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La lunga storia dell’estratto conto pensionistico

LA LETTERA MAI SPEDITA

La replica del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, già presidente dell’Istat, alle critiche avanzate da Tito Boeri e Luigi Guiso con il loro articolo “Ignavia di Stato” esige qualche ulteriore precisazione, che mi permetto di fornire anche in virtù del mio precedente ruolo quale direttore generale presso l’ex Enpals, l’ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo.
La previsione dell’invio dell’estratto conto assicurativo annuale contenuta dalla legge Dini (art. 1, comma 6, legge n. 335/1995), e ricordata dagli autori, non fu l’unico atto normativo previsto dal legislatore per assolvere a un doveroso atto informativo nei confronti degli assicurati, affinché fosse loro possibile programmare le scelte di risparmio in funzione delle esigenze reddituali durante il pensionamento.
Proprio nel tentativo di ovviare alla mancata attuazione dell’invio dell’estratto conto pensionistico, propedeutico per una corretta allocazione del risparmio pensionistico individuale tra il pilastro pubblico e quello privato, nel 2004 fu istituito presso l’Inps “Il casellario centrale delle posizioni previdenziali attive” (art. 1, comma 23, legge n. 243/2004). Nel decreto ministeriale di attuazione del 4 febbraio 2005 fu stabilito che entro 48 mesi dalla sua pubblicazione fosse inviato agli assicurati l’“estratto conto integrato” della posizione assicurativa maturata presso tutti gli enti pensionistici pubblici e privati italiani.
Naturalmente, come da consolidata tradizione italica, il legislatore delegato non mancò di istituire una commissione di esperti (sette, e la designazione di uno degli esperti spettava proprio all’Istat), della durata di cinque anni, per approfondire anche quegli aspetti di corretta comunicazione agli assicurati cui accenna il ministro nella sua replica. Se la trasmissione dell’estratto conto dovesse essere corredata anche di una stima dell’importo di pensione atteso al pensionamento fu un tema controverso e ampiamente dibattuto. Certamente, l’invio dell’estratto conto avrebbe rappresentato un atto propedeutico cui sarebbe seguita, quasi naturalmente, la simulazione di calcolo della pensione.
Inutile dire che l’estratto conto non fu mai inviato.
Tuttavia, il paradosso è che non solo il lavoro svolto da quella commissione non è considerato sufficiente, e lo scopriamo oggi, ma che le problematiche legate a una corretta e responsabile trasmissione di dati relativi alla posizione assicurativa di ciascuno sono oggetto di approfondimenti di un ennesimo gruppo di lavoro ministeriale. Credo che dopo tutti questi anni ci sia poco da studiare e che, invece, sia il momento di “fare”.
L’invito che mi permetto di avanzare al ministro è di indagare sulle cause che determinarono il fallimento di quell’ulteriore tentativo normativo anziché dedicarsi alla lettura di uno studio pubblicato sui Working papers on finance dell’Oecd incentrato sulla previdenza complementare.
Detto per inciso, la possibilità di accedere al proprio estratto conto on line tramite internet non sarà offerta agli assicurati grazie al lavoro dell’Inps: all’Enpals era già disponibile dal 2002. La simulazione con un motore di calcolo dell’importo di pensione atteso al compimento dell’età pensionabile fu censurata da un ministro del Lavoro di qualche anno dopo, il cui nome, per pudore, evito di indicare.

Leggi l’articolo iniziale di Tito Boeri e Luigi Guiso e la successiva replica del Ministro Giovannini

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  1. Ma come può il Ministro Giovannini indagare su una commissione dove l’istat doveva nominare un membro e Giovannini era presidente dell’Istat, soli cose all’italiana, ma il vero problema e’ che questi incompetenti stanno ancora li al governo, mi dispiace stiamo perdendo tempo

  2. Enrico

    Tutta la vicenda (ben riassunta sin dal primo articolo) mi fa pensare che, semplicemente, esiste una questione pensionistica che non si vuole far emergere.

    Ma si sa, sarò un malpensante

  3. sergio

    Chi erano, e dove sono ora, i componenti della commissione succitata che di fatto non sono stati in grado di proporre soluzioni dopo 5 anni di lavoro ?-Quale è il costo sostenuto dallo Stato per tale Commissione e, nel dettaglio, quanto hanno percepito costoro per consegnare un “non prodotto finale “?

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