Il dato negativo del Pil nel secondo trimestre conferma che  l’Italia è in una recessione infinita. Le stime del Def, ancora una volta, erano troppo ottimistiche. Il tempo degli annunci in powerpoint del Governo è finito. Servono, e subito, le riforme economiche che ci riportino in linea con la seppur debole ripresa degli altri paesi europei.
E se invece del Pil si usassero i film come termometro dell’andamento dell’economia? Proviamo a confrontare le varie fasi del cinema italiano con la crescita del paese dal dopoguerra a oggi. Il risultato è interessante oltre che divertente. Proponiamo un gioco per le vacanze ai nostri lettori.
Letture utili quando si ha più tempo per prendere libri in mano. Thomas Piketty con il suo “Capital in the Twenty-First Century” ha l’enorme merito di avere documentato l’evoluzione delle disuguaglianza di reddito e di ricchezza e il loro perpetuarsi nel corso del tempo. Discutiamo del suo lavoro partendo da un interrogativo: è giusto misurare il rapporto tra capitale e reddito a partire dal valore degli immobili anziché dagli affitti? E cosa succede quando utilizziamo gli affitti?
La grande speranza per una Pa più efficiente e meno costosa si chiama “digitalizzazione”. E se le amministrazioni virtuose passassero le competenze acquisite in materia a quelle più restie al cambiamento? Forse un modo perché la moneta buona cacci quella cattiva c’è.

 

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