Lavoce.info

Tag: gig economy

I rider tra subordinazione e autonomia

La decisione di JustEat di inquadrare i propri ciclofattorini come dipendenti implica la sperimentazione di un nuovo modello di organizzazione del rapporto di lavoro. Ma servirà comunque una deroga rispetto alla disciplina generale del lavoro subordinato.

Il Punto

Passata un’altra estate senza uscire dall’euro ora ci tocca fare i conti con le regole esistenti. E così la coalizione Lega-M5s se la prende con il tetto Ue del deficit al 3 per cento del Pil. In effetti, al posto di una soglia assoluta meglio sarebbero regole flessibili. Che in Europa ci sono già e consentono di finanziare in deficit spese straordinarie (ma non flat tax o reddito di cittadinanza). In ogni caso, preoccupati dalle chiacchiere dell’esecutivo italiano, i mercati hanno reagito. In maggio e giugno c’è stata una fuga di capitali dall’Italia per 76 miliardi. Ben di più che nell’estate 2011. Per questo il ministro Tria è in giro per il mondo a caccia di investitori stranieri.
In Italia ci sono 700 mila lavoratori nella gig economy – l’economia dei lavoretti. Una ricerca ne disegna il profilo: tipicamente maschi, tra i 30 e i 50 anni, poco istruiti e con basso reddito. Fenomeno in rapida evoluzione e da regolamentare. Anche a vantaggio delle imprese del settore. Che lasciano il nostro paese.
Il ministro degli Interni Salvini guarda con interesse a “No way”, il sistema australiano di immigrazione. Una politica criticata che – in barba alle convenzioni internazionali – appalta ai piccoli paesi vicini la gestione di Guantanamo locali di “accoglienza” dei migranti. Un bel modello virtuoso cui ispirarsi.
Nel suo ridisegno degli accordi di libero scambio, Donald Trump rimette mano al Nafta tra Usa, Canada e Messico. Troppi lavori – secondo il tycoon – finiscono in paesi a bassi salari come Messico (e Cina). Oggi la borsa brinda all’accordo ma l’America first presto presenterà il conto: più alti prezzi per le auto e meno profitti per le multinazionali.
Dopo dieci anni di austerità per la Troika la missione Grecia è compiuta. Permangono dubbi sulla capacità di Atene di rispettare gli impegni presi e quindi sulla sostenibilità della strada intrapresa. È però significativo che da un paese così provato arrivi un segnale positivo per l’Europa.

Convegno annuale de lavoce.info il 17 settembre a Milano. Save the date!
I primi 100 giorni di populismo“ è il titolo del convegno annuale de lavoce.info. Si svolgerà la mattina di lunedì 17 settembre a Milano, presso l’Università Bocconi. È un’occasione per vederci di persona, dopo tante interazioni digitali! La prima parte dell’incontro è riservata ai nostri collaboratori e sostenitori più affezionati (quelli che ci hanno finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni. Chi vuole è ancora in tempo per fare la donazione.

Fare i conti con la gig economy

Solo in Italia nella gig economy lavorano oggi circa 700 mila persone. È un fenomeno in evoluzione. Per questo, regolamentarlo è importante, per tutelare i lavoratori, ma anche le imprese. I risultati di uno studio della Fondazione Debenedetti.

Gig economy: un diritto per il lavoro nella terra di mezzo

Come garantire protezioni essenziali ai lavoratori delle piattaforme online? Occorre definire il lavoro cui applicare le protezioni sulla base della tecnologia utilizzata per la sua organizzazione, indipendentemente dalla qualificazione come lavoro autonomo o subordinato.

Il Punto

Arriva il governo Conte-Salvini-Di Maio. A Paolo Savona sono andate le Politiche (poco) comunitarie. Rimane il suo piano B (oppure A) per l’uscita dall’euro. Il default sul debito pubblico sarebbe inflitto anche agli investitori esteri mentre i residenti con un tesoretto all’estero potrebbero mantenere i loro conti in euro senza alcuna tassazione. Il nuovo ministro del Lavoro Luigi Di Maio dovrà fare qualcosa per i lavoratori della gig economy che pedalano nelle nostre città per fare le consegne, guidati da un algoritmo, con bassi compensi, e scarse garanzie. C’è da pensare a salari minimi, assicurazione infortuni, contributi. Anche di questo si discute in questi giorni a Trento al Festival dell’Economia. Con la partecipazione di vari redattori de lavoce.info. Non mancate!
Matteo Salvini ha detto che In Italia spendiamo 5 miliardi per mantenere gli immigrati in albergo. In realtà, dal fact-checking de lavoce.info viene fuori che la spesa dell’accoglienza è più bassa e gli hotel (non a cinque stelle!) sono solo una parte delle strutture utilizzate.
Cancellare la parte del debito pubblico che ha in pancia la banca centrale (la Bce, nel nostro caso) è pericoloso. Lo insegna la storia dei grandi scandali finanziari del XVII e XVIII secolo. Colorati dai tulipani e profumati dalle spezie importate dai velieri della Compagnia delle Indie Orientali. Anche in Svizzera arrivano fantasiose idee monetarie. A giorni nella Confederazione ci sarà un referendum sulla “sovereign money initiative”, per la quale si imporrebbe alle banche commerciali di dare a prestito solo fondi garantiti. Con un calo del credito e un aumento del suo costo, senza ridurre la rischiosità del sistema bancario ombra.
Con la ripresa i redditi delle famiglie sono un po’ risaliti ma povertà e disuguaglianza hanno continuato ad aumentare. Perché anche la crescita è sempre più diseguale e il 5 per cento più povero della popolazione si è immiserito ancora.
Se si desidera passare dal full al part time meglio avere una donna manager. Secondo uno studio è più propensa ad assecondare le richieste dei lavoratori. E forse il comportamento di maggior attenzione non si limita a questi casi.

Spargete lavoce: 5 per mille a lavoce.info
Destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!

Gig economy: efficienza e sregolatezza

Lo sciopero dei fattorini torinesi di Foodora ha acceso i riflettori sull’economia on-demand, dove il rapporto di lavoro si costituisce attraverso un’applicazione sul cellulare. Come per il taylorismo, è difficile fermare un’innovazione che dà benefici ai consumatori. Ma si può regolamentarla.

A volte ritornano: i falsi co.co.co*

Il Jobs act ha abrogato la disciplina delle collaborazioni coordinate e continuative introdotta dalla riforma Fornero. Con un risultato paradossale: si riapre la strada alle forme di falso lavoro autonomo che la norma del 2012 aveva contrastato. La questione del salario minimo stabilito per legge.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén