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Soldi spesi bene: i servizi previsti dal Rei

Per essere efficace, il reddito di inclusione richiede un forte investimento di risorse nella sua gestione effettiva. È il prerequisito per far sì che i percorsi personalizzati di reinserimento sociale abbiano successo, superando l’assistenzialismo.

Con il Rei un po’ di ossigeno a 500 mila famiglie*

Il reddito di inclusione è un buon primo passo nella lotta alla povertà. Lo evidenzia anche il confronto con il sostegno all’inclusiva attiva. Le famiglie beneficiarie saranno circa 500 mila: per una misura universale servirebbero risorse ben maggiori.

Perché il Rei può funzionare

Il Punto

Con un tweet di commento al fact-checking de lavoce.info, il ministro Calenda ha ribadito che se Alitalia esce dal mercato non è facile rimpiazzarla. In realtà già ora le compagnie low cost sono i maggiori vettori in quasi tutti i primi 40 aeroporti italiani, avendo occupato gli spazi lasciati vuoti.
Anche se Macron arriverà all’Eliseo, la Francia rimarrà divisa profondamente sulle grandi questioni economiche: globalizzazione e integrazione europea. Al primo turno quasi metà dei voti sono andati a candidati che mettono radicalmente in dubbio i principi di libertà e apertura economica.
Il nuovo sistema di reclutamento dei docenti potrebbe funzionare ripartendo da zero. Ma nella scuola tocca sempre sanare passate situazioni complesse. Andrà così: a settembre saremo da capo con i problemi dell’ultimo biennio. E l’attuazione della riforma sarà rimandata al futuro.
È finalmente avviata la costruzione del Rei, il Reddito di inclusione per i più poveri. Importante creare meccanismi che lo assegnino possibilmente a tutti coloro che hanno i requisiti ed escludano i “furbi” che aggirano e manipolano. Poi serve che il governo elabori un realistico piano per la lotta alla povertà.
In aggiunta ai soliti oneri di urbanizzazione, i comuni – sempre a corto di quattrini – incassano il contributo straordinario derivante dall’aumento di valore degli immobili soggetti a trasformazioni urbanistiche. Almeno così ci sono i soldi per le infrastrutture destinate ai nuovi insediamenti.
Mentre negli Usa Trump affossa le misure pro energia pulita di Obama, le emissioni di CO2 nel mondo si sono stabilizzate. Bene, però non basta a determinare un effetto significativo sulla concentrazione di carbonio, che influenza le variazioni della temperatura. Per questo bisogna puntare sulle rinnovabili.

15 anni de lavoce.info: feste-convegni 5 giugno a Milano e 6 giugno a Roma
Nel 2017, lavoce.info compie 15 anni. Festeggeremo il compleanno con i nostri affezionati lettori e sottoscrittori la mattina di lunedì 5 giugno a Milano e il pomeriggio di martedì 6 giugno a Roma. Intanto: SAVE THE DATE! A breve comunicheremo il come e il dove.
E, se potete, destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!

Quello che ancora manca a un Rei efficace

L’introduzione di un credibile reddito d’inclusione sembra ormai vicina. Tuttavia, restano alcune questioni aperte, come una migliore messa a fuoco dei criteri di gestione della misura e, soprattutto, la definizione del piano finanziario pluriennale.

Per il reddito di inclusione arriva un buon Memorandum

Alla legge delega sul contrasto della povertà è seguito il Memorandum d’intesa fra il governo e l’Alleanza contro la povertà. Sarà la base per il prossimo decreto attuativo. Trasferimenti monetari e servizi alla persona sono componenti inseparabili.

Un reddito per gli “invisibili”

Misura per le famiglie davvero povere

Grazie per tutti i commenti al mio articolo “Reddito di inclusione, un buon primo passo”. Cerco di rispondere qui alle questioni sollevate dai lettori.
Quello che scrive il lettore che si firma “Shadok” è vero: la spesa sociale italiana non è bassa. È però molto squilibrata, visto che buona parte va in pensioni. Per la famiglia e per il contrasto alla povertà spendiamo molto meno degli altri paesi europei. Con un aumento del Pil anche moderato, sarebbe possibile trovare i fondi per il reddito di inclusione semplicemente con un riequilibrio interno alla spesa sociale, tenendo ferma la voce pensioni.
Non avevo proprio pensato alla possibilità che il reddito di inclusione sia il modo per aggirare l’ostacolo dei maggiori controlli sui falsi invalidi, come suggerisce Bruno Gazzola. Forme di reddito minimo esistono in tutte le economie sviluppate, anche negli Usa. Certo c’è il rischio che se ne faccia un cattivo uso e per questo un avvio della misura lento e su una platea limitata può essere un vantaggio, perché permette di intervenire e correggere gli eventuali difetti, ma dobbiamo stare attenti a non buttare il bambino con l’acqua sporca. Sicuramente qualcuno approfitterà del nuovo trasferimento senza averne diritto, ma ci sono tante famiglie davvero povere, soprattutto dopo un decennio di crisi economica. E se anche alcuni adulti possono cercare di fare i furbi, che colpa ne hanno i loro figli?
Albert Hirschman ci ha insegnato che, quando si cerca di fare una riforma, ci sono alcuni argomenti retorici che puntualmente vengono sostenuti per opporvisi: la perversità (la riforma produrrà effetti opposti a quelli che i proponenti auspicano, nel caso specifico la povertà aumenterà), l’inutilità (non cambierà nulla, sarà solo uno spreco di soldi), la messa in pericolo (le cose addirittura peggioreranno). Elementi di rischio sicuramente esistono in ogni cambiamento, ma cerchiamo di non farci paralizzare dalle paure.
Sono d’accordo con Massimo Bassetti che la povertà si combatte soprattutto con il lavoro e che per questo sia anche importante ridurre il carico fiscale su chi lavora. Ma il reddito di inclusione completa una rete di interventi che dovrebbe soprattutto servire per reinserire al lavoro chi lo ha perso. Come scrive Giulia Ghezzi, i rischi di assistenzialismo ci sono, ma se ci blocchiamo davanti alle possibilità di insuccesso non cambierà mai nulla.
Condivido l’idea di Giustino Zulli che l’imposizione sulla prima casa sarebbe un’ottima via per finanziare il reddito di inclusione. Personalmente, aumenterei anche l’imposta sulle successioni, riducendo il prelievo sul lavoro.
Gennaro usa a proposito dei poveri l’aggettivo invisibili: ci aiuta a capire perché in Italia non c’è ancora il reddito minimo, mentre abbiamo tanti altri interventi, più o meno importanti, introdotti negli anni per soddisfare categorie politicamente più visibili.

Il Punto

Un libro appena uscito racconta come la burocrazia riesca sempre a battere la politica nella difesa dello status quo. Un suo capitolo descrive come il “rapporto Giavazzi” del 2012 – che voleva trasformare 10 miliardi di sussidi in riduzioni di imposta per tutte le imprese – sia stato insabbiato da funzionari ministeriali.
Approvata la legge delega sul contrasto alla povertà con la creazione del Reddito di inclusione (Rei), trasferimento monetario alle famiglie in povertà assoluta. Le risorse sono ancora poche. Ma è l’avvio di un processo verso un reddito minimo universale.
È andata male la produzione industriale di gennaio dopo il mini boom di dicembre. A preoccupare non sono le oscillazioni mensili ma la debole dinamica dell’industria durante l’attuale ripresa rispetto alle riprese del passato. Sull’industria pesa anche la mancanza di credito, con banche strette tra antichi vizi e nuova sottocapitalizzazione. Istituti di credito e imprese se ne facciano una ragione: all’Italia e all’Europa serve un mercato dei capitali ampio, liquido ed efficiente.
Di cosa parliamo quando diciamo “fake news”? Di storie inventate di sana pianta, che sembrano vere o almeno verosimili e non lo sono. Internet ne è inondato. E anche capi di stato, media autorevoli e potenti servizi segreti si accusano a vicenda di diffonderle.
Le discriminazioni sociali si nutrono di luoghi comuni. Uno di questi riguarda l’alta promiscuità sessuale e l’abitudine a rapporti impersonali e mercenari dei maschi gay. Mentre recenti ricerche sociali sugli ultimi 20 anni raccontano di un progressivo abbandono di tali usi. Soprattutto da parte dei più giovani.
Mentre si ragiona di Europa a più velocità, Bruxelles prepara la riforma del bilancio comunitario. Che oggi (essendo solo l’1 per cento del Pil Ue) fa poco per ridurre i divari regionali di reddito nell’Unione. E sul lato delle entrate è distorto da correttivi e sconti sui contributi, compreso quello di cui gode il Regno Unito.

Raul Caruso risponde ai commenti al suo articolo “Come il riarmo americano fa danni all’economia

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