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Reddito minimo a 5 stelle: può funzionare?

Il M5S ha proposto l’istituzione di un “reddito di cittadinanza”. In realtà si tratta di un reddito minimo. Costerebbe attorno a 19 miliardi, quattro volte di più del “sostegno di inclusione attiva”. Perché relativamente generoso e perché alcuni dettagli aumentano gli oneri amministrativi e i costi.
IL REDDITO MINIMO E CHI NE AVREBBE DIRITTO
Nei giorni scorsi il Movimento 5 Stelle ha presentato un disegno di legge sull’introduzione in Italia di un “reddito di cittadinanza”. Bene chiarire subito che non si tratta in verità di un reddito di cittadinanza, cioè di un trasferimento concesso a tutti i cittadini italiani indipendentemente dal reddito, bensì di un reddito minimo garantito, un sussidio solo a chi è povero e pari alla differenza fra il reddito effettivamente percepito e un livello minimo, fissato per legge. Questo rende la proposta interessante anche perché altri partiti, appartenenti alla stessa maggioranza, si sono espressi a favore dell’introduzione in Italia di un reddito minimo garantito. Al tempo stesso, vi sono, nella proposta del M5S, diversi aspetti che la rendono poco praticabile.
Secondo la proposta M5S, questo reddito minimo dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini italiani residenti in Italia, con più di 18 anni di età che hanno un reddito inferiore alla soglia (di povertà) indicata nella tabella qui sotto, per diverse composizioni del nucleo familiare. Le persone dai 18 ai 25 anni dovrebbero, per accedere al sussidio, certificare la presenza di “qualifica o diploma professionale, riconosciuti”, il che porta ad escludere persone che necessitano di recupero scolastico e persone con disabilità. Ai cittadini italiani si dovrebbero aggiungere gli immigrati residenti in Italia da almeno due anni, che abbiano lavorato per un minimo di mille ore negli ultimi due anni o conseguito un reddito di almeno 6mila euro netti in questo periodo.
A differenza di quanto avviene in altri paesi, le soglie di reddito vengono definite in termini di redditi netti anziché lordi. Questo può rendere i trasferimenti più generosi soprattutto per chi ha patrimoni soggetti a tassazione, anche perché la posizione patrimoniale dell’individuo o della sua famiglia non viene minimamente presa in considerazione nel decidere se concedere o meno il trasferimento. Ad esempio, una famiglia con notevoli proprietà mobiliari e immobiliari, ma bassi redditi, potrebbe fruire del trasferimento.
Per il 2013, la proposta M5S fa riferimento alle seguenti soglie di povertà familiari che aumentano meno che proporzionalmente con le dimensioni del nucleo familiare, tenendo conto del fatto che ci sono economie di scala nelle spese di una famiglia (ad esempio una famiglia con due genitori e due figli in genere non ha una spesa di riscaldamento doppia rispetto a quella di una coppia). Tuttavia, le scala di equivalenza utilizzate per stabilire le soglie di reddito sono più generose di quelle definite dall’Isee (che prevederebbe, partendo da 600 euro per una famiglia di un solo individuo, 942 euro per una famiglia di 2 membri, 1224 per 3 membri, 1476 per 4, 1710 per 5 e così via).
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COMPLESSITA’ E INIQUITA’
Inoltre, la proposta M5S mischia elementi di uno schema a base familiare con elementi di uno schema a “top-up individuale”. Infatti, nel calcolo dei trasferimenti si introduce una soglia individuale, data dalla soglia familiare divisa per il numero di componenti della famiglia e chiamata Rxc (“Reddito di cittadinanza potenziale”). Il calcolo dell’ammontare del sussidio viene effettuato come segue:

  • Se un componente della famiglia ha un reddito personale superiore a Rcx, allora non ha diritto a percepire alcun reddito di cittadinanza, indipendentemente dalla soglia familiare e dall’esistenza o meno di altri redditi familiari.
  • L’extra reddito di tale componente è poi suddiviso in parti uguali tra gli altri componenti il nucleo familiare, che risultano beneficiari del reddito di cittadinanza solo se, a loro volta, hanno un reddito personale – incrementato dell’extra reddito – inferiore a Rxc.
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Questo tipo di formula di calcolo dà risultati identici ad un top-up familiare nel caso di famiglie composte da una o due persone. Per nuclei familiari più numerosi, invece, il tipo di calcolo proposto dal M5S può dar luogo a differenze difficilmente comprensibili dal punto di vista dell’equità.
Un esempio può forse chiarire il problema.
Consideriamo due famiglie, di quattro componenti, entrambe con un reddito complessivo di 20mila euro netti annui, ma distribuito diversamente tra i vari membri del nucleo familiare:

  • Famiglia 1: tutti i quattro membri percepiscono 5mila euro annui.
  • Famiglia 2: un membro percepisce 16mila euro, un secondo 4mila, gli altri zero.

Se si applica uno schema di top-up familiare, nessuna delle due famiglie ha diritto al reddito di cittadinanza, poiché entrambe hanno redditi complessivi superiori alla soglia familiare (20.000> 19.590 euro). Se invece si applica il sistema di calcolo proposto dal M5S, la Famiglia 1 non ha diritto ad alcun reddito di cittadinanza (5.000>Rcx, pari in questo caso a 4.890). La Famiglia 2, invece, percepisce un’integrazione di 2.373 annui, totalizzando così un reddito totale annuo di 22.373 euro.
L’idea sottostante a questo tipo di calcolo – che trapela a tratti dalla lettura della proposta – è forse una concezione del reddito minimo come “diritto individuale”. Il risultato è tuttavia una certa dose di iniquità e una forte complessità.
A ciò si aggiungono alcune complicazioni gestionali. Ad esempio, sebbene ogni domanda sia presentata da un solo familiare e i redditi della famiglia vagliati nel loro complesso, ogni membro del nucleo familiare considerato idoneo ha diritto a ricevere solo “la quota di redditi di cittadinanza a lui spettante”, ovvero la propria “quota parte” del reddito minimo spettante alla famiglia nel suo complesso. Ogni componente, infatti, deve inoltrare una propria richiesta personale per ottenere il versamento della propria quota di trasferimenti (fatto salvi i minori, la cui quota è ripartita tra i genitori). È difficile capire la logica di questa procedura, fonte di notevoli costi amministrativi, perché aumenta il numero di domande da vagliare e di trasferimenti da attuare. Forse si teme che uno dei membri della famiglia possa accaparrarsi l’intero trasferimento familiare a scapito degli altri componenti del nucleo familiare e dei minori? Se questo è il problema si potrebbe intestare il trasferimento alla madre che, come mostrato da numerose indagini, in genere è più attenta dei padri alle esigenze dei figli. Ulteriore complicazione: l’accesso al sussidio si basa sul reddito dichiarato (stimato) per l’anno in corso, con laboriosi aggiustamenti/conguagli a fine anno.
IL COSTO COMPLESSIVO
Le caratteristiche illustrate sopra rendono lo schema M5S molto costoso, circa quattro volte di più del “sostegno di inclusione attiva” (SIA) proposto da un gruppo di lavoro del ministero del Welfare. I nostri calcoli, realizzanti utilizzando i dati dell’indagine Istat IT-SILC 2011, indicano una spesa potenziale di 17 miliardi di euro, con un 12 per cento di famiglie beneficiarie (tabella 2, colonna 1). Il calcolo ipotizza un take-up del 100 per cento (ovvero, tutti gli aventi diritto fanno effettivamente richiesta).
Come prevedibile, la spesa avrebbe una ripartizione territoriale fortemente a favore delle Regioni del Sud Italia (che assorbono, da sole, il 66 per cento del costo dei trasferimenti, contro rispettivamente il 20 per cento e il 14 per cento del Nord e del Centro). Le famiglie beneficiarie sarebbero invece il 6 per cento nel Nord, il 9 per cento nel Centro e il 23 per cento nel Sud.
Abbiamo anche provato ad applicare una formula di calcolo a top-up familiare, utilizzando anche in questo caso redditi netti e soglie di povertà indicate dal M5S (tabella 2, colonna 3). Questa versione del reddito minimo permette di eliminare le iniquità evidenziate precedentemente e riduce i costi di circa 250 milioni di euro.
Infine, presentiamo un’ultima ipotesi dettata da criteri di “realismo”, che tiene conto dei problemi di accertamento dei redditi individuali. Sembra infatti rischioso, in un paese come l’Italia, in cui l’evasione fiscale è un fenomeno ampiamente diffuso, stimare i costi di una misura come il reddito di cittadinanza senza ammettere che una fetta importante dei redditi  delle famiglie sfuggirà probabilmente alla rilevazione, un problema aggravato dal fatto che la proposta del M5S non guarda affatto al patrimonio. Né vengono previsti controlli in base ai consumi effettivi delle famiglie, come nel caso del SIA. Per questo motivo, abbiamo ipotizzato che il reddito minimo M5S riesca ad accertare solo l’85 per cento dei redditi dei lavoratori autonomi e il 95 per cento di quelli dei dipendenti. Il risultato è un aggravio di spesa di circa 1,5 miliardi per un totale non lontano dai 19 miliardi.
 
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* 85% redditi autonomi, 95% redditi dipendenti
Il M5S propone, infine, che chi è in affitto, ma non riceve alcun sussidio per la locazione, abbia diritto ad accedere al fondo per il sostegno dell’affitto e per questo prevede un extra finanziamento del fondo di 200 milioni. Tuttavia, secondo l’indagine EU-Silc, due terzi dei beneficiari del reddito minimo ricevono qualche forma di sussidio per la casa, per un ammontare medio di 1.142 euro all’anno. Ora, per garantire la stessa cifra media al restante 25 per cento dei beneficiari servirebbero 995 milioni di euro. Quindi il finanziamento proposto dal M5S non è assolutamente sufficiente.
In conclusione, la proposta potrebbe arrivare a costare attorno ai 20 miliardi di euro.

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52 commenti

  1. EzioP1

    Sembra che la proposta del M5S manchi di equità e di amministrabilità. Per quanto concerne poi il diritto a questo compenso sarebbe come minimo indispensabile stabilire delle regole relative al tempo in cui si ha diritto a percepire tale assegno, e anche che dopo avere rifiutato 3 proposte di lavoro si perda il diritto all’assegno per sempre, altrimenti ci troveremo una infinità di nullafacenti mantenuti da chi lavora e contribuisce con le tasse al mantenimento di questo diritto per chi non lavora o percepisce un salario insufficiente.

    • Josh Danloor

      i paletti anti-pigri che ipotizzi sono presenti nella proposta.

      • EzioP1

        Ottimo. Forse sarebbe bene anche far rientrare in questa proposta la revisione dei compensi alle famiglie dei carcerati le cui mogli e minori fruiscono di compensi elevati, e visto che ci siamo anche la diaria degli immigrati che consente a questi di ottenere compensi che i pensionati manco si sognano.

        • Riccardo

          I paletti anti-pigri sono ridicoli perché non esiste sistema per verificare che una persona abbia effettivamente ricevuto (e rifiutato) un’offerta di lavoro.
          Questo perché non abbiamo centri per l’impiego efficienti, e le offerte di lavoro ricevute dai centri di collocamento pubblici (una piccola parte del totale) sono le uniche che possono essere monitorate dallo stato, o vogliamo introdurre il bollo per ogni colloquio di lavoro tra privati?
          Quello che ci vorrebbe in Italia è un sussidio di disoccupazione universale (eliminando la CIG e i conseguenti problemi di intermediazione politica che ne derivano) disegnato in modo da non disincentivare la ricerca di lavoro da parte del disoccupato.

      • Marco

        Presenti, forse. Incontrollabili, di sicuro.

  2. brtcrl

    Capisco che bisogna dire che tutto ciò che propone il M5s, va gettato. Ma almeno riconoscete che se l’argomento viene discusso, come fate voi, il merito è tutto loro. Quello che importa è valutare se l’introduzione di un reddito di questo tipo è opportuna o no poi si troverà il modo migliore per realizzarla. Forse ho letto distrattamente ma non è chiaro quali siano nell’una e nell’altra proposta le fonti di copertura del costo.

    • Diego Ravera

      Veramente di reddito minimo garantito e di reddito di cittadinanza, su cui il M5S fa confusione, se ne parla da anni, e da ben prima che Grillo ne facesse un suo cavallo di battaglia. L’anno scorso Rifondazione, SEL e altri comitati e associazioni di sinistra hanno raccolto 50mila firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare in tal senso. SEL ha presentato in parlamento, prima del M5S, una propria proposta di reddito minimo garantito. La may day parade del 1 maggio, e le associazioni e i collettivi che la compongono, ha da anni messo al primo posto dell’agenda politica la richiesta di un reddito di cittadinanza.

      • LeonardoM

        Non mi sembra però che il parlamento si sia mai mosso per promuovere tale proposte. A differenza di adesso.

  3. jooas

    Visto che il problema da risolvere è quello di concedere ad ogni cittadino un reddito per la sopravvivenza (tale può essere definito visto che la somma prevista è di appena 500 euro) e tenuto conto che la proposta provoca tante perplessità, perché non lasciarla perdere e al suo posto introdurre invece un Servizio Civile aperto a tutti fino ai 65 anni dove in cambio ognuno deve obbligatoriamente fornire 20 ore di impegno settimanale? Così nessuno potrebbe barare, magari svolgendo al contempo lavoro in nero, e il paese si troverebbe a disporre di una formidabile forza lavoro che le consentirebbe di risolvere i tanti e tanti problemi cui oggi non riesce a far fronte.

  4. Michele Signa

    Quindi se ho capito bene la proposta è condivisibile ma ha bisogno di correttivi. La proposta di legge è disponibile on line e può essere emendata e migliorata. Le coperture ovviamente in questo regime monetario devono essere cercate, come individuato dai proponenti, in trasferimenti finanziari e tasse a carico di chi ha di più o da settori non strategici per la cittadinanza, quali difesa e gioco d’azzardo. Vorrei sottolineare che diversamente, in regime di Sovranità Monetaria, quindi in un paese non cannibalizzato dal non possedere una propria Moneta e esente da assurdi vincoli di Austerità, realizzare il reddito di cittadinanza, nella forma più larga possibile sarebbe semplicissimo. Basterebbe che il Governo decidesse di stanziare abbastanza fondi e quindi allargare abbastanza il suo deficit, per finanziare un programma di piena occupazione di tutti i cittadini. So di dire una bestemmia per gli ortodossi che ancora credono che il debito pubblico in un paese a Moneta Sovrana non vada bene (tipo l’Italia ai tempi della lira, 7° potenza industriale del pianeta) ma certe cose bisogna dirle.

  5. Aldo

    Benissimo, ma oltre a parlarne, si riesce ad arrivare a concretizzare qualcosa? Possibile che per gli inoccupati, disoccupati di lunga durata, non possa essere riconosciuto un minimo che guidi però al ricollocamento lavorativo? E non solo dei giovani, anche chiaro, ma c’è il rischio di perdere una generazione dagli over 30 in su. Si è anche stanchi di sole parole.

  6. Marcello Graziano

    Ogni proposta in Italia si scontra con la quasi impossibilita’ di accertare i redditi e con la macanza di sanzioni e certezza della pena per chi approfitta del sistema. Lo dico da economista ( o economo, o economistico): per l’Italia la soluzione inizia dai testi giuridici, non dal Mankiw o dal Salvatore. Solita bella analisi, comunque.

  7. Francesco Cafiero

    Mi sembra pretestuoso criticare la proposta di M5S perché la concessione del reddito si basa su parametri di un sistema fiscale inefficiente ed ingiusto.
    Le inefficienze ed ingiustizie del sistema fiscale hanno ricadute ben peggiori sul cittadino italiano.
    A me sembra, inoltre, che è trascurato un effetto molto importante e cioè la conseguente abolizione della Cassa Integrazione.

  8. Riccardo

    Che mi dice del problema di incentivi che un simile sistema genererebbe?
    Non sarebbe preferibile eliminare la CIG e passare ad un sussidio di disoccupazione universale?

  9. Josh Danloor

    la proposta del M5S obbliga gli aventi diritto al sussidio a prestare il proprio tempo a progetti e campi di lavoro stabiliti dal proprio comune di residenza. Chi viene beccato a fare lavoro nero o a percepire il sussidio ingiustamente perché evasore perde il diritto al sussidio per sempre.

    • germana

      Sempre che si riesca a controllare e ad organizzare progetti e campi di lavoro che non costano solo in manodopera…

    • Marco

      E tu credi seriamente che riusciremo a controllare questa cosa? Ci sono stati casi di gente che ritirava la pensione per parenti morti da 15 anni.

    • MarcoB

      1. Ogni campo di lavoro costa un sacco, e non solo di manodopera. Aggiungiamo questi costi in più al costo del RMG M5S? Occhio che si arriva come niente ai 35 miliardi annui.
      2. “Chi viene beccato a fare lavoro nero o a percepire il sussidio ingiustamente perché evasore perde il diritto al sussidio per sempre.”. Questa è il massimo. E’ una battuta vero? Abbiamo pagato per ANNI una Cassa integrazione di decine di migliaia di € al mese ai piloti Alitalia, mentre essi lavoravano all’estero. Ancora oggi in tutto il Sud Italia ci sono una miriade di falsi invalidi o pensionati morti da anni (e se ne scoprono di continuo!). In questo Paese Lei spera di beccare gente che fa un lavoro in nero a fianco del RMG? E’ un inguaribile ottimista.

  10. gigi

    e anche questi del m5s si son dimenticati di tenere conto dei soggetti separati con affido congiunto dei figli.

  11. Paolo Sarpi

    Buongiorno,
    analisi molto interessante. La proposta M5S ricalca quello che Friedman proponeva già decenni fa. Un liberale non può che apprezzare.
    Come mai non accennate al fatto che la negative income tax per funzionare deve innanzitutto abolire il sistema di welfare anni settanta che ci portiamo dietro e che ha creato il debito pubblico? Ovvero per esempio togliere le oscenità altamente discriminatorie tipo CIG e mobilità.
    Un altro passaggio fondamentale per il suo funzionamento è togliere il salario minimo di categoria e tagliare le gambe all’aristocrazia operaia. Lasciar correre il libero mercato dei salari senza più barricate. La libertà dal bisogno sarebbe comunque garantita minimamente per tutti. Le eccelenze effettive sarebbero premiate.
    E’ il futuro ammettiamolo e basta.

  12. Livio Lo Verso

    Una piccola precisazione. Nell’articolo si afferma: ” il che porta ad escludere persone che necessitano di recupero scolastico e persone con disabilità”, in realtà è specificatamente indicato quanto segue all’articolo:
    “46. Il beneficiario, in età non pensionabile ed abile al lavoro, fatte salve le previsioni di cui alla legge 68/99, in relazione alle proprie capacità è tenuto, pena la perdita del beneficio …”

  13. Enrico

    Sembra che questo possa creare un’economia parallela in cui lo Stato fa da demiurgo (magari attraverso le amministrazioni locali): da lavoro (chiamateli progetti socialmente utili o in altro modo) e lo stipendia con il sussidio in questione.
    Il rischio è che le amministrazioni sopperiscano in questo modo all’esigenza di rivolgersi a ditte esterne, di fatto contribuendo all’avvitamento (perchè prendere una ditta che sistemi i marciapiedi? prendo i muratori disoccupati….)
    Sinceramente riterrei piu opportuno che lo Stato si occupasse maggiormente di far rispettare le leggi (incluso pagare le tasse) e riducesse la burocrazia per “liberare le mani” alle persone che hanno voglia di fare.

    • Ivan Berton

      Posso chiederti il motivo per cui potrebbe essere un problema ? Senza dubbio potrebbe essere un bel risparmio intanto, e sopratutto chi prende un sussidio non si sentirebbe una zecca sociale, ma tutt’altro, diventerebbe una cosa normale, lo stato se non lavori ti paga lo stesso, però ti fà fare dei lavori utili alla società, per il pensiero che ” nessun pasto è gratuito”, di aziende che fanno lavori stradali ce ne sono fin troppe direi , e l’unica cosa che non hanno fatto è proprio concorrenza in quel settore supergonfiato di costi assurdi ( non so se hai mai avuto a che fare con una di quelle ma una asfaltatura ti costa un occhio della testa ).

      • Enrico

        Per come lo immagino, magari a torto o in un eccesso di pessimismo, se lo Stato smettesse di appaltare all’esterno lavori per i quali può impiegare lavoratori disoccupati, retribuendoli con il reddito minimo, l’economia subirebbe un colpo tremendo.
        Oltre a questo non troverei corretto svolgere le mie stesse mansioni ma con un reddito ridotto di 2/3 (molto approssimativo)
        Immagina:
        call-center (tolgo l’appalto alla ditta che li gestisce e prendo i disoccupati di un altro call center, magari anche gli stessi);
        Lavori stradali (tolgo l’appalto e prendo i disoccupati di un’altra azienda)
        Informatici, Ingegneri, architetti, geometri, operai, con l’attuale disoccupazione trovi quello che vuoi…
        Ripeto: sono molto pessimista, forse a vedere come sono finite le esperienze di gestione pubblica (leggi controllate) salvo rarissimi casi.
        Grazie per il commento.

        • Ivan Berton

          Ciao Enrico.
          Si ok adesso ho capito bene cosa intendi, potrebbe verificarsi in effetti una certa tendenza a “sfruttare” queste persone, però penso solo in caso la cosa si estendesse al settore privato, forse a tal proposito potrebbe entrare in questione il legislatore che dovrebbe mettere dei paletti sul tipo di lavoro che queste persone possono effettivamente svolgere.
          Però sai, posso dirti una cosa, in realtà ho avuto occasione in questi ultimi tempi di rendermi conto che l’Italia è un paese che potrebbe avere molto di più senza rotture, ma siamo stati gestiti da cani sul serio, l’Austria ad esempio non ha la nostra potenza economica, ha le buste paga più o meno come le nostre, l’imposizione fiscale uguale o comunque di pochissimo più bassa della nostra, eppure lì le cose funzionano a meraviglia, il coso della vita è più basso, la benzina è più bassa, non si lavora come matti tutto il giorno.
          Quindi sai, tutti i superbi discorsi dei nostri carissimi politicanti sul “dobbiamo lavorare di più, riposare meno, comprare anche la domenica, etc etc” sono tutte fandonie per scaricarci addosso le loro colpe, costantemente e solamente addossate sulle spalle di chi lavora e crea valore, oppure su chi cerca di far lavorare le persone.
          E’ un enorme non-senso.
          Ciao Enrico e grazie della risposta.

  14. ago.manni

    Io penso che il M5S con la proposta, politica, del reddito di cittadinanza stia dando un bel contributo alla discussione. E grazie anche al vostro articolo adesso si può discutere per arrivare a dei fatti concreti. Detto ciò, e a cantiere aperto, vorrei dire la mia. Qualche settimana fa, a proposito delle pensioni d’oro, il titolone del Sole 24 Ore (di cui sono lettore continuativo per motivi professionali) era all’incirca: “Pensioni d’oro: l’incidenza sulla spesa previdenziale in realtà è minima e si tratta di poche centinaia di soggetti”, Voi che ne dite al riguardo? Non rispondete subito. C’è tempo per riflettere e pensarci. Il giornale precisava poi che si intendono pensioni d’oro quelle sopra ai 20.000 euro. Al mese. Bene, la mia sensibilità è notevolmente diversa: io ritengo che sopra i 3000 euro sia già una pensione d’oro e da quello che sento in giro credo anche che questo sia il comune sentire della “gente”. Una bella differenza, vero? E come cambiano anche i conteggi! Questo per dire che quando si parla di “generosità della proposta” non bisogna perdere di vista il comune sentire. 600 euro a chi non ha da campare sono troppo generosi? al confronto con le pensioni d’oro io direi proprio di no. Però bisognerebbe misurarsi anche col “comune sentire” e a questo proposito io posso certamente sbagliare. Lo facciamo un sondaggino su un campione rappresentativo della popolazione? Giusto perché se stiamo discutendo di loro è bene anche avere un legame concreto con la realtà: sennò facciamo come il Sole24 Ore, il cui comune sentire è di 20.000 euro (al mese). Un cordiale saluto e un incoraggiamento ad andare avanti.

    • Enrico

      Pensione d’oro si definisce rispetto a ciò che si è versato.
      600 Euro/mese sono pochi, ma se li percepisce da 20 anni un 60enne (baby-pensionato) allora sono troppi: non ha versato in proporzione.
      20000€/mese sono troppi? dipende se ha versato di conseguenza, in caso affermativo sono corretti.
      Ovviamente con il metodo contributivo
      Questo il mio sentire.
      Attenzione anche al “sentire comune”, si può sconfinare nel qualunquismo.

  15. Piero

    A mio avviso, in Italia non vi deve essere il reddito minimo garantito ma la tassazione minima garantita per lo Stato da parte dei cittadini per i servizi resi, abbiamo in Italia chi paga le tasse fino all’ultimo soldo che incassa (lavoratori dipendenti) e chi paga ciò che vuole (imprese di grandi dimensioni), dobbiamo trovare un equilibrio per abbassare il carico fiscale che è il più alto dell’Europa. Secondo il M5S, dobbiamo dare 600 euro mensili ai nostri figli, non cercheranno più il lavoro, oggi in Italia i lavori manuali sono fatti solo da extracomunitari, i turni notturni sulle fabbriche sono fatti solo da loro, la nuova generazione rifiuta il lavoro industriale, non si può dare un incentivo a tale situazione.
    Altra cosa e’ garantire un reddito minimo ai poveri, qui si deve intervenire, ma ci sono gli strumenti, i comuni garantiscono la casa, vi è la pensione sociale, che scatta solo con l’età, non vedo in Italia un fenomeno di tale gravità.
    Al contrario vedo in Italia una disoccupazione crescente e perdita dei posti di lavoro dovuti alla crisi in atto, qui non può intervenire lo stato che sta in crisi garantendo gli stipendi, gli ammortizzatori sociali vi sono già, qui si deve fare crescere l’economia, anche drogandola con la leva monetaria, questo però è un discorso diverso dal tema in esame.

    • LeonardoM

      Riguardo al fatto che presumibilmente i ragazzi, in seguito a questo reddito minimo, non farebbero più nulla, dico che non è proprio così. Nella proposta viene specificato che ad ogni persona avente diritto al RMG vengono offerti 3 lavori, e se non vengono accettati dalla persona in questione essa perderà il diritto al RMG.
      Morale, i ragazzi aventi diritto se la possono prendere un po’ più con comodo, tuttavia la paura di perdere il diritto a questo reddito garantito li porterebbe inevitabilmente a darsi una mossa.

      • MarcoB

        Si certo. E il controllo che ci siano state le 3 proposte di lavoro lo farebbe Lei persona per persona? A parte che in questa condizione, a persone con il diploma di liceo artistico o laurea in scienze delle merendine va di lusso se ricevono 1 proposta di lavoro, e quindi mettere la soglia di 3 per tutti significa, fondamentalmente, sostenere gratuitamente un’ampio spettro di nullafacenti. Senza contare (come già scritto dall’ottimo Boeri) la questione del lavoro nero. Quanti si farebbero pagare lo stipendio in nero e chiederebbero il RMG? Secondo me, tantissimi (per non dire tutti).

  16. Maurizio Cocucci

    Personalmente non sono contrario alla proposta di prevedere un reddito minimo, ma sono scettico nella sua proposta di assegnazione ad ogni cittadino italiano maggiorenne. Trovo invece più idoneo e realizzabile una indennità di disoccupazione, inoltre non mi piace per nulla la formula di assegnare un importo uguale per tutti e sotto forma di denaro contante. Io sono per un sistema come quello tedesco in cui al cittadino disoccupato il sostegno viene dato in due forme: una indiretta pagandogli alcuni oneri (es.affitto, bollette di acqua e luce) e l’altra diretta versando sul suo conto corrente un importo che è calcolato per fare fronte a pagamenti diversi (es.generi alimentari, trasporti pubblici) e a questi si aggiungono ulteriori sussidi nel caso si abbiano figli. Insomma non trovo giusto dare ad esempio 600, 800 o 1.000 euro a tutti indistintamente (in caso il loro reddito sia pari a zero) così come avviene oggi con la CIG o la mobilità, perchè c’è ad esempio chi abita in affitto e chi invece in casa di proprietà. Inoltre per evitare truffe, così come avviene in Germania, il sussidio dovrebbe essere assegnato dopo aver autorizzato gli enti competenti ad accedere ai movimenti bancari per controllare che il beneficiario non ne approfitti. Rimane a questo punto la questione costo della proposta. Tutto è fattibile se coperto da altrettanti entrate, si tratta solamente di far quadrare il bilancio, ma non si venga a sostenere che la sua spesa venga pagata a deficit.

    • Eugenio Bongiorno

      In germania gli aiuti sono diretti sia che indiretti.
      Fanno cumulo, quindi è indifferente farsi pagare delle bollette oppure ricevere denaro contante, il monte è sempre quello.

  17. Antonio De Sandoli

    “”…è forse una concezione del reddito minimo come “diritto individuale”. Il risultato è tuttavia una certa dose di iniquità e una forte complessità…””
    Trovo incomprensibile come si possa considerare iniquo ciò che riguarda l’individuo, e presumere che ci si debba riparametrare al reddito dell’intero nucleo familiare. Nemmeno il codice civile riconosce al familiare l’obbligo di solidarietà che non sia sancito dal magistrato competente che eventualmente interviene per stabilirne l’entità, quindi questo continuo rifarsi al reddito familiare è diventato solo un’escamotage per ridurre gli esborsi in barba al principio di assistenza a persone in evidente stato di bisogno su cui basa la proposta di legge. Ormai più che con degli economisti, si ha l’impressione di avere a che fare con degli abili macellai armati di bisturi e perfettamente addestrati a scarnificare ogni proposta gli passi sotto mano, ovviamente col plauso dei politichetti di turno che ringraziano nei modi consueti.
    Giusto per la cronaca, i disabili percepiscono degli emolumenti ridicoli ed hanno esigenze certamente superiori rispetto agli altri, quindi sarebbe il caso di includerli e non trascurarli come si continua a fare!
    Altra cosa che poi stupisce, è il basare questi studi sui dati Istat, ma quando imparerete a basarvi sulla realtà effettiva? E’ mai possibile che non si riescano ad elaborare i dati che già sono nelle mani dell’amministrazione pubblica?

  18. Eugenio Bongiorno

    Il reddito minimo è già previsto dalla Costituzione, semmai bisogna interrogarsi sul perché non si sia mai dato corso e di chi siano le responsabilità, piuttosto che chiedersi se sia opportuno o meno.
    E’ già sancito.

  19. Antonio Lombardi

    ma se le pensioni di invalidità ammontano a 250 euro mensili circa, se si istituisce il reddito cosiddetto di cittadinanza a 600 euro, i non occupati prenderanno il doppio di un invalido civile totale. secondo me bisogna abbassare la quota di 600 euro che non è presente nemmeno in francia, germania e gran Bretagna dove il costo della vita è anche superiore a quello italiano medio, così come dice la prof.ssa chiara saraceno

    • roberto colucci

      La proposta consiste nel raggiungimento, per tutte le minime, dei 600 euro previsti. Per esempio, per un invalido a € 250 é prevista una integrazione fino al raggiungimento dei € 600, quindi € 350.

  20. Maurizio Cocucci

    Dipende come lo intendiamo. Una cosa è assegnare un importo complessivo standard (come avviene con il nostro sistema) e un’altra è consegnare una parte uguale per tutti e l’altra in funzione dei costi effettivi per alcune voci (es.affitto). Chiarisco con un esempio. Se la norma prevede che un beneficiario singolo (quindi non sposato e senza figli a carico) abbia diritto ad un appartamento al massimo di 60mq e il Comune valuta che nella zona il canone di affitto medio sia di 450 euro/mese, si può ipotizzare che il contributo massimo previsto sia ad esempio di 500 euro mensili. Ora se io abito in un appartamento da 50mq a 400 euro mensili e lei in uno da 55mq a 500 euro, entrambi avremo diritto a ricevere il sussidio per pagare l’affitto però ciascuno riceverà l’importo corrispondente.

    • Eugenio Bongiorno

      Ragionamento errato.
      Il reddito minimo garantito semplicemente consiste nello stabilire un reddito minimo al disotto del quale è prevista l’integrazione da parte dello stato.
      Questo indipendentemente da dove risieda e che tipo di appartamento si possieda.
      In sostanza se lei ritiene di spendere detto contributo in una casa più agevole e confortevole, rinunciando a qualche pasto – ad esempio- sono affari suoi.
      Il reddito minimo non entra nel merito di come si intenda spendere questa integrazione, che vale sia per chi non lavora, sia per chi ha un lavoro a part-time.
      L’integrazione quindi, è variabile in quanto concorre a raggiungere – se non vi sono altro forme di reddito – appunto questo limite.
      Tra l’altro anche da noi espressamente sancito dalla Costituzione e già precedentemente presentato come proposta di legge da parte del PD, ma avversato dai sindacati ed è anche facile intuire il perché, con la proposta n.2806/2011 che fa riferimento proprio ad una vecchia raccomandazione e precisamente la 441/CEE del 1991.

      • Maurizio Cocucci

        Ritengo che non abbia colto il senso della mia obiezione iniziale. Cerco di spiegarla meglio usando parte del contenuto dell’articolo: “A differenza di quanto avviene in altri paesi, le soglie di reddito vengono definite in termini di redditi netti anziché lordi. Questo può rendere i trasferimenti più generosi soprattutto per chi ha patrimoni soggetti a tassazione, anche perché la posizione patrimoniale dell’individuo o della sua famiglia non viene minimamente presa in considerazione nel decidere se concedere o meno il trasferimento. Ad esempio, una famiglia con notevoli proprietà mobiliari e immobiliari, ma bassi redditi, potrebbe fruire del trasferimento.”
        Ora, se paradossalmente ad esempio in Germania un cittadino che possiede una villa da un milione di euro rimane senza lavoro e ha reddito nullo gli viene risposto che non otterrà nemmeno un euro proprio per il fatto di possedere quel patrimonio immobilire, con la proposta qui descritta invece otterrebbe i 600 euro. Parallelamente se due cittadini hanno un reddito di 300 euro ciascuno, ambedue secondo questa proposta di legge riceverebbero i restanti 300 euro quale integrazione al reddimo minimo pari a 600 euro (primo caso di un singolo), indipendentemente se uno o entrambi hanno una casa in affitto o di proprietà. E’ questo che non condivido. Io sono per un sistema di assistenza che separi in varie categorie le forme di aiuto, aiuto che se non necessario non deve essere dato, ergo se io possiedo una casa di proprietà non c’è necessità che mi si dia un indennizzo per il canone di locazione. Se poi il valore di questa casa di proprietà dovesse superare un determinato ammontare trovo corretto che non mi si riconosca nulla, perchè posso venderla per acquistarne una più modesta prima di chiedere contributi, che è quanto è previsto con il sistema di welfare tedesco.

        • Eugenio Bongiorno

          Lei sta confondendo un sistema assistenziale, come lascia trasparire lei, che è poi l’attuale per certi versi, con un reddito minimo garantito, che come avrebbe già dovuto suggerirgli l’accezione del termine, si intende “reddito” e come tale va inteso.
          Il fatto di possedere una casa è irrilevante, in quanto secondo me, l’articolo è errato perché coglie solo alcuni aspetti.
          Sulla casa si pagano le tasse, che sia la prima oppure la seconda, in quanto esiste una rendita catastale, quindi un reddito, seppur minimo esiste per chi risiede nella propria abitazione ma non dispone di redditi.
          Quindi il reddito minimo garantito varrebbe come integrazione.
          Bisogna tenere a mente anche, che la tutela della casa e quella del risparmio, sono salvaguardati e devono essere incentivati come sancito dalla Costituzione.
          Inoltre esiste già una forma di reddito minimo garantito di fatto, per tutti i cittadini che raggiungono l’età pensionabile, si chiama pensione sociale, che viene garantita a tutti i cittadini indipendentemente che abbiano versato contributi previdenziali o meno.
          Quindi a ben guardare, fare dei sofismi risulta superfluo, in quanto il precedente esiste, da molte decine di anni, e a quanto pare per quanto esso sia perfettibile, si tratterebbe di utilizzarlo come punto di partenza operativo, allargando semplicemente la platea degli aventi diritto.
          Si tratta piuttosto di capire, se i dubbi sono di carattere logistico, operativo, ed allora questo è un aspetto superabile, oppure invece non si condivide questa forma di tutela sociale (e qui non voglio aprire una parentesi perché metterebbe in discussione tutto quello che da me scritto, in quanto non rappresenta ancora il mio pensiero) già presente in tutta Europa e comunque, se vogliamo approdare al futuro, quello della robotica e dell’automatismo, quello che andrà a sostituire l’uomo in tutte quelle operazioni ripetibili e uguali, per forza di cosa si dovrà andar a compensare con egual redditto, la parte di capacità lavorativa che produce reddito persa dai lavoratori.
          Concludo ricordando, che la casa, oltre ad essere tassata per il semplice possesso, essa implica di fatto che sia stata acquistata oppure costruita, con denari provenienti da redditi già tassati alla fonte, appare evidente che ci sia una forzatura e non so fino a che punto legittima, sostenere di tassare due volte lo stesso valore.

  21. Giuseppe Maniscalco

    il riferimento al “trasferimento alla madre” argomentato da riferite “numerose” quanto ignote indagini, mi pare davvero poco serio. quali sarebbero queste indagini?

  22. roberto colucci

    Ecco! Questo é il M5Stelle! Grazie Boeri

  23. Federico

    Non è vero che in Germania il costo della vita è superiore, anzi.

  24. marco

    io ho votato 5stelle, ma su questa proposta ho forte perplessita’, con 20 miliardi si potrebbe fare ben altro che un sussidio di stato

  25. Simone Perego

    i soldi si trovano,basta con queste lagne,basta solo che tutti pagassero le tasse,sai quanti soldi ci sarebbero da spendere,su questa proposta,poi via gli F35,via gli sprechi,via i doppi e tripli incarichi,drastica riduzione degli stipendi dei SUPERmanager pubblici,che sono in grado solo di dilapidare il patrimonio pubblico,io non sono un economista laureato,sono solo un normale cittadino,che tutte le volte che accende la TV,sulle varie talk politici,si incazza per le cazzate che sente dire da quelli che sarebbero,i tecnici,i pluri laureati,che a parole fanno tante cose,ma poi si scontrano con le regole dei loro,” capi ” di partito,che come al solito in Italia,portano sempre al niente assoluto.Servono idee,ma IDEE giuste,il reddito di cittadinanza è una di queste,poi ripeto i soldi si trovano.

    • Dubitaresempre

      Ecco l ‘esempio di Devoto grullino. Mica risponde in tema. Ma sposta col politichese l’argomento con la tecnica del “benaltrismo”.Forte della sua Fede crede alla sua Chiesa e quello gli basta. Chi credeva che con la Rivoluzione Francese gli umani avrebbero cominciato a ragionare con la propria testa è servito

    • Marco

      “Io non sono un economista laureato”, punto.
      Come osserva spesso un mio caro amico, in Italia tutti si sentono in dovere di parlare di tutto, economia, calcio e politica in primis.

    • Luca B

      L’idea che “tagliando” i costi della politica o lo stipendio dei supermanager si risolvano tutti i problemi economici è risibile… Gli F35 sono una spesa “una tantum”, non un costo annuale… e per inciso, scordiamoci di vedere imprenditori che danno stipendi da 400 euro al mese… li daranno da 100, perchè tanto il resto è integrato dallo stato… e “il cittadino” non si dovrebbe nemmeno porre la questione di andare a chiedere un aumento… tanto i soldi li prende lo stesso…
      Per inciso, ci saranno sicuramente tanti che preferiranno farsi pagare parte dello stipendio in nero per percepire anche il reddito di cittadinanza…
      Io penso che la cosa migliore da fare sia togliere i tanti incentivi inutili che abbiamo ad oggi, e usare quei soldi per ridurre la pressione fiscale… nulla più…
      Sicuramente pagare le tasse per stipendiare un laureato in filosofia che sta a casa perchè non trova un lavoro che confà al suo titolo di studio sarà più pesante di prima…

  26. Paolo Marani

    Pur non essendo un esperto, ritengo che per fare un bilancio corretto occorra anche andare a sottrarre, all’ammontare complessivo, tutte le altre forme di sostegno sociale che il reddito di cittadinanza sopperisce.
    Occorre togliere Aspi. Mini-Aspi, i vari sussidi di disoccupazione, le casse integrazioni ordinarie e straordinarie, altre forme di assegni sociali che non hanno più luogo ad esistere una volta integrato il diritto di cittadinanza.
    Occorre inoltre considerare una stima dell’extra gettito che il provvedimento può garantire, come ritorno in forma di tassazione e incremento dei consumi.
    Occorre inoltre evidenziare come l’inserimento in un meccanismo di reddito di cittadinanza impedisca il lavoro nero, con conseguente extra gettito.
    Potrebbe essere che, così come avviene in altri paesi, lo sforzo finanziario sia MOLTO inferiore rispetto ai 20 miliardi di euro preventivati, che comunque in un bilancio dello stato di 780 miliardi di spese correnti, non dovrebbero essere una cifra insormontabile (considerando anche quanto diamo ogni anno al fondo europeo).
    Si potrebbe integrare con una stima attendibile rispetto a questi risparmi prevedibili ?

    • Luca B

      Nemmeno io sono un esperto, però penso che se si tolgono tutte le forme di sostegno sociale che lei cita, una persona senza una qualifica professionale o un titolo di studio può tranquillamente morire di fame nel giro di un mesetto… Tra l’altro pensare di togliere la cassa integrazione per sostituirla con il reddito di cittadinanza è fantascienza… Uno lavora 7 mesi in fabbrica ed è già fuori dalla platea di chi può ricevere il reddito di cittadinaza… l’azienda ha un calo di lavoro e lui che deve fare? andare a rubare?

  27. Tito C

    Buongiorno, qualcuno di voi ha capito quali conti vengono effettuati per arrivare al risultato di 2723 euro per la famiglia 2? mi riferisco alla parte in cui si descrive la complessità del meccanismo del Rxc
    Grazie per l’attenzione

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