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Crimini e misfatti a un anno dall’indulto

Le statistiche dicono che dopo l’ultimo indulto le rapine in banca sono quasi raddoppiate. Più in generale, varie tipologie di crimine subiscono improvvise impennate nei periodi successivi ai provvedimenti di clemenza. Con costi sociali superiori ai benefici. Tuttavia il sovraffollamento delle carceri è un problema reale. Eventuali nuove misure dovrebbero tener conto della necessità di selezionare in modo rigoroso i detenuti da liberare. I modelli econometrici potrebbero aiutare a definire i criminali abituali. Per escluderli dal beneficio.

Una riforma in attesa di giudizio

Il Senato ha licenziato la riforma dell’ordinamento giudiziario destinata a sostituire in gran parte quella varata nella scorsa legislatura. Servirà a migliorare il sistema? Si tratta di un insieme di provvedimenti molto complesso e molto dipenderà dalla loro applicazione. Sulla separazione delle carriere, la soluzione è di compromesso. Dubbi sull’efficacia del meccanismo di valutazione, che non spezza il circolo vizioso tra controllori e controllati. Novità interessanti per il reclutamento dei giudici. La creazione della Scuola della magistratura.

E in magistratura largo agli anziani

Una sentenza della Corte costituzionale cancella la legge che fissava in sessantasei anni il limite di età dei magistrati per partecipare a concorsi per dirigere uffici giudiziari di merito. Norma dettata da ragioni molto specifiche e poco attente agli interessi della giustizia, ma che aveva avuto il merito di riaprire il dibattito sui requisiti e sul ruolo del magistrato dirigente e sul criterio dell’anzianità. Se la politica non saprà uscire da logiche di piccolo cabotaggio ed esprimere rapidamente un progetto coerente e forte, il sistema finirà per collassare.

Giustizia, lo scoglio di una maggioranza risicata

Il programma

Il programma elettorale dell’Unione dedicava ampio spazio alla giustizia preannunciando riforme radicali, con l’obiettivo di intervenire sull’organizzazione della giustizia e di ridurre i tempi dei processi. Dopo i primi 12 mesi, che cosa è stato fatto?

Sospensione riforma Castelli

In una prima fase il ministro Mastella si è dedicato, peraltro con discreto successo, a migliorare le relazioni con la magistratura, piuttosto tese con la precedente maggioranza di centro-destra. È una strategia che si cerca di perseguire anche con gli altri protagonisti del sistema giudiziario: per il prossimo ottobre è annunziata un’assemblea nazionale sulla Giustizia.
In termini di politica legislativa, come promesso nel programma, il governo si è mosso innanzitutto per modificare la riforma dell’ordinamento giudiziario varata dalla precedente maggioranza alla vigilia delle elezioni politiche. Si è così arrivati, nell’ottobre dell’anno scorso, alla sospensione della parti più controverse della riforma Castelli, quelle sulla carriera. Si è dovuto però aspettare marzo 2007 perché il governo presentasse un disegno di legge di riforma alternativo, attualmente in discussione alla commissione Giustizia del Senato.

Riforma per una giustizia più rapida

Negli ultimi mesi, il vigore riformista del governo si è sviluppato anche su altri fronti. Sempre in marzo, è stato approvato un Ddl di riforma del processo civile che rafforza i poteri del giudice e semplifica alcune procedure, il tutto per cercare di migliorare l’efficienza, accorciando i tempi. In aprile, un analogo Ddl è stato varato in campo penale, con misure che vanno dall’allungamento dei termini di prescrizione – che il precedente governo aveva accorciato – a una riforma dei ricorsi per cassazione: anche in questo caso si tratta di misure volte ad accelerare il funzionamento della macchina giudiziaria.
Infine, pochi giorni fa il consiglio dei ministri ha approvato un altro Ddl che istituisce “l’ufficio per il processo” e che rende obbligatorio il processo civile telematico a partire dal 2010. Si tratta di misure che intendono rafforzare l’organizzazione degli uffici giudiziari, anche attraverso l’assunzione di nuovo personale, e che puntano molto sulla diffusione dell’informatica, anche in questo caso per rendere più rapido il processo. L’obiettivo del governo è quello di arrivare, in campo civile, a garantire una durata massima del processo, in tutte le sue fasi, di cinque anni.

Commento

Diversi progetti di riforma sono dunque in cantiere, bisogna però tenere conto del fatto che si tratta di iniziative avanzate in forma di Ddl e che perciò devono essere tutte approvate dal Parlamento, dove il governo non dispone oggi di una solida maggioranza. Quale risultato concreto produrranno perciò è difficile prevedere. Ad esempio, è molto difficile che l’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario non incontri difficoltà e possa perciò essere definitivamente approvata prima del 31 luglio, che è la data limite della sospensione della riforma Castelli. In tal caso si renderebbe necessaria una nuova sospensione, oppure una soluzione attraverso il compromesso con l’opposizione, cosa non facile dati gli orientamenti piuttosto differenti di centrosinistra e centrodestra in tema di giustizia.
In altre parole, le riforme sono sulla carta, ma tempi e contenuti di quanto verrà effettivamente varato sono ancora incerti.

I numeri della sanità penitenziaria

Nel periodo considerato dall’Indagine della Corte dei Conti la popolazione carceraria è aumentata, mentre sono diminuiti, anche in valore assoluto, gli stanziamenti annuali per la sanità penitenziaria. Il personale sanitario assorbe l’81 per cento della spesa, ma non è possibile conoscere quanta parte sia imputabile al numero di ore lavorate e quanta ai compensi orari. L’indisponibilità di questi dati insieme a quella sull’entità e sulle caratteristiche dei soggetti da assistere, configura nel complesso un sistema privo di trasparenza.

Dietro le sbarre si perde il diritto alla salute

Otto anni fa un decreto legislativo prevedeva il passaggio della competenza sulla sanità nelle carceri dal ministero della Giustizia al Sistema sanitario nazionale. Ma la sperimentazione non si è mai conclusa. E’ una questione di democrazia prima ancora che di costi. La tutela della salute delle persone recluse non può essere limitata da esigenze di sicurezza e confinata nei documenti di programmazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ma deve procedere su un binario unitario insieme a quella del mondo libero .

Sette mesi dopo l’indulto

Il provvedimento ha quasi dimezzato le presenze nelle carceri italiane e riavvicinato le strutture a una dimensione di legalità. Ha segnato però la crisi dei rapporti fra il processo penale e il suo stesso scopo, che non si limita all’accertamento dei fatti, ma prevede l’esecuzione delle decisioni prese. Fra allarmi sociali ingiustificati e rinuncia a un intervento complessivo sul sistema delle pene e sul recupero della loro funzione costituzionale, l’indulto ci rimanda una politica che si condanna da sola a interventi emergenziali, che rinviano i problemi e sempre li aggravano.

La class action all’italiana non aumenta la responsabilità dei produttori

Negli Stati Uniti le azioni collettive svolgono un ruolo molto importante per il risarcimento di danni causati da prodotti difettosi e fondate sulla responsabilità civile dei produttori. Basterà una legge sulle class action per diffondere anche in Italia una simile tradizione? Probabilmente no. Perché il regime di responsabilità oggettiva è stato introdotto in Europa nel 1985, ma raramente vi si è fatto ricorso. E restano notevoli le differenze con gli Usa nelle garanzie offerte dallo Stato sociale e nel costo di accesso alla giustizia.

Così l’efficienza entra in tribunale

Adottando un semplice decalogo, il tribunale di Torino ha aumentato in modo notevole la produttività. A parità di risorse e organico. Se tutti i tribunali italiani avessero fatto altrettanto, il numero di giorni medio per un giudizio di primo grado nelle cause di contenzioso civile sarebbe sceso da 1007 giorni nel 2001 a 769 giorni nel 2005. La situazione della nostra giustizia può dunque migliorare decisamente se funzionari di vertice motivati esercitano effettivamente i loro poteri direttivi. E se la cooperazione di tutto lo staff è stimolata da adeguati incentivi.

Una rosa piena di spine

Sette proposte di legge per introdurre anche in Italia la class action. Che però non sembra essere lo strumento giusto per il diritto antitust. Appare eccessiva se l’obiettivo è accrescere la funzione deterrente delle sanzioni dell’Agcm. Se invece si vogliono dare ai privati gli incentivi e gli strumenti concreti per contrastare comportamenti anticoncorrenziali attraverso la giustizia civile, andrebbero affrontati i nodi del costo dell’indagine e della raccolta di prove. Mentre ai giudici spetterebbe il non molto congeniale ruolo di registi delle cause.

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