Si sa: per giudicare una compagnia teatrale bisogna aspettare di vederla recitare sul palcoscenico, con le luci, le scene e i costumi appropriati. Eppure, se i nomi in cartellone non entusiasmano, se si sospetta siano stati scelti più per la loro nota amicizia col produttore o per le comparsate in telenovelas di successo, si parte un po’ prevenuti. Saranno veramente adatti a recitare una commedia delicata ed elusiva come il Cimbelino o una tragedia morale e poetica come il Re Lear?
Ecco, le domande che vengono spontanee alla mente leggendo i nomi della terna designata dal governo per l’Autorità dei trasporti sono queste: come e perché sono stati scelti questi “attori”? Sono forse i migliori su piazza per il ruolo? O sono solo amici di questo o quell’impresario? La “procedura” con cui sono stati scelti è tra le più opache: nessun bando pubblico per sollecitare candidature, nessuna enunciazione di requisiti, salvo quei pochi indicati dalla legge che, peraltro, sembra siano stati elusi nella sostanza se non nella forma.
Peccato. Erano quasi dieci anni che si aspettava la costituzione di un’Autorità indipendente per mettere finalmente su terreno solido una regolazione credibile e pro-concorrenziale un settore complesso e diversificato come quello dei trasporti, che ha ricadute sociali e di finanza pubblica di primaria importanza. Uno dei designati di oggi (Mario Valducci, tra i fondatori di Forza Italia, stando a Wikipedia) era presidente della commissione parlamentare che aveva bocciato la terna designata da Mario Monti un anno fa; un’altra designata (Barbara Marinali) faceva parte anche della terna bocciata; il terzo (Andrea Camanzi, si dice di area dalemiana) sostituisce Mario Sebastiani come presidente designato, con molte meno competenze in materia di trasporti e più esperienza di Autorità (è in quella dei lavori pubblici: un vero professionista delle authorities).
Buio. Sipario. Si va in scena. Forse.

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