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L’Europa tra copyright e copyleft

La Commissione Europea e i ministri europei reponsabili della Competitività hanno varato una controversa direttiva sulla brevettabilità di “computer-implemented inventions”. Lungi da poter essere considerato concluso, il dibattito dovrebbe ora investire l’intero sistema di tutela della proprietà intellettuale. Se si vuole incoraggiare l’attività innovativa e favorire la circolazione dei suoi risultati, le strategie copyleft sembrano le più adatte a promuovere la ricerca di base. E potrebbero innescare meccanismi per il recupero di competitività e di rilancio verso l’economia basata sulla conoscenza, perno della strategia di Lisbona.

Un cattivo affare

La privatizzazione della Rai sembra destinata a ripetere gli errori delle altre grandi privatizzazioni italiane: cedere al pubblico le azioni di un articolato gruppo industriale prima di averne promosso una ristrutturazione che garantisca condizioni di concorrenza, creando nei fatti un (quasi) monopolista privato. Invece, una soluzione che separi i contenuti del servizio pubblico dai contenuti commerciali sarebbe un buon affare per il ministero dell’Economia e per l’investitore privato. Nonché utile nella prospettiva di un mercato televisivo più competitivo.

Televisioni a confronto

Nel dibattito sulla privatizzazione della Rai i tradizionali confronti di produttività ed efficienza rischiano di essere fuorvianti. Nel complesso, la Rai è più efficiente della maggior parte delle televisioni pubbliche europee, anche se non quanto la differenza del fatturato per addetto possa far apparire. Un risultato ottenuto grazie a un’interpretazione molto elastica del concetto di servizio pubblico sul piano della programmazione e su quello della trasparenza organizzativa e informativa, e che dipende anche da differenze strutturali di perimetro.

L’ambigua privatizzazione della Rai

Il sistema scelto per la privatizzazione della Rai presenta alcuni risvolti paradossali e finirà per creare inevitabilmente effetti distorsivi nel mercato. A danno dei cittadini che pagheranno un canone pubblico a vantaggio di azionisti privati. O a danno degli azionisti privati che avranno investito capitali in un’azienda che sussidia un servizio pubblico. Sul mercato dovrebbe casomai andare una società svincolata dal servizio pubblico, con i medesimi obblighi di affollamento del concorrente e per la quale non esistono più legami così stringenti con la politica.

Una terza via tra primarie e partiti

La travagliata vicenda delle primarie del centrosinistra pone un dilemma di rilievo per la “qualità” del nostro sistema democratico: se sia possibile soddisfare la sacrosanta esigenza di rinnovare le procedure di selezione del personale politico, pur continuando a fare affidamento per vincere le elezioni sulle forme organizzative tradizionali. Per superarlo, sarebbe innanzitutto necessario fare delle primarie un metodo che vale sempre e per tutti. E studiare un sistema misto che attribuisca potere di voto direttamente agli elettori, ma anche ai rappresentanti delle “forme organizzate”.

Il gioco in Italia: dati e problemi

Contrariamente a quanto si crede, gli Italiani non sono i più avidi giocatori d’ Europa, né i più tassati. E’ giusto tassare il gioco, come tutte le altre attività socialmente dannose, anche se le tasse sul gioco colpiscono i più poveri, soprattutto in Italia dove il gioco più diffuso e tassato è il Lotto, praticato soprattutto dalle categorie sociali più deboli. Ma non ha senso tassare il gioco, e poi promuoverlo attivamente con campagne pubblicitarie. Lo Stato dovrebbe invece impegnarsi in attività capillari per disincentivarlo, come ha fatto per fumo, alcol e droga.

Un Clap più accessibile

In prospettiva, il campione longitudinale degli attivi e dei pensionati dovrà discendere dal costituendo casellario degli attivi. Per il momento, allarga il campo delle variabili a disposizione dei ricercatori a retribuzione, numero di giornate retribuite, tipo di orario e, per gli ultimi anni, anche tipo di contratto. I prossimi passi saranno l’inclusione di informazioni relative ai co.co.co, alle pensioni non Inps, ai contributi versati prima del 1985. E sarà migliorata anche la procedura di consultazione on-line, rendendo più flessibile il filtro iniziale.

Come misurare le distorsioni dei media

In democrazia è cruciale sapere se esiste una distorsione nel sistema dei media perché è attraverso questi che i cittadini ricevono le informazioni che contribuiscono poi a formare le loro opinioni e il loro voto. Negli Stati Uniti una metodologia elaborata per misurare questa distorsione mostra che, a parte rare eccezioni, grandi giornali e network televisivi hanno un “pregiudizio” più o meno pronunciato pro-liberal. Sarebbe interessante applicare questo metodo al sistema dell’informazione in Italia. Ma per importarlo anche da noi, mancano del tutto i presupposti. Riccardo Puglisi propone un altro metodo per misurare le distorsioni dei media.

La Scala e lo struzzo

Quanto si è speso per l’operazione di restauro e ristrutturazione della Scala? Non è dato saperlo con precisione. Dovrebbe trattarsi di una cifra tra i 100 e i 150 milioni di euro. Pagati quasi interamente dai contribuenti, mentre La Scala è utilizzata quasi esclusivamente dai ceti più abbienti. Non si poteva quindi far contribuire maggiormente coloro che fruiranno del nuovo teatro? Bene, in ogni caso, non ignorare il problema nascondendo la testa sotto la sabbia.

Incontro dibattito de lavoce.info

LUNEDI’ 13 DICEMBRE 2004

 

 

UNIVERSITA’  BOCCONI,  via  Sarfatti 25,  Milano

AULA N12  (edificio “Velodromo”)

 

 ORE 11.00

 

 

 

 

 

Incontro  dibattito  organizzato  da  lavoce.info  dal titolo

 

IMPOVERIMENTO: DATI, PERCEZIONI E INFORMAZIONE

 

 

 

 

 

con la partecipazione di:

 

LUIGI BIGGERI  (Presidente Istat)

TITO BOERI  (Università Bocconi e lavoce.info)

ILVO DIAMANTI  (sociologo, editorialista di Repubblica)

DARIO DI VICO  (vice-direttore del Corriere della Sera *)

 

 

 

*Autore del 

libro “Profondo Italia” insieme ad Emiliano Fittipaldi 

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