Lavoce.info

Tag: grecia Pagina 3 di 7

Doppia morale sulla crisi greca

I greci sono spesso accusati di aver gestito in modo poco oculato i loro conti nel periodo pre-crisi, indebitandosi eccessivamente per finanziarie la domanda interna. Ma chi ha permesso e speculato su questo comportamento? Sono proprio gli stessi paesi che ora rimproverano la Grecia.

Il Punto

Il Financial Times passa nelle mani del gruppo Nikkei, giapponese e globale. Ma l’operazione non è una minaccia alla libertà dell’informazione economica. La nuova proprietà non ha interesse a cambiare la gestione di un giornale che ha prestigio e macina utili. Anche perché con un Ft addomesticato verrebbero fuori nuovi e affamati cani da guardia dell’informazione.
La riforma della scuola approvata dal Parlamento prevede l’assunzione in ruolo di molti insegnanti precari. Quanti esattamente? Dal vortice di cifre si può stimare un totale – in tre fasi – di quasi 103 mila neo-docenti. Con un numero complessivo di aspiranti non lontano da 800mila persone, molte delle quali saranno forse precarie per sempre.
Nei lavori delle commissioni che da un anno stanno predisponendo la riforma del pubblico impiego, si è parlato di pesare il voto di laurea nei concorsi statali. L’emendamento è poi scomparso perché ne era uscita una proposta pasticciata. Sprecata l’occasione di aggiungere un elemento di ragionevole meritocrazia.
Tsipras ottiene il sì del Parlamento di Atene agli amari bocconi di tagli di bilancio e riforme a lungo osteggiate. Intanto sono alle porte le scadenze dei debiti di agosto (5 miliardi), mentre le prospettive dell’economia greca per il 2016 si fanno ancora più fosche. Urge un nuovo programma di aiuti.
Appena nate, le dieci città metropolitane (che hanno sostituito altrettante province) si trovano già a fare i conti con l’assenza di risorse, cioè con l’impossibilità di svolgere il ruolo loro assegnato per legge. Per reperire i fondi, c’è un’alternativa: nuove tasse locali, per esempio sui diritti d’imbarco aeroportuali e portuali.
Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici de lavoce avrà come titolo “La politica economica ai tempi della crisi”. Si terrà la mattina di mercoledì 30 settembre – con inizio alle ore 9 – all’Università Cattolica di Milano. SAVE THE DATE, dunque, vi aspettiamo!

Il nodo dell’avanzo primario tra Atene e i creditori

L’accordo preliminare del 13 luglio tra la Grecia e i suoi creditori non contiene nessun obiettivo numerico preciso per l’avanzo primario. Il target già fissato sembra ora difficile da raggiungere per il crollo delle entrate fiscali. E questo peserà sul negoziato per il terzo programma di aiuti.

I soldi al popolo greco. E quelli alle sue banche

Il bail-out della Grecia del 2010 ha sostituito debito privato con debito pubblico. E certo parte delle risorse sono finite a banche tedesche e francesi. Ma perché gli aiuti alle banche greche non dovrebbero essere conteggiati nel totale di quanto ricevuto dal popolo greco? Due questioni separate.

Chiarezza sui numeri dei salvataggi greci

Dove sono finiti i soldi dei bail-out della Grecia nel 2010 e 2012? Tsipras ha in parte ragione quando sostiene che sono andati alle banche – francesi, tedesche e greche – e non al popolo. Il vero problema è che l’Europa non ha voluto accollarsi il salvataggio attraverso il bilancio “federale”.

Giovani greci, la punta dell’iceberg

A una settimana dai risultati del referendum greco e con l’ultimo vertice europeo alle spalle, l’unica speranza per uscire dalla crisi in maniera duratura è mettere sul tavolo nuove idee, con l’obiettivo di dare un futuro ai giovani e di sanare gli squilibri macroeconomici all’interno dell’area dell’euro.

Il passato che frena il salvataggio della Grecia

Da marzo 2010 a oggi la mappa dei creditori della Grecia è significativamente cambiata. Primo paese che si è disimpegnato dal debito ellenico è la Francia. Tra quelli che hanno aumentato abbondantemente l’esposizione: Germania, Italia e Spagna. Per questo si trovano d’accordo su una linea severa.

Bailout greco: dove sono finiti i soldi

Tsipras sostiene che le risorse del primo salvataggio sono andate alle banche di Francia e Germania. Ma i numeri raccontano una storia diversa. Tra 2010 e 2013 banche e governo greci hanno ricevuto un flusso positivo di risorse dall’estero. Un accordo con i creditori l’avrebbe fatto continuare.

Perché non basta tagliare il debito di Atene

La crisi del debito insegna che è più facile realizzare le riforme strutturali quando la permanenza nell’Eurozona è messa in discussione. Ed è la disponibilità a farle che il governo greco deve dimostrare, mentre torna a chiedere con forza la riduzione del debito dopo la vittoria del “no”.

Il Punto

Il popolo greco ha detto no a un nuovo programma di aiuti con condizioni troppo vessatorie. Ma così Atene è in default e la Bce non potrà più offrire liquidità di emergenza alle sue banche. Per uscire dalla trappola l’Europa potrebbe farsi carico dei debiti greci con Fmi e Bce con il fondo salva-stati (Esm). L’allungamento a dieci anni della scadenza minima del debito consentirebbe di impostare le vere riforme di cui ha bisogno la Grecia. Serve una svolta che trasformi un paese abituato a vivere al di sopra dei propri mezzi in un sistema economico-sociale capace di usare al meglio le sue opportunità.
Sotto le macerie del referendum e della crisi rimane in ogni caso l’inadeguatezza della politica europea dei parametri. Aiuterebbe un colpo d’ala di politica fiscale federale che aumenti gli investimenti pubblici o tagli le tasse in tutta Europa archiviando i deliri algebrici degli ultimi anni. Oggi le scelte dell’Europa e della Grecia non sono tra euro e dracma, tra democrazia e autocrazia, ma tra – tutto sommato – limitati sacrifici distribuiti fra tutti i paesi e grandi sacrifici per i greci oggi e – chissà – per noi domani.
Nella sua seconda relazione annuale, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni – Ivass, ora sotto il cappello Banca d’Italia – menziona i problemi spinosi del settore (a partire dalla scarsa concorrenza nella Rc-auto) ma non propone come aggredirli. Almeno la bassa penetrazione delle polizze contro i disastri naturali potrebbe essere affrontata con la partnership tra pubblico e privato: in Francia ha funzionato.
Nonostante le quote rosa, sono solo due su dieci le donne nei cda delle società quotate italiane. Va meglio nel resto d’Europa e peggio negli Usa. Dove, però, da un commissario dell’autorità di vigilanza sui mercati parte una battaglia per una distribuzione più equa dei ruoli dirigenziali nelle imprese tra generi e tra gruppi etnici.
Spargete lavoce: 5 per mille a lavoce.info
Destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!

Pagina 3 di 7

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén