale applicati a circa 250 voci di spesa, per un’erosione complessiva valutata in oltre 140 miliardi di euro. Nel novembre dello stesso anno, il rapporto finale della commissione Ceriani sull’erosione fiscale di voci ne avrebbe contate 720, con un risparmio d’imposta per i contribuenti di circa 250 miliardi di euro. (1)
La clausola di salvaguardia introdotta nel 2011, se applicata, avrebbe potuto produrre il gettito aggiuntivo atteso.
Sulle base dei risultati delle elaborazioni dei dati messi a disposizione dal dipartimento delle Finanze, relativi alle denunce Irpef per l’anno fiscale 2011, intervenendo nella misura prevista sulle sole spese alle quali ora si applica la detrazione del 19 per cento, potrebbe risultare problematico conseguire gli obiettivi di gettito previsti per il 2014 e il 2015 dalla Legge di stabilità, sebbene l’incremento di gettito che, ora, si vuole conseguire sia molto più basso di quello previsto nel 2011. (2)
La spesa complessiva sulla quale i contribuenti hanno potuto applicare la detrazione del 19 per cento ammonta nel 2011 a 28.826 miliardi di euro, con un risparmio d’imposta di 5.477 milioni. La riduzione di ogni punto percentuale della detrazione produce un incremento del gettito di 288 milioni di euro. Per conseguire l’obiettivo di 488 milioni di euro, indicato per il 2014 con la riduzione della detrazione dal 19 al 18 per cento, mancherebbero quindi 200 milioni. Dello stesso ordine di grandezza è anche lo scarto che si registrerà nel 2015, anno a partire dal quale la percentuale di detrazione si assesterà al 17 per cento. Solo a partire dal 2016 gli effetti della misura si allineeranno all’incremento di gettito atteso. Da quell’anno in avanti, infatti, la Legge di stabilità prevede un maggior gettito di 565 milioni di euro, una cifra vicina al valore della riduzione di due punti della percentuale di detrazione.
La relazione tecnica all’atto del Senato 1120, che ha introdotto l’emendamento sulle detrazioni, quantifica il maggior gettito di competenza in 281,2 milioni di euro per il 2013 e in 564,7 per il 2014 (queste cifre includono anche 5,5 milioni nel primo anno e 12 nel secondo relative alle addizionali regionali e comunali). Gli importi annuali dell’andamento finanziario dell’incremento del gettito per il triennio 2014-2015 coincidono con quelli delle maggiori entrate attese dall’applicazione della riduzione delle detrazioni. Già dal 2014, quindi, il taglio di un punto della percentuale della detrazione produrrebbe la maggiore entrata prevista di circa 490 milioni di euro prevista per quell’anno.
Ma, poiché la riduzione dell’aliquota al 18 per cento si applica per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2013, nel 2014 (anno di dichiarazione dei redditi 2013), la maggiore entrata da essa derivante non potrà che essere al massimo quella derivante dalla riduzione di un punto percentuale della detrazione. Per avvicinarsi alla maggiore entrata indicata, la percentuale di deduzione dovrebbe essere già nel 2014 del 17 per cento.

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IL TAGLIO LINEARE COLPISCE DI PIÙ I REDDITI BASSI

Nel 2012 la detrazione del 19 per cento ha fatto risparmiare a ogni contribuente mediamente 282 euro di Irpef. La riduzione di un punto percentuale della spesa detraibile comporta, pertanto, un aumento d’imposta medio di 15 euro.
L’importo dell’aggravio d’imposta cresce in valore assoluto con l’aumentare del reddito, ma il sacrificio che comporta, in termini di benessere, diventa più pesante mano a mano che il reddito diminuisce.
Nella tabella 1 sono riportate le elaborazioni svolte sulla distribuzione per classi di reddito (definite dal dipartimento delle Finanze del Mef) dell’ammontare delle spese sulle quali sono state applicate le detrazioni nella dichiarazione dei redditi 2012.
Con la percentuale di detrazione del 19 per cento il risparmio d’imposta cresce, tendenzialmente, dai 180 euro dei soggetti che dichiarano un reddito non superiore ai mille euro, fino agli oltre 850 dei contribuenti che ne dichiarano più di 300mila. Ovviamente, anche l’importo della riduzione di un punto percentuale della detrazione cresce con il reddito dei contribuenti: passa dai 9,5 euro per quelli collocati nel gradino più in basso della scala dei redditi ai quasi 45 per quelli collocati nel gradino più in alto.
L’applicazione indiscriminata del taglio della detrazione a tutti i contribuenti, indipendentemente dal livello di reddito, comporta però un sacrificio tanto più grande quanto più piccoli sono i guadagni dichiarati. (3) Nell’ultima colonna della tabella 1 è stato calcolato un indicatore dell’onerosità relativa per le diverse classi di reddito del valore della riduzione di un punto della percentuale della spesa detraibile. (4) Per i contribuenti che dichiarano un imponibile fino a mille euro, la riduzione incide sul loro reddito per il 19 per mille, cioè 127 volte in più rispetto a quanto intacca il reddito di chi denuncia al fisco almeno 300mila euro.
In alternativa alla riduzione lineare della percentuale di detrazione, è ipotizzabile una diversa distribuzione dell’onere del maggior gettito, compensando la salvaguardia dal taglio di chi si trova entro il primo scaglione di reddito imponile ai fini Irpef con un aumento di quello applicato ai contribuenti degli ultimi due scaglioni. Il valore complessivo del taglio di un punto percentuale di detrazione per i contribuenti che dichiarano fino a 15mila euro è di circa 48mila euro, mentre per quelli con oltre 55mila euro ne vale 35mila. Si otterrebbe lo risultato complessivo previsto, e anzi un leggero incremento, lasciando inalterata al 19 per cento la percentuale di detrazione dei contribuenti a più basso reddito e riducendo al 17 per cento il primo anno e al 16 per cento a partire dal secondo quella applicata ai percettori di redditi medio-alti e alti. Questa ipotesi non intaccherebbe la struttura attuale di progressività dell’Irpef: il nostro ordinamento fiscale prevede già l’applicazione di detrazioni di importo differente in base al reddito del beneficiario (ne sono un esempio le detrazioni riconosciute agli inquilini).

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tabella lungarella

(1) http://www.mef.gov.it/primo-piano/documenti/20111229/Relazione_finale_del_gruppo_di_lavoro_sullxerosione_fiscale.pdf
(2) Per i dati si veda http://www.finanze.gov.it/stat_dbNew2011/index.php
(3) Una modifica al testo del comma 576, introdotta alla Camera, stabilisce che l’applicazione della norma avvenga “tenendo conto dell’esigenza di tutelare i soggetti invalidi, disabili o non autosufficienti”.
(4) Per i calcoli è stato considerato il valore medio di ogni classe, con la sola eccezione dei redditi superiori ai 300mila euro, per i quali è stata considerata quest’ultima cifra.
(5) K)=(J)/(B)x1.000

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  1. Stefano

    Il taglio delle detrazioni fiscali ha effetti regressivi come ampiamente dimostrato dalla Relazione della Corte dei Conti di maggio 2013 (Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, pag. 50). Anche l’Istat ha ampiamente dimostrato nel rapporto sulle diseguaglianze sociali crescenti in Italia che le detrazioni Irpef contribuiscono in modo importante alla progressività con effetti redistributivi. Purtroppo secondo il pensiero unico per rispondere al totem dell’austerity e del rispetto dei vincoli di bilancio euro dobbiamo sacrificare quel poco che rimane della progressività Irpef e di misure di sostegno ai redditi più bassi. Non so se qualcuno si sta rendendo conto che sono ormai 5 anni che siamo in recessione seguendo tali politiche quando gli Usa sono usciti dalla crisi prima e meglio di noi. La domanda interna è sotto zero, la disoccupazione giovanile al 40%. Sarebbe ora che lavoce, unico sito economico indipendente, iniziasse a ragionare seriamente sulla compatibilità di tali politiche euro con il mantenimento di un sistema economico in Italia, prima di avere un Paese di “zombie disoccupati”.

  2. Alessandro Guaiana

    Aggiungo un ulteriore elemento alla discussione. Il riordino delle detrazioni Irpef al 19% dovrebbe interessare tutte le detrazioni indicate nell’art.15, Tuir. Tuttavia, nel caso in cui entro il prossimo 31 gennaio non venga adottato alcun provvedimento (avvenimento molto probabile) le detrazioni colpite dal taglio lineare saranno esclusivamente quelle indicate dall’art.15, comma 1 Tuir così come previsto dal comma 576 della Legge di Stabilità 2014. La confusione in materia aumenterebbe, dunque, ulteriormente. A puro titolo di esempio, sarebbe esclusa dal taglio lineare la detrazione riguardante gli interessi per mutui ipotecari per la costruzione dell’abitazione principale (art.15, comma 1-ter), mentre quella riguardante gli interessi passivi per mutui ipotecari per l’acquisto dell’abitazione subirebbe la decuratazione di un punto percentuale nel 2013 e di un ulteriore punto nel 2014.

  3. Carlo Turco

    Mi sembra palesemente assurdo che, nel momento i cui si decidono tagli alle detrazioni, non si colga l’occasione per un qualche riordino delle stesse: mettere sullo stesso piano, con identica aliquota, spese di necessità non derogabili, come le spese sanitarie, i mutui per chi, a quanto pare, appare in grado di effettuare un investimento, la sottoscrizione di polizze assicurative, le attività sportive extrascolastiche, le erogazioni liberali, la remunerazione di intermediari immobiliari, non ha alcuna ratio. Spesso si tratta di detrazioni introdotte per beneficiare i destinatari delle spese piuttosto che per alleviare l’onere di chi le affronta, per necessità o per libera scelta.

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