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Se morire per la patria è l’anticamera del fascismo

Si può davvero tracciare un parallelismo tra populismo e fascismo? Entrambi sembrano far leva sullo scontento. Per esempio, subito dopo la prima guerra mondiale, c’è un legame tra numero di caduti sul fronte e voti a favore del movimento fascista.

Il fattore “scontento”

Il fascismo è tornato a occupare le prime pagine dei giornali non solo perché recentemente sono aumentati i reati dettati dall’odio razziale, ma anche perché da più parti si propongono parallelismi tra fascismo e movimenti populisti (si veda ad esempio “Trumpismo, fascismo e populismo”).

In base alla definizione fornita da Treccani il populismo è “l’atteggiamento ideologico che, sulla base di principi e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi”. Quello che però è importante considerare è che il sostegno ai partiti populisti si alimenta dello scontento riguardo lo status quo, delle colpe che si attribuiscono all’élite ritenuta responsabile di quello stato di cose.

Lo scontento può originare da fonti diverse, ogni epoca conosce le sue e nessuna può essere più devastante di una guerra. In particolare, la prima guerra mondiale con la sua ferocia e il numero esorbitante di morti ha trascinato i paesi coinvolti in un profondo lutto di massa.

Non è quindi cosa troppo originale andare a investigare l’impatto dei caduti della prima guerra mondiale sul fascismo (ipotesi avanzata da diversi storici). A tale scopo abbiamo utilizzato i dati contenuti nell’Atlante storico-elettorale d’Italia (P. Corbetta e S. Piretti) relativi alle elezioni del 1924 (le ultime elezioni politiche in Italia prima dell’istaurazione del regime fascista) e quelli contenuti dall’Albo d’Oro dei caduti e dispersi della prima guerra mondiale. Quest’ultima banca dati fornisce, per i circa 550 mila caduti militari della grande guerra, informazioni su data e luogo di nascita, grado militare, data e luogo della morte nonché eventuali decorazioni ricevute. Queste informazioni unite a quelle del censimento del 1921 ci permettono di calcolare per ciascun comune la percentuale di caduti sulla popolazione e di metterle in relazione ai voti espressi negli stessi comuni a favore delle liste capeggiate da Benito Mussolini (Lista nazionale e Lista nazionale bis) alle elezioni politiche del 1924.

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L’analisi statistica

Controllando per aree provinciale e per la popolazione di ogni comune ci si può aspettare che la percentuale di caduti sia legata a eventi fortuiti e che quindi non sia correlata ad altre variabili non osservabili che potrebbero incidere sul sostegno al movimento nazionale fascista.

Come si può vedere dalle nostre stime, dove la variabile dipendente è costituita dalla percentuale dei voti ottenuti dal movimento nazionale fascista su quelli totali, un aumento della percentuale di caduti sulla popolazione locale produce un effetto positivo sulle preferenze espresse a favore del movimento fascista. Più precisamente, un incremento dell’1 per cento dei caduti è associato a un aumento nella percentuale di voti ottenuti dai fascisti (mettendo insieme Lista nazionale, Lista nazionale bis, Partito nazionale fascista e Partito fascista dissidente) dell’1,3 per cento (tabella 1, colonna 1). Risultati simili si ottengono anche considerando solo i voti alle prime tre liste (colonna 2) ed esclusivamente il sostegno alla Lista nazionale e alla Lista nazionale bis (colonna 3). Se si considerano invece i voti ottenuti dal Partito socialista (Partito socialista unitario+Partito socialista massimalista), da quello comunista (Partito comunista d’Italia+Partito comunista), dal Partito popolare italiano e dal Partito repubblicano troviamo effetti nulli oppure negativi (si vedano colonne dalla 4 alla 7).

Tabella 1

Nella tabella 2 abbiamo aggiunto tra i regressori il numero di caduti che hanno ricevuto una decorazione sui caduti complessivi nel comune. Si può vedere che il riconoscimento ufficiale del valore dei soldati caduti attenua la correlazione tra percentuale di caduti e voti per il movimento fascista. La retorica fascista faceva fortemente leva sul concetto di “vittoria mutilata,” accusando i governi liberali di non riconoscere il valore dei veterani e dei caduti durante la prima guerra mondiale. È possibile ipotizzare che questo tipo di retorica abbia avuto minore presa nelle località dove verso i caduti si è mostrato riconoscimento e devozione. Non vi è invece alcun legame significativo tra i voti agli altri due principali contendenti (partiti socialisti e repubblicano) e la percentuale di decorazioni (colonne 2-3).

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Tabella 2

Questa analisi, che pur riguarda un’epoca storica ormai lontana, ci sembra fornire elementi di riflessione di grande attualità.

 

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Paradossi del “cattivismo” di governo

  1. roberto

    mi sfugge qualcosa. Sarà che ho solo lauree e PhD scientifici quindi magari non ci arrivo io. Ma la domanda è come mai il “populismo” che ha ammorbato l’Italia (e non solo) negli anni ’70 era “buono” anche se c’erano “compagni che sbagliano” mentre il populismo che va contro le idee della intellighentia è segno di cultura retrograda e fascista.
    Stessa cosa per i tanti fan dello Chavismo e del Peronismo di sinistra che pure hanno distrutto economie floride e ricche.
    Sarà mica che i tanti professoroni e giornalisti che scrivono sui giornali (anzi, meglio, diffondono ideologia che è cosa diversa dall’informare) sono il prodotto della Kultura anni ’70?

    Un giorno qualcuno dovrà spiegarlo a noi poveri che non capiamo nulla, ma ahime per voi, votiamo
    Scommettiamo che siete così censori da non ammettere domande ponderate come queste e per nulla offensive?

    p.s. eviterei titoli di “Morire per la patria” perché se voi avete la libertà di scrivere quello che volete è anche perché qualcuno ha impedito di diventare una succursale del reich o dopo del URSS

  2. Riccardo

    Purtroppo l’assegnazione ai vari reparti dei soldati non avveniva in modo casuale: ogni reggimento era spesso formato da persone provenienti da zone limitrofe, e questo era particolarmente vero per le unità di Alpini. Il motivo, piuttosto semplice, era far si che i soldati potessero capirsi tra loro in un periodo dove per tantissimi italiani la lingua principale era ancora il dialetto.
    Ovviamente la morte di un soldato dipende fortemente dal reparto dove questo soldato è stato assegnato. Per esempio, durante la battaglia di Caporetto il primo e più devastante urto fu assorbito dall’87° reggimento, brigata Friuli, che venne decimato anche tramite l’uso di un gas di nuovo tipo. Nella stessa battaglia, reggimenti schierati in posizioni di seconda linea subirono pochissime perdite.
    Come vedete la probabilità di morire non è legata solo ad eventi fortuiti, ma dipende anche dal comune di residenza.

  3. Henri Schmit

    In Italia e in Germania prima le ideologie nazional-socialiste e fasciste poi i governi di tale matrice, innegabilmente populiste, cioè promosse e legittimate attraverso l’acclamazione popolare contro i poteri o quantomeno i partiti tradizionali, sono nate in un contesto di ingovernabilità, dopo l’introduzione di una legge elettorale proporzionale di lista in Italia, e dopo la prima costituzione repubblicana con legge elettorale proporzionale di lista in Germania. In entrambi gli stati la diluizione del potere politico in seguito a nuove istituzioni ha creato il vuoto che ha permesso ai populismi (diventati in seguito dittature) di affermarsi. Il parallelismo mi sembra quello: la folle e fantasiosa ingegneria costituzionale e peggio ancora elettorale ha destabilizzato il quadro politico e delegittimato i suoi cinici artefeci. Questo spiega perché l’Italia è l’unico paese occidentale dove i populisti sono con il 52% dei seggi e con il 60% dei consensi al governo (a parte la presidenza degli USA e il voto a favore della BREXIT in UK), mentre altrove capitalizzano tendenzialmente meno del 20%.

  4. Savino

    Si chiama frustrazione. L’Italia è solo un popolo di frustrati e falliti, che prima ha combinato tanti guai e ora si vede ritorcere contro la propria ipocrisia. Una cosa è se “protesta” il giovane che non trova lavoro, altra cosa se lo fa il fannullone che esige il reddito di cittadinanza, altra cosa ancora per chi ha ricevuto una cartella di Equitalia, che si presume consapevole dei suoi debiti. Incomprensibile, poi, oggi come negli anni ’30 del secolo scorso, l’esaltazione di una nazione corrotta, imbrogliona ed ipocrita. Proprio no, l’Italia come nazione e la maniera italiana non possono essere un idolo da prendere come esempio ideologico.

  5. Savino

    Per le loro fasulle promesse elettorali toglieranno la possibilità di scaricare gli interessi sui mutui e alzeranno la franchigia per le spese mediche nel modello 730.
    Però non c’è un italiano del popolino che si lamenta di questo. Cari italiani, ma che notizie sentite e leggete? O guardate solo il Grande Fratello in attesa che nasca un nuovo Casalino?

  6. Marco Spampinato

    Domanda/e (è una sola articolata): sono entrati a far parte dell’analisi tutti i comuni italiani? Non è che si possa tentare di spiegare diversamente l’esito dell’esercizio, attraverso una variabile latente di ‘tendenza al nazionalismo’ (di livello locale) che influenza sia la partecipazione alla guerra sia, sopratutto, il voto favorevole al fascismo?
    Commento a latere: in guerra, ad ogni modo, ci andarono in tanti… è forse l’esperienza della guerra, ciò che hanno ‘riportato a casa’, ad avere differenziato di più? (mai sentito parlare del sardo Emilio Lussu? Per dire…). C’è anche qualcosa che mi convince poco nell’accostamento tra populismo e fascismo. Il termine populism, in Inglese, sembra avere accezione un po’ meno negativa. Ci sono forse culture nazionali e subnazionali in gioco. Se il cinema italiano non avesse indotto a pensare che la corazzata Potionkin fosse parte di un film comico, ci si potrebbe chiedere se quel film, sovietico, fosse troppo populista (in effetti è l’epica di una rivoluzione popolare mancata) oppure se il termine fascismo richieda sopratutto altri elementi: come l’autoritarismo, la repressione del dissenso, la censura degli intellettuali, la discriminazione ed esclusione sociale su base etnico-geografica, l’invenzione del concetto di ‘razza’ (per scopi nazionalisti), la costruzione di finte scienze sui legami tra biologia e criminalità. La mia curiosità sarebbe studiare più la mappa dell’origine del nazionalismo fascista.

  7. vittorio tauber

    C’è un legame tra numero di caduti sul fronte e voti a favore del movimento fascista.

    Ma lo ‘scontento’ populista lega + 5 stelle come lo quantifichi? Mancando un termine di paragone l'”analisi” rimane autoreferenziale.

    Posso associare anche la delusione amorosa al fascismo, o quella sportiva. Ma devo quantificarla, ad esempio sulla base della disoccupazione o inoccupazione, del reddito, della percentuale di immigrati, di qualunque cosa, verificando effettivamente la correlazione con il voto populista. Sennò rimane un vago retrogusto di cliché.

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