Il Nobel per l’economia è stato assegnato ancora una volta a due studiosi di teoria dei giochi, Robert J. Aumann e Thomas C. Schelling. Entrambi hanno dato un notevole contributo innovativo, con forte impatto sulle discipline economiche e sociali. Aumann sviluppa le sue idee in modo analitico, sistematico, rigoroso. Il suo lavoro è accessibile solo a un pubblico scientificamente preparato. Schelling predilige l’esposizione informale e basata su esempi. E i suoi libri hanno fornito nuove categorie interpretative a manager, politici e diplomatici.
Categoria: Informazione Pagina 42 di 49
La maggioranza intende cambiare la legge elettorale a pochi mesi dal voto perché ritiene di poter conseguire risultati migliori col sistema proporzionale che con quello maggioritario. Ma sarebbe sbagliato pensare che la legge elettorale intervenga semplicemente cambiando l’esito, in termini di seggi, di una data distribuzione dei voti. L’esperienza indica che chi cambia la legge elettorale in genere perde voti. E i deputati e i senatori che approvano il cambiamento hanno una probabilità molto più bassa di essere rieletti dei loro predecessori o successori.
I giornali sono un bene pubblico, come tutelarne l’indipendenza? I quotidiani italiani ricevono un sussidio pubblico che costa ai contribuenti almeno 50 milioni di euro e non ha alcuna giustificazione. Su questo si potrebbe far leva per imporre alle proprietà l’introduzione negli statuti di regole simili a quelle suggerite da Luigi Einaudi, secondo il quale “Il direttore dovrebbe essere l’unico responsabile dell’indirizzo politico, economico, finanziario e generale del giornale. Una volta nominato non dovrebbe essere licenziato, né dovrebbe subire limitazioni”.
L’unica garanzia di pluralismo è data da una vera frammentazione del controllo dei mezzi di informazione. Lo dimostra uno studio recente sul Perù di Alberto Fujimori. Attraverso una sistematica opera di corruzione, il presidente peruviano riuscì a imporre la sua volontà a parlamento e tribunali. Ma il regime cadde perché non ebbe altrettanto successo con i mezzi di comunicazione. La proprietà della stampa e della televisione non era infatti concentrata in poche mani. Controllarla interamente si rivelò impossibile, oltreché molto più costoso rispetto a giudici e politici.
Egregio Direttore, in merito alla presentazione e agli articoli pubblicati nellultimo numero di lavoce.info, dedicati al tema del rafforzamento dell’autonomia e dellindipendenza dellIstat, abbiamo apprezzato la volontà di aprire un confronto costruttivo sullarchitettura del sistema statistico italiano, sulla normativa che lo sorregge e sulla proposta di “costituzionalizzare” la statistica pubblica. Abbiamo constatato, tuttavia, che né gli articoli né il testo che li introduce presentano alcun riferimento alle numerose occasioni in cui l’Istat e il Sistan hanno posto al centro del dibattito pubblico gli aspetti e le problematiche istituzionali collegate a questi temi cruciali. A tal proposito, desideriamo ricordare che il Presidente dellIstat e gli organismi tecnici della statistica ufficiale hanno ripetutamente sollevato queste questioni in ambito nazionale e internazionale.
Tali problematiche, inoltre, sono state al centro del confronto nel corso della
Il Direttore della comunicazione ISTAT
Patrizia Cacioli
L’Istat è ancora molto lontano dagli standard di altri paesi per quel che riguarda la quantità, la qualità e la facilità di accesso ai dati per la ricerca. Non solo per i problemi connessi alla tutela della privacy, ma anche per inefficienze proprie. Molte importanti questioni vengono così discusse sulla base di pregiudizi ideologici, senza minimamente curarsi di misurare correttamente i fatti. E’ una questione di democrazia e trasparenza: la comunità scientifica deve poter accedere ai microdati elementari per controllare e replicare i risultati.
Visione strategica del ruolo della statistica pubblica, adeguati investimenti e rispetto dell’indipendenza della funzione statistica sono condizioni ineludibili per una società dell’informazione efficiente e per una democrazia moderna e funzionale. Un serio ripensamento dell’assetto istituzionale del Sistema statistico nazionale alla luce delle modificazioni della società e della politica sarebbe dunque auspicabile, magari a partire dai principi posti alla base della statistica comunitaria e contenuti nella nuova Costituzione europea.
Le statistiche ufficiali dovrebbero rappresentare il punto di riferimento per la formazione delle “percezioni” individuali sulla situazione economica generale. Avviene invece il contrario. Anche per la leggerezza dei media che accusano Istat di manipolazioni. L’allontanamento dalla realtà potrebbe avere conseguenze rilevanti perché alcune informazioni statistiche essenziali alla comprensione dei fenomeni economici derivano da indagini campionarie. E le risposte potrebbero derivare da paure o da luoghi comuni anziché da un’analisi oggettiva.
Indipendenza, trasparenza, imparzialità, integrità, credibilità sono fondamentali per rendere effettivo un sistema statistico e ottenere la fiducia degli utilizzatori e dei cittadini. Anche alla luce delle nuove strategie della Ue, i principi e l’indipendenza dell’Istat dovrebbero essere inseriti nella Costituzione. In ogni caso, è auspicabile che l’Istituto e la commissione di garanzia divengano Autorità amministrative indipendenti. E le nomine dovrebbero spettare alla presidenza della Repubblica, mantenendo i vincoli di competenza tecnica.
Nel conclave qual è l’andamento tipico dei voti ricevuti dai vari candidati, prima che si raggiunta la maggioranza dei due terzi più uno? Uno studio statistico mostra che in ogni scrutinio le preferenze tendono a convergere sui cardinali più votati in quello precedente e in particolare su coloro che ottengono un numero crescente di voti tra una tornata e l’altra. E, con un curioso “effetto notte”, al mattino si registra in genere un drastico calo dei consensi per il candidato in testa la sera precedente. Gli effetti della riforma elettorale di Giovanni Paolo II.