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Autore: Riccardo Del Punta

Professore ordinario di Diritto del lavoro presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Firenze. E’ autore di un'ampia produzione monografica e saggistica in tema di diritto del lavoro, della quale si segnalano, fra i lavori più recenti: L'economia e le ragioni del diritto del lavoro, Giorn. dir. lav., 2001; Diritti e libertà del lavoro, in G.Mari (a cura di), Libertà sviluppo lavoro, B.Mondadori, 2004; Lezioni di diritto del lavoro, Giuffrè, 2006; Il diritto del lavoro fra due secoli, in R.Del Punta-R.De Luca Tamajo-G.Ferraro-P.Ichino, Il diritto del lavoro dell’Italia repubblicana, Giuffrè, 2008. I suoi attuali interessi di ricerca si concentrano prevalentemente sui temi della riforma e della metodologia del diritto del lavoro.

Mercato del lavoro, il monitoraggio non basta *

Il primo rapporto di monitoraggio sulla legge Fornero offre indicazioni interessanti. Ma per stabilire l’effetto della riforma sul mercato del lavoro mancano ancora informazioni rilevanti, non sempre semplici da trovare. Servirebbe una vera e propria valutazione, come in Spagna.

Stabili per legge?

Le odierne difficoltà del centrosinistra sui temi del lavoro sono anche figlie di un’analisi falsata delle politiche della passata legislatura, delle quali è stato largamente drammatizzato l’effetto. L’idea del diritto del lavoro legato alla sua vocazione protettiva sembra ormai datata. Però potrebbe trovare nuova linfa se si avesse il coraggio politico di coniugare le preoccupazioni sociali con l’obiettivo del recupero dell’efficienza e della competitività del sistema, e della produttività del lavoro, i cui andamenti sono da tempo deludenti.

Per un’impresa “responsabile”

La responsabilità sociale d’impresa non è la bacchetta magica che spengerà tutti i conflitti. Né può aspirare a prendere il posto, almeno nell’immediato, delle tecniche tradizionali di regolazione. Ma sarebbe un grave errore sottovalutarne il potenziale innovativo. E’ un segnale positivo lanciato da un capitalismo capace di farsi “riflessivo”. Ed è importante che si sia tornati a predicare una convivenza pacifica e fruttuosa di tutti gli stakeholder, alla ricerca di un’equità sociale economicamente sostenibile.

Una riforma in progress

L’occupazione è in leggera crescita e non sembra essersi verificata la crisi delle collaborazioni autonome. Ma la normativa non sembra essere riuscita a scremare le collaborazioni fasulle. Né si sono avuti risultati nell’emersione del sommerso. Restano da definire ammortizzatori sociali e regime previdenziale adatti ai lavoratori precari e un nuovo quadro delle tutele. Va dunque perfezionato in ogni sua parte un progetto di regolazione del mercato del lavoro, adeguato alle nuove sfide della competitività e del rilancio del paese.

Co.co.co in transizione

Con la circolare interpretativa del ministero del Lavoro si attenuano alcune rigidità introdotte dalla nuova normativa sul mercato del lavoro. Porta qualche limitato chiarimento alla definizione di “progetto” e di “programma”. Tra punti ancora oscuri e ambiguità, l’effetto ultimo sarà favorire un adeguamento al nuovo regime più morbido di quanto si potesse prevedere. Ma la prassi che si va costruendo adesso dovrà comunque affrontare la verifica della giurisprudenza.

La scomparsa dei co.co.co.

Nel silenzio di Confindustria e sindacati, il decreto Maroni dispone il riassorbimento delle collaborazioni coordinate e continuative autonome nel lavoro subordinato ordinario. La formula del “lavoratore a progetto” rischia invece di far aumentare il contenzioso.

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