Lavoce.info

Perché gli italiani votano per Berlusconi?

Uno studio documenta un effetto significativo dell’esposizione ai canali Mediaset sulla probabilità di votare per Forza Italia. Questo effetto e’ molto persistente e opera principalmente attraverso l’esposizione ad un modello culturale compatibile con la retorica politica berlusconiana.

DOVE NASCE IL CONSENSO

Il 24 e 25 febbraio Silvio Berlusconi corre per la carica di presidente del Consiglio per la sesta volta in diciannove anni. Una tale longevità politica, particolarmente sorprendente alla luce dei molteplici scandali e vicende giudiziarie che hanno coinvolto il leader del Pdl, ha portato vari commentatori italiani e stranieri a porsi la domanda: perché gli italiani continuano a votare per quest’uomo?
Una risposta ricorrente chiama in causa l’innegabile influenza di Berlusconi sulla Tv: le reti Mediaset – in particolare i telegiornali – alimenterebbero il consenso elettorale presentando in termini eccessivamente lusinghieri i suoi risultati passati e le sue proposte per il futuro. Secondo questa interpretazione, una parte degli italiani sarebbe sistematicamente manipolata e privata di informazioni oggettive su Berlusconi e il suo operato.
Ma dopo quasi vent’anni è possibile che il modello politico, sociale e culturale proposto da Berlusconi non sia ancora chiaro agli elettori? Che la gente non sia al corrente dei suoi attacchi alla magistratura, delle sue opinioni controverse su evasione fiscale e tangenti, della sua concezione della figura femminile? Sembra più ragionevole ritenere che gli italiani lo conoscano molto bene e che chi continua a votarlo lo faccia perché si identifica con il sistema di valori alla base del suo messaggio politico.
Questo non vuol dire, tuttavia, che la Tv non abbia giocato un ruolo determinante nell’ascesa (e nella sopravvivenza) politica di Berlusconi e che il conflitto d’interessi non sia una questione rilevante. Al contrario, come suggerito da Robert Putnam per gli Stati Uniti, è probabile che l’avvento della televisione commerciale (avvenuto in Italia con Mediaset) abbia contribuito in modo decisivo a diffondere un sistema di valori – basato su individualismo, disimpegno civile, e avversione alle regole – funzionale al messaggio politico berlusconiano.

SE MEDIASET “FA CULTURA”

Un nostro recente studio prova a quantificare l’effetto dell’esposizione a Mediaset sul voto per Forza Italia. L’analisi prende spunto dal fatto che, nelle prime fasi dello sviluppo dei canali allora Fininvest, questi non fossero accessibili in tutte le zone del paese e che, di conseguenza, alcune aree siano state esposte a Mediaset prima, e più a lungo, di altre. Utilizzando dati sulla posizione e le caratteristiche tecniche di tutti i trasmettitori Mediaset operanti nel 1985, con l’aiuto di un software per la simulazione della copertura radio-televisiva abbiamo ricostruito l’intensità del segnale dei canali in ognuno degli 8100 comuni italiani a quella data. Questa metodologia permette, tra l’altro, di distinguere quale parte della variazione del segnale tra comuni vicini dovuta principalmente a fattori geografici (per esempio la presenza di una montagna) e di isolare così l’effetto di altri fattori socio economici.
I risultati della nostra analisi statistica mostrano che, in comuni esposti ai canali Mediaset prima del 1985, Forza Italia ottiene una percentuale di voti significativamente più elevata nelle elezioni del 1994 (quelle della “discesa in campo”) rispetto a comuni con simili caratteristiche ma raggiunti dai canali Mediaset solo dopo; l’effetto è, in media, di circa 1 punto percentuale, ma quasi doppio al sud e in comuni piu piccoli. Questa differenza continua a persistere anche nelle successive elezioni del 1996, 2001 e 2006 (fino allo scioglimento di Forza Italia nel Pdl). Sembra quindi che aver guardato Mediaset più a lungo abbia avuto un effetto duraturo sull’orientamento politico di questi elettori.
Ma qual è l’effetto di guardare Mediaset sulla probabilità di votare per altri partiti? Il grafico qui sotto mostra l’effetto medio di una maggior esposizione a Mediaset sulla percentuale di voto dei principali partiti dal 1983 al 2006. Mentre tra i partiti della seconda repubblica Forza Italia è l’unico a mostrare un effetto positivo (ai danni di partiti “popolari” quali Pds/Pd e Rifondazione comunista, ma anche della Lega), tra i partiti della prima repubblica l’unico avvantaggiato dall’esposizione a Mediaset è il Psi di Bettino Craxi, considerato da molti il precursore politico-culturale di Forza Italia (in questo caso ai danni dei due tradizionali partiti di massa, Pci e Dc).

Leggi anche:  Un premio Nobel a Claudia Goldin, economista e storica

 Figura 1: Esposizione a Mediaset prima del 1985 e risultato elettorale per i principali partiti, 1983-2006.

pinotti durante

Per chiarire le possibili cause della relazione tra accesso a Mediaset prima del 1985 e voto per Forza Italia nel e dopo il 1994, è importante ricordare che, nel corso degli anni Ottanta, la programmazione delle reti Mediaset consisteva quasi esclusivamente in programmi di intrattenimento (telenovelas, telefilm, quiz, sport); i programmi d’informazione erano virtualmente assenti, tanto che il primo telegiornale (Studio Aperto) fu inaugurato solo nel 1991. Ciò porta a escludere che l’effetto discusso sia legato a un diverso accesso all’informazione, visto che prima del 1985 Mediaset praticamente non informava i propri telespettatori.
Ci concentriamo invece sull’ipotesi, accennata sopra, che l’esposizione ai programmi non informativi di Mediaset abbia contribuito a promuovere una cultura di disimpegno politico e sociale successivamente tramutatasi in supporto elettorale per il partito che meglio ha saputo rappresentarla. Per testarla, analizziamo la relazione tra esposizione a Mediaset e variazione nel numero di associazioni volontarie (una misura di capitale sociale) a livello comunale tra il 1981, 1991, e 2001. I risultati confermano che i comuni esposti più a lungo a Mediaset hanno subito una maggiore erosione della capitale sociale sia tra il 1981 e il 1991 che tra il 1991 e il 2001. A sua volta, tale declino è associato a una maggiore propensione al voto per Forza Italia. Risultati del tutto analoghi a quelli descritti sopra emergono dall’analisi di dati individuali provenienti da varie survey elettorali condotte tra il 1994 e il 2006.
Complessivamente, i nostri risultati documentano un effetto significativo dell’esposizione alla Tv commerciale sulle attitudini soci-culturali degli spettatori, e, indirettamente, sul loro comportamento elettorale. La persistenza di questo effetto consiglia cautela nel decretare vicina la fine politica di Silvio Berlusconi.

Leggi anche: Dal telecomando all’urna nell’era del digitale

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Un premio Nobel a Claudia Goldin, economista e storica

Precedente

Dal telecomando all’urna nell’era del digitale

Successivo

Maroni su federalismo fiscale e rimborso della spesa sanitaria

39 commenti

  1. owluca

    …o forse perchè gli altri candidati non sono meglio ?

    (falsi titoli di studio, frequentazione dei giudici che li giudicano, coinvolgimento in truffe bancarie internazionali, ottenimento di mutui a tassi agevolatissimi per importi olto superiori al valore dell’immobile,…. )

    • Strana logica questa: “poiché sono tutti corrotti, voto il più corrotto di tutti”. Comunque, l’articolo affronta una questione precisa -la creazione di un’egemonia culturale tramite l’utilizzo spregiudicato del mezzo televisivo- e analizza dati che mi sembrano assolutamente ovvi ed evidenti.

  2. Assolutamente d’accordo con l’analisi. Il vero danno Berlusconi lo ha fatto in quanto fornitore di “cultura”. La sua parabola politica è solo la logica conseguenza del suo dominio nell’arena mediatica, e dell’imposizione di un certo concetto di “successo”

  3. francesco russo

    Mah… il quasi-esperimento che avete fatto è carino ed è simile a quello che hanno fatto in india altri ricercatori. Ma dubito che in questo caso l’assegnazione al gruppo di quelli che hanno avuto accesso a mediaset prima di altri sia random. La copertura televisiva può essere correlata con molti fattori socioeconomici che a loro volta possono essere correlati con le preferenze politiche. Quindi non mi convince moltissimo l’interpretazione causale che ne date. Secondo me il vostro quasi-esperimento non permette di escludere che la causalità corra all’opposto: persone con preferenze politiche di un certo tipo preferiscono guardare mediaset.

  4. francesco russo

    Ah, un’altra cosa. Lasciamo pure da parte un attimo la critica metodologica del mio commento precedente. La vostra interpretazione potrà adattarsi, almeno intuitivamente, a Forza Italia. Ma col PSI cosa c’entra? In che modo la “cultura del disimpegno politico” porterebbe a votare un partito socialista?

  5. Jako

    Scusate ma per evidenziare l’effetto della televisione sul voto, non era più semplice fare una indagine statistica sul voto tra i telespettatori delle reti fininvest rispetto a quello di chi non guarda la tv o guarda prevalentemente altri canali?

  6. Francesco

    Ho sfogliato molto rapidamente il paper originale da cui nasce questo articolo e ancora non mi e’ chiara una cosa.: la posizione dei 1700 trasmettitori di cui il gruppo fininvest disponeva nel 1985 era scelta dal gruppo stesso o “esogena”?

    Se il gruppo fininvest ha scelto la posizione dei trasmettitori, il risultato potrebbe essere non del tutto valido.

  7. Franco

    Osservo che siamo tra i primi al mondo per densità di telefonini; è un modo, infantile e patetico, per sentirsi moderni, noi che dimostriamo spesso una mentalità medievale. Il fatto è che siamo semplicemente ignoranti, manchiamo degli anticorpi che solo una vera scuola avrebbe potuto fornirci. Non abbiamo gli strumenti per analizzare la nostra realtà, non parliamo di quello che avviene al di là del mare. Berlusconi ha semplicemente utilizzato a fini propri tutto questo e continua perché, come mi disse una volta un grosso commerciante (scusate la volgarità) “quando a uno glielo hai messo una volta, glielo metti sempre” e siccome siamo anche convinti di essere molto furbi, non ammettiamo che uno così simpatico possa averci imbrogliato.

  8. cicciopasticcio

    A me pare che chi vi siate arrampicando sugli specchi per non ammettere che non è Berlusconi che continua a vincere le elezioni, è la sinistra Italiana che non fa che perderle. L’elettore che oggi vota PDL pur di non far vincere il PD è lo stesso che prima votava DC per non far governare il Pci.

    La domanda giusta è: perchè almeno il 50% percento degli Italiani continua a non volere la sinistra al governo. Solo facendo autocritica il PD potrà convincere gli elettori a non votare a destra. Anche quest’anno il voler far vincere a tutti i costi alle primarie Bersani ha dato la possibilità a Berlusconi di fare gol a porta vuota. Bravi…. forse rinunciare alla Bindi, alla Finocchiaro e compagnia bella e magari puntare su Renzi avrebbe fatto cambiare idea a molti Italiani. Invece no diamo sempre la colpa a Silvio e continuiamo a perdere dato che ci piace tanto.

    E basta con sta stupidaggine di Mediaset, Grillo ha dimostrato che la Televisione conta e conterà sempre meno sullo spostamento dei flussi elettorali.

    • Giuseppe

      Grillo fa un uso ben più oculato del mezzo televisivo di tutti gli altri (Berlusconi escluso). La sua esposizione è massima, data la sua assenza che fa scalpore, ed autoritaria, data l’impossibilità di interpellarlo direttamente.

      Ciò detto, l’esposizione mediatica non mi sembra essere il punto dell’articolo.

    • In risposta al commento di cicciopasticcio: capisco (e condivido) il tuo argomento riguardo alle innegabili responsabilità dei leader della sinistra nel corso di questi anni e alla lora incapacità di offrire una prospettiva diversa e credibile per il paese. Tuttavia, questo argomento dovrebbe applicarsi a tutto il paese e non e’ quindi valido a spiegare le differenze tra comuni della stessa area che e’ il tipo di variazione che utilizziamo per identificare l’effetto dell’esposizione a Mediaset. Più in generale, siamo coscienti che la TV non sia assolutamente l’unico fattore che spieghi il successo di Berlusconi e che vi siano molte altre concause; la nostra analisi si concentra su questo aspetto provando ad isolare il suo effetto dagli altri fattori.

  9. Bene, è senz’altro positivo che quella che era una sensazione diffusa si riveli pienamente fondata in base a un esame oggettivo dei dati. Rimane però la questione più spinosa da indagare: come mai una quota talmente cospicua della popolazione e dell’elettorato italiani siano cos’ permeabili ai “valori” propalati da Mediaset e, conseguentemente, a dare il proprio consenso a chi li incarna così vistosamente, senza un minimo di vergogna.
    Mi dispiace, ma temo che per trovare le ragioni di questa realtà bisognerebbe svolgere ricerche appropriate sul nostro sistema scolastico ed educativo.

  10. Molto interessante, grazie. E’ in home page su Social Capital Gateway: http://www.socialcapitalgateway.org

  11. Sergio

    Mi chiedo come mai i tre autori dello studio non si siano chiesti se è Mediaset che influenza determinati gruppi sociali e specifici territori, o se sono i gruppi sociali che esprimono atteggiamenti, credenze, valori che le tv berlusconiane riflettono, sapendo che si tratta del loro target. C’è poi da chiedersi quale credibilità attribuire all’assunto della ricerca, che una più prolungata esposizione alle reti Mediaset abbia spinto a votare per Berlusconi, perché se fosse così basterebbe spegnere Mediaset e, dopo un certo periodo, quei telespettatori voterebbero in modo difforme. Infine, come la mettiamo con le previsioni dei sondaggi che dicono che alle prossime elezioni Berlusconi perderà e che rischia di essere persino sorpassato da Grillo? Insomma, questa idea dell’audience come una platea passiva, di spettatori che possono solo reagire allo stimolo, questa reazione meccanica tra tv-messaggio-spettatori, sembra lontana dagli studi più recenti sui mass media. Non a caso i tre studiosi, sembrano più degli economisti che degli studiosi del settore. Purtroppo, temo che dovremmo sforzarci si comprendere un nesso più profondo: la rappresentazione sociale del berlusconismo raccoglie e rilancia modelli culturali presenti in larga parte del Paese. Per cui non ha tutti i torti, a mio avviso, quel lettore che domanda se non sia stato il centrosinistra che non abbia saputo offrire una identificazione collettiva più forte e convincente. Forse potrebbe succedere a queste elezioni…

  12. Nicola D'Amelio

    Ottimo. Perché non proponete un paper al prossimo convegno della Società Italiana di Studi Elettorali?

  13. luigi

    Penso che abbia ragione il Sig. Sergio, il brutto della statistica è che non ti dice quale è la causa e quale l’effetto, ti dice solo se tra due variabili c’è una relazione….

  14. mastro

    Nel titolo classico esempio di domanda retorica.

  15. AM

    L’articolo è un esempio di come si possano manipolare le statistiche per dimostrare quello che si vuole. Abili manipolazioni potrebbero dimostrare facilmente la tesi opposta. Resta il fatto che il livello culturale dei canali Mediaset è mediamente inferiore a quello dei canali RAI. Tra i canali RAI la 3 è il canale con livello culturale più alto, ma è anche quello più impegnato politicamente e decisamente orientato a sinistra. Lascio agli autori l’interpretazione.

    • paolo pinotti

      Gentile AM,
      dove “AM” sta per….? noi ci firmiamo con nome e cognome, troveremmo corretto da parte di chi commenta/critica fare lo stesso
      In che modo avremmo manipolato le statistiche per dimostrare quello che vogliamo? Se questa è la sua tesi (ed è un’accusa grave) gradiremmo che ora fosse lei a dimostrarla, magari fornendo a lavoce.info il suo contributo in merito all’argomento trattato nell’articolo, così che anche noi possiamo avere il piacere di leggerlo e commentarlo. Le posso assicurare fin da ora che la nostra critica sarà più fondata e costruttiva della sua.

  16. Bruno Cipolla

    ” Il fatto è che siamo semplicemente ignoranti, manchiamo degli anticorpi che solo una vera scuola avrebbe potuto fornirci.”

    Concordo pienamente.

  17. Bruno Cipolla

    Credo che questo possa aiutare l’analisi delle cause.
    (Ipse dixit in video di quindici secondi del 2004)

    “Uno studio corrente dice che la media del pubblico italiano rappresenta l’evoluzione mentale di un ragazzo di seconda media che non sta neanche seduto nei primi banchi”

    http://www.youtube.com/watch?v=rQAc427uKeI

    Il diritto di voto si acquisisce a 18 anni, non a 12.

  18. Francesco Luzio

    Sono d’accordo sul contenuto dell’articolo e sono convinto che l’unico modo per liberarci di Berlusconi è fare una legge seria sul conflitto d’interessi, in linea cone le atre leggi vigenti in Europa. Ritengo che il Movimento 5 stelle la possa tarnquillamente appogiiare. Questo aprrirà ala strada ad accordi con M5S per altri provvedimenti attesi da molti elettori come la riduszione dei parlamentari, e degli sprechi della politica in generale a, soprattutto per una nuova legge elettorale che consenta di dare maggiore voce agli italiani. Se poi il PD sa guidare bene si potranno fare alcune importanti riforme sul lavore, sulla giustizia e poi si dovrà tornare a votare. Ma , ripeto, è necessaria una seria legge sul conflitto di interssi.

  19. AM

    Personalmente non seguo le reti Mediset, ad ecc. di Striscia e alcune volte di Le Iene. In genere seguo i telegiornali RAi e programmi di RAI 3 e La 7. Sono tuttavia convinto che i canali Mediaser non abbiano seriamente influito sul voto. Quanto alla Rai, debbo ricordare che incorre non infrequentemente in errori di geografia nei Telegiornali. Ad esempio qualificando Megève come cittadina turistica svizzera o Vorarlberg come città del Tirolo. In un programma riguardante lo stretto di Gibilterra si parlava ripetutamente di migrazioni di passeri (errore di traduzione dallo spagnolo). Vi è poi la carenza di conoscenze linguistiche in primis nella pronuncia dei cognomi di cittadini stranieri. In genere per tutte le lingue si usa la pronuncia inglese ignorando che in tedesco la v si pronuncia f e la W v. La pronuncia romena è poi spesso simile a quella italiana (Ci, ce, Chi, che). Poi vi deve essere un regola uniforme per i cognomi: usare la lingua del paese di cittadinanza o di quello di origine. Mi pare assurdo infine pronunciare i cognomi italiani di cittadini stranieri con pronuncia del paese di cittadinanza.

    • ross

      Interessante questa disquisizione sulla toponomastica e sulla corretta pronuncia di vocaboli starnieri (riflessione che avevo già fatto per conto mio). Ma tutto ciò non inficia di una virgola il risultato della ricerca

  20. Guido

    Sembrerebbe chiaro che prima l’effettiva novità della TV commercial/sportiva e poi il non risolto (anche per responsabilità della sinistra, la legge esisteva da unYUYCV pezzo) conflitto d’interessi con la destra al governo abbiano dato una bella mano al PDL nei riguardi di un elettorato in gran parte succube, per motivi in parte giustificabili, delle proprie storiche carenze socio-culturali (dall’imperiale “panem et circenses” al medioevo teocratico alla frammentazione rinascimentale e giù a seguire). Vogliamo paragonarci a popoli che si sono costituiti in nazioni, piuttosto coese, un po’ prima di noi e con aperture mentali un po’ più all’altezza dei tempi e delle urgenze del momento? A chi crede nella teoria dell’evoluzione, è passato del tempo da quando eravamo primati di quel tipo, ma ne passerà ancora prima di un auspicabile miglioramento antropologico. Ed è quindi logico che nello stagno/stagnazione attuale il coccodrillo di turno ci sguazza con relativa facilità. La soluzione potrebbe essere quella di tentare di uscire dallo stagno, di pulirci un po’ e mettere “i piedi per terra”, più concreti e meno ragazzini. Ipotesi di lavoro di medio-lungo termine, sul piano della politica il fenomeno “grillismo” come espressione diretta della società civile, la rete come sistema di interconnessione, in questo senso potrebbe costituire un primo passo, beninteso se la nomenklatura si mostra disposta a prenderne atto e ad abbassare un pochino la cresta.

  21. giulioPolemico

    Perché ogni popolo ha i governanti che si merita.

  22. Mimmo

    Boh per quanto interessante, questo studio non mi convince fino in fondo.
    Intendiamoci. Concordo col fatto che i valori riversati dai canali Mediaset nelle case degli italiani (sorrisi, luci, colori, paillettes, eleganza, vipmania, successo, personalismo) agevolino, e molto, il successo elettorale di questo signore. In ogni telespettatore scatta quel senso di identificazione col mondo (finto) rappresentato televisivamente, e ciò costituisca l’alimento vitale per soddisfare quella voglia di arrivismo presente in ognuno di noi, e la risposta ideale alle frustrazioni del quotidiano (il non essere ancora arrivati).
    E tuttavia credo che ci sia alla base del successo elettorale una fortissima dose di individualismo, mischiata a grande immaturità della gente, che non esita a seguire il primo pifferaio disposto ad assecondare qualunque loro individualistico desiderio, anche quando ciò cozza col senso comune o con l’interesse collettivo. Mimmo

  23. pierluigi

    Sarebbe interessante comparare “la variazione nel numero di associazioni volontarie tra 1981 e il 2001” per esempio in Germania o Francia. Poichè la prima analisi non è possibile farla, sarebbe interessante verificare se alemno il secodno fenomeno è un risultato tutto italiano oppure Europeo.

  24. Nulla da obiettare circa il rigore scientifico degli studi illustrati, ma l’obiezione sorge spontanea: ciò significa che chi guarda rai3 tendenzialmente voterà per il centro-sinistra? Se l’accusa di fondo è che Mediaset ‘imbambola’ lo spettatore portandolo ad un voto PDL, allora per giustizia la stessa accusa andrebbe rivolta a rai3, a La7 e a SanRemo.

    • Vitone

      Lorenzo, ma hai letto l’articolo o solo il suo titolo. Che diavolo c’entrano Rai3 o La7? qui si parla di influenza culturale e di gerarchia nei valori in una societa’ e non di “campagna elettorale” fatta attraverso i mezzi d’informazione di una rete televisiva.
      Anzi, questo articolo vuole sminuire l’importanza di tale componente, dimostrando come i valori sponsorizzati da una tv commerciale abbiano iniziato a produrre effetti ben prima che nascesse l’informazione sulla stessa.
      Per mettertela piu’ semplice: La nascita di mediaset ha significato il passaggio dall’offerta culturale della ormai defunta mamma Rai alle showgirls, alla saga dei dilettanti all sbaraglio, a televendite e telenovelas, tutti cavalli di battaglia della TV berlusconiana. Questo ha avvicinato l’elettore medio (ovvero il corpo elettorale) al messagio di un candidato/partito guascone, che utilizza gli stessi strumenti del marketing e di comunicazione di un Mastrota, che parla alla pancia (se non piu’ sotto) e non al cervello.
      Stesso motivo, secondo me, alla base del successo di Grillo. Anche l’ex comico si e’ dimostato (ultra) capace di sfruttare la commercializzazione della politica e cultura italiana per guadagnare consenso: comizi come spettacoli di cabaret, urla e vaffanculo profusi a piene mani, assenza di profondita’ nelle proposte in quanto tutta l’attenzione e’ sul messaggio e infine l’uso scientifico dei media.

      • Frascorex

        Hai perfettamente ragione in tutto, fuorché nel dire che io abbia frainteso l’articolo o che abbia letto solamente il titolo. La mia critica era rivolta alla non completa parzialità dell’assunto di partenza: non apprezzo gli studi che recano scritto a caratteri cubitali e sibillinamente poco visibili NOI SEMO DE SINISTRA, è un odioso difetto di fabbrica. Mediaset ha offerto un pacchetto di valori degradanti? Mi pare sia stato chiarito e concordo. Forza Italia è la rappresentazione politica del decadimento sociale? Direi che è una forzatura ben poco scientifica ma più che altro attinente ad un altro campo: il tifo calcistico.

        • Giadaditrinca

          Non mi sembra che Forza Italia o i canali Mediaset abbiano tenuto in gran conto l’importanza culturale e sociale della corretta informazione. Forza Italia, in particolare, non ha fatto della cultura la sua punta di diamante, anzi, l’ha degradata e svilita in ogni luogo e in ogni forma, di conseguenza il partito ha riproposto nei fatti gli assunti che Mediaset ripropone a parole nelle sue trasmissioni. Per fatti intendo tutte le leggi bavaglio contro l’informazione, l’attacco continuo dei poteri istituzionali e tutte quelle leggi che la cittadinanza ha richiesto per anni e che loro hanno continuato a tenere nel cassetto, se questo non è decadimento sociale, non so cosa sia. Indipendentemente dalla destra e dalla sinistra, la corretta informazione, la critica sui fatti e l’impegno politico e sociale dovrebbero essere valori comuni, non valori detenuti da una sola parte, quindi se mai si è verificato che tali valori sono stati portati avanti, anche se in maniera discontinua e silenziosa,  da una sola parte, o da questa con più forza, questo è sicuramente un demerito dell’altra parte politica, che non può essere semplicemente liquidato come tutti quelli “contro” sono di sinistra.

          • Lorenzo

            Che la fazione politica di sinistra sia più interessata alla cultura è un fatto politico, non di sensibilità (vd Gramsci ed il suo discorso). Che il centrodestra sia meno attento alla cultura è una bufala di proporzioni macroeconomiche perché dipende assai dal posto in cui ci si trova a vivere. Io vivo in Lombardia e nei 18 anni di governo di centrodestra ho visto una evoluzione in campo culturale notevole, salvo poi cedere il passo alle difficoltà in cui tutta Italia ora versa. All’opposto, laddove ho visto governi di centrosinistra soprattutto a livello comunale ho assistito a fatti di una comicità che fa piangere. In provincia di Varese la giunta di centrodestra ha operato in maniera straordinaria in ambito culturale, con iniizative serie e costruttive. A Milano col caro Pisapia, all’opposto, si è aggravato il già grave decadimento.

            Forse non abbiamo ancora ben metabolizzato le differenze fra Prima e Seconda Repubblica, tanto che ci sono ancora politici che parlano di comunisti (e magari ce ne fossero ancora di veri comunisti) e di fascisti, partiti che si rifanno alla DC ed altri che sono la brutta copia del PC. La verità è che dal 1994 in poi le parti si sono invertite sul piano della realtà politica e culturale, ma le case editrici, buona parte dei quotidiani e le neonate reti Sky restano tutte di sinistra. La cultura va in pezzi e la colpa la si da alla Mediaset di Passaggio.

    • Bruno Cipolla

      Occorre considerare lo share delle tre reti mediaset rispetto a RAI3 o LA7, le differenze sono enormi.
      Mediaset imbambola in proprozione al suo share, che, purtroppo, è alto.

  25. K

    Ma vi volete candidare ad un igNobel quest’anno? Se persone della vostra levatura accademica pensano ancora che si voti Berlusconi perchè si sia dei decerebrati o perchè influenzati dalle televisioni (forse tramite messaggi subliminali??) siete proprio fuori strada. Ma siete i lombrosiani del XXI secolo?
    Volete capire o no che il popolo italiano è stanco di un partito come il PD pieno di ipocriti che fanno del tutto per utilizzare la cosa pubblica come megaammortizzatore sociale, che si interessano più agli immigrati che ai propri vicini di casa, che guardano con occhio condiscendente ai delinquenti, che sono stati contigui alle BR (erano compagni che sbagliavano), che se ne fregano del funzionamento della giustizia utilizzandola solo per ribaltare Berlusconi, che parlano di scuola pubblica e mandano i figli nelle migliori scuole private, e potrei continuare così per ore. Certo Berlusconi ha fatto di tutto di più ma è uno come gli altri, ha fatto i soldi, è pacchiano, si circonda di persone non limpidissime, anche puttaniere se vogliamo, che parla ancora di comunisti ma non si riempie la bocca di ipocrisie e di carità pelosa che svanisce non appena si spengono le telecamere.
    Gli italiani non sono dei deficienti e preferiscono avere un Berlusconi al governo piuttosto che delle persone false ed ipocrite. Finchè non capirete questo sarete condannati a perdere.

  26. costantino

    Prendo un passaggio dall’articolo:

    “Forza Italia ottiene una percentuale di voti significativamente più elevata nelle elezioni del 1994 (quelle della “discesa in campo”) rispetto a comuni con simili caratteristiche ma raggiunti dai canali Mediaset solo dopo; l’effetto è, in media, di circa 1 punto percentuale, ma quasi doppio al sud e in comuni piu piccoli.”

    Quindi, da tutto questo articolo, ci volete dire che la televisione non ha influito dell’1-2% quindi in maniera MARGINALE alla campagna politica di Berlusconi, vero? E allora il resto quel 20-30% di italiani che lo votano perchè lo fanno? Cari sinistri, fatevi questa domanda e datevi una risposta che non sia “per colpa della TV”, perchè uno studio scientifico ha dimostrato che non è vero.

    A questo punto allora finiamola con il conflitto di interessi, con lo strapotere delle TV di Berlusconi e la sinistra pensi finalmente a come poter trovare un progetto di sviluppo del paese senza mettere la testa sotto la sabbia e continuare a dare la colpa alle “TV di Berlusconi”.

  27. Gianfranco

    Io non credo che la tv di Berlusconi abbia proposto un modello culturale che è stato recepito in pochissimo tempo e ha prodotto una propensione al voto verso Forza Italia.
    La questione è molto più semplice e si chiama pubblicità. Perché i prodotti più reclamizzati sono i più comprati a prescindere dalla loro qualità? Perché più o meno illuminati imprenditori versano fiumi di denaro per promuovere in tv i propri prodotti e i propri marchi? Perchè funziona!
    La gente si lascia influenzare e preferisce il prodotto reclamizzato a quello anonimo. E’ così in tutto il mondo.
    E se funziona per una saponetta, per una banca, per un tipo di caffé, perché non dovrebbe funzionare per un partito politico? Infatti ha funzionato e continua a funzionare.
    Gli spot di forza italia (nell’epoca in cui i tg di silvio erano poco guardati) di prima ed i tg mediaset di oggi, le interviste fiume di silivio, funzionano.
    Altrimenti non si spiega perché il PDL va generalmente male alle amministrative (dove silvio non si impegna e presta poco le tv ai candidati di centrodestra) e va generalmente molto bene (spesso meglio delle aspettative) alle elezioni politiche.
    Altrimenti non si spiegherebbe come il PSI, negli anni ottanta, grazie ad massiccio numero di spot sulle reti fininvest, quasi raddoppia i voti in poco tempo.
    Altrimenti non si spiega il successo clamoroso e unico dei radicali che alcuni anni fa, dopo una campagna elettorale basata su spot sulle tv fininvest, ottenne l’8% (di solito si attestava intorno al 2%). Ricordo la Bonino che piangeva commossa ringraziando gli Italiani che avevano capito le loro idee. Purtroppo non ha capito molto: era l’effetto degli spot.
    Qualcuno può obiettare che anche il TG3, la7 hanno lo stesso effetto. Sì ma in misura minore perché su quelle reti la propaganda non è libera e perché la potenza di fuoco non è lontanamente comparabile.
    Quello che ho scritto rappresentano la ragione per cui in molti Paesi chi è titolare di mezzi di comunicazione non può presenarsi alle elezioni,.
    Non è questione di destra o sinistra, di chi ha le tv e come le usa. Avere le tv è un’arma troppo potente rispetto ai concorrenti: è come fare la guerra tra chi ha la fionda e chi usa il bazooka. Chi vincerà?

    • franco bonelli

      Finalmente uno che la pensa come me. Non è facile in quest’Italia. Concordo pienamente con quanto scrivi. Ciò che mi stupisce e che mi domando è come mai questi semplici concetti ed osservazioni non “entrino” nella testa non dico degli italiani in genere (sarebbe chiedere troppo), ma almeno in quella dei dirigenti politici che, per cultura e preparazione, dovrebbero essere più avveduti. Invece tutti ad accapigliarsi su argomenti di “distrazioni di massa” (Senato, legge elettorale, ora l’art. 18…): tutti a guardare il dito quando nessuno guarda la luna. Che sia dura ammettere quanto il nostro pensiero sia facilmente influenzabile dai fattori esterni? eppure del “condizionamento sociale del pensiero” si parla da 2500 anni…Tanto da fondare scuole di apprendimento delle relative tecniche proprio in relazione al marketing, che ora è anche apertamente politico.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén