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Categoria: Investimenti e innovazione Pagina 18 di 29

QUEL MATRIMONIO DI INTERESSE TRA UNIVERSITÀ E IMPRESE *

Tra le cause della bassa crescita dell’Italia figura anche la scarsa spesa in ricerca delle imprese. Ma se il privato non fa abbastanza ricerca, perché non supplirvi con le università? Uno dei fattori che favorisce il trasferimento tecnologico tra atenei e imprese è la prossimità. Non solo quella fisica, però: occorre anche un certo grado di prossimità cognitivo-sociale. In altre parole, l’azienda deve essere capace di creare innovazione in proprio e l’università di produrre ricerca di qualità in campi rilevanti dal punto di vista dell’azienda. Anche un po’ di marketing aiuta.

PERCHÉ L’ITALIA VA FUORI GARA

La produzione di una innovazione richiede il mettere assieme gli input di due o più persone.  Una ha i soldi ma non ha idee, un’altra ha un’idea innovativa ma non ha soldi. Ed è fondamentale la sicurezza del rapporto contrattuale. Passiamo in rassegna tre modelli differenti di successo: gli Stati Uniti, il Giappone, e la Germania. Com’è invece messa l’Italia? Male sotto ogni aspetto: capitale umano, facilità di finanziamento, sistema giuridico inefficiente. È anche per questo che il paese non cresce.

QUANDO LE IDEE DELLA DIASPORA AIUTANO LA CRESCITA

Scienziati legati da una forte prossimità sociale hanno una maggiore probabilità di scambiare idee e conoscenza, anche se separati geograficamente, rispetto a colleghi debolmente connessi, per quanto fisicamente prossimi. Possiamo dunque sperare che le idee dei cervelli che hanno lasciato l’Italia arrivino anche nel nostro paese e diano un contributo alla ripresa? Accademia e industria sono comunque comunità distinte e una certa prossimità spaziale è necessaria per sopperire alla distanza sociale. L’industria italiana, poi, assume sempre meno personale scientifico.

SI FA PRESTO A DIRE INNOVAZIONE *

Il ritardo di crescita e di competitività dell’economia italiana riflette anche un significativo deficit di innovazione. L’Unione Europea fissa al 3 per cento del Pil l’obiettivo al 2020 per la spesa in ricerca e sviluppo, ma nel nostro paese qualsiasi innalzamento di spesa in questo campo, per essere sostenibile e duraturo, dovrà essere graduale e tenere conto delle caratteristiche strutturali del sistema produttivo.

A CIASCUNO LA SUA RETE

Il dibattito sullo sviluppo delle reti di telecomunicazione è complicato da una scarsa conoscenza del settore. Così spesso non si comprende il ruolo che le diverse tecnologie disponibili possono giocare in un moderno sistema di telecomunicazioni. Il rischio è quello di bloccare investimenti vitali per il paese. Oppure di indirizzarli su scelte strategiche sbagliate o comunque non in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini, delle imprese e della società nel suo complesso.

AIUTARE I GIOVANI A GUARDARE LONTANO

I paesi in cui si dà più spazio e importanza all’innovazione sono anche quelli in cui i giovani hanno maggiori incentivi a essere autonomi, pienamente attivi e protagonisti nel mercato del lavoro. E sono anche i paesi che crescono di più. L’Italia non è tra questi. Non stupiamoci allora se più di quattro giovani italiani su dieci sono pronti ad andarsene all’estero alla prima occasione.

LA RICERCA PERDUTA*

Le difficoltà della ricerca clinica in Italia hanno varie cause. In primo luogo, la scarsità di risorse e la loro cattiva distribuzione. A cui si aggiungono i danni della mancanza di continuità dei programmi pubblici. Ma il caso emblematico del ritardo nel rinnovo di una commissione dell’Agenzia del farmaco mostra anche una sorta di assuefazione della comunità scientifica a situazioni inaccettabili. Una assuefazione che di fatto rappresenta una corresponsabilità. Non può essere solo il Presidente della Repubblica a difendere il ruolo della ricerca.

SE È AUTOMATICO NON È EFFICACE

Lo scorso mese, il Consiglio dei ministri ha discusso il decreto legislativo per la riforma degli incentivi alle imprese. Il massiccio ricorso a provvedimenti automatici, in un contesto di risorse scarse quale quello italiano, desta notevoli perplessità. Meglio sarebbe puntare su strumenti selettivi che, se ben gestiti, segnalano a investitori privati la bontà dei progetti delle imprese finanziate. Recenti studi svolti presso il Politecnico di Milano sulle giovani imprese italiane operanti nei settori ad alta tecnologia confermano questa tesi.

ANNO CHE VIENE, INCENTIVO CHE PORTA

Sull’università uno dei pilastri dell’azione di governo è la distribuzione meritocratica delle risorse. Ma se si guarda all’assegnazione del Fondo di finanziamento ordinario per il 2010 sorge il sospetto che si sia voluto correggere la distribuzione del 2009, ritenuta troppo sbilanciata a favore delle sedi settentrionali. Eppure, per incoraggiare gli atenei a intraprendere cammini virtuosi secondo direttive ministeriali, servono criteri annunciati in anticipo e stabili per un certo numero di anni. Oggi invece il meccanismo di incentivazione assomiglia a una lotteria.

PAROLE, BIT, PAROLE

A metà dicembre 2010 su Science sono apparsi i primi risultati del progetto di digitalizzazione dei volumi presenti nelle biblioteche pubbliche di vari paesi del mondo, realizzato in collaborazione con Google. L’iniziativa ha molteplici ambiti di applicazione. Permette infatti di studiare i tempi di ingresso e la diffusione nella letteratura di ogni genere di parola. E può fornire interessanti spunti di riflessione e di analisi sulla nostra società. Perché l’uso delle parole rispecchia l’attenzione e l’urgenza che un determinato problema riveste in un dato momento storico.

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