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Autore: Giovanni Ferri

REGOLE NUOVE PER LE AGENZIE DI RATING *

Il nuovo regolamento europeo sulle agenzie di rating ha molti aspetti positivi e potrebbe essere un passo importante per riconquistare la fiducia degli investitori e dei regolatori. Due punti però meritano una più attenta riflessione: il livello di trasparenza e il grado di concorrenza nel settore. A partire da un meccanismo che allarghi la concorrenza, senza però aumentare le possibilità di shopping da parte degli emittenti. Soprattutto, si dovrebbero utilizzare anche altri indicatori, capaci di misurare il rischio di liquidità e quello di mercato di un titolo.

IL VENTO DELL’EST SULLE BANCHE ITALIANE

Dopo Banco Popolare, anche Unicredit e Intesa San Paolo ricorrono ai Tremonti bond. Una decisione che non stupisce. Sulle due principali banche italiane si fanno sentire i contraccolpi dell’espansione nell’Europa centro-orientale. Con i nostri istituti in seconda posizione, assieme a quelli tedeschi, per esposizione verso i più importanti paesi dell’area. Fin quando il ciclo internazionale è stato favorevole, gli investimenti hanno dato ricchi frutti. Ma ora la crisi colpisce quelle economie, costringendole a chiedere aiuto all’Fmi e ad altre istituzioni europee.

PISA AMARA PER MERIDIONALI E IMMIGRATI

I risultati dell’indagine Pisa sono sconfortanti per l’Italia. E i punteggi sono significativamente inferiori alla media italiana sia per gli studenti meridionali che per quelli figli di immigrati. Proprio le due componenti destinate a pesare di più nella composizione della popolazione scolastica del prossimo futuro. In prospettiva, dunque, la situazione peggiorerà ancora. Intervenire è necessario. Ma ogni euro investito per migliorare l’offerta scolastica darà potenzialmente maggiori ritorni se indirizzato al Mezzogiorno o agli immigrati.

LE BANCHE CINESI VANNO ALL’ESTERO

A fine 2006, gli stock investiti all’estero dalle banche cinesi erano pari a 12,3 miliardi di dollari. Per il 2007, i dati parlano di un flusso superiore ai 10 miliardi. E forse siamo solo all’inizio. La crescente capitalizzazione, mentre in Occidente si soffre la crisi subprime, e l’ampia disponibilità di riserve ufficiali suggerisce che gli istituti bancari cinesi guarderanno ancora con attenzione ad acquisizioni fuori dei confini nazionali. Cosa è cambiato nel sistema bancario della Cina per spingerlo a livelli di produttività tali da sopportare i costi di un’espansione internazionale?

EFFETTO FILIERA

L’internazionalizzazione dell’attività delle imprese è passaggio necessario per il loro sviluppo e la loro affermazione nella competizione globalizzata. In Italia la sua forma più diffusa è la delocalizzazione, attuata soprattutto dalle aziende medio grandi dei settori tipici del made in Italy. Dai dati 2007 emerge che delocalizzare in aree più lontane, in senso logistico o geopolitico, favorisce la recisione dei precedenti legami di subfornitura. Un effetto che la politica industriale non può ignorare per le ripercussioni sull’occupazione nel nostro paese.

Sull’immigrazione ci vuole coerenza

Varato il disegno di legge delega sull’immigrazione. Il successo della proposta dipende dalla definizione di un quadro completo e coerente. L’esperienza passata, anche di altri paesi, insegna che l’inadeguata considerazione di alcune importanti tessere del complesso mosaico migratorio può minare l’efficacia degli interventi. Benefici da sistemi a punti sia all’ingresso che in itinere, schemi di return finance e di premialità per i paesi di origine e dall’applicazione delle sanzioni ai datori di lavoro che assumono clandestini.

La “volpe del deserto” e i due milioni di clandestini in Libia verso l’Italia

Alla luce dell’ennesima tragedia dell’immigrazione clandestina consumatasi al largo delle nostre coste, riproponiamo un contributo di alcuni studiosi dell’Università di Bari in cui si commentano le affermazioni del Ministero dell’Interno che paventava l’arrivo di “due milioni di poveracci” in Italia. Una cifra che non sembra fondata su alcun riscontro empirico. Meglio dosare le parole o spiegare su quali dati si fondano queste stime allarmistiche.

L’Italia tra il bastone e la carota

Se la cesura è la Legge Bossi-Fini, la continuità nella politica italiana verso l’immigrazione extracomunitaria è rappresentata dagli accordi di riammissione. Ma più che fermare i flussi di clandestini, gli accordi sembrano aver solo modificato le rotte. E la loro efficacia sarà messa ulteriormente alla prova dall’allargamento dell’Unione europea. Per contenere le pressioni migratorie dovute a crisi nei paesi d’origine è quindi preferibile ricorrere a piani di aiuti per stabilizzare quelle economie.

Una crisi invisibile dalla Centrale

Se Consob avesse avuto accesso ai dati raccolti dalla Centrale dei rischi di Banca d’Italia avrebbe potuto scoprire per tempo la gravità della situazione di Parmalat? No, perché quei dati censiscono soltanto i crediti concessi da banche italiane. Non contengono invece informazioni su quelli erogati da istituti stranieri né sui bond emessi né sui debiti commerciali. Nel caso del gruppo di Collecchio avrebbero perciò evidenziato solo una piccola parte dell’indebitamento complessivo, per di più stabile negli ultimi anni.

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