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Categoria: Unione europea Pagina 80 di 96

Si apre l’era Sarkozy*

Il neo-presidente ha ricevuto dai francesi un mandato esplicito per il cambiamento. La sua filosofia e le sue priorità sono molto chiare: un mercato del lavoro più flessibile, uno Stato più snello e meno tasse. Però, per avere successo le sue proposte dovrebbero essere accompagnate dalla liberalizzazione dei mercati dei prodotti e finanziari. Quanto all’Europa, giocherà una partita difficile: più andrà avanti con le riforme all’interno, più dovrà apparire lontano dall’ortodossia di Bruxelles fatta di disciplina di bilancio, riforme liberali e libero commercio.

Senza le donne

Scarsa la rappresentanza femminile in Parlamento e ancor più bassa nelle istituzioni locali. E’ un fenomeno che interessa tutti i paesi sviluppati. Ben vengano dunque gli interventi per aumentarne il numero. Ma la posta in gioco è un’altra: l’inclusione di caratteristiche, conoscenze, competenze e attitudini storicamente collegate alle donne e finora solo marginalmente integrate nella politica italiana. La socializzazione del genere nella sfera pubblica deve rappresentare un vero e proprio processo di apprendimento per la società politica.

Perché ha vinto Sarkozy

L’elettorato francese si è spostato a destra. Ma decisivi per le scelte degli elettori non sono stati i discorsi sui valori, quanto le proposte economiche. Arcaiche quelle della sinistra, che hanno finito con lo spaventare la nuova classe dei proprietari di case. Sbagliato anche l’intento di cancellare la riforma previdenziale del 2003. A tutto ciò Sarkozy ha risposto promettendo il taglio delle tasse di successione. La sinistra deve ora decidere se mantenere una strategia perdente di “sinistra radicale” o competere per un già affollato centro.

Ma non tutti i risparmiatori sono uguali

Con le nuove regole gli intermediari finanziari dovranno agire in modo onesto, equo e professionale. E per farlo la miglior arma è l’informazione. Che dovrà essere calibrata sui risparmiatori meno “sofisticati”. Molte norme di trasparenza non si applicano invece nelle operazioni con clienti considerati capaci di valutare la rischiosità degli investimenti. All’investitore si richiede comunque una certa capacità critica che lo guidi nelle scelte. Da promuovere dunque una maggiore “scolarizzazione finanziaria”.

Le sfide della Mifid

La direttiva Mifid cambierà profondamente il funzionamento dei mercati finanziari. Si passa da una “armonizzazione minima” a una “armonizzazione forte”, con una disciplina più dettagliata e prescrittiva per creare un contesto di maggiore omogeneità normativa e favorire la concorrenza e l’innovazione sui mercati. Possibilmente rispettando l’esigenza di minimizzare i costi della regolazione. I regolatori e le Autorità sono perciò chiamati a una difficile scelta per recepirne le norme e per rafforzare i controlli di vigilanza sul piano comunitario.

Un passo indietro sul conflitto d’interessi

L’attuazione della Mifid rischia di abbassare il grado di tutela degli investitori nei casi di conflitto di interessi. La speranza è che banche e risparmiatori abbiano imparato dagli errori del passato. Le prime nella sottovalutazione degli effetti negativi di comportamenti dolosi o gravemente colposi nell’interpretare il ruolo di finanziatore delle imprese e di consulente degli investitori. I secondi nell’ignorare che alti rendimenti si accompagnano a rischi elevati e che non sempre l’intermediario ha a cuore esclusivamente gli interessi della clientela.

E con la direttiva arriva la competizione tra sedi

Dal 1° novembre 2007 entra in vigore la direttiva Mifid. Per gli Stati membri significa l’abolizione dell’obbligo di concentrazione delle negoziazioni sui mercati regolamentati. Prima conseguenza è la potenziale frammentazione degli scambi su più sedi di esecuzione. Comporta vantaggi e svantaggi e molto dipenderà dal grado di competizione che si genererà tra le diverse sedi. E’ perciò fondamentale che gli operatori dispongano delle informazioni necessarie per poterne valutare la convenienza relativa.

Meglio il mercato della “prudenza”

Il settore bancario è per tradizione fortemente regolamentato. E i criteri di Basilea 2 mirano a evitare comportamenti eccessivamente rischiosi da parte dei banchieri. Al di là di costi di applicazione elevati, i primi riscontri empirici contestano l’efficacia della regolamentazione prudenziale per il buon funzionamento del sistema. Esaltano invece l’utilità di una maggiore trasparenza e disciplina di mercato. Se i risultati dovessero essere confermati in futuro, la comunità regolamentare internazionale dovrà tenerne conto.

La Francia dopo il 22 aprile *

Dai risultati del primo turno delle elezioni presidenziali francesi si possono già trarre alcuni insegnamenti. I francesi tornano a occuparsi di politica e confermano la fiducia al sistema presidenziale. In un momento crisi si affidano ai grandi partiti, rinunciando al voto di protesta. Si rinnova anche la contrapposizione destra-sinistra, sempre più orientata verso il bipartitismo. Quanto agli elettori di centro, chiedono pluralismo e lanciano un appello di modernizzazione e di apertura alle due formazioni principali.

Francia-Italia, stessa partita anche in economia

Per i poteri che la costituzione gli attribuisce, il futuro presidente della Francia avrà una profonda influenza anche sull’Europa. Importante dunque capire la visione del mondo dei due principali candidati all’Eliseo. Si può farlo attraverso due libri scritti da economisti che di Sarkozy e Royal sono consulenti. Vi si ritrovano parole chiave come pensioni, nanismo industriale, capitalismo familiare, tassa di successione: quasi le stesse della campagna elettorale italiana dello scorso anno.

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