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Autore: Marco Onado Pagina 4 di 5

onado E' stato professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari nelle Università di Modena (1972-1984) e di Bologna (1984-2001). Visiting Professor presso l'University College of North Wales (1984) e Brown University (1989). Membro del Comitato Scientifico di Prometeia (Associazione per le ricerche econometriche, Bologne), Consob, Ente per gli studi monetari bancari e creditizi "Luigi Einaudi" e delle riviste "Banca Impresa e Società" e "Mercato Concorrenza Regole". Commissario Consob dall'ottobre 1993 all'ottobre 1998 (in tale periodo ha fatto parte di varie commissioni, fra cui la "Draghi" per la preparazione del Testo Unico della Finanza). Consigliere CNEL, Consiglio Nazionale dell'Economia e Lavoro (esperto di nomina Presidente della Repubblica), Editorialista de "Il Sole 24 Ore". Attualmente, insegna Diritto ed Economia dei Mercati Finanziari e Comparative Financial Systems presso l'Università Bocconi di Milano. Le sue aree di interesse scientifico sono la struttura dei sistemi finanziari e i confronti internazionali (anche come coordinatore della ricerca dell'Ente Einaudi "Verso un sistema bancario europeo). Gli aspetti economici della regolamentazione dei mercati e degli intermediari finanziari. La corporate governance delle società quotate. La microeconomia dei mercati finanziari. Redattore de lavoce.info.

CREDITO ALLE IMPRESE: PERCHÉ IL PIATTO PIANGE

Il credito al settore produttivo è una risorsa assai scarsa in tutti i paesi, ma in Italia rischia di creare problemi ancora più gravi perché un tessuto di imprese medie e piccole non ha vere alternative ai canali tradizionali. Ma il credito alle imprese non tornerà ad affluire fino a quando le nuove regole non riusciranno a colmare l’attuale abisso di convenienza fra l’attività finanziaria sui titoli e la concessione di credito. Più si aspetta a vararle, più il problema diventa difficile da risolvere perché aumenta la forza contrattuale delle banche rispetto alla politica.

LA VIA FINANZIARIA ALL’AMERICAN DREAM

Un libro sulla crisi finanziaria che è anche una scorrevole lettura per l’estate, tanto che un recensore ha chiosato: “Il racconto è avvincente come un giallo di Camilleri”. Il libro, “I nodi al pettine” (Laterza, 202 pagine, 15 euro), è stato scritto da Marco Onado per ripercorrere eventi e spiegare meccanismi complessi anche al lettore non esperto di finanza. Offriamo un assaggio di queste pagine, preceduto dalla presentazione pubblicata sulla quarta di copertina.

PERCHÉ DRAGHI HA FRUSTATO LE BANCHE

Istituti di credito avversi al rischio o pessimisti sulle prospettive delle imprese italiane? Le banche sono state aiutate ma appaiono restie a svolgere il loro ruolo nei confronti del sistema produttivo in una crisi che è ancora tutta da superare. Siamo ancora alla prima fase: quella dei salvataggi bancari; la seconda, quella della ripresa, non potrà iniziare fino a quando non ci sarà chiarezza sulla situazione effettiva delle banche internazionali; solo allora può avviarsi la terza, quella della riforma.

UN ANNO DI GOVERNO: MERCATO FINANZIARIO

 

I PROVVEDIMENTI

Il decreto legge numero 5 del 2009 ha introdotto le seguenti misure per le società quotate:

  • aumento del tetto all’acquisto di azioni proprie dal 10 al 20 per cento
  • aumento dal 3 al 5 per cento delle azioni che il socio di controllo può acquistare ogni anno senza incorrere in obblighi di Opa
  • facoltà per la Consob di ridurre la soglia per la segnalazione della presenza nel capitale delle società, dal 2 all’ 1 per cento.

GLI EFFETTI

L’aspetto più inquietante è che queste misure sono state introdotte su sollecitazione del presidente della Consob, l’Autorità che dovrebbe avere a cuore gli interessi di tutti gli azionisti, non solo di quelli di controllo.
L’effetto netto di tutto questo è infatti quello di rafforzare la posizione dei soci di controllo e nello stesso tempo di individuare al più presto ogni scalatore. In un paese come il nostro in cui le società sono già così poco contendibili, si tratta di un passo indietro gravissimo per il market for corporate control. Non lo dicono i soliti critici de lavoce.info, ma l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Antitrust) in un parere inviato nei giorni scorsi al Parlamento nella fase di conversione del decreto. L’Autorità ha chiesto che almeno vengano posti limiti temporali a misure così drastiche.

RIUSCIRA’ ACHILLE A RAGGIUNGERE LA TARTARUGA?

La vera emergenza della crisi finanziaria consiste nel riportare il capitale di base delle principali banche al livello indispensabile a ridare la fiducia sulla loro solvibilità. Le autorità di vigilanza usano tutti i loro poteri di moral suasion, ma finora la raccolta di capitale fresco segue a debita distanza l’emersione delle perdite. E ciò può rendere la situazione più grave dal punto di vista microeconomico. In Italia le necessità di ricapitalizzazione sono forse meno urgenti che altrove, ma prima o poi si riproporranno con forza.

IL PROBLEMA E’ CAPITALE

Negli ultimi venti anni abbiamo assistito a una bolla speculativa del credito. Il capitale bancario era adeguato in quel roseo scenario, ma non per fronteggiare un serio shock. Quando l’euforia è svanita, i mercati hanno cominciato a percepire un consistente rischio non solo di illiquidità ma anche di insolvenza in tutte le principali banche. Ora fronteggiamo un faticoso processo di riduzione del grado di indebitamento complessivo. Che può diminuire in modo significativo l’offerta di credito e amplificare le ripercussioni della crisi finanziaria sul ciclo economico mondiale.

Crisi dei subprime: cosa non funziona*

Gli attori del mercato finanziario hanno approfittato della creazione di barcollanti strumenti di debito ma non pagheranno il grosso del costo della crisi e le perdite ricadranno sulle spalle degli investitori finali. Vanno corrette tre cose: le stime del credito, valutazioni della negoziabilità degli asset e la trasparenza nel mercato al dettaglio delle attività finanziarie.

Se il mercato di controllo proprietario assomiglia a Chinatown

Dopo la vicenda Telecom si sono levate forti critiche all’attuale legislazione in materia di Opa e sono state avanzate numerose proposte. Se le prime sembrano non del tutto meritate, le seconde possono creare più problemi di quanti ne possano risolvere. In particolare, l’idea di consentire alla Consob di imporre discrezionalmente l’Opa obbligatoria ogni volta che si accerti il passaggio del controllo. Ma è il clima economico e politico generale, più che i dettagli tecnici della legge, a ingessare il mercato del controllo proprietario italiano.

Nel Maelstrom della frode finanziaria

Il dissesto Parmalat ha cause finanziarie profonde che mettono in evidenza alcuni vizi strutturali del capitalismo privato italiano e di molte banche. E’ perciò utile ripercorrere la vicenda, per ricordare le cifre fondamentali del clamoroso crack. A partire da una crescita basata solo sui debiti. E’ troppo semplice attribuire tutto alle frodi: queste sono state lo strumento per coprire una situazione sempre più squilibrata e ovviamente hanno dovuto diventare sempre più grandi e sempre più sofisticate.

Banche e finanza nei programmi elettorali

Un confronto diretto fra i programmi dei due schieramenti in materia bancaria e finanziaria è difficile perché la Casa delle libertà ha scelto la semplicità del messaggio e l’Unione la complessità dell’analisi. Così la Cdl insiste sullo sviluppo della Banca del Sud e sull’introduzione del principio della libera, immediata e gratuita “portabilità” dei conti correnti. Mentre l’Unione individua due problemi generali: la scarsa concorrenza complessiva nei mercati bancari e la necessità di tutelare i risparmiatori. E indica una lunga serie di misure per risolverli.

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