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Autore: Marzio Galeotti Pagina 11 di 16

galeotti Professore ordinario di Economia politica presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli studi di Milano. Dopo la laurea in Discipline economiche e sociali presso l’Università Bocconi di Milano ha conseguito il dottorato in economia (Ph.D.) presso la New York University di New York. È Direttore della ricerca scientifica della Fondazione Eni Enrico Mattei, dopo essere stato in passato coordinatore del programma di ricerca in modellistica e politica dei cambiamenti climatici. È Fellow del Centre for Research on Geography, Resources, Environment, Energy & Networks (GREEN) dell’Università Luigi Bocconi e Visiting Fellow presso il King Abdullah Petroleum Studies and Research Center (KAPSARC). È Review Editor del capitolo 4 (“Mitigation and development pathways in the near- to mid-term”), Sixth Assessment Report (AR6), IPCC WGIII, 2021. È stato fondatore e primo presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’ambiente e delle risorse naturali, è membro del comitato scientifico del Centro per un futuro sostenibile e della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. È componente del comitato di redazione de lavoce.info.

LE DUE FACCE DEL CARO-CARBURANTE

Nella periodica polemica sul caro-carburanti si sovrappongano continuamente due diversi aspetti della questione: il livello del prezzo dei carburanti e la sua dinamica. E si mescolano così anche le proposte di intervento. Ma da un’analisi dei dati che metta in evidenza il ruolo e il peso delle varie componenti sotto i due aspetti, si può vedere che la fiscalità pesa in maniera determinante sul prezzo, mentre la razionalizzazione della distribuzione dovrebbe contribuire a rendere più simmetrici i movimenti dei prezzi dalla materia prima al prodotto finale.

LA RIGIDA PRIMAVERA DEL CLIMA

Ora che gli Stati Uniti hanno faticosamente approvato la riforma della sanità, è probabile che torni all’ordine del giorno la questione del clima e dell’energia, l’altro grande tema del programma elettorale di Obama. Così il negoziato internazionale potrà ripartire. Ma i tempi appaiono ancora lunghi: bisognerà aspettare il 2011 per l’agognato accordo. Intanto, le questioni sul tappeto sono diverse e molto complesse. E i paesi che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto non possono più rimandare decisioni che li traghettino nel post-2012.

CLIMA: TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO

Le emissioni vanno ridotte se non vogliamo il surriscaldamento del pianeta e le sue disastrose conseguenze. Un obiettivo ambizioso consente una decisa azione immediata, offre una metrica precisa per valutare se quelle azioni sono efficaci e mobilita la società internazionale. Su un piatto della bilancia ci sono i costi molto alti che non vogliamo o non possiamo sostenere, ma sull’altro c’è la consapevolezza che l’assenza di investimenti ingenti porta il nostro pianeta a uno stato di stress non più sostenibile. E allora? Solo la politica ci può salvare.

LA MESTA PARABOLA DELLA ROBIN TAX

La maggiorazione dell’aliquota Ires, meglio nota con la suggestiva formula di Robin tax, è stata concepita quando i prezzi di petrolio e carburanti sembravano inarrestabili e i petrolieri, Eni in testa, avevano una reputazione peggiore dello sceriffo di Nottingham. L’obiettivo era duplice: fermare la speculazione e sostenere i redditi bassi. La prima si è sgonfiata da sola, causa crisi e il sostegno ai secondi è rimasto in buona parte nelle casse statali. Restano gli ulteriori oneri per il sistema amministrativo. E spunta anche un finanziamento ai giornali di partito.

UN ANNO DI GOVERNO: ENERGIA E AMBIENTE

 

I PROVVEDIMENTI

L’attività del governo in tema di energia e ambiente verrà anzitutto archiviata sotto la voce rifiuti. L’esecutivo guidato da Berlusconi ha avuto il merito di avere avviato a soluzione, nel bene o nel male, il problema dei rifiuti in Campania. Sono stati tolti i rifiuti dalle strade, riaprendo delle discariche, è stato inaugurato il nuovo e famoso termovalorizzatore di Acerra, sono state pianificate nuove discariche e nuovi impianti di incenerimento. Anche se la raccolta differenziata resta una nota dolente in quella regione, e più in generale in quelle del Mezzogiorno, rimane l’indubbio merito di avere tolto questo problema dalle emergenze del paese.

Il secondo grande tema per cui la fase iniziale della legislatura sarà ricordata è il nucleare. Guidato dalla convinzione che la riduzione dei costi dell’energia (elettrica), della dipendenza energetica dall’estero e delle emissioni trovino una soluzione chiave nella reintroduzione dell’energia nucleare nel nostro paese, l’esecutivo ha avviato un lungo iter legislativo, non ancora concluso, finalizzato a delineare il quadro normativo necessario in ordine a temi delicati come l’istituzione dell’autorità di controllo, il regime autorizzativo, l’individuazione dei siti, la gestione delle scorie, le misure di compensazione per le popolazioni locali.

Merita ricordare anche un paio di altri significativi provvedimenti, entrambi di natura fiscale. Con il primo, fortunatamente poi eliminato a fine anno dal Parlamento, il ministro Tremontiaveva modificato in senso retroattivo la procedura per la detrazione del 55 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, riducendone così di molto la portata. Sempre lo stesso ministro, in piena bufera mediatica sulla speculazione e in pieno continuo rialzo del prezzo del petrolio aveva introdotto la famosa Robin Hood Tax, mirante a tassare i presunti extraprofitti da caro-barile dei petrolieri (oltre a quelli di banche e assicurazioni) trasformandoli in parte in benefici per i cittadini con carattere di intervento strutturale.

GLI EFFETTI

La sopraggiunta recessione economica ha alterato profondamente il quadro per cui è difficile fare valutazioni sugli effetti, per esempio, della Robin Tax. Il nucleare è a oggi ancora allo stadio di approvazione definitiva del quadro normativo e l’accordo Berlusconi-Sarkozy del febbraio scorso, con annesso protocollo Edf-Enel, non produrranno effetti concreti prima della fine del prossimo decennio, se davvero il nucleare italiano diventerà realtà. Quanto al discorso dei rifiuti, se limitato al caso campano, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, anche se potrebbero verificarsi nuove situazioni di emergenza in particolare nel Sud d’Italia.

OCCASIONI MANCATE

Il governo italiano ha ottenuto un altro importante risultato sul finire d’anno votando a favore dell’adozione del pacchetto europeo energia-clima, noto anche come “20-20” (il terzo “20” è caduto). Se questo fatto è da ascrivere nella colonna dei risultati positivi conseguiti nel primo anno, pesa il modo in cui il gabinetto Berlusconi è arrivato a esprimere il proprio assenso: al termine di una battaglia tutta centrata sugli eccessivi costi per il nostro paese che ha avuto un seguito solo in un gruppo di paesi dell’Est europeo. Una battaglia fortemente supportata dalla Confindustria e che ha tratto alimento da quanti – numerosi almeno nel Senato della Repubblica – vorrebbero una revisione della nostra adesione all’accordo europeo, nel senso del dietro-front. Questo estenuante processo che è andato avanti da giugno a dicembre ha distolto l’esecutivo dalla necessità di prendere provvedimenti immediatamente operativi a riduzione delle nostre emissioni di gas-serra, il cui livello tendenziale è assai fuori linea rispetto agli obblighi di Kyoto. La scadenza del 31 dicembre 2012 si avvicina velocemente e restiamo in attesa di capire come si pensa di potere eludere l’esborso finanziario che le obbligazioni internazionali ed europee connesse al Protocollo di Kyoto comporterebbero. Anche in vista degli impegni vincolanti aggiuntivi legate al pacchetto europeo servono politiche e misure volte a massimizzare il risparmio e l’efficienza energetica e ad accrescere la diffusione delle fonti rinnovabili di energia. Se anche queste non sono “la” soluzione del problema, e nemmeno l’unica, certo è che su questo fronte si è perso un anno di tempo, il primo del nuovo governo Berlusconi.

MA L’ITALIA NON PENSA AL CLIMA

Ormai tutto il mondo, America compresa, ha preso coscienza del problema dei cambiamenti climatici, che raggiunge dimensioni nuove per gravità e globalità. E molti paesi hanno improntato a politiche di sostenibilità ambientale anche i pacchetti di stimolo economico in funzione antirecessiva. Fa eccezione il nostro paese, che con una mozione approvata dal Senato, chiede di rivedere anche il cosiddetto pacchetto europeo 20-20. Nessuna proposta italiana di azione neanche per il G8 ambiente in programma nei prossimi giorni a Siracusa.

NEL FUTURO IL NUCLEARE. SUL PRESENTE IL SILENZIO

L’accordo Italia-Francia per un ritorno del nostro paese al nucleare è un colpo a effetto fondato su un’illusione. Quella che vede nell’elettronucleare la soluzione ai problemi della sicurezza energetica, del clima e dei costi dell’energia. Ma anche a regime il contributo del nucleare sarà ridotto. E su tutte le questioni quello che accadrà nel 2030 dipende dalle altre scelte in materia energetica che nel frattempo il nostro governo avrà o non avrà fatto. Senza dimenticare le difficoltà su localizzazione degli impianti, rispetto dei tempi di costruzione e finanziamenti.

CLIMA DI CRISI

Quali sono le conseguenze della crisi economica per la causa dell’ambiente? Difficile dirlo a priori, perché molteplici sono gli effetti e le interrelazioni al livello di sistema economico. Ma anche se la tensione sul problema dovesse calare, compito del governo e delle politiche è di contrastare questa tendenza. Dopotutto, prima o poi, la crisi passerà, mentre il problema del clima resta. E così pure gli impegni internazionali da onorare. Meglio allora pensare a come agire, secondo le linee di un piano di intervento e rilancio verde.

NON E’ SOLO UN COSTO IL PACCHETTO CLIMA

La distruzione dell’ambiente e della natura è secondo i sondaggi una delle principali preoccupazioni degli italiani. Ma ai livelli più alti delle istituzioni e della nomenclatura economica si continua ad avversare il pacchetto clima europeo, adottando l’ottica parziale dei suoi costi, senza il minimo riferimento ai benefici attesi. Certo, non facilmente quantificabili. Anche perché si tratta di una manovra complessa, con molteplici obiettivi, dalla lotta ai cambiamenti climatici all’indipendenza energetica. Un peccato non parteciparvi.

ENEA, O IL RITORNO DELLA POLITICA

All’indomani del referendum che metteva al bando il nucleare, l’allora Ente nazionale per l’energia atomica si era trovato di colpo senza una mission. Carico di tecnici esperti della materia, l’organismo si era successivamente riconvertito al tema dell’energia e dell’ambiente sopravvivendo secondo modalità più vicine a quelle del carrozzone pubblico che non a quelle di un efficiente organismo tecnico-consultivo con finalità di analisi e supporto alle decisioni politiche. Era stato con l’allora commissario Luigi Paganetto, economista in prestito dall’università di Roma-Tor Vergata, che l’Enea aveva ritrovato agli inizi del 2000 una sua mission: sfruttando la crescente attenzione anzitutto scientifica e poi politico-economica per il tema dei cambiamenti climatici, il commissario poi divenuto presidente aveva restituito un ruolo importante all’Enea come punto di rifermento nazionale in ordine all’efficienza energetica e soprattutto alle nuove tecnologie energetico-ambientali, un aspetto assolutamente cruciale del problema. Il focus su questi temi ha valso all’Enea la nomina ad Agenzia nazionale per l’efficienza energetica, come previsto dalle direttive europee. E non più tardi dell’inizio della scorsa estate, in una lettera d’indirizzo il Ministro dello sviluppo economico Scajola aveva attribuito all’Enea un ruolo propulsivo sul fronte dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e addirittura del nucleare. Ma forse è stato troppo…Evidentemente chi tocca il nucleare di questi tempi rischia di rimanere scottato. Sta di fatto che la bozza del DDL "manovra 1441-ter" (il decreto "manovra" originario si era diviso in due, la prima parte diventata il famoso DL 112 poi convertito in legge, mentre la seconda parte è stata divisa in tre ed è attualmente al vaglio del parlamento: una di queste parti contiene tutte le disposizioni sul nucleare), licenziata dalla Camera ed approdata al Senato, prevede il commissariamento non solo della Sogin, ma anche dell’Enea. Volevano addirittura cambiargli nome – doveva essere Enes – così da rendere la discontinuità con il brand ancora più netta. E perché commissariare l’Enea? In vista di una non ben motivata né chiara riforma, che non si sa quando arriverà e che giunge proprio nel momento in cui, mentre si abbandona il tentativo di azzerare i vertici dell’Autorità per l’energia con la scusa anche qui di una riforma, l’Enea sembrava aver trovato stabilmente una sua ben definita vocazione. Quando si dice il potere costruttivo, ma anche distruttivo, della politica…

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