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Categoria: Infrastrutture e trasporti Pagina 37 di 57

UN COMMENTO DI BRUNO JAFORTE ALL’ARTICOLO DI BERIA E RAMELLA – LA REPLICA DEGLI AUTORI

L’articolo segnala che “negli ultimi anni anche molte città di piccola e media dimensione hanno voluto imitare le grandi aree urbane progettando linee metropolitane di dubbia utilità. Ultima la dichiarazione del sindaco di Aosta (35 mila abitanti) che vede con favore l’idea di una metropolitana”.
Inoltre si osserva che, mentre nelle grandi città e nelle estese conurbazioni le reti di linee di metropolitana costruite nel tempo assorbono una consistente aliquota della mobilità generale, nelle recenti realizzazioni il loro uso è una modesta frazione della capacità disponibile.
A conferma di ciò si cita l’esempio di Torino dove l’unica linea attivata da due anni avrebbe trasportato circa 90 mila passeggeri al giorno, contribuendo a ridurre il traffico privato complessivo di poco più dell’1 %. Analogo risultato sarebbe stato conseguito a Tolosa, con la linea dello stesso tipo di quella di Torino, entrata in servizio nel 1993.
Invero il dato di traffico registrato è da ritenere soddisfacente, specialmente dopo soli due anni di esercizio, e conferma la correttezza della scelta effettuata; d’altro canto è ovvio che una singola linea non può dare più di quanto consente la sua “zona di influenza”.
Gli incomparabili vantaggi del servizio offerto dal sistema di trasporto metropolitano rispetto a quello dei sistemi di trasporto di superficie in termini di velocità, di frequenza e di puntualità (per citare soltanto i requisiti più richiesti), induce in molti casi i potenziali utenti a servirsi della metropolitana anche se la distanza della stazione è maggiore di quella usualmente accettata, ma sempre entro certi limiti.
Ben più attraente e gradita è la possibilità di passare da una linea ad un’altra di un sistema esteso e articolato; senza alcun dubbio quello che viene definito “effetto rete” diversifica e moltiplica le possibilità di scelta di itinerari e quindi il contributo alla mobilità generale risulta tanto maggiore quanto migliore sia stata la scelta progettuale della rete.
Ma gli autori hanno trascurato di prendere in considerazione l’altra esigenza, più importante, che dovrebbe guidare nella scelta della tipologia dell’infrastruttura e nello sviluppo del relativo progetto: il contenimento del costo di gestione.
Infatti è ben noto che la gestione dei servizi di trasporto pubblico locale (TPL) risulta particolarmente onerosa a causa della loro intrinseca incapacità di produrre reddito; da questa deriva la necessità delle amministrazioni locali di affidare la gestione stessa (teoricamente mediante appalti pubblici) con i “contratti di servizio”, strumento legalizzato per coprire almeno il deficit di esercizio delle aziende che effettuano il trasporto pubblico locale.
Nel 1983, a Lille, vennero attivate le prime linee di metropolitana leggera automatica (MLA) realizzate al mondo e dopo pochi anni la amministrazione cittadina rese noto che la gestione di questo nuovo tipo di infrastruttura aveva cominciato a dare risultati di bilancio positivi, con la concreta speranza di progredire nella entità dell’utile.
Successivamente altre città hanno seguito l’esempio di Lille, e tra di esse Torino. Pertanto, in attesa che l’entrata in servizio di altre linee cominci a produrre l’effetto rete di cui si è fatto cenno prima, intanto sarebbe desiderabile avere notizie dettagliate ed attendibili sui risultati di gestione della linea già in funzione.
Se, nel tempo, si dimostrasse che la realizzazione di ben studiate reti di MLA consente di ottenere sostanziose economie di esercizio, o addirittura un utile, si dimostrerebbe altresì che esse sono l’unico sistema di trasporto idoneo ad attenuare i problemi della mobilità generale che sempre più affliggono le nostre città.
In particolare ne trarrebbero concreti benefici quelle con centri storici di rilevante interesse quali sono in pratica la maggior parte delle principali città italiane

Una linea può essere un successo dal punto di vista ingegneristico o anche solo della risposta dell’utenza. Ma questo non significa che la collettività abbia necessariamente “guadagnato” da quell’investimento. Nel nostro articolo non giudichiamo se una linea si è “comportata bene”, cioè ha una buona utenza o meno. Il punto sul quale auspichiamo una riflessione è la opportunità di investire ingentissime risorse pubbliche in una (o mezza) metropolitana, piuttosto che in politiche più diffuse e leggere a beneficio di tutti. Le meravigliose performance della linea, purtroppo, saranno godute solo dai pochi (rispetto al totale dei torinesi) che si muovono su quel preciso percorso. In linea teorica (speriamo non sia il caso di Torino), una linea potrebbe addirittura tradursi in uno svantaggio per la città, se quell’investimento, in tempi magri, toglie risorse al resto del trasporto pubblico.
Sull’effetto rete da lei ricordato non possiamo aggiungere molto: è ovvio che più la rete si estende, più vi sono connessioni e più aumenta l’utenza complessiva. Ma rimane, come sempre, lo scoglio delle risorse: a cosa dobbiamo rinunciare per avere quella rete? Agli autobus? Agli ospedali? O dobbiamo aumentare le tasse per tutti?
Infine, il tema dei risparmi. Lei dice che “Se, […], si dimostrasse che la realizzazione di ben studiate reti di MLA consente di ottenere sostanziose economie di esercizio, o addirittura un utile, si dimostrerebbe […]”. Ecco, qui sta il punto: la dimostrazione da lei richiesta noi non ce l’abbiamo (ma abbiamo molti, molti, dubbi guardando a tutte le città del mondo…). La potrebbero fornire solamente i bilanci dell’azienda, corredati da una trasparente analisi indipendente (ex-post in questo caso) dei costi (tutti, anche l’investimento) e dei benefici.

Paolo Beria e Francesco Ramella

L’INFORMATICA DOPO LA CRISI

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono svolgere un ruolo centrale nell’uscita dalla crisi. Il settore attraversa però un momento particolarmente negativo nel nostro paese. E si invoca maggiore spesa pubblica. Che è utile solo se ha come obiettivo primario la crescita complessiva del mercato, qualitativa oltre che quantitativa. In particolare, l’intervento pubblico può accelerare la maturazione complessiva del mondo dell’offerta, a patto che utilizzi misure veloci, certe, affidabili nei tempi e nell’entità.

UNA PRECISAZIONE DI MINIMETRÒ SPA E LA REPLICA DEGLI AUTORI

Confrontare il servizio erogato da Minimetrò e un generico trasporto pubblico locale (Tpl) su gomma, come si fa nell’articolo Nuove metropolitane, vecchi abbagli, appare fortemente improprio. Infatti i due sistemi di trasporto hanno caratteristiche tecniche profondamente diverse.
Minimetrò è un rapidissimo sistema di trasporto di massa, dove non sono i chilometri che esprimono la qualità e l’utilità del servizio quanto – piuttosto – la velocità, l’alta disponibilità del servizio, il comfort di viaggio, la certezza della puntualità offerta. Pertanto il Minimetrò è un vettore di qualità superiore al trasporto su gomma, incluso (cosa non da poco…) l’impatto ambientale zero che garantisce ai polmoni dei Perugini e dei tanti turisti.
Beria e Ramella si sbagliano: Minimetrò Spa non percepisce un classico canone per il servizio reso e per l’investimento effettuato, bensì un corrispettivo annuo per una prestazione monitorata; che, tra l’altro, non è di 10 milioni di euro ma di 9 milioni e 100 mila euro, fatto che determina un corrispettivo “a viaggio” di circa 3 euro e non di 3,30.
A Perugia, dove già vige un regime di comunità tariffaria grazie al biglietto unico per bus, ferrovia e Minimetrò, le azioni messe in campo dall’Amministrazione comunale non possono essere considerate “forzature degli  interscambi” – come erroneamente riportato nel citato articolo –  bensì logiche attività per armonizzare le operatività trasportistiche locali.
Il Piano urbano della mobilità (Pum), dato già per cristallizzato da Beria e Ramella, non deve invece ritenersi concluso, essendo in corso la fase della sua prevista ottimizzazione a 2 anni dall’entrata in esercizio del sistema.

Beria e Ramella scrivono che il Minimetrò e il bus hanno la stessa capacità di trasporto. Falso: data la maggior frequenza di passaggio delle vetture, la capacità del servizio del Minimetrò è nettamente superiore all’autobus. Nell’area urbana di Perugia, la capacità trasportistica di Minimetrò è di circa 8 volte superiore a quella di un bus; ne discende che il corrispettivo per posto-km del Minimetrò, reso “a forza” omogeneo al bus solo ai fini di confronto con i dati pubblicati da Beria e Ramella, sarebbe pari a circa 13 centesimi di euro (€ 9.100.000/validazioni 3.000.000/3Km/8) e non di un 1 euro, come invece riportato.
Anche il paragone fra Perugia e la città di Torino è approssimativo: rispetto alla popolazione di Torino, il numero degli utenti del Minimetrò di Perugia risulta superiore di ben il 20%.
Infine va ricordato che requisiti non secondari di un servizio pubblico sono l’affidabilità del sistema (per Minimetrò: 99,59%) e la soddisfazione dell’utente (per Minimetrò, dalla rilevazioni semestrali dell’Istituto Piepoli: 97%). E che l’indice di efficienza – ex legge 422/97 – è superiore al 35%, sin dal primo esercizio.

Paolo Giovannelli Ufficio stampa Minimetrò Spa

Rispondiamo solo ad alcuni punti, per brevità ed invitiamo la società a rendere disponibile, se esiste, un’analisi costi/benefici dell’opera e le stime dell’utenza in fase di progetto.

1)      Il Minimetrò consente una riduzione dei tempi di trasporto solo per coloro che effettuano spostamenti con origine / destinazione nelle aree limitrofe  alla linea; per gli altri passeggeri, cioè 29 milioni su 30 (fonte: Bilancio AMP 2008 Esercizi, pag. 55), la realizzazione del sistema è indifferente o ha imposto un cambio di mezzo.
2)      Il costo per passeggero trasportato è di gran lunga superiore a quello che si sarebbe registrato con un servizio su gomma che avrebbe consentito di soddisfare la stessa domanda (ovviamente non con un’unica linea, ma sulle varie direttrici in funzione della loro origine). In tutto il mondo i sistemi di massa su rotaia vengono utilizzati in primo luogo per servire capacità incompatibili con gli autobus (almeno 15-20000 viaggi/giorno), dato il loro maggior costo.  Scelte di tipo diverso sono a nostro parere prive di razionalità economica. La cifra di 9 milioni di soldi pubblici all’anno (da confrontarsi con 22 per tutto il resto della rete AMP) per servire, pur con grande qualità, una quota inferiore al 10% della domanda dell’azienda è una cifra che fa quantomeno riflettere.
3)      Considerato che la riduzione della mobilità privata a Perugia a seguito della realizzazione del Minimetrò appare assai modesta (si può stimare intorno ai 2500 viaggi al giorno) così come lo sono gli effetti in termini di riduzione della congestione e dell’inquinamento, appare assai dubbio che l’incremento di spesa per il trasporto pubblico dovuto al Minimetrò sia giustificato.

Paolo Beria e Francesco Ramella

IL PONTE TRA GARANZIE PRIVATE E PUBBLICI RISCHI

La Corte dei conti ha approvato con riserva il piano economico-finanziario del ponte sullo Stretto di Messina. L’elemento di maggior debolezza del progetto è costituito dalle previsioni del traffico, ma la lettura della documentazione fa emergere altri interrogativi. Da un accordo che restituisce al general contractor l’intero ribasso offerto, raddoppiandolo, e trasferisce sulla controparte pubblica l’onere del rischio alla scorciatoia di utilizzare situazioni definite eccezionali per bloccare in maniera rigida maggiorazioni e prefinanziamenti.

TUTTI NELLA RETE

È tempo di scelte per le reti di telecomunicazione in Italia. L’accesso a Internet deve diventare un servizio universale, da garantire a tutte le realtà e componenti della società. Nel medio-lungo periodo si dovranno poi sviluppare le infrastrutture di nuova generazione, che richiederanno investimenti misti pubblico-privato. Ragionevole dunque prevedere una separazione tra infrastrutture fisiche e servizi di accesso, e tra questi e i servizi applicativi, anche per permettere una piena concorrenza e apertura del mercato.

Tav Torino-Lione: vale la spesa?

 

Il confronto sulla Tav Torino-Lione si concentra sulla contrapposizione tra un disegno ambizioso di sviluppo e una resistenza locale. Il vero problema sono i costi esorbitanti dell’opera: tra i 15 e i 20 miliardi pari a tre volte il Ponte di Messina. E i benefici? Pochi. Sia in termini di risparmio di tempo (circa un’ora), sia a livello ambientale dati gli alti consumi energetici che la costruzione dell’infrastruttura richiederebbe. Un invito al dibattito da parte di nove studiosi, esperti della questione: Andrea Boitani, Bruno Manghi, Luca Mercalli, Marco Ponti, Rémy Prud’ Homme, Francesco Ramella, Pippo Ranci, Carlo Scarpa e Francesco Silva.

IL MISTERO VIAGGIA IN AUTOSTRADA

Aumenti di un certo rilievo dei pedaggi delle autostrade Torino-Milano e Torino-Savona nel biennio 2009-2010. Le ragioni restano misteriose perché convenzioni e piani finanziari sono secretati. Dai bilanci delle due società si può però dedurre che remunerano investimenti ultimati con enormi ritardi, sulla scorta dei quali erano già state prorogate le concessioni. Più in generale, in Italia le concessionarie corrono ben pochi rischi: gli investimenti sono infatti approvati dall’Anas che ne garantisce la redditività con aumenti di tariffa preconcordati.

FEDERALISMO DEMANIALE À LA CARTE

Uno schema di decreto legislativo fissa i principi generali e le procedure per regolare il trasferimento di parti del patrimonio immobiliare dello Stato a favore degli enti territoriali. Proprio il procedimento lascia perplessi. Il risultato non sarebbe una devoluzione del patrimonio statale tra diversi livelli di governo sulla base di criteri economici di pertinenza dei beni alle funzioni attribuite agli enti decentrati, ma un’allocazione basata su puri criteri di profittabilità, che lascerebbe allo Stato i beni di minor valore commerciale.

NUOVE METROPOLITANE, VECCHI ABBAGLI

Per ridurre traffico e inquinamento, amministrazioni e cittadini puntano sui grandi investimenti in infrastrutture di trasporto collettivo. Tanto che anche una piccola città come Aosta pensa di costruire una metropolitana. Ma le grandi opere urbane realizzate di recente o in fase di progetto hanno ricadute piuttosto modeste sulla domanda complessiva di mobilità e sulla ripartizione modale fra trasporto individuale e collettivo. Anche perché al momento della decisione si tendono a sottostimare i costi e a sovrastimare la domanda.

A VOLTE RITORNANO: I LOTTI NON FUNZIONALI

La Finanziaria reintroduce la possibilità di finanziare lotti costruttivi e non più solo lotti funzionali delle infrastrutture previste dalla Legge obiettivo. Si potranno così aprire molti nuovi cantieri. Ma è anche possibile che si moltiplichino i casi di puro spreco delle risorse pubbliche. In particolare nelle ferrovie, dove più gravi sono i problemi tecnici di raccordo tra parti nuove e rete esistente: basta pensare al cambio di tensione tra alta velocità e linee ordinarie. Ricordando che oltretutto gli “stop and go” costano molto cari.

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