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Ma Di Maio conosce le regole sui bilanci dei centri di accoglienza?

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni di Luigi Di Maio sulla trasparenza del sistema accoglienza.

Il sistema di accoglienza è trasparente o no?

Dopo un periodo di tensione, l’Unione europea ha appena raggiunto un accordo che prevede la distribuzione degli sbarchi di migranti sul territorio comunitario, benché su base volontaria. I risultati dell’accordo sono ancora tutti da verificare; sicuramente si tratta di un passo avanti rispetto al principio di cooperazione internazionale, ma la volontarietà rischia di rendere vani i tentativi di sostenere i paesi di primo arrivo, tra i quali c’è l’Italia.

A prescindere dai risvolti pratici della questione, sono state settimane di attacchi, scontri politici e toni accesi. A farne le spese sono state principalmente le organizzazioni non governative che si occupano del salvataggio in mare, ma non solo. Luigi di Maio, vicepresidente del Consiglio e capo politico del Movimento 5 stelle, in una recente intervista a Porta a Porta, se l’è presa con gli enti che gestiscono il nostro sistema di accoglienza. I soldi che spendiamo ogni anno (ce ne siamo già occupati in due precedenti fact-checking, qui e qui) potrebbero essere risparmiati se gli enti che accolgono i migranti – cooperative, associazioni e società – fossero obbligati a produrre un rendiconto delle proprie spese. Questa l’esatta dichiarazione:

“Io dico solo una cosa; se queste cooperative, queste associazioni, queste società iniziassero a rendicontare i soldi che arrivano (per l’accoglienza), probabilmente avremmo bisogno di meno soldi. Ora, io non voglio lanciare accuse generiche, però il vero tema è che la legge è fatta in modo da gestire situazioni emergenziali; quindi, gran parte di questi fondi … chi ha avuto ha avuto”.

È vero, quindi, che gli enti in questione non sono obbligati a dar conto dei fondi pubblici che arrivano per sostenere l’accoglienza?

Per andare al fondo della questione, dobbiamo innanzitutto distinguere tra le diverse realtà.

Le strutture che ospitano la quasi totalità dei migranti presenti nel nostro territorio fanno riferimento ai progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) oppure sono Cas (centri d’accoglienza straordinaria). È probabile che Di Maio si riferisca ai Cas quando parla di “situazioni emergenziali”, perché, al contrario degli Sprar, sono strutture temporanee concepite per gestire sbarchi consistenti e ravvicinati. Tuttavia, per completezza, parleremo di entrambe (per una disamina completa di come funziona il sistema di accoglienza, consigliamo questo articolo di Lenius).

Le spese degli Sprar sono documentate?

Il sistema Sprar, e quindi la rete di enti locali e associazioni no-profit che ne fanno parte, utilizza fondi pubblici (in particolare le risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo) per garantire ai migranti la cosiddetta “accoglienza integrata”, quindi non solo vitto e alloggio, ma anche informazione, accompagnamento, assistenza e inserimento socio-economico. Per loro, fin dal 2002, è previsto un sistema di rendicontazione obbligatoria, volta a impedire un utilizzo improprio dei fondi pubblici.

Come si legge nel Manuale unico di rendicontazione degli Sprar, le spese a finanziamento statale a carico di questi soggetti devono essere effettivamente sostenute e pagate, siano essi enti locali o enti attuatori. Ciò implica che ogni costo deve essere attestato da regolare documentazione fiscale e di pagamento. Si tratta quindi di un sistema di rendicontazione “a costi reali”, simile a quanto previsto in materia d’appalto pubblico. La documentazione richiesta ogni anno è massiccia: dal piano finanziario preventivo, poi rimodulato (secondo le esigenze del progetto), attraverso il Sal (stato di avanzamento dei lavori) si arriva alla redazione del rendiconto finale, il tutto con apposita modulistica predisposta dal servizio centrale del sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati.

Sono richiesti i dettagli relativi a tutte le spese di gestione, dalla struttura al personale, fino alle consulenze, i materiali e le telecomunicazioni. Tutto ciò sottostando a una lunga serie di criteri generali e particolari. Uno su tutti: l’assenza di lucro dall’attività svolta. In sostanza, un sistema tutt’altro che poco trasparente.

E i Cas?

Dato il massiccio flusso di migranti arrivati in questi anni e la mancata adesione di molti comuni al progetto Sprar, in Italia la maggior parte dei richiedenti asilo viene ospitata nei Cas (centri di accoglienza straordinaria). Si tratta principalmente di appartamenti, hotel e strutture messi a disposizione da soggetti di varia natura, anche a scopo di lucro. Contrariamente a quanto afferma Di Maio, anche per i Cas è previsto un sistema di rendicontazione puntuale. Tuttavia, diversamente dal sistema Sprar, il processo legislativo per arrivarci è stato tortuoso.

Con il decreto ministeriale del 7 marzo 2017 è stato introdotto il [simple_tooltip content=’il capitolato d’appalto è un contratto in cui la prefettura indica servizi e specifiche tecniche che impegnano la cooperativa al loro assolvimento’]capitolato Minniti[/simple_tooltip] che ha esteso la rendicontazione dei beni e servizi oggetto dell’appalto anche ai Cas, non contemplati nel precedente schema di capitolato del 2008. Il decreto è stato poi recepito dalla legge del 21 giugno 2017, n. 96, dopo che in Commissione bilancio alla Camera era stato approvato un emendamento di Fratelli d’Italia alla manovra che imponeva proprio alle cooperative l’obbligo di dar conto di tutte le spese sostenute. L’iter legislativo è quindi terminato con il decreto interministeriale 18 ottobre 2017, volto a garantire maggiore controllo sulla gestione dei centri di accoglienza. Proprio questo decreto ha introdotto anche un limite massimo alla spesa per singolo richiedente asilo accolto negli Sprar o nei Cas.

L’obbligo di produrre il rendiconto delle spese è stato quindi esteso anche ai Cas. Qualsiasi cooperativa o consorzio aggiudicatario di un appalto nel servizio di accoglienza dei richiedenti asilo deve soddisfare determinati criteri di qualità e rendicontare ogni spesa alla prefettura e quindi alla Ragioneria territoriale dello Stato. Tutti i pagamenti, compresi quelli verso società in subappalto e fornitori, devono essere nella forma di bonifico bancario o postale, per essere tracciabili. Le fatture devono essere corredate da adeguata documentazione, tra cui i registri delle presenze degli ospiti, il numero di pasti e beni forniti (compreso il pocket money), i contratti di subappalto e fornitura. La prefettura può comunque effettuare controlli, anche senza preavviso, per monitorare le prestazioni rese nei centri di accoglienza.

Il verdetto

Intervistato a Porta a Porta, Luigi Di Maio inciampa in una polemica infondata. Non è vero, infatti, che non esista per le cooperative l’obbligo di giustificare le spese sostenute. Sia per quanto riguarda gli Sprar che per i Cas, grazie al recente intervento legislativo, sono già previsti sistemi di rendicontazione. L’affermazione è pertanto FALSA.

Ecco come facciamo il fact-checking.

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Il Punto

  1. Alfonso Salemi

    Visto che è stato evidenziato che il parlamentare e ministro Luigi Di Maio ha detto il FALSO mi chiedo se i cittadini eletti in Parlamento abbiano una particolare deroga nelle comunicazioni sociali e in mancanza perché non viene attivata in modo automatico una sanzione nei suoi confronti.
    Tra l’altro il suo partito ha avuto tanti consensi sulla base di promesse chiaramente inattuabili visto che chiunque è capace di promettere qualunque cosa di cui non può rispondere direttamente.

  2. fabio

    Salve. Come al solito, precisi e senza tanti fronzoli. A mio giudizio, il vero “tema” è il sistema dei controlli “effettivi” (in particolare, sui CAS), sia contabili che di rispondenza dei servizi resi rispetto a quanto dichiarato nella rendicontazione. La sensazione che si ha è quella che l’unica preoccupazione sia trovare una sistemazione “fisica” ai richiedenti asilo e poi… chi si è visto si è visto. A parte le varie inchieste giudiziarie, esistono statistiche sui controlli svolti dalla Prefettura o di chi per essa ?. Cordiali saluti.

    • mario

      Salve, sicuramente è un tema molto importante; il sistema di rendicontazione dei Cas è nuovo, quindi credo che dobbiamo aspettare ancora per avere risultati. Sui controlli negli anni passati esistono vari casi documentati di malagestione, sicuramente, ma non statistiche sul tema

  3. Non mi meraviglia, se penso che ieri ha spacciato per abolizione dello jobs act quelli che sono solo degli aggiustamenti di percorso!

  4. Edo

    Salve, Potete pubblicare i bilanci completi di relazione dei Principali Sprar?
    Grazie

  5. Marco La Colla

    Quanto evidenziato nell’articolo non fa che confermare il cattivo concetto che ho di tale personaggio. Più volte, durante le interviste, si è lasciato andare ad affermazioni chiaramente false, senza che il giornalista di turno glielo facesse notare. Non ha mai accettato un confronto con qualche avversario politico ed addirittura, ha prima sfidato Renzi per poi ritirarsi con la coda fra le gambe quando probabilmente Grillo gli ha fatto capire che sarebbe stato fatto a pezzi.Insomma , un personaggio insignificante ed impreparato che ad ogni intervento, non fa che incrementare il giudizio negativo di quelli che la pensano come me.

  6. Moreno Toigo

    Salve, il link alla fonte citata relativa alle attuali modalità di rendicontazione (il decreto interministeriale 18 ottobre 2017), pur riguardando l’accoglienza (la ripartizione di 150 milioni tra i comuni) non dice nulla sulle modalità di rendicontazione. Ho cercato invano in rete e sul sito Normattiva questo tanto citato decreto, ma è introvabile.

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