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Se azionista è la fondazione (Mps)

Il nostro non è un atto di sfiducia nel management, ma dobbiamo badare alla nostra sopravvivenza”. È questa la dichiarazione resa da Antonella Mansi, presidente della Fondazione Mps, dopo aver votato contro il piano di ricapitalizzazione del Monte Paschi messo in piedi da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, attuali amministratori di Mps. Sono una atto e una dichiarazione gravi che aggiungono evidenza, se mai ce ne fosse ancora bisogno, al problema della inadeguata struttura proprietaria del nostro sistema bancario. Un azionista che scappa per badare ai fatti propri e scappando impone che non possano subentrare altri azionisti – se non con la tempistica che fa comodo alla fondazione piuttosto che alla banca – è un azionista che non adempie più (se mai vi abbia adempiuto) al proprio ruolo: salvaguardare il proprio investimento salvaguardando l’impresa. La signora Mansi ha una nozione errata di come si fa a far sopravvivere una fondazione. La sopravvivenza della Fondazione Mps è stata infatti compromessa perché l’istituto da lei presieduto ha giocato a fare il banchiere anziché dedicarsi, come avrebbe dovuto e come la legge istitutiva le imponeva, a conservare il patrimonio della Fondazione investendolo in tante iniziative anziché mettere tutte le uova nel paniere del Monte Paschi. Ora continua a voler fare il banchiere. Così facendo non solo rischia di bruciare le poche risorse rimaste alla Fondazione, ma, fatto ben più grave, di far esplodere la crisi di Banca Monte Paschi e gettare un seme di instabilità all’interno dell’intero sistema bancario, già molto fragile e inquieto. Ricordi la Mansi che il passivo di una banca è fatto dei depositi di tanti correntisti, che questi li possono pretendere indietro all’istante, che non lo fanno fintanto che pensano che siano ben custoditi ed investiti, ma che potrebbero ripensarci e andare tutti insieme a ritirarli se il dubbio del piano di risanamento di MPS dovesse attraversarli, e che se lo facessero….beh, lascio alla Mansi immaginare cosa potrebbe accadere. Io mi limito a ricordarglielo perché dalle dichiarazioni rilasciate e dalle decisioni prese non sembra averlo presente. Vuole salvare quel che resta della Fondazione? Venda la partecipazione in Mps, a partire dal nuovo anno, ai prezzi prevalenti sul mercato e non abbia rammarichi: quel poco che ricaverà è il frutto dell’insipienza dei suoi predecessori. Non continui questa infausta tradizione.

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20 commenti

  1. Massimo Matteoli

    Le colpe dei senesi tutti (e di conseguenza della Fondazione) sono enormi.
    Mi ricordo ancora la soddisfazione generale quando acquistarono a debito Antonveneta, non capendo che si stavano infilando il cappio intorno al collo con le loro proprie mani.

    Non vedo però come si possa chiedere alla Fondazione di votare un aumento di capitale che non può onorare e stupirsi se poi si mette di traverso.
    Mi sembra che profumo, nonostante l’esperienza che dovrebbe avere, abbia commesso una grave ingenuità che ha fatto diventare la situazione diventata ancora più confusa e pericolosa.

    Non sono un economista né tanto meno un esperto, ma da cittadino italiano mi pare che l’unica cosa seria da fare sia trasformare i Monti bond in azioni e trasferire il controllo del MPS allo Stato. Con le banche in crisi hanno fatto così anche in Inghilterra e non mi sembra che abbiano sbagliato.

    Altrimenti l’unica alternativa concreta è quella di svendere la terza banca italiana all’estero per un tozzo di pane.

    Basta saperlo prima, per non lamentarsene dopo.

    • Jacopo Piletti

      dipende da che stato hai , noi siamo in italia e non sempre la getsione statale è stata efficente ; comunque concordo sui senesi che da toscanacci sono duri di comprendonio sui danni della gestione mps ; le consiglio la puntata di report sul monte dei fiaschi in cui parlano con i senesi

  2. Guastatore

    Un articolo del genere dovrebbe trovare posto sulle testate nazionali e come prima notizia nei tg… Quando (e lo spero vivamente) toccheranno le tasche dei correntisti si griderà allo scandalo, sarò troppo tardi,,,

  3. Gianni

    La FMPS sta svolgendo il proprio ruolo: salvaguardare i propri asset (che, al momento, sono sostanzialmente rappresentati da poco più del 30% di BMPS), asset che, per inciso, sono in realtà degli abitanti della Provincia di Siena (considerati gli organi nominanti).

    Cosa che, non si può dire abbia fatto fino a Luglio scorso:
    – le nomine di Profumo e Viola,
    – l’acquisto di Antonveneta,
    – la sottoscrizione dei Tremonti-Bond,
    – …..
    sono tutte decisioni prese (ahimè) non a Siena, ma eterodirette, sulle quali gli Amministratori precedenti non hanno avuto la forza (o il coraggio, o, peggio, il tornaconto personale….) per opporsi.
    Per non far perdere la maggioranza di BMPS alla FMPS, e non essere così screditati nel loro bacino elettorale, hanno soltanto saputo imporle di partecipare ai vari aumenti di capitale, senza entrare nel merito se questi fossero investimenti sostenibili o meno per la stessa FMPS.

    Tutto ciò, ha comportato per FMPS e per Siena, la perdita del controllo della Banca.

    Gli attuali Amministratori di FMPS hanno adesso un obiettivo chiaro, e distinto dai destini di BMPS: salvaguardare e valorizzare gli asset per garantire la propria sopravvivenza e, con essa, il ruolo statutario della FMPS in Provincia di Siena.

    Magari lo avessero fatto gli Amministratori di FMPS da 15 anni a questa parte !

  4. Piero

    Concordo pienamente, le fondazioni sono dei mostri creati dalla politica italiana, erano ieri gestite dai partiti, oggi forse non più ma sicuramente sono gestite senza averne titolo, la loro governance non viene democraticamente eletta, poi dobbiamo vedere i loro statuti che non hanno come oggetto la gestione delle banche, loro devono intervenire nella solidarietà dei cittadini come completamento o in aiuto allo stato sociale, devono essere sganciate dalle banche con una legge ordinaria, le fondazioni non devono più eleggere la maggioranza della governance a prescindere dalla loro quota di partecipazione, la restante parte della governance dovrà essere eletta dagli azionisti privati, in tale modo le fondazioni si liberano delle partecipazioni bancarie perché non possono più controllare la banca.

  5. enzo

    quanto fatto dalla mansi e dalla fondazione è un atto molto grave anche se molto nascosto dai nostri media. l’unica cosa positiva se la si sa leggere è che è giunto il tempo di chiudere con le fondazioni . spero che il silenzio di governo e bankitalia non continui ad essere così assordante : si trovano di fronte ad una scelta inevitabile dalla quale si capiranno molte cose sulla loro credibilità e sulla loro coerenza

  6. Marco Frigerio

    Credo che in queste 300 parole ci sia, come in vari giornali di oggi, un errore di fondo. La posizione della Fondazione viene letta solo in chiave di mantenimento del controllo sul Monte. Al contrario, la Fondazione ha approvato l’aumento e richiesto semplicemente qualche mese in più per la tutela di un patrimonio che è pubblico e che, per cecità e provincialismo del passato (questo sì), è stato defraudato. Votando l’aumento di capitale da tre miliardi, la Fondazione ha accettato (come inevitabile che sia) di uscire dalla proprietà della banca; non sta affatto aggrappandosi al controllo. Sta solo chiedendo il tempo per cedere le proprie quote a prezzi di mercato (i dubbi di vendite allo scoperto dopo l’annuncio di aumento erano più che legittimi). Il passato non c’entra nulla. Del resto, la stessa Europa aveva concesso tempo fino a dicembre 2014.
    In una situazione come quella attuale, e di fronte ad un simile “conflitto di doveri” (come intelligentemente definito dalla stessa Presidente della Fondazione), un AD che avesse fatto prevalere la competenza sull’arroganza, avrebbe dovuto cercare da subito una valida posizione di equilibrio e di compromesso ben PRIMA dell’assemblea. E’ stata scelta invece la strada del terrorismo psicologico su TV e giornali, puntando il tutto per tutto sulla propria notorietà e cercando la presa sui mercati e sugli opinionisti (evidentemente con qualche risultato, leggendo diversi illustri commentatori odierni). Un buon amministratore prepara la propria azienda di fronte alle diverse alternative, non annuncia al mondo intero che l’azienda è sull’orlo dell’abisso se non si fa come dice lui.
    Sinceramente, trovo semmai più equilibrata l’analisi di Onado sul Sole24Ore di oggi:
    http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-12-29/ma-siena-deve-uscire-incertezza–142236.shtml

    • DDPP

      Sono d’accordo con lei. L’AD, il Presidente ed il Cda hanno il mandato di tutelare gli azionisti. Non credo che Profumo o Viola abbiano commesso delle ingenuità, bensì abbiamo messo in atto una campagna mediatica di una arroganza incredibile. Più che di dimissioni credo che si dovrebbe parlare di revoca dei mandati.
      In questo caso sarei curioso di sapere a quanto ammonta in milioni di Euro il “premio” del dott. Profumo in caso di revoca.

    • rob

      di che risma è il signore dal cognome fragante lo sappiamo bene tutti, in Italia si premia colui che distrugge ( il carrozzone Unicredit lo conoscono tutti). Ma trovo ancora più arrogante chi ha distrutto realmente un vero patrimonio economico e culturale del Paese, questo partito ha un nome e cognome! Costoro oggi sono quelli che ci vengono a fare lezioni di moralismo, la loro storia è stata sempre così. Dalla vergognosa storia occulta sulla resistenza ( Pansa docet), all’utilizzo della magistratura per fini politici, ai nostri giorni. Lo scandalo MPS è di gran lunga maggiore della stessa Banca Romana ( dove si arrivò a stampare moneta falsa), che poche persone senza scrupoli guidate da politici mediocri hanno potuto cancellare secoli di storia è quasi incredibile che possa succedere. Io ho litigato con l’ MPS arrivando ad un contenzioso , ma la cultura bancaria la professionalità che per anni ha guidato questa istituzione erano solo da ammirare. La Banca Commerciale prima, il Credito Italiano poi e l’ MPS sono realtà distrutte da piccoli mediocri uomini. Fermiamo la mediocrità dilagante

      • Libero pensiero

        Ok.
        Toni un po’ messianici, ma basta fare uscire la politica anche dalle banche.

    • Jacopo Piletti

      c’è da dire che per quanto sia arrogante profumo ha ragione , la fondazione non si può permettere di rinviare ad un domani cosi incerto l’aumento di capitale ; senza contare che le fondazioni dovrebbero lasciare il maloppo

    • Libero pensiero

      Stanno cercando ( last resort attempt) di salvarsi le terga.
      Just as simple as that

  7. Alessandro Pagliara

    Come al solito l’uomo vede quindi crede….proviamo ad osservare la situazione in maniera più distante e quindi più equilibrata.
    Se riscrivessimo l’articolo scrivendo: il dott. Profumo vuole guidare la banca come un generale dimenticando che in economica vincolo i leader….non è stato in grado di convince il suo azionista di riferimento che l’operazione richiesta è necessaria sia per il bene della banca che per il bene del suo azionista di riferimento….
    Qui siamo all’assurdo caro Professore se il Management non deve rispondere nemmeno al proprio azionista di riferimento a chi dovrebbe rispondere? Esiste ancora la proprietà in questo capitalismo oppure esistono solo le consulenze e i super stipendi di manager e pseudo professionisti?
    Scriviamolo chiaramente 5 milioni (di base) a Profumo….un’altro spreco di risorse della banca…
    Io non sono di Siena…ma ho il timore che i problemi di MPS siano stati provocati un pò più a sud (Roma) che a nord (Firenze)….ma questo probabilmente lo sa solo qualcuno che in questo momento è rigorosamente in silenzio!

  8. Marcello Esposito

    Più che altro mi chiedo come possa MPS affrontare senza aumento di capitale l’AQR che la BCE effettuerà l’anno prossimo. Se la rigida posizione europea non dovesse ammettere eccezioni (e dubito che possano essere ammesse vista l’importanza che viene attribuita a tutto il processo di Comprehensive Assessment da parte dell’Europa e degli organismi internazionali), il MPS sarebbe la vittima sacrificale ideale. A quel punto scatterebbero le nuove regole di bail-in e per azionisti e detentori di obbligazioni subordinate non ci sarebbe alcuno scampo: verrebbero spazzati via. E c’è da sperare che Frau Merkel faccia intervenire lo Stato a salvare i detentori di obbligazioni Lower TIer 2 perchè la posizione tedesca è addirittura quella di arrivare a toccare le obbligazioni senior se non c’è capitale a sufficienza.

  9. Steafno Milani

    C’ è qualcosa che non mi torna nei commenti di questi giorni,: premetto non sono nè econmista e nè finaziere,quindi chiedo di spieigarmi qualcosa che per alcuni è magari una banalità: se il maggior azionista non partecipa all aumento di capitale semplcemente perchè non ha i mezzi cosa succede? Non dovrebbe essere difficle ipotizzare il panico e il crollo del valore delle azioni da parte del mercato proprio per non avere il cerino tra le mani.In questo scenario i grandi speculatori potrebbero impossersi di grossi pacchetti azionari MPS senza colpo ferire e causando una instabilità ancora maggiore in quello che è il terso istituto bancario italiano. Dove sbaglo a prospettare questa situazione?

    • Se il maggiore azionista non partecipa perché non ha i soldi, l’aumento verrà sottoscritto da chi ha i soldi, tutto regolare non vedo scandali, vi sono delle regole chiare sulle partecipazioni che superano certi percentuali, non vedo preoccupazioni.
      L’unica preoccupazione e’ della fondazione, con l’aumento non conta più nulla, un’aumento del capitale accelerato gli impedisce di trovare soci con i quali fare dei patti, penso che il Mps sia stata cone tante altre banche gestite male, oggi se il mercato non recepisce l’aumento del capitale sociale deve essere nazionalizzata, poi quando il mercato lo permette verrà riposizionato sul mercato.

    • martineden

      Sui mercati di borsa minimamente “sani”, è frequente che una azienda debba aumentare il suo capitale in un momento non propizio per il suo azionista di riferimento (es. Fondiaria Sai). Se il mercato funziona e il titolo è liquido, il prezzo di emissione di questo eventuale aumento sarà pari a quello di equilibrio fra domanda e offerta (che a sua volta è parente del valore residuo di mps). In genere, se l’azionista di riferimento non partecipa (magari per motivi spiegabili come in questo caso) di certo non è un bel segnale per il mercato ma non ci dovrebbe essere nessun panico e nessuna mossa predatoria da parte di terzi. Il panico lo genera la fondazione quando sembra disposta a giocare d’azzardo sulla pelle del mps pur di non perdere il controllo.

  10. Libero pensiero

    Editoriale poco incisivo.
    Ovvio che si oppongano alla ricapitalizzazione. Il tema e’ 1) le fondazioni non servono a nulla, se non a parcheggiare politici, incompetenti, o organizzare tornei per l’evergreen Amato..
    2) se aumenta il capitale o entrano nuovi soci, la loro partecipazione si annacqua (watered down). Vedere da ultimo la dinastia Scajolide…

  11. Manshoon

    Ricordo che nell’ambiente l’attuale amministratore MPS ha un soprannome calzante: “arrogance”. Ad uno così si può credere mentre racconta di essere l’uomo prima del diluvio?
    Leggendo i giornali pare di sì.

  12. Franco

    Al netto degli eventi criminosi degli ultimi anni, come si poteva conciliare una proprietà ben stretta alla fondazione, cioè al territorio, con la pretesa di diventare banca di livello europeo. Per espandersi ci vogliono capitali ed anche la capacità di capire il mondo. Ora sembra che nessuno abbia imparato la lezione, che la senesità faccia premio su tutto, anche sulla sopravvivenza stessa della banca. Questa, sia chiaro, era diventata grande per merito di tanti senesi che erano usciti dalle mura e, con umiltà, avevano cercato di capire com’era il mondo esterno ed avevano rappresentato al meglio “il Monte” fuori di Siena, con la motivazione di ogni manager ed, in più, l’orgoglio campanilistico ora ridotto a caricatura..

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