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FLUSSI BLOCCATI

Il governo rinuncia quest’anno all’emanazione del decreto flussi, se non per lavoro stagionale. È una decisione sbagliata. Perché sottintende che agli immigrati non si debba riconoscere l’aspirazione a conciliare lavoro e famiglia, a cercare posti di lavoro migliori, a evitare faticosi trasferimenti. Inoltre, la previsione di quote di ingressi regolari per lavoro è uno strumento di politica migratoria. Infine, i decreti flussi sono sanatorie mascherate, per mettere in regola lavoratori già presenti in Italia. Davvero sono un lusso che non possiamo più permetterci?

VERSO UN NUOVO DUALISMO: PRIVATI CONTRO PUBBLICI

Il principale difetto della riforma Brunetta era il rilievo assoluto dato alla valutazione individuale, con fasce di valutazione definite per legge e deresponsabilizzazione della dirigenza. Il ministro Patroni Griffi rinnega quella proposta, ma sembra voler distanziare quanto più possibile il pubblico impiego dalla nuova normativa del settore privato, per esempio nella disciplina dei licenziamenti. Un impiego pubblico più efficiente deve invece basarsi su un sistema premiale, con obiettivi chiari e misurabili, nel quale ciascuno si assume le proprie responsabilità. A partire dal ministro.

UNA CONTRORIFORMA PER IL PUBBLICO IMPIEGO

È una vera e propria controriforma del lavoro pubblico l’intesa tra ministero della Funzione pubblica e organizzazioni sindacali. Il nuovo accordo da una parte mira a cancellare definitivamente il sistema di valutazione per fasce. Dall’altra, vuole introdurre deroghe per evitare che si applichino anche ai lavoratori pubblici le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori previste dalla riforma Fornero. Si rischia così di creare un dualismo insanabile tra lavoro pubblico e privato, rafforzando le tutele del primo, mentre si cerca di flessibilizzare il secondo.

LA FLESSIBILITÀ NON FERMA IL SOMMERSO

I contratti a tempo determinato sono stati introdotti in tutta Europa per dare flessibilità a mercati del lavoro ritenuti molto rigidi. Nel nostro paese avevano anche un altro obiettivo: ridurre il lavoro nero. I risultati empirici dimostrano che la riforma Biagi non ha avuto alcun effetto significativo nell’assorbire il lavoro irregolare. I datori di lavoro che assumevano in nero, continuano a farlo; i datori di lavoro che prima della riforma assumevano nel mercato regolare, continuano a farlo, ma ora preferiscono ricorrere ai contratti a tempo determinato.

I NUOVI MIGRANTI SONO EUROPEI *

La crisi fa crescere la disoccupazione nei paesi europei del Mediterraneo, soprattutto tra i giovani. Che reagiscono lasciando la madre patria per cercare lavoro altrove, spesso sull’onda di un passaparola che si avvantaggia dei social network. I ragazzi di Spagna e Portogallo scelgono in particolare Argentina e Brasile, le loro ex colonie in rapido sviluppo, grazie alla lingua condivisa. Per i greci e per gli italiani la meta preferita sembra essere la Germania, forte anche di salari di ingresso decisamente più alti, specialmente per i lavori più qualificati.

LO “SPREAD” DELLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

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PERCHÉ NON RICORRERE ALL’ARBITRATO?

La riforma del lavoro in Italia dovrebbe rispondere anche al desiderio delle imprese di limitare la dimensione giudiziaria del contenzioso sul lavoro. Negli Stati Uniti molte aziende risolvono la questione stabilendo già al momento dell’assunzione che in caso di controversie il lavoratore  ricorrerà all’arbitrato e non al giudice. Una soluzione che comporta alcuni benefici, come mostra uno studio sull’esperienza di una grande società. E, pur con le cautele del caso, suggerisce una riflessione più ampia sulla regolamentazione dell’arbitrato nel nostro diritto del lavoro.

CHI GESTIRÀ LE POLITICHE ATTIVE PER IL LAVORO?

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TROPPO POCO PER LE DONNE

Le donne soffrono di più la crisi: i dati in proposito sono molto chiari. La riforma del mercato del lavoro propone alcune misure apprezzabili, ma si tratta di interventi simbolici. Mentre non trovano spazio sufficiente la tutela delle donne, il riconoscimento del peso del loro ruolo familiare e gli incentivi a una loro maggiore presenza sul mercato del lavoro. Obiettivo di una riforma efficace dovrebbe essere la riduzione dei divari di generazione e di genere, già così ampi nel nostro paese. E dovrebbe cercare di diminuire, non di accrescere, la dipendenza dei figli dalla famiglia.

DISOCCUPAZIONE E CIG

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