La componente A3 della bolletta elettrica è stata pensata per far pagare direttamente ai consumatori il sostegno alle fonti rinnovabili. Il conto è oggi di 90 euro all’anno per il consumatore medio. Ma gli italiani, soprattutto se giovani, ne sanno ben poco. I risultati di un’indagine.
COSA C’È NELLA COMPONENTE A3
Il decreto “Fare 2” dovrebbe colpire al cuore la “componente A3”. Da un paio di mesi, infatti, imperversa il dibattito su come ridurre il peso in bolletta degli incentivi alle rinnovabili, tecnicamente chiamati appunto “componente A3”.
La bolletta dell’energia elettrica che arriva a casa, infatti, remunera quattro fattori: l’elettricità consumata (pari a circa il 53 per cento del costo totale), il suo trasporto e distribuzione (14 per cento), gli oneri di sistema (20 per cento) e, infine, le tasse (13 per cento). (1)
Tutto chiaro? Sì, se non fosse per gli oneri di sistema, dentro i quali c’è un po’ di tutto: dalla messa in sicurezza del nucleare (componente Mct), alla promozione dell’efficienza energetica (Uc7), al sostegno alla ricerca (A5) e altro ancora. Tuttavia, la maggior parte degli oneri è rappresentata dalla componente A3, intitolata: “Promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate”. (2) Per il famoso utente domestico medio, la A3 da sola vale il 93 per cento degli oneri di sistema, ovvero il 18 per cento della bolletta complessiva, in soldoni circa 90 euro. A livello aggregato, gli incentivi annualmente pagati hanno raggiunto, nel 2012, i 10 miliardi di euro e arriveranno a 12 miliardi a fine 2013.
L’INDAGINE E QUELLO CHE GLI ITALIANI IGNORANO
La A3 è stata pensata per imputare direttamente in bolletta il sostegno alle fonti rinnovabili. In particolare, la A3 finanzia i costi sostenuti dal Gestore servizi energetici (Gse) per acquistare l’energia da fonti rinnovabili a condizioni economiche incentivanti. La differenza tra quello che paga il Gse e il prezzo corrente di mercato dell’energia elettrica è dunque l’incentivo finanziato dalla componente. Tutto il meccanismo si basa sulla non infondata ratio che sia il consumatore di energia elettrica a sobbarcarsi direttamente il costo della sostenibilità; cioè che si carichi parzialmente dell’impatto ambientale che il suo consumo di energia impone alla collettività. Tuttavia, il consumatore non ha nessun potere di controllo e alle sue spalle si sono consumate le decisioni della politica, con gli esiti esplosivi sulla bolletta ben visibili nel grafico sottostante.
Figura 1 – Evoluzione della componente A3 per varie tipologie di consumatore domestico
La A3 incide, ovviamente, anche (meglio, soprattutto) sulle imprese, che vedrebbero di buon occhio una riduzione di tale voce di spesa. Come? Persi nell’ingegneria finanziaria, con emissioni trentennali di bond e filosofiche discussioni su swap e tassi di sconto, riteniamo che si sia persa di vista la soluzione più semplice: azzerare la A3 alle imprese e caricarla tutta sui clienti domestici, soluzione, in fondo, non dissimile da quella tedesca. Provocazione? Certamente, ma basata sui risultati curiosi e forse inaspettati di un’indagine campionaria. (3)
Il nostro campione rappresentativo (1.500 cittadini lombardi) ha infatti risposto anche a due domande proprio su questa componente. Nella prima si è chiesto se l’intervistato fosse a conoscenza della A3. Si poteva scegliere fra quattro risposte e questo ha consentito agli intervistati non solo di dichiarare se fossero o meno a conoscenza della componente, ma anche di esprimere il proprio accordo o disaccordo sul fatto che gli incentivi fossero finanziati in bolletta. Nella seconda domanda, invece, si è chiesto di indicare il valore della A3, per l’anno 2012, pagato da un’utenza domestica tipo (lasciando la possibilità di rispondere “non so”).
Figura 2 – Conoscenza della componente A3 e accordo al suo inserimento in bolletta
Quello che risulta dal questionario è che i consumatori poco sanno della componente (solo il 47 per cento conosce la A3) e che sono tendenzialmente contrari al suo utilizzo (il 52 per cento non è favorevole). Sono inoltre in netta minoranza coloro che, a conoscenza della A3, la vedono favorevolmente (17 per cento). All’opposto, il 31 per cento degli intervistati, pur non conoscendola, si dichiara contrario al finanziamento delle fonti rinnovabili in bolletta. Per quanto riguarda la stima dell’impatto, poi, i risultati sono desolanti: il 69 per cento degli intervistati dichiara perfetta ignoranza e solo il 10 per cento dei rispondenti stima l’importo corretto (100 euro). La figura 3 riporta i risultati per le sole persone che si sono dette a conoscenza della componente (e quindi, presumibilmente, le più informate), divisi tra i favorevoli e i contrari. Risulta che entrambi i sottogruppi sottostimano gli importi dovuti nel quasi l’85 per cento dei casi, forse ricordandosi di bollette di anni passati, ben meno salate. Per chi tenta una stima, il valore medio si attesta in totale sui 51 euro annui (ovvero la metà del valore effettivo). È interessante notare che i favorevoli sottostimano maggiormente il peso della componente A3 (50 euro) rispetto ai contrari (54 euro).
I GIOVANI NON PAGANO LE BOLLETTE
Analizzando le risposte per classi di età, infine, risulta che quasi il 65 per cento dei giovani fra i 18 e i 34 anni non è a conoscenza della componente A3; tuttavia, quasi il 60 per cento si dice favorevole all’incentivazione in bolletta delle fonti rinnovabili. Per le fasce di età più elevate, ovvero dai 55 anni in su, si ottengono risultati speculari: quasi il 63 per cento degli intervistati si è dichiarato allo stesso tempo a conoscenza e contrario al finanziamento delle rinnovabili in bolletta. In prima analisi, questa è una conferma indiretta che i giovani italiani, vivendo in maggioranza a casa coi genitori, non conoscono a fondo le spese della famiglia.
Figura 3 – Indicazione del valore della componente A3
Insomma, il risultato dell’indagine è impietoso: gli italiani (almeno quelli del nostro campione) sono poco e mal informati. I risultati peggiori arrivano dai giovani, quasi completamente ignari dell’esistenza di un sistema di finanziamento delle rinnovabili in bolletta. Da qui, la nostra proposta: sfruttando il fattore tempo, l’ignoranza e l’entusiasmo dei giovani, perché non far gravare la componente A3 sulle famiglie?
Certo, si potrebbe anche percorre la strada alternativa della trasparenza e dell’informazione, ma ci sembra che, in questi anni, non si sia sentito l’effettivo bisogno di imporre bollette realmente comprensibili e trasparenti. Ciò ha consentito l’insabbiamento e l’oblio, almeno parziale, (anche) della A3. Ora, anziché complesse ingegnerie finanziarie, perché non continuare nel solco consolidato dello spremere il consumatore inconsapevole (prodigandosi per farlo rimanere tale)?
(1) L’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg) calcola il costo della bolletta per un utente domestico tipo, ovvero famiglia residente con consumi pari a 2700 kWh/anno, potenza del contatore pari a 3 kW e servito in maggior tutela. Le percentuali riportate si riferiscono al quarto trimestre 2013.
(2) In “assimilate” ricade un mondo (in vero poco rinnovabile) che, nel 2012, vale 896 milioni di euro. Questo mondo è popolato dalla cogenerazione, dal “calore recuperabile” da scarti dalla produzione da fonti fossili di giacimenti minori o isolati.
(3) Svolta durante il progetto di ricerca: “Idea – Idroelettrico e ambiente” finanziato da Fondazione Cariplo (volto a cercare tutt’altro, ma le scoperte migliori sono spesso casuali).
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