La partecipazione ai programmi di screening mammografico è bassa, nonostante sia un servizio gratuito. Un esperimento sul contenuto delle lettere di invito mostra però che la risposta aumenta se si sottolineano i rischi della mancata partecipazione.

Poca partecipazione ai programmi di screening

Tanto i media, quanto gli studiosi di economia sanitaria hanno ampiamente discusso gli effetti negativi del ticket e del superticket sull’accesso dei cittadini a importanti servizi sanitari . È poi ragionevole immaginare che, con l’approssimarsi delle elezioni politiche, la tematica continui a essere “calda”. Paradossalmente, però, esistono importanti servizi sanitari che, seppur offerti gratuitamente a specifiche categorie di individui, registrano tassi di fruizione molto bassi. Ne è un esempio la partecipazione ai programmi nazionali di screening mammografico.

Il tumore al seno è il più frequente nel sesso femminile e colpisce una donna su otto nell’arco della vita. Fortunatamente, è possibile ridurre il rischio di ammalarsi facendo esercizio fisico, attenendosi a una dieta con pochi grassi e molti vegetali e, soprattutto, eseguendo regolari controlli mammografici. Dal 2001 in Italia è attivo un programma di screening per il tumore al seno che dà a ogni donna di età compresa tra i 50 e i 69 anni la possibilità di effettuare gratuitamente una mammografia ogni due anni. Nonostante la gratuità e la comprovata efficacia per una diagnosi precoce, i tassi di partecipazione al programma sono ancora lontani dal 100 per cento, soprattutto nel Sud Italia.

Come si può dunque promuovere una più ampia adesione ai programmi di prevenzione?

Quattro lettere diverse

Abbiamo recentemente condotto un esperimento insieme all’azienda sanitaria provinciale di Messina per disegnare e valutare una serie di politiche per aumentare i tassi di partecipazione al programma locale di screening a “costo zero”, manipolando il contenuto delle lettere di invito. I primi risultati sono disponibili a questo indirizzo.

Sulla base delle teorie economiche della “spinta gentile” e degli effetti di avversione alle perdite, che sono valse a Richard Thaler e Robert Kahneman il premio Nobel per l’economia, ci aspettiamo che due aspetti siano particolarmente rilevanti. Da un lato, fornire più informazioni riguardo alle conseguenze dello screening dovrebbe permettere una scelta più consapevole. Dall’altro, sottolineare i rischi connessi alla non partecipazione – invece dei benefici della partecipazione – dovrebbe favorire l’adesione al programma.

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Le quattro lettere di invito che abbiamo disegnato si differenziano proprio lungo queste linee: più o meno informazione, proposta con un framing positivo (sottolineando i benefici della partecipazione) o negativo (sottolineando i rischi della non-partecipazione). Nel nostro esperimento abbiamo confrontato i tassi di partecipazione tra un gruppo di controllo (che ha ricevuto una lettera senza alcuna informazione) e le donne che hanno ricevuto ognuno dei quattro tipi di lettere. Abbiamo spedito casualmente un diverso tipo di lettera a ognuna delle oltre 6 mila donne invitate in cinque settimane comprese tra febbraio e marzo 2017.

Tra le donne che hanno ricevuto la lettera contenente informazione aggiuntiva e proposta con un framing negativo, il tasso di partecipazione è più alto di circa 2,8 punti percentuali rispetto al gruppo di controllo – che corrisponde a un aumento del 28 per cento rispetto al tasso di partecipazione in quest’ultimo (tabella 1). Al contrario, le altre tre lettere non hanno portato ad alcun cambiamento nei tassi di partecipazione rispetto al gruppo di controllo.

Tabella 1 – Tassi di partecipazione al programma di screening per tipologia di lettera di invito

Ulteriori risultati mettono in evidenza come l’effetto della manipolazione della lettera di invito sia significativamente più alto per le donne che risiedono più lontano dalla struttura sanitaria che effettua lo screening. Il risultato è particolarmente rilevante: la letteratura medica ha infatti evidenziato come– queste siano le donne che più difficilmente partecipano al programma di screening, per via dei maggiori costi dovuti al tempo necessario per raggiungere la struttura sanitaria.

I risultati dello studio sono particolarmente incoraggianti e possono fornire utili spunti per aumentare la partecipazione ai programmi di screening a costo zero. Ad esempio, le linee guida europee per il loro disegno suggeriscono di fornire informazioni riguardo alle conseguenze dello screening, sottolineando i benefici della partecipazione anziché i rischi della non-partecipazione. I nostri risultati sperimentali suggerirebbero dunque un aggiornamento di tali raccomandazioni.

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